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Home » Il teorema di esistenza degli zeri

Il teorema di esistenza degli zeri afferma che, se una funzione continua su un intervallo assume valori di segno diverso, allora assume anche valore nullo. Esso è uno strumento utilissimo nel provare l’esistenza di soluzioni a equazioni non facilmente risolubili esplicitamente. Presentiamo una dimostrazione costruttiva del teorema che fornisce un metodo pratico per la ricerca approssimata di tali soluzioni, oltre a una breve ed elegante dimostrazione di carattere più teorico. Se desideri conoscere i dettagli di questo strumento dalle infinite potenzialità, questo conciso articolo è quanto cercavi!

Oltre all’esaustiva lista reperibile alla fine dell’articolo, segnaliamo il seguente materiale teorico di riferimento:

Di seguito, inoltre, le raccolte di esercizi su argomenti correlati:

 

Sommario

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In questo articolo trattiamo il teorema di esistenza degli zeri e ne presentiamo due dimostrazioni: una di tipo più teorico e un’altra di tipo costruttivo. Riportiamo inoltre dei controesempi sulla necessità delle ipotesi e un’applicazione alla risoluzione qualitativa di equazioni.

 

Autori e revisori

 

Introduzione

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Questo articolo tratta una formalizzazione matematica del seguente concetto pratico e intuitivo: “tracciando una linea continua che cominci da una parte di una retta e termini dall’altra, la linea deve attraversare la retta.” Per secoli si è ritenuto che questo genere di conclusioni fossero talmente evidenti da non necessitare una dimostrazione. Soltanto quando divenne necessario definire cosa significasse matematicamente l’espressione “linea continua”, ci si rese conto che, di conseguenza, anche queste informazioni così semplici andavano giustificate e dimostrate rigorosamente.

Il teorema di esistenza degli zeri consiste appunto nella formalizzazione dell’idea intuitiva esposta sopra. In esso, per linea continua si intende il grafico di una funzione continua, mentre la retta è data dall’asse delle ascisse. Le due zone da una parte e dall’altra di esso sono il semipiano delle y negative e quello delle y positive. Quindi, una funzione continua che assuma valori di segno opposto agli estremi di un intervallo interseca necessariamente l’asse delle x; esiste cioè un punto x_0 tale che f(x_0)=0. x_0 viene quindi detto uno zero di f, cioè un punto in cui f assume il valore 0. Si veda la figura 1.

   

 

Figura 1: rappresentazione del teorema 1. Poiché f(a)<0, f(b)>0 e f è continua, il grafico di f interseca l’asse x in almeno un punto x_0 \in (a,b). Si noti che, nonostante il teorema 1 assicuri l’esistenza di almeno un punto x_0 tale che f(x_0)=0, esso può non essere unico, come nel caso in esame in cui sono presenti anche gli zeri x_1 e x_2 di f.

   

Teorema 1 (teorema di esistenza degli zeri). Sia f\colon  [a,b]\subset \mathbb{R} \to \mathbb{R} una funzione continua e si supponga che f(a)\cdot f(b) < 0. Allora esiste x_0\in \left(a,b\right) tale che f(x_0)=0.

 

Osserviamo che la condizione f(a) \cdot f(b)<0 è semplicemente un modo compatto per esprimere il fatto che f(a) e f(b) hanno segno opposto: infatti ciò è equivalente a richiedere che f(a) \cdot f(b)<0.

Notiamo infine che il punto x_0 in cui f si annulla potrebbe anche non essere unico, come nell’esempio rappresentanto in figura 1.

Dopo aver richiamato le definizioni e i risultati preliminari nella sezione 1, presentiamo due dimostrazioni del teorema 1: la prima, nella sezione 2, di tipo più teorico, mentre la seconda di tipo costruttivo è riportata nella sezione 3. Nella sezione 4 notiamo come le ipotesi del teorema siano necessarie affinché la tesi sia valida. Infine, nella sezione 5 presentiamo un corollario che risulta molto utile nella risoluzione qualitativa di equazioni che sarebbero difficilmente trattabili al fine di trovare la soluzione esplicita.

 

Definizioni preliminari

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In questa sezione richiamiamo, per comodità del lettore, la definizione e i risultati sulle funzioni continue che utilizzeremo nel seguito. Rimandiamo alla dispensa [2, Funzioni continue] per una trattazione completa dell’argomento. Riportiamo la caratterizzazione della continuità per successioni stabilita in [2, Funzioni continue], che utilizziamo nelle dimostrazioni del teorema 1.

 

Teorema 2 (caratterizzazione della continuità per successioni). Sia A \subseteq \mathbb{R}, sia f \colon A \to \mathbb{R} e sia x_0 \in A. Allora le due affermazioni seguenti sono equivalenti:  

  1. f è continua in x_0;
  2. per ogni successione \{x_n\}_{n \in \mathbb{N}} a valori in A tale che x_n \to x_0, si ha

    (1) \begin{equation*} 				\displaystyle \lim_{n \to +\infty}f(x_n)=f(x_0). 			\end{equation*}

 

Un ulteriore risultato dalla teoria delle funzioni continue che utilizzeremo è il teorema della permanenza del segno [2, Funzioni continue, corollario 5.2].

 

Teorema 3 (permanenza del segno per funzioni continue). Sia f\colon  A \subseteq \mathbb{R}\to \mathbb{R} e sia x_0\in A un punto di continuità per f. Allora se f(x_0)>0 esiste un intorno I_{x_0} tale che

\[f(x)>0 \qquad \forall x\in I_{x_0}\cap A.\]

Vale un risultato analogo se f(x_0)<0.

 

 

Dimostrazione del teorema 1

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La prima dimostrazione del teorema 1 che presentiamo è di carattere più formale e determina il punto x_0 come estremo superiore dell’insieme E dei punti x tali che f(x)<0. L’idea intuitiva soggiacente è che tale estremo superiore x_0 deve essere proprio un punto in cui f cambia segno e quindi, per la continuità di f, è tale che f(x_0)=0. Si veda la figura 2.

Più formalmente, esso non può soddisfare f(x_0)<0f(x_0)>0 perché altrimenti, per il teorema 3 della permanenza del segno, vi sarebbe un intorno I di x_0 in cui f assume lo stesso segno, contro il fatto che x_0 sia l’estremo superiore dei punti tali che f(x)<0.

   

 

Figura 2: rappresentazione del teorema 1. Poiché f(a)<0, f(b)>0 e f è continua, il grafico di f interseca l’asse x in almeno un punto x_0 \in (a,b), ottenuto come estremo superiore dell’insieme E= \{x \in [a,b] \colon f(x) \leq 0\} (rappresentato in rosso). Si noti che, nonostante il teorema 1 assicuri l’esistenza di almeno un punto x_0 tale che f(x_0)=0, esso può non essere unico, come nel caso in esame in cui sono presenti anche gli zeri x_1 e x_2 di f.

   

Dimostrazione del teorema 1 Supponiamo che f(a)<0 e f(b)>0. Il caso opposto si dimostra in maniera analoga. Definiamo l’insieme

(2) \begin{equation*} 		E = \{ x \in [a,b] \colon  f(x) \leq 0\}, 	\end{equation*}

rappresentato in rosso in figura 2. Osserviamo che a\in E, dunque E è non vuoto e inoltre E\subset [a,b], dunque è limitato superiormente. Allora per la completezza dei numeri reali (si veda [1, Funzioni elementari — Volume 1, assioma 2.57]) esiste

(3) \begin{equation*} 		x_0= \sup E \in [a,b]. 	\end{equation*}

Proviamo che f(x_0)=0.

Per definizione di estremo superiore, esiste una successione x_n \in E tale che x_n \to x_0, da cui segue, per la continuità di f e per il teorema 2, che

(4) \begin{equation*} 		f(x_0) \leq 0. 	\end{equation*}

In particolare ciò mostra che x_0< b.

Supponiamo che f(x_0)<0, allora per il teorema 3, esisterebbe x_1>x_0 con x_1\in [a,b] tale che f(x_1)<0, contraddicendo il fatto che x_0=\sup E. Da tale contraddizione segue che

(5) \begin{equation*} 		f(x_0)=0. 	\end{equation*}

 

Dimostrazione costruttiva del teorema 1

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Viene presentata ora una dimostrazione alternativa di tipo costruttivo. In essa si costruisce una successione di intervalli [a_n,b_n] di lunghezza via via dimezzata, ai cui estremi f assume segno opposto. Poiché all’aumentare di n l’ampiezza dell’intervallo diminuisce, al limite per n \to + \infty a_n e b_n convergono allo stesso numero reale x_0 che ci si aspetta sia lo zero che si stava cercando. Si veda la figura 3. per una rappresentazione dell’idea della dimostrazione.

   

 

Figura 3: i primi passi nella costruzione degli intervalli [a_n,b_n] descritti nella dimostrazione alternativa del teorema 1 (per maggiore chiarezza, l’ultimo grafico è dilatato verticalmente di un fattore 15). Si noti come, dimezzando l’ampiezza dell’intervallo a ogni passo, le successioni a_n e b_n convergano rapidamente a uno zero x_0 di f.

   

Dimostrazione costruttiva del teorema 5.3 Per ipotesi si ha f(a)\cdot f(b) < 0. Vogliamo costruire induttivamente una successione di intervalli [a_n,b_n] con la proprietà che

(6) \begin{equation*} 		[a_{n+1},b_{n+1}] \subset [a_n,b_n], 		\quad \,\, 		f(a_n) \cdot f(b_n) < 0 		\qquad 		\forall n \in \mathbb{N}, 	\end{equation*}

ovvero che essi siano “inscatolati” e che il segno delle successioni \{f(a_n)\} e \{f(b_n)\} sia costante e discorde. Si avrà poi che a_n e b_n convergeranno allo stesso limite x_0 che, per la continuità di f, sarà lo zero cercato.

 

  • Costruzione degli intervalli [a_n, b_n]. Procediamo per induzione. Come primo passo, poniamo

    (7) \begin{equation*} 	\left[a_0,b_0\right]\coloneqq \left[a,b\right]. 	\end{equation*}

    Per ipotesi, f(a_0)\cdot f(b_0)<0. Come passo successivo, supposto di aver costruito l’intervallo [a_n,b_n] tale che f(a_n) \cdot f(b_n) < 0 procediamo a costruire [a_{n+1},b_{n+1}] nel seguente modo: se f\left(\frac{a_n+b_n}{2}\right)=0, poniamo x_0=\frac{a_n+b_n}{2} e abbiamo finito; in caso contrario definiamo

    (8) \begin{equation*} 		[a_{n+1},b_{n+1}]= \begin{cases} 			\left[a_n,\dfrac{a_n+b_n}{2}\right] & \mbox{se } f(a_n)\cdot f\left( \dfrac{a_n+b_n}{2}\right) <0,\\[8pt] 			\left[\dfrac{a_n+b_n}{2},b_n\right] & \mbox{altrimenti. } 		\end{cases} 	\end{equation*}

    Queste scelte sono illustrate nella figura 3.

  • a_n e b_n convergono a x_0. Osserviamo che

    (9) \begin{equation*} 		a 		\leq 		a_n 		\leq 		a_{n+1} \leq b_{n+1}\leq b_n 		\leq 		b 		\qquad 		\forall n \in \mathbb{N}, 	\end{equation*}

    dunque \{a_n\} e \{b_n\} sono due successioni monotone e limitate, quindi esse sono convergenti; chiamiamo \alpha e \beta i limiti rispettivamente di \{a_n\} e \{b_n\}.

    Mostriamo ora che \alpha=\beta. Infatti, osserviamo che per costruzione l’intervallo [a_{n+1},b_{n+1}] si ottiene bisecando [a_n,b_n], quindi

    (10) \begin{equation*} 		0 < b_n-a_n= \dfrac{b-a}{2^n}\quad \forall n\in \mathbb{N}. 	\end{equation*}

    Passando al limite per n \to +\infty nella precedente relazione, si ottiene

    (11) \begin{equation*} 		0 \leq \beta - \alpha \leq \lim_{n \to +\infty} \dfrac{b-a}{2^n} 		= 		0, 	\end{equation*}

    ossia \beta=\alpha. Chiamamo x_0 questo limite comune di a_n e b_n.

  • f(x_0)=0. Occorre ora dimostrare che f(x_0)=0. Ancora per costruzione abbiamo che f(a_n) e f(b_n) hanno segno costante e discorde e quindi 0 > f(a_n) \cdot f(b_n), da cui, passando al limite1

    (12) \begin{equation*} 		0 \geq \lim_{n \to +\infty} \big( f(a_n) \cdot f(b_n) \big) = f(x_0)\cdot f(x_0) = f(x_0)^2, 	\end{equation*}

    dove nella prima uguaglianza si è usata la continuità di f e il teorema 2. Dato che y^2 \geq 0 per ogni y \in \mathbb{R}, da (12) segue necessariamente f(x_0)^2=0, ossia

    (13) \begin{equation*} 		f(x_0)=0. 	\end{equation*}

   


\[\]

  1. Ricordiamo che il limite di una successione è un punto della chiusura dell’insieme immagine della successione. Nel nostro caso l’immagine è contenuta nell’insieme (-\infty,0), quindi a priori il limite appartiene [-\infty,0]. Sostanzialmente la disuguaglianza f(a_n)f(b_n)<0 al limite per n\to+\infty diventa \displaystyle\lim_{n\to+\infty}f(a_n)f(b_n)\leq 0.

 

Necessità delle ipotesi del teorema 1

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Osserviamo in figura 4 che le ipotesi del teorema degli zeri sono necessarie.

   

 

Figura 4: le ipotesi del teorema di esistenza degli zeri sono necessarie. A sinistra, f_1 è una funzione continua e assume valori di segno opposto agli estremi del suo dominio, ma questo non è un intervallo. Al centro, f_2 è definita su un intervallo e assume valori di segno opposto agli estremi, ma non è continua. A destra, f_3 è continua e definita su un intervallo, ma non assume valori di segno opposto agli estremi.

   

 

Applicazione: risoluzione di equazioni

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Il teorema di esistenza degli zeri è uno strumento utile per dimostrare l’esistenza di soluzioni di equazioni che risulta impossibile determinare analiticamente, come mostra il seguente semplice corollario e il relativo esempio.

 

Corollario 4. Siano f,g \colon [a,b] \to \mathbb{R} due funzioni continue tali che

(14) \begin{equation*} 			f(a)>g(a) 			\qquad 			\text{e} 			\qquad 			f(b) < g(b), 		\end{equation*}

oppure

(15) \begin{equation*} 			f(a)<g(a) 			\qquad 			\text{e} 			\qquad 			f(b) > g(b). 		\end{equation*}

Allora esiste x_0 \in (a,b) tale che

(16) \begin{equation*} 			f(x_0)=g(x_0). 		\end{equation*}

 

In altre parole, se i valori assunti da f e g in a e b sono in rapporti di ordine diverso, esiste almeno una soluzione x_0 dell’equazione f(x)=g(x).

 

Dimostrazione. La funzione h \colon [a,b] \to \mathbb{R} definita da

(17) \begin{equation*} 		h(x)=f(x)-g(x) 		\qquad 		\forall x \in [a,b] 	\end{equation*}

è continua e, per l’ipotesi sull’ordine di f(a),g(a),f(b),g(b), è tale che h(a) e h(b) hanno segno opposto. Il teorema 1 prova quindi l’esistenza di x_0 tale che h(x_0)=0, ovvero la conclusione.

 

Applichiamo questo risultato a un esempio pratico.

 

Esempio 5. Determiniamo il numero di soluzioni dell’equazione nella variabile x

(18) \begin{equation*} 		e^{-x}=x, 	\end{equation*}

fornendone anche eventualmente una stima. Innanzitutto si osserva che la funzione f \colon x \in \mathbb{R} \mapsto e^{-x} \in \mathbb{R} (il cui grafico è rappresentato in rosso in figura 5) è strettamente decrescente, mentre la funzione definita da g \colon x \in \mathbb{R} \mapsto x \in \mathbb{R} (il cui grafico è rappresentato in blu in figura 5) è strettamente crescente, quindi l’equazione (18) possiede al più una soluzione.

   

 

Figura 5: le funzioni f e g (rispettivamente in rosso e blu) dell’esempio 5. L’equazione (18) possiede una soluzione x_0 (in verde) poiché f(0)>g(0) e f(1)<g(1) per il corollario 4. Tale soluzione è unica per la monotonia opposta di f e g.

   

Per stabilire che una soluzione effettivamente esiste, osserviamo che

(19) \begin{equation*} 		f(0)=1 > 0=g(0) 		\qquad 		\text{e} 		\qquad 		f(1)=e^{-1}<1 =g(1), 	\end{equation*}

da cui l’esistenza di x_0 \in (0,1) garantita dal corollario 4.

Si poteva anche procedere utilizzando direttamente il teorema 1, considerando la funzione h \colon [0,1] \to \mathbb{R} definita da

(20) \begin{equation*} 		h(x)= f(x)-g(x) 		= 		e^{-x}-x 		\qquad 		\forall x \in [0,1]. 	\end{equation*}

Risolvere l’equazione (18) è equivalente a determinare gli zeri di h, ossia i numeri reali x tali che h(x)=0. Osserviamo che

(21) \begin{equation*} 		h(0)=e^{0}-0=1>0, 		\qquad 		h(1)=e^{-1}-1<0. 	\end{equation*}

Poiché h è continua, per il teorema di esistenza degli zeri esiste x_0 \in (0,1) tale che h(x_0)=0, cioè tale che

(22) \begin{equation*} 		e^{-x_0}=x_0. 	\end{equation*}

Tale punto è rappresentato in verde in figura 5 e una sua stima è che esso è compreso tra 0 e 1.

 

Riferimenti bibliografici

[1] Qui Si Risolve, Funzioni elementari — Volume 1.

[2] Qui Si Risolve, Funzioni continue.

 

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    11. Flusso di un campo vettoriale
    12. Teorema di Stokes
    13. Teorema della divergenza
    14. Campi solenoidali
    15. Teorema del Dini
  19. Equazioni differenziali lineari e non lineari
    1. Teoria equazioni differenziali lineari e non lineari
    2. Equazioni differenziali lineari e non lineari del primo ordine omogenee
  20. Equazioni differenziali lineari
    1. Del primo ordine non omogenee
    2. Di ordine superiore al primo,a coefficienti costanti,omogenee
    3. Di ordine superiore al primo,a coefficienti costanti,non omogenee
    4. Di Eulero,di Bernoulli,di Clairaut,di Lagrange e di Abel
    5. Non omogenee avente per omogenea associata un’equazione di Eulero
    6. Sistemi di EDO
  21. Equazioni differenziali non lineari
    1. A variabili separabiliO
    2. A secondo membro omogeneo
    3. Del tipo y’=y(ax+by+c)
    4. Del tipo y’=y(ax+by+c)/(a’x+b’y+c’)
    5. Equazioni differenziali esatte
    6. Mancanti delle variabili x e y
    7. Cenni sullo studio di un’assegnata equazione differenziale non lineare
    8. Di Riccati
    9. Cambi di variabile: simmetrie di Lie
  22. Analisi complessa
    1. Fondamenti
    2. Funzioni olomorfe
    3. Integrale di Cauchy e applicazioni
    4. Teorema della curva di Jordan e teorema fondamentale dell’Algebra
    5. Teorema di inversione di Lagrange
    6. Teorema dei Residui
    7. Funzioni meromorfe
    8. Prodotti infiniti e prodotti di Weierstrass
    9. Continuazione analitica e topologia
    10. Teoremi di rigidità di funzioni olomorfe
    11. Trasformata di Mellin
  23. Equazioni alle derivate parziali
    1. Equazioni del primo ordine
    2. Equazioni del secondo ordine lineari
    3. Equazioni non-lineari
    4. Sistemi di PDE
  24. Funzioni speciali
    1. Funzione Gamma di Eulero
    2. Funzioni Beta,Digamma,Trigamma
    3. Integrali ellittici
    4. Funzioni di Bessel
    5. Funzione zeta di Riemann e funzioni L di Dirichlet
    6. Funzione polilogaritmo
    7. Funzioni ipergeometriche
  25. Analisi funzionale
    1. Misura e integrale di Lebesgue
    2. Spazi Lp,teoremi di completezza e compattezza
    3. Spazi di Hilbert,serie e trasformata di Fourier
    4. Teoria e pratica dei polinomi ortogonali
    5. Spazi di Sobolev
  26. Complementi
    1. Curiosità e approfondimenti
    2. Compiti di analisi
    3. Esercizi avanzati analisi
  27. Funzioni Convesse

 
 

Tutti gli esercizi di geometria

In questa sezione vengono raccolti molti altri esercizi che coprono tutti gli argomenti di geometria proposti all’interno del sito con lo scopo di offrire al lettore la possibilità di approfondire e rinforzare le proprie competenze inerenti a tali argomenti.

Strutture algebriche.





 
 

Risorse didattiche aggiuntive per approfondire la matematica

Leggi...

  • Math Stack Exchange – Parte della rete Stack Exchange, questo sito è un forum di domande e risposte specificamente dedicato alla matematica. È una delle piattaforme più popolari per discutere e risolvere problemi matematici di vario livello, dall’elementare all’avanzato.
  • Art of Problem Solving (AoPS) – Questo sito è molto noto tra gli studenti di matematica di livello avanzato e i partecipanti a competizioni matematiche. Offre forum, corsi online, e risorse educative su una vasta gamma di argomenti.
  • MathOverflow – Questo sito è destinato a matematici professionisti e ricercatori. È una piattaforma per domande di ricerca avanzata in matematica. È strettamente legato a Math Stack Exchange ma è orientato a un pubblico con una formazione più avanzata.
  • PlanetMath – Una comunità collaborativa di matematici che crea e cura articoli enciclopedici e altre risorse di matematica. È simile a Wikipedia, ma focalizzata esclusivamente sulla matematica.
  • Wolfram MathWorld – Una delle risorse online più complete per la matematica. Contiene migliaia di articoli su argomenti di matematica, creati e curati da esperti. Sebbene non sia un forum, è una risorsa eccellente per la teoria matematica.
  • The Math Forum – Un sito storico che offre un’ampia gamma di risorse, inclusi forum di discussione, articoli e risorse educative. Sebbene alcune parti del sito siano state integrate con altri servizi, come NCTM, rimane una risorsa preziosa per la comunità educativa.
  • Stack Overflow (sezione matematica) – Sebbene Stack Overflow sia principalmente noto per la programmazione, ci sono anche discussioni rilevanti di matematica applicata, specialmente nel contesto della scienza dei dati, statistica, e algoritmi.
  • Reddit (r/Math) – Un subreddit popolare dove si possono trovare discussioni su una vasta gamma di argomenti matematici. È meno formale rispetto ai siti di domande e risposte come Math Stack Exchange, ma ha una comunità attiva e molte discussioni interessanti.
  • Brilliant.org – Offre corsi interattivi e problemi di matematica e scienza. È particolarmente utile per chi vuole allenare le proprie capacità di problem solving in matematica.
  • Khan Academy – Una risorsa educativa globale con lezioni video, esercizi interattivi e articoli su una vasta gamma di argomenti di matematica, dalla scuola elementare all’università.






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