Regola della catena
La regola della catena è uno strumento nell’Analisi Matematica che studia la differenziabilità di una composizione di funzioni. Questa dispensa approfondisce la teoria sia per funzioni di una singola variabile sia per quelle di più variabili, offrendo un’ampia panoramica di esempi di applicazione. Il testo è concluso da una serie di stimolanti esercizi per il lettore, che completano lo studio sviluppato precedentemente.
La dispensa guida dunque il lettore verso una comprensione naturale e approfondita di un aspetto fondamentale per lo studio delle funzioni.
Segnaliamo i seguenti articoli su argomenti di teoria collegati:
- Teoria sulle funzioni;
- Teoria sulle derivate;
- Calcolo delle derivate: la guida pratica;
- Teoria sulle funzioni convesse;
- Teorema di Fermat.
Consigliamo inoltre le seguenti raccolte di esercizi:
- Calcolo delle derivate: esercizi svolti;
- Esercizi sul teorema di Weierstrass con l’uso delle derivate.
Sommario
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Questa dispensa tratta della regola della catena, ossia dei teoremi che stabiliscono la derivabilità della composizione di funzioni derivabili e forniscono formule esplicite per le derivate. Dopo aver esposto la teoria per funzioni di una variabile e di più variabili, vengono presentati alcuni esercizi sull’argomento.
Autori e revisori
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Revisori: Luigi De Masi, Matteo Talluri, Davide La Manna, Jacopo Garofali, Daniele Bjørn Malesani, Valerio Brunetti, Silvia Lombardi.
Notazioni
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Insieme dei numeri reali
Componente -esima di rispetto alla base canonica:
data una funzione a valori in , la componente di
norma di un vettore
insieme delle matrici aventi righe e colonne a coefficienti reali
derivata parziale nella direzione della funzione nel punto
matrice jacobiana della funzione in ;
gradiente della funzione in ;
derivata (o velocità) di una curva
Introduzione
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Una gran varietà di funzioni può essere ottenuta da funzioni elementari utilizzando le suddette operazioni algebriche e loro composizioni.1 Ne è un esempio la funzione definita da
(1)
Essa infatti è costituita dalla composizione , e ciascuno di tali “fattori” è derivabile in . Risulta pertanto naturale chiedersi se anche la loro composizione lo sia e se la derivata possa esprimersi mediante le derivate delle funzioni e , che sono note.
La risposta a tale questione è affermativa, ed è costituita dalla cosiddetta regola della catena. Essa afferma che la composizione di funzioni derivabili è a sua volta derivabile è la sua derivata è pari a . Per derivare occorre cioè derivare “in maniera concatenata” le funzioni e , rispettando l’ordine dato dalla composizione.
Questa regola si estende facilmente al caso della composizione di 3 o più funzioni, mantenendo questa caratteristica di derivazione concatenata. È inoltre possibile estendere questa proprietà anche a funzioni di più variabili, mantenendo l’espressione formale della derivata di come “prodotto” delle “derivate” di e , dove però queste ultime sono rappresentate in genere da matrici e il prodotto è da intendersi come prodotto di matrici.
La dispensa è organizzata come segue:
- nella sezione 1 studiamo la derivazione della composizione di funzioni reali di una sola variabile reale, mostrando nel teorema 1 quanto annunciato sopra e ottenendo anche una formula per la derivata seconda della composizione di funzioni, nel teorema 6;
- nella sezione 2 otteniamo nel teorema 10 la regola della catena per funzioni di più variabili;
- nella sezione 3 proponiamo alcuni esercizi sull’argomento.
- Si veda [Teoria delle funzioni, sezione 2.2.3] per la definizione e le proprietà basilari della composizione di funzioni. ↩
Funzioni di una variabile
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(2)
Prima di dimostrare il teorema, ricordiamo innanzitutto la caratterizzazione delle funzioni derivabili fornita ad esempio in [4, sezione 4.2]: è derivabile in se e solo se esiste un numero reale tale che
(3)
Il simbolo è detto -piccolo: una funzione si dice -piccolo della funzione per , e si scrive , se per ogni esiste un intorno di tale che
(4)
In altre parole, se è infinitesima di ordine superiore a per . Infatti, se non si annulla in un intorno di eccetto al più , per se e solo se
(5)
Il lettore può trovare una discussione approfondita, con tutte le proprietà degli -piccoli, in [1, sezione 6.6].
Proponiamo due dimostrazioni del teorema 1: la prima utilizza tale caratterizzazione della derivata data in (3) e le proprietà degli -piccoli, mentre la seconda prescinde da tali notazioni e fa uso della sola definizione di derivata, risultando però un po’ più lunga.
Dimostrazione 1. Poiché è derivabile in e è derivabile in , per la caratterizzazione delle derivate ricordata in (3) si ha
(6)
(7)
(8)
dove nella prima uguaglianza si è usato (7) con , nella seconda uguaglianza si è usato (6) per sostituire e nella terza si sono usate le proprietà degli -piccoli
(9)
L’ultimo membro di (8) è la caratterizzazione della derivabilità di in mediante gli -piccoli, pertanto se ne deduce che tale funzione è derivabile in e il coefficiente di è la sua derivata, cioè si ha
(10)
ossia la tesi.
Presentiamo ora una seconda dimostrazione che non utilizza la caratterizzazione delle derivate tramite gli -piccoli.
Dimostrazione 2. Per dimostrare la tesi è sufficiente far vedere che il limite
(11)
esiste finito e coincide con . Distinguiamo due casi.
- Caso 1. Esiste un intorno di tale che
(12)
In tal caso, per , possiamo moltiplicare e dividere per l’argomento del limite (11):
(13)
Osserviamo che il limite del secondo fattore esiste ed è pari a per la derivabilità di in tale punto. Riguardo il primo fattore, osserviamo che l’ipotesi (12) permette di utilizzare il teorema di cambio di variabili [1, teorema 6.11] con nell’intorno , ottenendo
(14)
Inserendo tali informazioni in (13), grazie al teorema sul limite del prodotto di due funzioni, si ottiene
(15)
- Caso 2. Esiste una successione convergente a tale che
In virtù della derivabilità di in , deve valere necessariamente . Per concludere, occorre far vedere che anche il limite (11) vale . A tal fine, definiamo
(16)
D’altra parte, fissiamo e proviamo che anche in il limite vale . Poiché , esiste un intorno di con la proprietà che
Osserviamo inoltre che è derivabile in , è continua in e tale che in ; dunque esiste un intorno di tale che
(17)
L’arbitrarietà di implica che la derivata di in è nulla.
Esempi ed osservazioni.
Esempio 2. Siano , le funzioni definite da
(18)
Calcoliamo la derivata della funzione composta tramite la regola della catena (nei punti dove può essere applicata). Osserviamo anzitutto che sia che sono derivabili su tutto , quindi il teorema 1 implica che è derivabile in ogni punto di e può essere applicata la formula (2): dunque, dato , abbiamo
Si ha e , per cui
Osservazione 3. Il teorema 1 non si può invertire: dato un punto , se non è derivabile in oppure se non è derivabile in , non si può in generale concludere che la composizione non sia derivabile in (si vedano il seguente esempio ed esercizio 20).
Esempio 4. Siano le funzioni definite da
(19)
La funzione composta è definita da
ed è chiaramente derivabile in , malgrado non sia derivabile in (punto angoloso).
Osservazione 5. Si noti che la regola della catena può essere applicata anche alla composizione di più di due funzioni: ad esempio, siano , e tre funzioni tali che sia derivabile in , sia derivabile in e sia derivabile in . Per la regola della catena come da enunciato del teorema 1, sappiamo che è derivabile in ; applicando ora lo stesso risultato alla coppia di funzioni e , otteniamo che è derivabile in e vale
Derivate seconde.
Una conseguenza della regola della catena è la formula di Faà di Bruno che fornisce una formula per il calcolo della derivata seconda di una funzione composta.
Dimostrazione. Grazie al teorema 1, sappiamo che è derivabile una volta in con derivata pari a
Essendo derivabile due volte in e derivabile due volte in , di nuovo grazie al teorema 1 otteniamo in particolare che e sono derivabili una volta in . Di conseguenza il loro prodotto è derivabile una volta in e, in virtù della regola di Leibniz e del teorema 1, si ricava
come volevasi dimostrare.
Esempio 7. Siano e come nell’esempio 2: nei punti dove è possibile farlo, vogliamo applicare la proposizione 6 per calcolare la derivata seconda di . Notiamo che sia che sono derivabili infinite volte in ogni punto di , pertanto la formula di Faà di Bruno è applicabile in ogni punto. Abbiamo
(20)
Applicando la proposizione 6, ricaviamo che è derivabile due volte in ogni punto e che vale
Osservazione 8. L’ipotesi sull’esistenza della derivata prima di in tutto un intorno aperto di e della derivata prima di in tutto un intorno aperto di serve a poter parlare di derivata seconda in e per e rispettivamente: infatti, formalmente, la derivata seconda in un punto è definita come limite dei rapporti incrementali per la derivata prima in quel punto, e perciò occorre che la derivata esista in un intorno del punto stesso.
Osservazione 9. Così come la regola della catena, anche la formula di Faa di Bruno può essere estesa a più di due funzioni composte (vedi esercizio 21).
Funzioni di più variabili
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La regola della catena di cui al teorema 1 può essere generalizzata al caso di funzioni in più variabili. Nel seguito, useremo la seguente notazione standard: dato , indicheremo con la -esima coordinata di : pertanto . Ricordiamo inoltre che, date due funzioni e dato , si dice che è un -piccolo di per , e si scrive , se per ogni esiste un intorno di tale che
(21)
In altre parole, la definizione di -piccolo ricalca la ben nota definizione per funzioni reali di variabile reale, esprimendo in maniera formale l’idea che la funzione sia infinitesima di ordine superiore a per . Valgono per tali -piccoli le stesse proprietà a cui ci si è riferito prima, riportate in [1, sezione 6.6].
Si osservi che, se non si annulla in un intorno di , eccetto al più in , allora per se e solo se
(22)
Ricordiamo inoltre la definizione di differenziabilità per funzioni in più variabili. Data e dato , essa si dice differenziabile in se e solo se esiste una matrice tale che
(23)
dove il vettore è da intendersi come vettore colonna e il prodotto è un prodotto righe per colonne tra matrici. La matrice è detta matrice jacobiana di in . La forte analogia con la caratterizzazione della derivabilità per funzioni in una variabile data da (3) suggerisce quindi l’idea che la differenziabilità sia l’appropriata estensione della derivabilità a funzioni in più variabili e che, per esse, la matrice jacobiana abbia il ruolo della derivata.
Siamo pronti ad enunciare il seguente risultato che generalizza la regola della catena al caso di funzioni di più variabili.
(24)
dove e sono le matrici jacobiane di e e il prodotto è da intendersi come prodotto righe per colonne di matrici.
Dimostrazione. La dimostrazione è un adattamento dell’argomento utilizzato nella prima dimostrazione del teorema 1.
Poiché è differenziabile in , per (23) esiste una matrice tale che
(25)
Inoltre, poiché è differenziabile in , esiste una matrice tale che
(26)
Sostituendo in tale relazione, per si ottiene
(27)
dove la seconda uguaglianza segue dall’aver usato (25) per sostituire , mentre l’ultima segue dalle proprietà degli -piccoli che spieghiamo di seguito. Prima però notiamo che (27) ci dice che è differenziabile in e che la sua matrice jacobiana coincide col prodotto , provando (24). Rimangono solo da motivare le semplificazioni con gli -piccoli effettuate all’ultimo membro di (27).
- . Infatti l’-piccolo nel membro di sinistra è una funzione tale tale che, per ogni , esiste un intorno di tale che
(28)
Dunque, chiamando il massimo tra i moduli delle componenti della matrice , si ha
(29)
Dall’arbitrarietà di segue quindi che .
- . Usando la proprietà , ragionando come sopra si prova che
(30)
ottenendo la tesi.
Supponiamo di voler calcolare la derivata parizale -esima della composizione in . Sfruttando il teorema 10 e sviluppando i calcoli del prodotto , si può ottenere una formula esplicita per per tale derivata parziale.
(31)
dove e sono rispettivamente le componenti e di e .
Dimostrazione. Si fissino e come nell’enunciato. Per le proprietà delle matrici jacobiane, la derivata nella direzione della componente -esima di è l’elemento della riga e colonna della matrice jacobiana . Per (24) e per la definizione di prodotto di matrici, tale elemento è pari al prodotto scalare della riga della matrice e della colonna della matrice , ossia
(32)
ossia la tesi.
Esempi ed osservazioni.
Osservazione 12. Come visto nel teorema 10, la matrice jacobiana di in è data dal prodotto righe per colonne la tra la matrice jacobiana di in e la jacobiana di in . Ciò costituisce una generalizzazione del 1: infatti, nel caso di funzioni di una variabile a valori in , la matrice jacobiana è un numero reale che coincide con la derivata della funzione e il prodotto righe per colonne delle matrici jacobiane si riduce ad un prodotto tra numeri reali.
Esempio 13. Siano e le funzioni definite nel modo seguente:
dove è il semipiano aperto
Vogliamo calcolare la derivata parziale di rispetto a nei punti in cui è possibile applicare la regola della catena per funzioni in più variabili. In la funzione è differenziabile in ogni punto; similmente, in , è differenziabile ovunque. Per ogni , è quindi possibile applicare la regola della catena ottenendo
Si ha
(33)
Pertanto
Osservazione 14. Spesso le variabili in cui sono scritte le funzioni sono diverse da quelle usate sinora: per esempio, alle volte, anziché numerare ogni componente, si sceglie di assegnare ad ogni entrata una lettera diversa (invece di si può trovare ) oppure i pedici delle entrate possono situarsi in alto piuttosto che in basso ( anziché ). Va da sé che, a meno di effettuare una conversione di notazioni adatta al singolo caso, tutte le formule scritte fino ad ora continuano a valere: assume quindi grande importanza saper riconoscere le formule e i risultati fin qui esposti nelle diverse notazioni presenti in letteratura.
Esempio 15. Siano e le funzioni definite da
Ci proponiamo di calcolare la matrice jacobiana di in un generico punto . Anzitutto notiamo che e sono differenziabili in e in rispettivamente, e così è differenziabile in tutto grazie al teorema 10. Inoltre esso ci dice che
Abbiamo
(34)
Quindi per ogni si ha
Esempio 16. Dato un aperto , sia una funzione differenziabile in un punto . Dato , sia inoltre una curva derivabile in tale che . Vogliamo dimostrare che è una funzione definita in un intorno sufficientemente piccolo di e che è derivabile in ; successivamente, vogliamo calcolare esplicitamente . Per prima cosa osserviamo che, essendo derivabile in , è in particolare continua in ; per ipotesi e è un aperto, quindi esiste tale che
Pertanto la funzione è sicuramente definita su un intorno di contenente . Possiamo quindi applicare il teorema 10, il quale assicura la derivabilità di in e la validità della formula
(35)
ossia la derivata prima di in coincide col prodotto scalare tra il gradiente di in e la derivata della curva in (detta anche velocità di in ).
Esempio 17. Dato un aperto , sia una funzione differenziabile in un punto . Vogliamo far vedere che, se , allora la funzione definita da
è differenziabile in e successivamente, vogliamo calcolare il gradiente di in . Definiamo la funzione norma come
(36)
e osserviamo che la funzione di cui vogliamo studiare la differenziabilità è data da . Osserviamo poi che è differenziabile in : infatti, la derivata parziale -esima di è data da
(37)
che è una funzione continua in . Il teorema del differenziale totale [2, teorema 3.7] oppure [2, capitolo 3, sezione 29] garantisce quindi che sia differenziabile in . Perciò, se , in virtù del teorema 10, è certamente differenziabile in . Inoltre, da (24), il gradiente di in è dato dalla relazione
dove abbiamo usato il fatto che il gradiente di soddisfa
(38)
dove, nella seconda uguaglianza, abbiamo usato (37).
Esercizi
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- Usando la regola della catena, si calcoli la derivata prima della funzione , specificando eventuali punti in cui non è possibile applicarla.
- Usando la formula di Faa di Bruno, si calcoli la derivata seconda della funzione , specificando eventuali punti in cui non è possibile applicarla.
- Si determinino il dominio di e il dominio di .
- Si trovino i punti in cui è possibile applicare la regola della catena a e a e per entrambe le funzioni si calcoli la derivata prima, quando essa esiste.
- Si trovino i punti in cui è possibile applicare la formula di Faa di Bruno a e a e per entrambe le funzioni si calcoli la derivata seconda, quando essa esiste.
- Esistono punti in cui non si può applicare la regola della catena ma nei quali oppure è comunque derivabile?
per ogni . Inoltre, si assuma che, dato , sia derivabile in e che sia derivabile in . Si determinino tutti i punti di in cui è possibile applicare la regola della catena alla funzione composta .
- Si trovino il dominio di e il dominio di .
- Nei punti dove è possibile, applicare la regola della catena per calcolare le derivate parziali di .
- Dato , sia la funzione definita da
Al variare di , si dica se è definita in qualche punto e, nel caso la risposta sia affermativa, se ne trovi il dominio. Successivamente, sempre al variare di , si individuino i punti in cui è possibile applicare la regola della catena alla funzione , e, nei suddetti punti, se ne calcoli la derivata.
per un’opportuna funzione .
- Si assuma che sia derivabile in un certo punto : si determini l’insieme dei punti di in cui è differenziabile e lo si disegni in , per .
- Nei punti dell’insieme di cui al punto precedente, si calcolino le derivate parziali di .
- Si supponga che ammetta derivata prima destra in : per quali valori di la funzione è differenziabile in ? Per tali valori di , è possibile applicare la regola della catena al calcolo di ?
- Si calcolino le derivate parziali di
- Con riferimento alla definizione di funzione radiale data all’esercizio precedente, è una funzione radiale, in generale? Si risponda dimostrando che lo è oppure presentando un opportuno controesempio.
(39)
ossia se la somma delle sue derivate seconde pure è nulla in ogni punto. L’operatore è detto laplaciano e ha notevole importanza nelle applicazioni. Caratterizzare le funzioni armoniche radiali.
Riferimenti bibliografici
[1] Acerbi, E. & Buttazzo, G., Primo corso di Analisi Matematica , Pitagora Editrice (1997).
[2] Acerbi, E. & Buttazzo, G., Secondo corso di Analisi Matematica , Pitagora Editrice (2016).
[3] Marcellini, P. & Fusco, N. & Sbordone, C., Analisi Matematica due , Liguori (2001).
[4] Qui Si Risolve, Teoria sulle derivate.
[5] Qui Si Risolve, Teoria delle funzioni.
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