Teoria degli insiemi: una presentazione essenziale
Questa dispensa è una risorsa educativa sulla teoria degli insiemi. Essa guida il lettore che si avvicina a questa affascinante materia tra le seguenti domande:
- Cos’è un insieme e come si rappresenta?
- Cosa sono i diagrammi di Eulero-Venn?
- Cos’è un sottoinsieme?
- Quali operazioni si possono effettuare con gli insiemi e quali sono le loro proprietà?
- Cosa sono le relazioni? E cos’è una relazione d’ordine?
- In cosa consiste il paradosso di Russel e come ha messo in crisi i fondamenti della matematica?
Se desideri un’introduzione concisa e chiara su questa disciplina che apre le porte a tutta la Matematica, inizia pure la lettura!
Autori e revisori
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Revisori: Valerio Brunetti.
Introduzione
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Studiare la teoria (ingenua) degli insiemi porta in maniera naturale a confrontarsi con problemi di tipo filosofico legato agli aspetti più fondazionali della matematica moderna. Lo scopo di questa dispensa non è certo quella di entrare nel cuore di queste questioni, ma presentare una trattazione semplice di questa teoria mostrando solo vagamente i suoi aspetti più critici che hanno portato ad una più profonda formalizzazione tramite la teoria assiomatica di Zermelo e di Fraenkel. In fondo, la teoria assiomatica degli insiemi ha poca influenza sulla matematica ordinaria ma solo sui suoi aspetti più filosofici. Quindi è utile studiare gli insiemi nell’originale senso ingenuo allo scopo di sviluppare abilità nel lavorare con essi. Inoltre, una buona padronanza della teoria ingenua degli insiemi è necessaria per la comprensione della motivazione per la teoria assiomatica.
Insiemi e notazioni
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In teoria ingenua degli insiemi, i concetti di insieme e di elemento sono presentati in maniera informale come oggetti primitivi: un insieme non è altro che una collezione (o famiglia) di oggetti che vengono detti elementi dell’insieme. Di solito gli insiemi vengono indicati con lettere maiuscole: mentre gli elementi dell’insieme con lettere minuscole . Se è un elemento dell’insieme si scriverà e si legge “ appartiene (o appartenente) ad “. Se non ci sono elementi , diremo che l’insieme è l’insieme vuoto e scriveremo . Osserviamo che la nostra definizione presuppone la conoscenza intuitiva del concetto di uguaglianza tra elementi di un insieme , in simboli . Osserviamo inoltre che la collezione di elementi di un insieme non è “ordinata”, ovvero se immaginiamo un insieme come un sacchetto, gli elementi dell’insieme sono come delle biglie gettate alla rinfusa nel sacchetto. Per rappresentare un insieme può essere conveniente elencare esplicitamente i suoi elementi tra parantesi graffe; in questo caso parleremo di rappresentazione per elencazione . Per esempio
significa che l’insieme è composto dai seguenti elementi: i numeri e , la parola cavallo e il nome John.
Osservazione. La rappresentazione di un insieme per elencazione è da intendersi priva di ripetizioni, nel senso che due elementi uguali che si ripetono nell’elencazione possono essere contati una sola volta. Ad esempio
Il concetto di insieme con elementi ripetuti, detto multinsieme, esula dai nostri scopi.
Per esempio dato , la cardinalità di è . Per indicare la cardinalità di un insieme si usa il simbolo oppure e dunque in questo caso avremo
Se invece un elemento non appartiene ad un dato insieme si scriverà e si leggerà “ non appartiene ad “. Per esempio, se è l’insieme di prima, , allora . Chiaramente non sempre è possibile elencare tutti gli elementi di un insieme o perchè sono troppi e ci vorrebbe molto tempo oppure perchè sono infiniti e non è proprio possibile elencarli tutti! A volte utilizzeremo i puntini per indicare che ci sono altri elementi che non abbiamo scritto ma che risultano chiari dal contesto. Pensiamo ad esempio all’insieme di tutti i numeri naturali che viene in genere indicato appunto come
Pensiamo ad esempio a l’insieme di tutti i granelli di sabbia della Terra. Di sicuro ci sono un numero finito di granelli di sabbia ma è assurdo pensare di scrivere l’insieme di tutti i granelli di sabbia esplicitamente. Questi insiemi non hanno meno dignità degli altri e in realtà possono essere rappresentati in maniera intuitiva attraverso la seguente dichiarazione
In altri termini abbiamo espresso tale insieme tramite un predicato (cioè una proposizione, una frase) che descrive univocamente i suoi elementi; in questo caso parleremo di rappresentazione per caratteristica. Come notazione, invece della scritta “tale che” si usano spesso l’abbreviazione “t.c.” oppure i due punti “:” o anche una barretta verticale “|”. In generale, per mantenere il rigore logico, si fissa un insieme detto “universo”, una proposizione su e si definisce l’insieme composto da tutti gli elementi di che soddisfano la proposizione come segue
Ad esempio per indicare l’insieme dei numeri naturali dispari scriveremo
Notiamo come quest’ultimo insieme possa essere descritto anche come
cioè gli elementi della forma dove è un numero naturale. Infatti tutti i numeri naturali dispari possono essere descritti come il successivo di un multiplo naturale di .
Richiami di logica
Per concludere con questo paragrafo, elenchiamo alcuni dei principali simboli utilizzati nelle proposizioni logiche, che hanno lo scopo di semplificare la notazione e snellire il processo deduttivo. Forniamo solo un piccolo richiamo a tale importante argomento e rimandiamo alla dispensa di logica per una trattazione esaustiva. Essi costituiscono nella pratica dei veri e propri strumenti che permettono di costruire un insieme a partire da diversi predicati. Nello specifico abbiamo i quantificatori
- il quantificatore esistenziale che è l’abbreviazione della parola “esiste”
- la sua controparte con il punto esclamativo che sta per “esiste ed è unico”
- la sua negazione che sta per “non esiste”
- il quantificatore universale che abbrevia la locuzione “per ogni” o “qualunque”
e i connettivi logici
- la congiunzione logica “e”: che sta per “e (contemporaneamente)”
- la disgiunzione inclusiva che abbrevia la locuzione “o” nel senso di “oppure”
- l’implicazione che è l’abbreviazione della parola “implica”
- la co-implicazione che sta per “se e soltanto se”
Per esempio la proposizione
è un modo compatto (e astruso) per dire che, per qualunque elemento dell’insieme esiste un unico elemento dell’insieme che è il doppio di . (evidentemente e sono degli insiemi di numeri). Oppure, per esempio, date le proposizioni
- : “ supera l’esame di Analisi 1″
- : “ riceve un regalo”
la proposizione è la proposizione “se supera l’esame di Analisi 1 allora riceve un regalo”. Mentre la proposizione significa che riceverà il regalo se e soltanto se passerà l’esame di Analisi 1.
Diagrammi di Eulero-Venn
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otteniamo il seguente diagramma
Figura 1: diagramma di Eulero-Venn.
Sottoinsiemi
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Ovvero, diremo in formule
o equivalentemente
Osservazione. Dati due insiemi e
Se invece non è un sottoinsieme di ,
ovvero esiste un elemento di che non appartiene a . Infine se è un sottoinsieme di e sappiamo già che non sono uguali, diremo che è un sottoinsieme proprio e scriveremo
Per esempio se
allora chiaramente è un sottoinsieme di ovvero . Se inoltre, nel nostro astuccio non ci sono solo penne ma anche gomme e matite, allora è un sottoinsieme proprio di ovvero . Per finire notiamo che in alcuni libri si usa il simbolo per indicare , ma in genere il significato di questi simboli è chiarificato in una sezione preliminare del testo stesso. Se è un sottoinsieme di , utilizzando un diagramma di Eulero-Venn possiamo mostrare graficamente questa relazione come in figura 2.
Figura 2: diagramma di Eulero-Venn per un sottoinsieme.
Se è un insieme finito è possibile elencare tutti i suoi possibili sottoinsiemi. In particolare risulta vero il seguente teorema la cui dimostrazione, basata sul principio di induzione è riportata come approfondimento alla fine di queste pagine.
Per la dimostrazione del teorema 1 cliccare qui. Per esempio, dato l’insieme , listiamo di seguito tutti i suoi sottoinsiemi, partendo dall’insieme vuoto e l’insieme stesso che sono sottoinsiemi di qualunque insieme
Dato un’insieme , l’insieme di tutti i suoi sottoinsiemi si chiama insieme delle parti e si indica come o anche e dal Teorema 1 evinciamo che
che motiva la notazione per indicare l’insieme delle parti di . Nell’esempio precedente con , abbiamo che l’insieme delle parti è
Notiamo esplicitamente che gli elementi dell’insieme delle parti sono a loro volta altri insiemi: tutti i possibili sottoinsiemi di !
Operazioni elementari tra insiemi
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Intersezione
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L’intersezione può essere vista come un’operazione binaria tra insiemi: dati due insiemi e , possiamo formare un terzo insieme .
Osservazione. Se
ovvero è l’insieme formato da tutti gli elementi che soddisfano entrambe le proprietà e .
Per esempio, se
allora l’insieme
Utilizzando un diagramma di Eulero-Venn, l’intersezione rappresenta l’area in comune tra il cerchio che rappresenta e il cerchio che rappresenta come illustrato dalla figura 3.
Figura 3: diagramma di Eulero-Venn per l’intersezione.
Notiamo infine che se e non hanno elementi in comune allora e i due insiemi e si dicono disgiunti. Inoltre si ha che , ovvero è un sottoinsieme di se e solo se l’intersezione tra e è l’insieme stesso.
La seguente proposizione esprime le proprietà dell’intersezione.
- Proprietà Commutativa ;
- Proprietà Associativa .
Dimostrazione. La proprietà commutativa segue dalla definizione. Proviamo la proprietà associativa dimostrando l’uguaglianza tra i due insiemi; sia allora per definizione
ovvero . Osserviamo che l’implicazione dimostra l’inclusione , mentre dimostra ; quindi il se e solo se dimostra la doppia inclusione tra i due insiemi e quindi l’uguaglianza.
Unione
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L’unione può essere vista come un’operazione binaria tra insiemi: dati due insiemi e , possiamo formare un terzo insieme .
Osservazione. Se
ovvero è formato da tutti gli elementi che soddisfano la proprietà oppure la proprietà .
Per esempio, se
allora l’insieme
Utilizzando un diagramma di Eulero-Venn, l’unione è rappresentata come tutta l’area del cerchio che rappresenta e il cerchio che rappresenta come mostrato in figura 4.
Figura 4: diagramma di Eulero-Venn per l’unione.
La seguente proposizione esprime le proprietà dell’unione.
- Proprietà Commutativa ;
- Proprietà Associativa;
- Proprietà Distributiva
- a) ;
- b) .
Dimostrazione. La proprietà commutativa segue dalla definizione, mentre la proprietà associativa si dimostra analogamente a quella dell’unione del paragrafo precedente. Proviamo la proprietà distributiva parte a) dimostrando l’uguaglianza tra i due insiemi; sia allora per definizione
ovvero . Osserviamo nuovamente che l’implicazione dimostra l’inclusione , mentre dimostra ; quindi il se e solo se dimostra la doppia inclusione tra i due insiemi e quindi l’uguaglianza.
Differenza e complementare
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Per esempio, se
allora l’insieme
Questo insieme rappresentato come diagramma di Eulero-Venn in figura 5 è anche chiamato il complementare di in :
Figura 5: diagramma di Eulero-Venn per il complemento.
Più in generale, quando è chiaro chi è l’insieme universo si dice complementare di il complementare di in ovvero , si indica . La figura 6 ne mostra una rappresentazione in termini di diagramma di Eulero-Venn
Figura 6: diagramma di Eulero-Venn per il complemento.
Valgono le seguenti proprietà dette formule di De Morgan:
- ;
- .
Dimostrazione. Dimostriamo la prima uguaglianza; sia allora
ovvero non può essere un elemento comune di A e di B; allora deve appartenere al complementare di A o al complementare di B.
In modo analogo possiamo dimostrare la seconda legge di De Morgan.
Prodotto cartesiano
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Il concetto di prodotto cartesiano è basato su quello di coppia ordinata di elementi. Rimandando all’appendice per una sua definizione formale, in questa sede è sufficiente ricordare che il simbolo denota appunto una coppia costituita da due elementi, in cui l’ordine è importante: in altri termini, la coppia è diversa dalla coppia ordinata . Ciò differisce dalla notazione per gli insiemi, in cui l’ordine con cui si elencano gli elementi non è rilevante: ad esempio l’insieme è lo stesso insieme di .
Analogamente si possono definire le -uple ordinate, , che possiamo vedere come insiemi di elementi in cui conta l’ordine.
Possiamo ora dare la definizione di prodotto cartesiano.
Il prodotto cartesiano può essere visto come un’operazione binaria tra insiemi: dati due insiemi e , possiamo formare un terzo insieme . Segue subito dalla definizione che questa operazione non è commutativa, ovvero in generale se , in quanto la definizione distingue l’ordine in cui compaiono e .
Per esempio, se
allora l’insieme
È possibile rappresentare il prodotto tra due insiemi in un diagramma cartesiano come mostra la figura 7.
Figura 7: rappresentazione del prodotto cartesiano mediante il diagramma cartesiano.
Chiaramente, per costruzione avremo che la cardinalità di è uguale alla cardinalità di moltiplicata per la cardinalità di , in formule
È naturale estendere l’operazione di prodotto cartesiano a un’operazione -aria, ovvero dato un numero di insiemi , possiamo formare il loro prodotto cartesiano definito come
Segnaliamo che, dato un insieme , è possibile considerare il prodotto cartesiano di un insieme con se stesso volte ottenendo l’insime
composto di -uple di elementi di .
Relazioni
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La seguente definizione formalizza il concetto di relazione su un insieme.
Per dare un senso pratico alla definizione osserviamo che possiamo interpretare un elemento della relazione come l’affermazione “ è in relazione con “, in simboli .
Se la regola associa ad ogni elemento di qualche elemento di e se tale elemento è univocamente determinato, la relazione prende il nome di funzione tra e .
Per approfondimenti sulle funzioni rimandiamo a [ 4, 1, 2 ].
Un caso particolare di relazione è quando .
Esempio 1.
- . In questo caso non c’è alcuna relazione e gli elementi di sono “sconnessi”;
- . Anche questo è un caso degenere in cui la relazione non esprime nulla di significativo, in quanto tutto è nella relazione.
- , dove è la diagonale di . Questa è la relazione di uguaglianza tra elementi, in simboli . Osserviamo che quest’ultima relazione è una funzione , detta identità di .
Relazioni d’ordine
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-
Proprietà riflessiva
: -
Proprietà antisimmetrica
: Se -
Proprietà transitiva
: Se
Scriviamo per indicare l’insieme dotato della relazione d’ordine .
L’aggettivo parziale nella definizione di relazione d’ordine sta a significare che non necessariamente tutte le coppie di elementi dell’insieme sono tra loro confrontabili, come ci mostra il seguente esempio.
Esempio 2. Sia un insieme non vuoto. Nell’insieme (l’insieme delle parti di , i cui elementi sono i sottoinsiemi di ) è possibile definire la relazione d’ordine
Si controlla facilmente che è una relazione d’ordine parziale; consideriamo ad esempio l’insieme allora . Ovviamente i due singleton non sono confrontabili ovvero
Solitamente le relazioni d’ordine vengono indicate con i simboli o e così faremo anche noi nel prosieguo.
- Un elemento è detto massimo
- Un elemento è detto minimo
Dimostrazione. Segue dalla proprietà di antisimmetria della relazione d’ordine. Supponiamo che esistano due massimi e . Allora, siccome è un massimo, , ma poichè anche è un massimo, , dunque .
Di seguito elenchiamo alcune definizioni elementari nel contesto generale degli insiemi parzialmente ordinati. Esse saranno riprese in seguito nello studio degli insiemi numerici.
- Un elemento è un maggiorante di se
- Un elemento è un minorante di se
Indicheremo rispettivamente con e l’insieme dei maggioranti e dei minoranti di :
- è limitato superiormente se , ovvero se tale che ;
- è limitato inferiormente se , ovvero se tale che ;
Paradosso di Russel
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Consideriamo ad esempio l’insieme che ha come elementi tutti gli insiemi di cardinalità finita. Questo insieme ha cardinalità infinita: esistono infiniti insiemi che hanno cardinalità finita e sono tutti gli elementi di questo insieme. In modo particolare stesso essendo infinito non è elemento di se stesso. Quindi esistono insiemi che non hanno come elemento se stessi!
Consideriamo invece l’insieme che ha come elementi tutti gli insiemi di cardinalià infinita. Questo insieme ha cardinalità infinita: esistono infiniti insiemi che hanno cardinalità infinita e sono tutti gli elementi di questo insieme. In modo particolare stesso essendo infinito è elemento di se stesso! Quindi esistono insiemi che hanno come elemento se stessi!
Quindi abbiamo due classi di insiemi, quelli che appartengono e quelli che non appartengono a se stessi:
- Gli insiemi che tra i loro elementi non hanno loro stessi, cioè gli insiemi che non appartengono a sé stessi; ad esempio, come notò Russell stesso, “l’insieme di tutte le tazze da tè” non è una tazza da tè.
- Gli insiemi che tra i loro elementi hanno loro stessi, cioè gli insiemi che appartengono a sé stessi; si cita spesso come esempio “l’insieme di tutti i concetti astratti”, che appartiene a sé stesso perché, a sua volta, è un concetto astratto.
Adesso le cose diventano davvero interessanti: consideriamo , l’insieme di tutti gli insiemi che non contengono se stesso:
Adesso ci chiediamo: “ contiene se stesso?”
- Se contensse se stesso non dovrebbe contenere se stesso per definizione di .
- Allo stesso modo se non contenesse se stesso, dovrebbe contenere se stesso in quanto è l’insieme di tutti gli insiemi che non contengono se stesso!
In altre parole
ovvero appartiene a se stesso se e soltanto se non appartiene a se stesso che è palesemente una contraddizione in termini.
Questa follia è nota come il paradosso di Russell, formulato dal filosofo e logico britannico Bertrand Russell tra il 1901 e il 1902, è una delle antinomie più importanti della storia della filosofia e della logica.
Si tratta più propriamente di un’antinomia che di un paradosso: un paradosso è una conclusione logica e non contraddittoria che si scontra con il nostro modo abituale di vedere le cose, mentre un’antinomia è una proposizione che risulta autocontraddittoria sia nel caso che sia vera, sia nel caso che sia falsa.
L’antinomia di Russell può essere espressa in modo “intuitivo” per mezzo di altre formulazioni, come il paradosso del barbiere:
Crisi dei fondamenti della matematica
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Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, diversi matematici e filosofi avevano cominciato a interrogarsi sul problema dei ”fondamenti della matematica”, cioè sulla definizione di basi precise in grado di fondare l’intero edificio concettuale della matematica. L’attenzione, che precedentemente era concentrata quasi esclusivamente sul contenuto dei giudizi matematici, si spostò in questo periodo sulla giustificazione dei giudizi stessi.
Le tre prospettive principali sul problema dei fondamenti furono quella logicista, quella intuizionista e quella formalista.
L’antinomia di Russell, oltre che mandare in crisi il Logicismo, generò problemi contro cui si scontrarono tutti gli studiosi di matematica suoi contemporanei, e che – nonostante diversi tentativi di trovare risposte al paradosso – rimasero insolubili sia per la teoria dei tipi elaborata da Russell insieme a Whitehead, sia per l’Intuizionismo di Luitzen Brouwer sia per il Formalismo di David Hilbert.
Fu il logico austriaco Kurt Gödel che, nel 1931, risolse definitivamente la questione dimostrando l’impossibilità tout court di produrre una fondazione certa anche solo per l’aritmetica. I suoi risultati sono enunciati da due teoremi di incompletezza.
Per quanto riguarda l’insiemistica, le contraddizioni messe in luce dal paradosso di Russell sono insolubili nell’ambito della teoria di Cantor, se non generando altri paradossi; per superare questo scoglio furono elaborate diverse teorie assiomatiche più rigorose: quella che ebbe più seguito fu la teoria degli insiemi di Zermelo-Fraenkel, formulata inizialmente da Ernst Zermelo e perfezionata da Abraham Fraenkel e Thoralf Skolem che, con le successive estensioni (ad esempio, la teoria ZFC), fornisce tuttora la base teorica per la maggior parte delle costruzioni matematiche. La vecchia teoria degli insiemi (peraltro tuttora largamente utilizzata a livello scolastico e divulgativo) viene chiamata teoria intuitiva o ingenua degli insiemi, in contrapposizione alla teoria assiomatica degli insiemi.
1. Fonte Wikipedia: Crisi dei fondamenti della matematica (↩)
Riferimenti bibliografici
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[1] Qui Si Risolve Funzioni elementari: algebriche, esponenziali e logartimiche.
[2] Qui Si Risolve Funzioni elementari: trigonometriche e iperboliche.
[3] Qui Si Risolve Logica elementare.
[4] Qui Si Risolve Teoria sulle funzioni.
Approfondimenti
In questa sezione dimostriamo il teorema 1 sulla cardinalità dell’insieme delle parti. Ricordiamo che tale dimostrazione si fonda sul principio di induzione, quindi il lettore è invitato a leggere la costruzione dei numeri naturali per comprenderla.
Leggi la dimostrazione del Teorema 1.
Dimostrazione. Se allora ; dimostriamo per induzione che .
- Passo base. Per allora quindi
- Passo induttivo. Supponiamo vera l’ipotesi per e dimostriamo l’asserto per . Riscriviamo l’insieme come unione disgiunta tra un insieme di cardinalità e l’insieme formato da un unico elemento. Per ipotesi induttiva
e questo insieme contiene tutti i sottoinsiemi di che non contengono . Tutti i sottoinsiemi che contengono sono della forma con e, sempre per ipotesi induttiva, sono . Quindi
ovvero la tesi.