Il teorema di esistenza degli zeri afferma che, se una funzione continua su un intervallo assume valori di segno diverso, allora assume anche valore nullo. Esso è uno strumento utilissimo nel provare l’esistenza di soluzioni a equazioni non facilmente risolubili esplicitamente. Presentiamo una dimostrazione costruttiva del teorema che fornisce un metodo pratico per la ricerca approssimata di tali soluzioni, oltre a una breve ed elegante dimostrazione di carattere più teorico. Se desideri conoscere i dettagli di questo strumento dalle infinite potenzialità, questo conciso articolo è quanto cercavi!
Oltre all’esaustiva lista reperibile alla fine dell’articolo, segnaliamo il seguente materiale teorico di riferimento:
- Funzioni continue – Teoria
- Il teorema di Weierstrass
- Il teorema di Heine-Cantor
- Il teorema dei valori intermedi;
- Il teorema della permanenza del segno.
Di seguito, inoltre, le raccolte di esercizi su argomenti correlati:
- Funzioni continue – Esercizi;
- Esercizi teorici sulla continuità;
- Esercizi teorici sull’uniforme continuità
- Esercizi sul teorema di Weierstrass.
Sommario
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Autori e revisori
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Revisori: Sara Sottile, Matteo Talluri, Valerio Brunetti, Sergio Fiorucci, Chiara Bellotti.
Introduzione
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Il teorema di esistenza degli zeri consiste appunto nella formalizzazione dell’idea intuitiva esposta sopra. In esso, per linea continua si intende il grafico di una funzione continua, mentre la retta è data dall’asse delle ascisse. Le due zone da una parte e dall’altra di esso sono il semipiano delle negative e quello delle
positive. Quindi, una funzione continua che assuma valori di segno opposto agli estremi di un intervallo interseca necessariamente l’asse delle
; esiste cioè un punto
tale che
.
viene quindi detto uno zero di
, cioè un punto in cui
assume il valore
. Si veda la figura 1.
Figura 1: rappresentazione del teorema 1. Poiché ,
e
è continua, il grafico di
interseca l’asse
in almeno un punto
.
Si noti che, nonostante il teorema 1 assicuri l’esistenza di almeno un punto
tale che
, esso può non essere unico, come nel caso in esame in cui sono presenti anche gli zeri
e
di
.
Osserviamo che la condizione è semplicemente un modo compatto per esprimere il fatto che
e
hanno segno opposto: infatti ciò è equivalente a richiedere che
.
Notiamo infine che il punto in cui
si annulla potrebbe anche non essere unico, come nell’esempio rappresentanto in figura 1.
Dopo aver richiamato le definizioni e i risultati preliminari nella sezione 1, presentiamo due dimostrazioni del teorema 1: la prima, nella sezione 2, di tipo più teorico, mentre la seconda di tipo costruttivo è riportata nella sezione 3. Nella sezione 4 notiamo come le ipotesi del teorema siano necessarie affinché la tesi sia valida. Infine, nella sezione 5 presentiamo un corollario che risulta molto utile nella risoluzione qualitativa di equazioni che sarebbero difficilmente trattabili al fine di trovare la soluzione esplicita.
Definizioni preliminari
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è continua in
;
- per ogni successione
a valori in
tale che
, si ha
(1)
Un ulteriore risultato dalla teoria delle funzioni continue che utilizzeremo è il teorema della permanenza del segno [2, Funzioni continue, corollario 5.2].
Vale un risultato analogo se .
Dimostrazione del teorema 1
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La prima dimostrazione del teorema 1 che presentiamo è di carattere più formale e determina il punto come estremo superiore dell’insieme
dei punti
tali che
. L’idea intuitiva soggiacente è che tale estremo superiore
deve essere proprio un punto in cui
cambia segno e quindi, per la continuità di
, è tale che
. Si veda la figura 2.
Più formalmente, esso non può soddisfare né
perché altrimenti, per il teorema 3 della permanenza del segno, vi sarebbe un intorno
di
in cui
assume lo stesso segno, contro il fatto che
sia l’estremo superiore dei punti tali che
.
Figura 2: rappresentazione del teorema 1. Poiché ,
e
è continua, il grafico di
interseca l’asse
in almeno un punto
, ottenuto come estremo superiore dell’insieme
(rappresentato in rosso).
Si noti che, nonostante il teorema 1 assicuri l’esistenza di almeno un punto
tale che
, esso può non essere unico, come nel caso in esame in cui sono presenti anche gli zeri
e
di
.
Dimostrazione del teorema 1 Supponiamo che e
. Il caso opposto si dimostra in maniera analoga.
Definiamo l’insieme
(2)
rappresentato in rosso in figura 2.
Osserviamo che , dunque
è non vuoto e inoltre
, dunque è limitato superiormente. Allora per la completezza dei numeri reali (si veda [1, Funzioni elementari — Volume 1, assioma 2.57]) esiste
(3)
Proviamo che .
Per definizione di estremo superiore, esiste una successione tale che
, da cui segue, per la continuità di
e per il teorema 2, che
(4)
In particolare ciò mostra che .
Supponiamo che , allora per il teorema 3, esisterebbe
con
tale che
, contraddicendo il fatto che
. Da tale contraddizione segue che
(5)
Dimostrazione costruttiva del teorema 1
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Figura 3: i primi passi nella costruzione degli intervalli descritti nella dimostrazione alternativa del teorema 1 (per maggiore chiarezza, l’ultimo grafico è dilatato verticalmente di un fattore 15). Si noti come, dimezzando l’ampiezza dell’intervallo a ogni passo, le successioni
e
convergano rapidamente a uno zero
di
.
Dimostrazione costruttiva del teorema 5.3 Per ipotesi si ha . Vogliamo costruire induttivamente una successione di intervalli
con la proprietà che
(6)
ovvero che essi siano “inscatolati” e che il segno delle successioni e
sia costante e discorde. Si avrà poi che
e
convergeranno allo stesso limite
che, per la continuità di
, sarà lo zero cercato.
- Costruzione degli intervalli
. Procediamo per induzione. Come primo passo, poniamo
(7)
Per ipotesi,
. Come passo successivo, supposto di aver costruito l’intervallo
tale che
procediamo a costruire
nel seguente modo: se
, poniamo
e abbiamo finito; in caso contrario definiamo
(8)
Queste scelte sono illustrate nella figura 3.
-
e
convergono a
. Osserviamo che
(9)
dunque
e
sono due successioni monotone e limitate, quindi esse sono convergenti; chiamiamo
e
i limiti rispettivamente di
e
.
Mostriamo ora che
. Infatti, osserviamo che per costruzione l’intervallo
si ottiene bisecando
, quindi
(10)
Passando al limite per
nella precedente relazione, si ottiene
(11)
ossia
. Chiamamo
questo limite comune di
e
.
-
. Occorre ora dimostrare che
. Ancora per costruzione abbiamo che
e
hanno segno costante e discorde e quindi
, da cui, passando al limite1
(12)
dove nella prima uguaglianza si è usata la continuità di
e il teorema 2. Dato che
per ogni
, da (12) segue necessariamente
, ossia
(13)
-
Ricordiamo che il limite di una successione è un punto della chiusura dell’insieme immagine della successione. Nel nostro caso l’immagine è contenuta nell’insieme
, quindi a priori il limite appartiene
. Sostanzialmente la disuguaglianza
al limite per
diventa
. ↩
Necessità delle ipotesi del teorema 1
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Figura 4: le ipotesi del teorema di esistenza degli zeri sono necessarie. A sinistra, è una funzione continua e assume valori di segno opposto agli estremi del suo dominio, ma questo non è un intervallo. Al centro,
è definita su un intervallo e assume valori di segno opposto agli estremi, ma non è continua. A destra,
è continua e definita su un intervallo, ma non assume valori di segno opposto agli estremi.
Applicazione: risoluzione di equazioni
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(14)
oppure
(15)
Allora esiste tale che
(16)
In altre parole, se i valori assunti da e
in
e
sono in rapporti di ordine diverso, esiste almeno una soluzione
dell’equazione
.
Dimostrazione. La funzione definita da
(17)
è continua e, per l’ipotesi sull’ordine di , è tale che
e
hanno segno opposto. Il teorema 1 prova quindi l’esistenza di
tale che
, ovvero la conclusione.
Applichiamo questo risultato a un esempio pratico.
Esempio 5. Determiniamo il numero di soluzioni dell’equazione nella variabile
(18)
fornendone anche eventualmente una stima. Innanzitutto si osserva che la funzione (il cui grafico è rappresentato in rosso in figura 5) è strettamente decrescente, mentre la funzione definita da
(il cui grafico è rappresentato in blu in figura 5) è strettamente crescente, quindi l’equazione (18) possiede al più una soluzione.
Figura 5: le funzioni e
(rispettivamente in rosso e blu) dell’esempio 5. L’equazione (18) possiede una soluzione
(in verde) poiché
e
per il corollario 4. Tale soluzione è unica per la monotonia opposta di
e
.
Per stabilire che una soluzione effettivamente esiste, osserviamo che
(19)
da cui l’esistenza di garantita dal corollario 4.
Si poteva anche procedere utilizzando direttamente il teorema 1, considerando la funzione definita da
(20)
Risolvere l’equazione (18) è equivalente a determinare gli zeri di , ossia i numeri reali
tali che
. Osserviamo che
(21)
Poiché è continua, per il teorema di esistenza degli zeri esiste
tale che
, cioè tale che
(22)
Tale punto è rappresentato in verde in figura 5 e una sua stima è che esso è compreso tra 0 e 1.
Riferimenti bibliografici
[1] Qui Si Risolve, Funzioni elementari — Volume 1.
[2] Qui Si Risolve, Funzioni continue.
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