Introduzione ai numeri complessi volume 1 (per matematica o fisica)
I numeri complessi sono onnipresenti nella Matematica moderna: anche alcune questioni che non sembrano uscire fuori dal campo dei numeri reali possiedono profondi e inaspettati legami con essi. Un esempio è costituito dalla famosa funzione zeta di Riemann: una funzione definita sui numeri complessi che si è rivelata intimamente legata alla distribuzione dei numeri primi all’interno dei numeri naturali.
Questo volume si propone di introdurre la teoria dei numeri complessi in maniera completa, senza rinunciare all’accessibilità e alla chiarezza. Esso è quindi fruibile da coloro che desiderano approfondire l’argomento, come studenti dei corsi di Laurea in Matematica o Fisica, rimandando alla versione semplificata Introduzione ai numeri complessi – Volume 1 (per un corso di ingegneria — versione semplificata) per una trattazione più snella ed essenziale.
Gli argomenti presenti riguardano:
- Definizione e proprietà dei numeri complessi.
- Rappresentazioni algebrica, trigonometrica ed esponenziale dei numeri complessi e loro relazioni;
- Esponenziale complesso e sue proprietà;
- Applicazioni al teorema fondamentale dell’algebra e la formula di Cardano per le radici di equazioni cubiche;
- Argomento e logaritmo complesso.
Con esempi pratici e dimostrazioni dettagliate, il testo è una guida completa sull’argomento, attraverso le sue meraviglie e applicazioni nei vari campi della Matematica.
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Autori e revisori
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Revisori: Valerio Brunetti, Nicola Fusco, Matteo Talluri, Davide La Manna.
Sommario
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Nella seconda sezione, si esplora la nozione di “funzione a più valori”. Qui, vengono definiti concetti chiave quali l’esponenziale complesso, il logaritmo complesso e la potenza generalizzata, stabilendo un confronto dettagliato con le loro controparti nel campo dei numeri reali.
L’ultima parte del documento è dedicata all’esame di diverse applicazioni pratiche di questi concetti. Si dedica un’attenzione particolare al Teorema Fondamentale dell’Algebra e alla formula di Cardano, illustrando la loro importanza e impatto nel campo della matematica complessa.
Introduzione ai numeri complessi
Introduzione.
abbia almeno una radice in ; in altre parole, esiste un tale che
Per rispondere a questa domanda, si introduce il concetto di unità immaginaria , non appartenente a , e si definisce tale che
(1)
Osservazione 1. Dalla relazione (1), segue che
La denominazione di come unità immaginaria, piuttosto che , è arbitraria. Entrambe e sono radici del polinomio .
Diciamo inoltre che ed sono, rispettivamente, la parte reale e la parte immaginaria del numero complesso .
Osservazione 3. Fino a questo punto, non abbiamo definito alcuna operazione specifica tra gli elementi di . Pertanto, è attualmente solo un insieme di elementi della forma
È cruciale notare che il simbolo in questa espressione non rappresenta l’addizione nel campo dei numeri reali , poiché non è un elemento di .
Procediamo ora a definire una struttura algebrica su , introducendo operazioni di somma e prodotto per componenti, ovvero
(2)
dove le somme e i prodotti tra gli e gli sono operazioni nel campo dei numeri reali e, quindi, ben definite.
A questo punto, avendo definito una somma e un prodotto, siamo finalmente pronti a dimostrare il risultato principale di questa sezione:
Dimostrazione. Iniziamo notando che è un sottoinsieme proprio di , dato che
Per dimostrare che è un campo rispetto alle operazioni definite in (2), si devono verificare le seguenti proprietà:
- Associatività di somma e prodotto:
per ogni .
- Commutatività di somma e prodotto:
per ogni .
- Esistenza di elementi neutri per somma e prodotto:
dove , , per ogni .
- Esistenza di inversi additivi e moltiplicativi:
per ogni .
- Distributività del prodotto rispetto all’addizione:
per ogni .
La parte più delicata è dimostrare l’esistenza di un inverso moltiplicativo per . Il claim è il seguente: l’inverso moltiplicativo di è
Per dimostrarlo, è sufficiente verificare che il prodotto fa uno:
Infine, per mostrare che è un’estensione di campi, basta osservare che la somma e il prodotto in sono casi particolari di (2):
e analogamente per il prodotto
per ogni , completando così la dimostrazione.
In particolare, sebbene condivida molte delle proprietà algebriche di , esiste una differenza significativa che merita una particolare attenzione.
- riflessiva: si ha per ogni ;
- antisimmetrica: se sono tali che e , allora ;
- transitiva: se sono tali che e , allora .
Inoltre, una relazione d’ordine si dice totale se ogni coppia di elementi è confrontabile, ovvero si ha
L’insieme dei numeri reali è totalmente ordinato rispetto alla relazione , ovvero per qualsiasi coppia di elementi , si ha:
Considerando che è un’estensione di campo di , sorge spontanea la domanda: è possibile definire un ordine totale su tale che
e che sia compatibile con le regole di calcolo dei numeri reali, ovvero
La risposta è negativa, come si può dimostrare facilmente. Se, per assurdo, esistesse una tale relazione d’ordine totale, allora avremmo:
In entrambi i casi, la compatibilità menzionata sopra rispetto al prodotto porterebbe alla relazione
ma ciò è assurdo poiché dovrebbe coincidere con sui numeri reali.
Osservazione 6. Sebbene non sia possibile definire un ordinamento totale su che sia coerente con le operazioni di somma e prodotto, è possibile introdurre una relazione di ordine su nel modo seguente:
Questa definizione è nota come ordine lessicografico ed è un ordine totale. Analogamente, si può mostrare che
è anch’esso un ordine totale su .
Questi ordinamenti sono utilizzati in contesti specifici, ad esempio quando è ragionevole dare priorità alla parte reale o immaginaria.
Per concludere questa sezione, esaminiamo la motivazione principale che ci ha portato all’introduzione dei numeri complessi: le radici dei polinomi a coefficienti reali.
Osservazione 7. Consideriamo il polinomio . Utilizzando la formula risolutiva per le equazioni quadratiche, otteniamo:
Queste radici sono sempre definite in , in quanto, in caso di discriminante negativo, si può ricorrere all’unità immaginaria, scrivendo:
In , dunque, tutte le equazioni quadratiche sono risolvibili. Tuttavia, per i polinomi di grado superiore, la questione è meno immediata. Ci sono (almeno) due approcci per dimostrare che in ogni polinomio a coefficienti reali ammette almeno una radice:
- Si può mostrare che i polinomi irriducibili a coefficienti reali sono solo quelli di grado 2. Questa affermazione può essere formalizzata così:
Proposizione 8. Per un polinomio con coefficienti reali di grado , esiste la decomposizione:
dove per ogni e .
Questo risultato implica che tutti i polinomi con coefficienti reali hanno almeno una radice in , ma non fornisce indicazioni su quelli a coefficienti complessi.
- Si può invece ricorrere al Teorema Fondamentale dell’Algebra, che afferma che ogni polinomio con coefficienti complessi ha almeno una radice in .
Questo documento si focalizza sulla seconda strategia (vedi Teorema 41.). Chi fosse interessato alla prima può consultare [2 pp. 44–45].
Rappresentazione cartesiana.
Dato che l’attribuzione di un numero complesso equivale all’assegnazione di una coppia di numeri reali , emerge una chiara corrispondenza biunivoca tra e , espressa come:
Di conseguenza, è possibile rappresentare i numeri complessi in un piano cartesiano, comunemente definito il piano complesso o piano di Argand-Gauss. In tale piano, l’asse delle ascisse è noto come l’asse reale, mentre l’asse delle ordinate è l’asse immaginario.
Questa rappresentazione facilita la visualizzazione grafica dell’addizione di due numeri complessi, che può essere interpretata come la somma di due vettori mediante la costruzione di un parallelogramma associato:
In contrasto, la rappresentazione grafica del prodotto di numeri complessi non trova un analogo diretto nel piano quando si considerano le coordinate cartesiane . Tuttavia, adottando la forma trigonometrica dei numeri complessi, che verrà introdotta in seguito, è possibile visualizzare il prodotto in un diverso sistema di coordinate, ovvero quello polare.
Nella rappresentazione cartesiana, si osserva che il coniugato di un numero complesso corrisponde al suo simmetrico rispetto all’asse reale. Inoltre, emergono le seguenti relazioni fondamentali:
(3)
da cui si deduce che appartiene all’insieme dei numeri reali se, e solo se, è uguale al suo coniugato . Esploriamo ora alcune proprietà dell’operazione di coniugazione:
il coniugio è involutivo, ovvero ;
;
;
.
Dimostrazione. Consideriamo . È immediato osservare che:
dimostrando così la proprietà .
Prendiamo ora . Per la somma di e , abbiamo:
e per il prodotto:
da cui seguono le proprietà e .
Infine, per il rapporto, applichiamo la proprietà e la tecnica di razionalizzazione:
Analogamente, il rapporto tra i coniugati soddisfa:
e, utilizzando la proprietà , concludiamo che:
Questo completa la dimostrazione delle proprietà del coniugio dei numeri complessi.
Nonostante, come precedentemente accennato, non esista un ordinamento in che sia coerente con le usuali regole algebriche, possiamo comunque quantificare la ‘grandezza’ di un numero complesso. Questo si realizza misurando la sua distanza dall’origine nel piano :
Dalla sua definizione, è evidente che il modulo di un numero complesso , indicato con , impone dei limiti sia sulla parte reale che su quella immaginaria di . In particolare, si ha che:
e una relazione analoga vale per . Inoltre, il modulo di un numero complesso soddisfa le seguenti proprietà:
;
e se e solo se ;
;
;
vale la disuguaglianza triangolare, ovvero
(5)
;
se , allora .
Dimostrazione. Le proprietà – derivano direttamente dalla definizione di modulo (4), quindi consideriamo la disuguaglianza triangolare. Sapendo che
possiamo stimare il quadrato del modulo della somma come segue
ottenendo così la disuguaglianza triangolare.
Per dimostrare la proprietà , esprimiamo e come:
e applicando la disuguaglianza triangolare si ottiene:
Spostando e a sinistra, si conclude che:
Infine, per , possiamo dimostrare che:
da cui segue che:
e applicando la proprietà , si completa la dimostrazione della proprietà .
Rappresentazione trigonometrica.
Ogni punto in , escluso l’origine , può essere univocamente descritto attraverso la sua distanza dall’origine, ossia il modulo, e l’angolo che esso forma con l’asse delle ascisse. Applicando il teorema di Pitagora, possiamo esprimere le coordinate cartesiane in termini di funzioni trigonometriche:
Data la corrispondenza biunivoca tra e precedentemente illustrata, questa stessa caratterizzazione è applicabile ai numeri complessi. Ciò ci porta ad introdurre il concetto di argomento (principale) di un numero complesso:
L’argomento di è, invece, una funzione a più valori1 (vedi la sezione “Una breve introduzione alle funzioni a più valori” per più dettagli) che è così definita:
Di conseguenza, applicando il teorema di Pitagora, possiamo esprimere un qualsiasi numero complesso in forma trigonometrica:
(6)
dove è il modulo di e è l’argomento di . La transizione tra la rappresentazione cartesiana e quella trigonometrica (6) può essere realizzata mediante le seguenti trasformazioni:
con la convenzione che .
Inoltre, dati due numeri complessi , il loro prodotto si determina come segue:
(7)
quindi, dal punto di vista grafico, il prodotto di due numeri complessi risulta avere un modulo pari al prodotto dei moduli di e , e un argomento uguale alla somma degli argomenti di e :
Queste e altre proprietà dell’argomento, inclusa la discussione sul suo valore principale, sono approfondite nella sezione “Alcune proprietà dell’argomento”.
Dimostrazione. Consideriamo inizialmente il caso e applichiamo il principio di induzione matematica:
- Passo Base: Applichiamo la formula (7) con :
- Passo Induttivo: Supponiamo che (8) valga per e dimostriamola per . Usando nuovamente (7) con , otteniamo:
completando così il passo induttivo e la dimostrazione per il principio di induzione.
Per , la dimostrazione segue dalla catena di uguaglianze:
Sfruttando la parità del coseno e la disparità del seno, otteniamo:
concludendo la dimostrazione.
Osservazione 15. In generale, se e è un numero complesso arbitrario, allora l’insieme di possibili valori è:
D’altra parte, la formula di de Moivre ci da
che corrisponde ad un solo valore di questo insieme, ovvero quello ottenuto per . Notiamo che nel caso in cui l’esponente non sia un intero, è una funzione a più valori. Questo accade, ad esempio, con esponente razionale. Se , la formula generalizzata ci da il valore
Tuttavia, un numero complesso diverso da zero ha due radici, perciò il termine a destra va inteso come un elemento dell’insieme:
La dimostrazione, almeno nel caso razionale, si può ottenere come diretta conseguenza di De Moivre. Infatti, supponiamo ed osserviamo che
segue immediatamente applicando (8) a elevato alla . A questo punto, se introduciamo il numero complesso
la dimostrazione sarà completa una volta trovate le radici -esime di .
Quest’ultimo passo, e la spiegazione della natura multivalore della funzione con esponente non intero (ad esempio, valori distinti se ), è approfondito nella sezione seguente.
- In letteratura si usa spesso anche il termine funzione multivalore. ↩
Radici n-esime dei numeri complessi.
Consideriamo e vogliamo determinare tutte le soluzioni dell’equazione:
Nel caso , l’unica soluzione è con molteplicità . Focalizziamoci sul caso più interessante, , e passiamo alla rappresentazione trigonometrica:
dove e è l’angolo da determinare. Applicando la formula di De Moivre (8), l’equazione si trasforma in:
equivalente al sistema di equazioni reali:
La prima equazione ha come unica soluzione , mentre la seconda ammette soluzioni distinte in , date da:
(9)
dove sono tali che e soddisfano:
I valori di ed dipendono da e assicurano che tutti i valori di restino nell’intervallo dell’argomento principale .
Osservazione 16. L’intervallo per l’argomento principale è una scelta arbitraria. Alternativamente, nella risoluzione di un’equazione può essere utile considerare:
per identificare tutte le soluzioni, che potrebbero non rientrare in , ma si trovano comunque in un intervallo di ampiezza .
Tornando alla nostra discussione, abbiamo dimostrato che esistono esattamente radici -esime distinte di , espresse come:
Questi numeri, , si posizionano sulla circonferenza di raggio , formando gli angoli di l’uno dall’altro, e costituiscono i vertici di un -poligono inscritto nella suddetta circonferenza. Ad esempio, graficamente, le soluzioni di sono rappresentate come segue:
Una breve introduzione alle funzioni a più valori.
Prima di approfondire l’argomento di un numero complesso, introduciamo brevemente la nozione di funzione a più valori.
dove rappresenta l’insieme delle parti di . In altre parole, ogni funzione a più valori corrisponde a una funzione in senso classico
Osservazione 18. Il termine “funzione a più valori” è leggermente ambiguo poiché “funzione” indica generalmente una relazione che associa ogni elemento del dominio a un solo elemento del codominio.
Osservazione 19. Se sono funzioni a più valori, scrivere
significa che i sottoinsiemi e del codominio coincidono.
Esempio 1. La radice quadrata definita sui reali non negativi, , è una funzione a più valori. Infatti, per ogni positivo, esistono tali che
La radice quadrata associa a ciascun numero positivo due valori e allo zero un solo valore. Le due restrizioni
sono funzioni classiche e possono essere scelte come valore principale della radice.
Esempio 2. La radice -esima in è un altro esempio di funzione a più valori. Abbiamo visto che
ha soluzioni distinte per , quindi
associa a ogni non nullo numeri complessi distinti, mentre
associa a un unico valore.
Si può verificare che è un punto di ramificazione per la radice -esima, ma l’approfondimento di questo argomento va oltre lo scopo di questo documento (si veda [3] per maggiori dettagli).
Esempio 3. L’argomento di un numero complesso non nullo è una funzione a più valori perché l’equazione
ha infinite soluzioni. Ad ogni vengono quindi associati infiniti valori, ovvero
(10)
Per concludere la sezione, notiamo che da una funzione complessa a più valori si può definire una funzione classica scegliendo un valore principale:
Tuttavia, come vedremo, questa scelta può portare a ambiguità inerenti e difficili da evitare.
Esempio 4. La radice -esima presenta problemi nel definire un valore principale. Per maggiori dettagli si rimanda a questa discussione.
Esempio 5. Il valore principale dell’argomento, introdotto in precedenza, è una funzione classica definita come:
Questa scelta è arbitraria, poiché si potrebbe altrettanto scegliere un intervallo diverso di lunghezza , come ad esempio
ottenendo una funzione con proprietà simili a .
Nella prossima sezione, esploreremo i vantaggi e gli svantaggi nell’utilizzare il valore principale. Ad esempio, una proprietà semplice come
non vale se sostituiamo con , a meno di inserire un fattore correttivo che tiene conto dell’intervallo (arbitrario) scelto per il valore principale.
Osservazione 20. Il problema si ripresenta anche con la parte principale del logaritmo complesso dal momento che questa viene scelta per essere compatibile con l’argomento principale. Per maggiori dettagli si veda la sezione “Logaritmo complesso”.
Alcune proprietà dell'argomento.
In precedenza, abbiamo introdotto l’argomento di un numero complesso, denotato con , che è una funzione a più valori definita in (10). Notiamo che questa può anche essere caratterizzata come segue:
Inoltre, il valore principale dell’argomento, indicato con , è definito (in maniera del tutto arbitraria) come l’unico che appartiene all’intervallo:
Di conseguenza, si può esprimere in termini del suo valore principale:
(11)
da cui possiamo “invertire” la formula per ottenere il valore principale a partire da qualsiasi elemento di :
La funzione associa ad ogni numero reale l’intero più grande minore o uguale a esso, ovvero è tale che:
Si potrebbe pensare che il valore principale dell’argomento di un prodotto o rapporto di numeri complessi rispetti l’uguaglianza:
(12)
tuttavia, ciò non è sempre vero perché la somma degli angoli può non appartenere all’intervallo .
Esempio 6. Consideriamo due numeri complessi
Il loro prodotto è
ma l’angolo non appartiene a . Di conseguenza,
Tuttavia, possiamo aggiungere un fattore correttivo per rendere l’uguaglianza valida:
(13)
portando alle seguenti relazioni corrette:
(14)
Esempio 7. Per e , il valore principale dell’argomento di è dato da
La funzione a più valori mostra un comportamento più “naturale” rispetto a prodotto, rapporto e potenze, rispetto al valore principale. Ad esempio, per , abbiamo:
Queste sono da intendersi come uguaglianze tra insiemi. Dimostriamo un caso pratico:
Esempio 8. Dati , mostriamo che
Il termine di destra è
Per il termine di sinistra, applichiamo (11) e (14) ottenendo:
La differenza è una semplice traslazione e, poiché varia in , possiamo riscrivere:
con . L’equivalenza delle espressioni è data dal fatto che per ogni scelta di , esiste
Bisogna prestare attenzione quando si tratta di funzioni a più valori: identità apparentemente naturali possono non essere valide. Ad esempio, le seguenti uguaglianze sono false:
(15)
In generale, per ogni , si ha:
(16)
Per concludere, dimostriamo che le uguaglianze (15) sono effettivamente false e deduciamo (16).
Dimostrazione. Per mostrare che
consideriamo l’insieme
che semplificato diventa
Ogni scelta di produce un elemento non nullo, quindi
è un’inclusione stretta per ogni .
Per dimostrare (16), iniziamo con . Per ogni diverso da zero, vogliamo mostrare che
L’insieme a sinistra è dato da
mentre quello a destra
Per verificare che questi due insiemi sono diversi, ci basta trovare un elemento che appartiene ad uno ma non all’altro. Ad esempio, si ha
scegliendo ed , ma non appartiene a . Questo mostra, in particolare, che vale l’inclusione stretta
Il caso si dimostra esattamente allo stesso modo. Infatti, si ha
e, analogamente, il termine a destra può essere scritto come segue:
La scelta e ci dice che
mentre non appartiene dato che non è un multiplo di per . In particolare, abbiamo mostrato l’inclusione stretta
Il logaritmo, l’esponenziale e la potenza generalizzata
Introduzione.
Esempio 9. La funzione potenza, con esponente arbitrario, è distributiva rispetto al prodotto nei reali positivi1, cioè:
Nonostante questa proprietà appaia naturale in , non si verifica nel campo dei numeri complessi. Ad esempio, se prendiamo:
abbiamo che e quindi:
Questo dimostra che il passaggio non è generalmente valido in . Vedremo che l’introduzione di un fattore correttivo permette di recuperare la distributività.
Esempio 10. Consideriamo un numero reale . Il logaritmo in questo contesto soddisfa la proprietà:
Supponendo di estendere il concetto di logaritmo a per diverso da zero, dovremmo avere:
Tuttavia, questa uguaglianza non è valida perché l’affermazione:
è falsa. Il problema sottostante è più sottile di quello nell’esempio precedente e verrà discusso in dettaglio nella sezione “Logaritmo complesso”.
- Si limita ai reali non negativi perché, ad esempio, la radice quadrata di un numero negativo non è definita in . ↩
Esponenziale complesso e identità di Eulero.
Nel contesto dei numeri complessi, la funzione esponenziale è comunemente definita tramite la sua serie di potenze corrispondente. Per procedere, è essenziale stabilire prima il concetto di convergenza in questo ambito.
Successivamente, esamineremo alcune proprietà fondamentali delle serie a valori complessi, gettando le basi per comprendere in modo più approfondito la funzione esponenziale complessa.
(17)
dove per ogni . Inoltre, se , diciamo che le due serie a valori reali
sono, rispettivamente, la parte reale e la parte immaginaria della serie (17).
allora la somma soddisfa la relazione:
Diciamo inoltre che (17) converge assolutamente se converge la serie (a valori reali) data dai moduli dei , ovvero se
Dimostrazione. Basta osservare che per definizione , quindi si può applicare il criterio del confronto e concludere che
Tuttavia per le serie a valori reali sappiamo già che convergenza assoluta implica convergenza, concludendo così la dimostrazione.
(18)
dove per ogni . Inoltre, questa converge in un dato punto se la serie complessa
converge nel senso della Definizione 22.
una ed una sola delle seguenti affermazioni è verificata:
la serie converge per e diverge per ogni altro elemento di ;
la serie converge per ogni ;
esiste tale che la serie
- converge assolutamente per ;
- diverge per .
Nel caso (c) diciamo che è il raggio di convergenza della serie di potenze complesse.
Dimostrazione. Il lettore può consultare un qualsiasi libro di analisi complessa, ad esempio [1] o [4].
La funzione esponenziale nel contesto complesso è definita attraverso la sua serie di potenze corrispondente. Per ogni , la definiamo come:
(19)
Questa serie, centrata in zero, converge assolutamente per ogni . Utilizzando il fatto che , possiamo osservare che:
dove l’ultima uguaglianza è giustificata dalla convergenza assoluta della serie di potenze dell’esponenziale in .
Dato il nostro interesse nel prodotto tra funzioni esponenziali, è utile a questo punto richiamare la definizione del prodotto di Cauchy per le serie di potenze:
è la serie , dove
Osservazione 27. Se entrambe le serie convergono assolutamente, si verifica che lo stesso è vero anche per il corrispondente prodotto di Cauchy.
Dimostrazione. Per definizione, il termine a sinistra è dato da
perciò possiamo sfruttare lo sviluppo binomiale
per ottenere la seguente uguaglianza:
Il termine a destra è, invece, un prodotto di Cauchy; dalla definizione segue che
Si noti che l’uguaglianza è ben definita dato che è assolutamente convergente (come mostrato sopra) per ogni e il prodotto di Cauchy lo è in virtù della Osservazione 27. Perciò, per concludere la dimostrazione, ci basta far vedere che vale l’uguaglianza:
Tuttavia quest’ultima è una banale conseguenza della definizione di binomiale:
Ora possiamo dimostrare che ogni numero complesso, a eccezione dello zero, può essere rappresentato in forma esponenziale.
Questa dimostrazione richiede la comprensione di alcuni concetti fondamentali legati alle serie di Taylor, in particolare la consapevolezza che le funzioni
sono analitiche sull’intero dominio dei numeri reali . La dimostrazione dettagliata, insieme ad alcuni approfondimenti, si può trovare su questa dispensa. (vedi Sezione 2.4). In particolare, si dimostra che
Per i fini di questo documento, è anche possibile accettare la formula di Eulero (20) come definizione dell’esponenziale di un numero puramente immaginario, saltando la dimostrazione tecnica che segue.
Dimostrazione di (20) Consideriamo la serie di Taylor della funzione esponenziale centrata in zero:
Analogamente, le funzioni trigonometriche e si sviluppano in serie di Taylor in zero come
E’ immediato verificare che le tre serie di potenze finora introdotte convergono per ogni . A questo punto (vedi Definizione 22) è sufficiente mostrare che
sono, rispettivamente, parte reale e immaginaria della serie complessa per concludere che vale l’identità di Eulero
Per definizione, l’esponenziale di un numero puramente immaginario è dato dalla corrispondente serie
perciò, ricordando che le potenze pari dell’unità immaginaria sono reali, è immediato verificare che
Analogamente, le potenze dispari sono immaginarie () e dunque
concludendo così la dimostrazione di (20).
Osservazione 30. Non è necessario estendere le definizioni di seno e coseno ai complessi per utilizzare la formula di Eulero. Tuttavia, è interessante notare che le serie complesse
sono ben definite e convergono assolutamente per ogni .
Inoltre, ogni si può scrivere come segue:
Quest’ultima è nota come forma esponenziale di un numero complesso ed è, ovviamente, equivalente a quella trigonometrica.
Osservazione 32. Si noti che, pur essendo una funzione multivalore, per ogni si ha
e di conseguenza
è un insieme che contiene un unico elemento. Perciò l’identità del corollario si può intendere tra valori (identificando il singoletto con l’elemento stesso).
A seguito della formula di Eulero (20), se consideriamo un numero complesso con , possiamo riscrivere l’esponenziale complesso come:
Questa espressione ci permette di verificare che conserva alcune proprietà familiari dal contesto reale. Ad esempio:
Inoltre, per ogni , vale la relazione:
(21)
Tuttavia, è importante procedere con attenzione, poiché quando non è un intero, l’espressione diventa una funzione a più valori. Questo aspetto sarà oggetto di ulteriori approfondimenti nelle sezioni successive del documento.
Esempio 11. Per fare pratica con le nozioni appena introdotte, dimostriamo la proprietà (21) per . Si procede per induzione:
- Passo Base: Se , il termine a destra si esprime facilmente tramite la serie di potenze (19), ovvero
mentre per il termine a sinistra è dato da un prodotto di Cauchy:
I coefficienti sono dati da
come si può verificare facilmente per induzione. Allora
e questo conclude il caso base.
- Passo Induttivo: Supponiamo che l’identità sia verificata con esponente , ovvero per ogni si ha
(22)
Iniziamo osservando che
come conseguenza di (22), quindi è del tutto equivalente mostrare che
Usando la definizione tramite serie di potenze (19), il termine a destra si può scrivere come
mentre, come nel passo base, quello a sinistra è un prodotto di Cauchy:
Di nuovo si può verificare per induzione che
concludendo così la dimostrazione.
Logaritmo complesso.
Il logaritmo nel contesto dei numeri reali è definito come la funzione inversa dell’esponenziale. Per esempio, per un qualsiasi , il logaritmo indica l’unica soluzione dell’equazione
(23)
Questo concetto può essere esteso al dominio complesso. Dato che abbiamo già introdotto la funzione esponenziale complessa, il logaritmo di un numero complesso può essere definito come una delle soluzioni (poiché non esiste unicità in questo caso) dell’equazione:
Assumendo e rappresentando in forma esponenziale come , possiamo riformulare l’equazione in termini di e :
che ci porta a un sistema di equazioni reali confrontando modulo e argomento dei due membri:
La prima equazione corrisponde alla forma dell’equazione (23), e la sua unica soluzione reale è:
La seconda equazione, tuttavia, ammette infinite soluzioni poiché l’argomento di un numero complesso, , è una funzione a più valori, data da:
Questa funzione è multivalore, possedendo infiniti valori, a causa della natura multipla di . Definiamo il valore principale del logaritmo in termini di questa caratteristica multivalore come
(25)
estendendo così la definizione del logaritmo al piano complesso, con l’eccezione del punto , dove la funzione diventa singolare. Ad esempio, per otteniamo:
Nel caso in cui sia un numero reale positivo, si ha che , e la formula si riduce al logaritmo convenzionale sui numeri reali.
Osservazione 34. La scelta del valore principale del logaritmo è in realtà arbitraria. Tuttavia, a causa dell’influenza dell’argomento sul logaritmo, è logico mantenere coerenza con la definizione di argomento principale, come discusso nella sezione “Alcune proprietà dell’argomento”.
In particolare, in termini dell’argomento principale il logaritmo è dato da
Analizziamo ora alcune proprietà del logaritmo complesso. Consideriamo un non nullo. Si può mostrare che
tuttavia, l’equivalenza inversa non vale in generale. Per , abbiamo:
Questa differenza deriva dalla natura multivalore del logaritmo complesso rispetto a una funzione definita in senso classico.
Per quanto riguarda il logaritmo di prodotti e rapporti, utilizzando la definizione (24), deriviamo le seguenti identità:
da interpretare come uguaglianze tra insiemi. Allo stesso modo dell’argomento, occorre prestare attenzione a identità apparentemente intuitive. Ad esempio, le seguenti affermazioni sono errate:
In effetti, per le differenze dei logaritmi, otteniamo:
e per le somme:
Inoltre, l’inclusione è stretta per ogni non nullo.
È interessante esaminare cosa accade quando sostituiamo un esponente intero e positivo con uno non intero . La relazione
necessita di un’analisi accurata. Nella sezione “Potenza generalizzata”. , discuteremo come diventi una funzione complessa a più valori. Tuttavia, possiamo mostrare che:
Esaminiamo ora quali proprietà del logaritmo complesso rimangono valide quando consideriamo il suo valore principale. È noto che
poiché è un rappresentante dell’insieme . Tuttavia, quando si confrontano due funzioni classiche, sorge il dubbio se
(26)
sia valida per un non nullo. Applicando le proprietà dell’argomento e esprimendo in forma algebrica come , deriviamo che
(27)
pertanto l’uguaglianza (26) è verificata se e solo se .
Per il valore principale del logaritmo applicato a prodotti, rapporti e potenze, dobbiamo introdurre un fattore correttivo. In particolare, si ottengono le seguenti espressioni:
dove e sono calcolati secondo (13) e servono come fattori correttivi, riflettendo il legame stretto tra logaritmo e argomento.
Esempio 12. Considerando e nella seconda espressione, otteniamo il logaritmo dell’inverso:
Questa osservazione non si estende a per non intero, poiché è una funzione a più valori, come verrà approfondito nella sezione successiva.
Potenza generalizzata.
Procediamo definendo il concetto di potenza generalizzata nel contesto dei numeri complessi e successivamente forniremo una giustificazione dettagliata e intuitiva di questo concetto:
(28)
Per comprendere perché questa definizione di potenza sia appropriata nel contesto complesso, consideriamo inizialmente il caso in cui è un numero intero. In questa situazione, abbiamo:
questo risulta in linea con la (24), e si accorda con la definizione (28).
Osservazione 38. Quando è un numero intero, l’espressione
diventa una funzione classica. Infatti, possiamo scrivere:
in coerenza con quanto discusso nella prima parte del documento riguardo alle radici -esime di un numero complesso.
Passando a un esponente razionale , un calcolo diretto mostra che:
quindi la definizione (28) si dimostra coerente per ogni e, per estensione1, anche per . Ciò giustifica l’adozione della (28) come definizione di potenza generalizzata, estendendola agli esponenti complessi .
Osservazione 39. Il logaritmo complesso è una funzione a più valori, e quindi, secondo (28), lo è anche la potenza generalizzata con esponenti non interi. In particolare, abbiamo:
per ogni . È interessante osservare che, nel caso di esponenti razionali in forma ridotta ai minimi termini, ad esempio , si ottiene
poiché per valori di al di fuori di questo intervallo si ritornerebbe a uno dei casi già considerati, rendendo la potenza una funzione con valori distinti (che diventano infiniti nel caso di irrazionale).
Con la definizione di potenza generalizzata a nostra disposizione, possiamo ora esplorare il calcolo del logaritmo di . Applicando la formula (28), otteniamo
tenendo presente che la somma di due insiemi è definita come
Portando il fattore all’esterno, riformuliamo l’espressione come
da cui deduciamo che e coincidono come insiemi se e solo se è un intero per ogni in . Questo si verifica quando
per qualche intero.
(29)
Esempio 13. Calcoliamo il valore principale di con . Si ha
dove si usa per indicare il valore principale se c’è ambiguità. Ovviamente il risultato ottenuto dipende dalla scelta (arbitraria) del logaritmo principale, quindi è del tutto possibile trovare come risultati
ovvero le altre due radici terze di , facendo una scelta diversa dell’intervallo di lunghezza nel definire l’argomento principale.
Possiamo a questo punto verificare la relazione tra valore principale del logaritmo e della potenza generalizzata.
Dimostrazione. Per definizione , quindi abbiamo
A questo punto possiamo utilizzare la formula (27) che ci permette di calcolare il logaritmo di un esponenziale, ottenendo
Questo conclude la dimostrazione di (30), perciò rimane soltanto da verificare l’identità per la parte immaginaria. Tuttavia, dato che
nel nostro caso prendiamo e , che ricordiamo essere definito come
e la conclusione segue immediatamente osservando che
Per intero, la formula (30) si riduce a quella incontrata nelle sezioni precedenti. Tuttavia, per e arbitrario, le proprietà:
sono, in generale, false. Questo rappresenta una distinzione cruciale rispetto al logaritmo reale.
Esaminiamo alcune proprietà della potenza generalizzata, come ad esempio:
(31)
la cui validità non è immediata, specialmente quando è un numero intero, confrontando una funzione a più valori con una classica.
Per stabilire l’eventuale validità per valori specifici di e , partiamo dalla definizione (28) per esprimere entrambi i membri. Otteniamo così:
Come discusso nella sezione “Logaritmo complesso”, l’uguaglianza tra insiemi
è generalmente falsa. Tuttavia, con il logaritmo principale, possiamo esprimere
Pertanto, è un sottoinsieme di e i due insiemi coincidono solo in casi speciali per e . Similmente:
coincidendo per alcuni valori di e . È interessante notare che per , otteniamo
mentre per , vale
Alcune proprietà note delle potenze reali non sono tuttavia soddisfatte dalla potenza generalizzata nei complessi. Ad esempio, sebbene nel caso reale, nei complessi abbiamo
quindi questa uguaglianza vale solo se è un numero intero. Questo ragionamento si applica anche alla potenza di una potenza; utilizzando (28), si osserva che
e i due insiemi coincidono in situazioni specifiche, come quando e/o è intero. Ad esempio, con , troviamo un caso di inclusione stretta:
Alcune proprietà familiari delle potenze reali sono però conservate anche nella potenza generalizzata complessa, derivando dal logaritmo:
Per il valore principale della potenza generalizzata, la situazione è leggermente diversa. Utilizzando la definizione (29), notiamo che
Tuttavia, la potenza di una potenza non sempre verifica l’uguaglianza . Infatti, un calcolo diretto rivela che:
dove è il fattore correttivo introdotto precedentemente, definito come
In particolare, se è un intero, allora ; altrimenti, emerge un fattore correttivo di modulo unitario. Analogamente, si osserva che
quindi la validità delle proprietà delle potenze e dipende dal valore dei fattori definiti in (13).
- Questo passaggio al limite, sebbene non formalmente dimostrato qui, è giustificato dalla densità dei numeri razionali in . ↩
Applicazioni
Introduzione.
Teorema fondamentale dell'algebra.
Un’importante implicazione della teoria sviluppata fino a questo punto è il teorema fondamentale dell’algebra. Esso afferma che ogni polinomio di grado (cioè non costante) con coefficienti nel campo dei numeri complessi, cioè
possiede almeno una radice nel campo complesso . Questo enunciato è equivalente all’affermazione che è un campo algebricamente chiuso.
Osservazione 41. Se il polinomio ha una radice in , è possibile raccogliere il termine e riscrivere il polinomio come
dove è un polinomio di grado con coefficienti complessi. Applicando ripetutamente il teorema, otteniamo che
dove sono le radici di e sono le rispettive molteplicità algebriche, tale che
In particolare, ogni polinomio con coefficienti complessi ha esattamente radici (non necessariamente distinte) in e, di conseguenza, ogni polinomio con coefficienti reali ha al massimo radici (non necessariamente distinte) in .
Osservazione 43. Per dimostrare questo risultato, dotiamo il campo dei numeri complessi di una topologia, quella indotta dalla distanza
È facile constatare che, identificando con , questa corrisponde alla consueta topologia euclidea. In particolare, definiamo un insieme come aperto se e solo se, per ogni , esiste tale che il disco aperto
sia contenuto in . Inoltre, se è una funzione a valori complessi e , diciamo che
se per ogni esiste tale che
Analogamente, definiamo
se per ogni esiste tale che
Se è definita su un insieme illimitato (o tutto ), possiamo considerare anche il limite per , scrivendo
se per ogni esiste tale che, se , allora . La definizione di limite infinito si estende analogamente:
se per ogni esiste tale che implica .
Dimostrazione. Consideriamo un generico polinomio di grado a valori complessi:
Il primo passo è studiare il limite di per . Raccogliendo il termine di grado massimo, abbiamo
Per definizione di limite, esiste tale che
(32)
Sia il disco chiuso di raggio . Questo è compatto nella topologia definita precedentemente e la funzione
è continua. Per il teorema di Weierstrass, esiste punto di minimo per . Quindi,
Poiché , abbiamo . Grazie a (32), è un minimo globale. Se , la dimostrazione termina. Altrimenti, supponiamo e procediamo per assurdo. Lo sviluppo in Taylor di in è
con e , . Inoltre,
dove è un resto tale che
Possiamo quindi trovare per cui
(33)
Scegliendo piccolo, per ogni prendiamo che soddisfa
e quindi
da cui
Questo contraddice il fatto che sia un punto di minimo globale per , concludendo la dimostrazione.
Un’ulteriore conseguenza di questo teorema è che ogni polinomio a coefficienti reali di grado dispari ha almeno una radice reale.
ammette almeno una radice .
Dimostrazione. Il polinomio ha coefficienti reali, quindi se valutato in un punto e ne prendiamo il coniugato, otteniamo l’identità
Pertanto, se è una radice di , allora è una radice distinta con la stessa molteplicità. Questo implica che le radici non reali di sono in numero pari e, dato che ha radici (per il teorema fondamentale dell’algebra), deve necessariamente esistere almeno una radice in .
La formula di Cardano.
La formula di Cardano permette di trovare tutte le soluzioni sul campo dei numeri complessi di equazioni cubiche della forma
(34)
Questa permette di dedurre una formula risolutiva per cubiche qualsiasi dal momento che a partire dall’equazione
(35)
possiamo sempre ridurci ad una della forma (34). In effetti, applicando la trasformazione , otteniamo
perciò non è riduttivo limitarsi a equazioni della forma (34). Poniamo ora
ed andiamo a sostituire in (34), ottenendo
dove abbiamo usato più volte la relazione . Moltiplicando per si arriva da un’equazione di sesto grado:
Dato che l’equazione è quadratica nella variabile , possiamo introdurre ed utilizzare la formula risolutiva per equazioni di secondo grado:
Se , allora è facile verificare che
ed analogamente da si trova ; in particolare, si ottengono le stesse radici e, dunque, senza perdere di generalità consideriamo il caso
Siano ora e le rispettive radici cubiche, ovvero
Dalla teoria dei numeri complessi sviluppata nei paragrafi precedenti, le soluzioni di e sono date da
dove è una radice terza primitiva1 dell’unità, ad esempio
Tuttavia il vincolo che abbiamo scelto all’inizio sul prodotto ci dice che solo tre sono ammissibili, ovvero
Queste si possono facilmente riportare al caso dell’equazione generale (35) sfruttando la trasformazione al contrario, ottenendo
Una buffa dimostrazione del teorema di Pitagora.
La teoria sviluppata sin qui si può utilizzare per dare una dimostrazione alternativa del teorema di Pitagora:
Dimostrazione. Possiamo supporre, senza perdita di generalità, che l’ipotenusa del triangolo abbia lunghezza unitaria. In tal caso, l’enunciato diventa equivalente all’identità trigonometrica
Utilizzando la formula degli esponenziali complessi, otteniamo
permettendoci di moltiplicare queste espressioni insieme per ottenere
completando così la dimostrazione.
Riferimenti bibliografici
[1] C. Mantegazza, Problemi di Analisi I dal Corso del I Anno alla Scuola Normale Superiore di Pisa, MCM, 2016.
[2] P. Samuel, Algebraic Theory of Numbers, Hermann, 1970.
[3] M.J. Ablowitz, F.S. Athanassios S, Complex Variables: Introduction and Applications, Cambridge University Press, 2003.
[4] W. Rudin, Real and Complex Analysis (3rd edition), McGraw-Hill, 1987.
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