Sia



Tale operatore trasforma una funzione scalare in una funzione vettoriale, le cui componenti sono le derivate parziali della funzione. Il vettore prende il nome di gradiente di
.
Sia ora ,
una funzione vettoriale. Anche per essa possiamo definire l’applicazione dell’operatore
nel modo seguente:
In tal caso l’operatore trasforma la funzione vettoriale in una scalare in modo che la componente -esima del vettore venga derivata parzialmente rispetto alla coordinata
-esima (il simbolo
indica il prodotto scalare tra vettori). Lo scalare
prende il nome di divergenza di
.
Consideriamo nuovamente ,
una funzione scalare: dal momento che
risulta una funzione vettoriale, è possibile calcolarne la divergenza. Abbiamo allora
che viene detto quadro o laplaciano di .
Sia ora ,
una funzione vettoriale. Anche per essa possiamo definire l’applicazione dell’operatore
nel modo seguente:
In tal caso l’operatore trasforma la funzione vettoriale in una scalare in modo che la componente -esima del vettore venga derivata parzialmente rispetto alla coordinata
-esima (il simbolo
indica il prodotto scalare tra vettori). Lo scalare
prende il nome di divergenza di
.
Consideriamo nuovamente ,
una funzione scalare: dal momento che
risulta una funzione vettoriale, è possibile calcolarne la divergenza. Abbiamo allora
che viene detto nabla quadro o laplaciano di .
Vogliamo ora esprimere il laplaciano in coordinate cilindriche operando la seguente sostituzione:
(cilindro con asse parallelo all’asse , cambio il nome della variabile
in
solo per comodità di notazione). A tal fine dobbiamo computare anche le derivate parziali seconde rispetto a queste nuove variabili. Per comodità indichiamo con
la derivata parziale di
rispetto alla variabile
(che potrà scegliersi tra
) e analogamente con
la derivata parziale seconda sempre rispetto allo stesso set di variabili. Osserviamo che
e pertanto
Abbiamo allora, per la chain rule (regola della catena)
Per le derivate seconde si ha allora
e analogamente si trova
e quindi ricordando che
Procedendo in modo simile si ha
da cui
Possiamo allora scrivere
Osservando che
ricaviamo l’espressione
che \è l’espressione del laplaciano in coordinate cilindriche.
Possiamo osservare che in caso di opportune semplificazioni questa espressione si semplifica.
CASO 1) Se , cioè la funzione dipende solo dalla posizione lungo il tubo, e quindi dal punto in cui si effettua la sezione, si ha
cioè in tal caso il laplaciano coincide con la derivata seconda della funzione.
CASO 2) Se , cioè essa dipende solo dalla distanza rispetto all’asse di simmetria del cilindro (funzione radiale) e non varia lungo il tubo, allora si ha
CASO 3) Se infine , cioè la funzione risulta ancora radiale ma con valori diversi rispetto alle differenti sezioni, allora
In generale, si passa a coordinate cilindriche proprio in quei casi in cui le funzioni che descrivono il fenomeno studiato hanno simmetria cilindrica, e non dipendono
da una o più delle coordinate cilindriche. Per questo motivo, capita spesso trovare il laplaciano espresso senza la derivata seconda in .