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Benvenuti alla nostra guida essenziale sul mondo delle funzioni goniometriche e delle loro inverse! Questo articolo è il punto di partenza perfetto per chiunque desideri una comprensione chiara e diretta delle basi della goniometria. Concentrandoci sulle rappresentazioni grafiche e sulle intuizioni visive, ti offriamo una panoramica coinvolgente e facilmente comprensibile delle funzioni seno, coseno, tangente e cotangente, e delle loro controparti inverse. Se stai cercando un approccio semplificato, ma efficace, per navigare attraverso questi concetti fondamentali della matematica, sei nel posto giusto!

 

Sommario

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Questo articolo è una guida concisa sulle definizioni e le proprietà fondamentali delle funzioni goniometriche e delle loro funzioni inverse, che vengono presentate enfatizzando le spiegazioni intuitive e le rappresentazioni grafiche che sostengono la teoria.  

 

Autori e revisori

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Autore: Luigi De Masi.  

Revisori: Valerio Brunetti, Sara Sottile.  

 

Notazioni

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\mathbb{Z}Insieme dei numeri interi relativi;
\mathbb{R}Insieme dei numeri reali;
f \colon A \to BFunzione dall’insieme A all’insieme B;
\operatorname{Im} fImmagine della funzione f;
\lim_{t \to t_0}Limite della funzione f nel punto t_0.

    \[\,\]

    \[\quad\]

 

Introduzione

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Le funzioni goniometriche derivano dalle relazioni tra le misure degli angoli e le lunghezze dei segmenti a essi correlati; la goniometria si dedica infatti allo studio di queste relazioni e alla loro applicazione nella risoluzione di problemi geometrici. Questo testo mira a fornire un riassunto delle definizioni e proprietà di tali funzioni, con un focus sulle spiegazioni grafiche, talvolta tralasciando dimostrazioni formali a favore di intuizioni visive.

Il contenuto è suddiviso in due parti principali:  

  • Nella sezione 1, si introduce la circonferenza goniometrica e la misura in radianti degli angoli e si presentano le funzioni goniometriche seno, coseno, tangente e cotangente. Tali funzioni associano a un arco alcune quantità geometriche a esso associate.
  • Nella sezione 2, osserviamo che opportune restrizioni delle suddette funzioni sono invertibili; le loro inverse, dette arcoseno, arcoseno, arcotangente e arcocotangente, associano alle quantità geometriche sopra definite l’arco da cui esse derivano.

 

Funzioni goniometriche

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La goniometria studia oggetti definiti sulla circonferenza goniometrica, ovvero la circonferenza di centro l’origine e raggio 1 nel piano cartesiano, rappresentata in figura 1.

   

funzioni goniometriche  

Figura 1: circonferenza goniometrica e corrispondenza biunivoca tra archi e angoli al centro.

Dato un numero reale t, l’arco orientato AP(t) è l’arco di lunghezza t ottenuto percorrendo la circonferenza goniometrica dal punto A=(1,0) in senso antiorario se t>0 e orario se t<0. Ciò determina una corrispondenza biunivoca tra la misura dell’arco orientato AP(t) e l’angolo al centro \theta di cui si è ruotato il segmento OA per ottenere il segmento OP(t).

In virtù di tale corrispondenza, un angolo è identificato con la lunghezza orientata dell’arco corrispondente sulla circonferenza goniometrica, che viene detta misura in radianti dell’angolo.

La posizione del punto P(t) sulla circonferenza goniometrica genera altre quantità geometriche, che sono funzioni dell’arco t e sono note come funzioni goniometriche.

   

Funzioni coseno e seno.

   

 

Figura 2: funzioni coseno e seno dell’arco t, pari rispettivamente all’ascissa e all’ordinata del punto P(t) determinato, sulla circonferenza goniometrica, dall’arco t.

   

Consideriamo l’arco t rappresentato in figura 2 e consideriamo il punto P(t) individuato dall’estremo mobile dell’angolo. Le sue coordinate cartesiane definiscono le funzioni coseno e seno di t, cioè

    \[\boxcolorato{analisi}{\begin{cases} \cos t \coloneqq P_x(t) \\[6pt] \sin t \coloneqq P_y(t). \end{cases}}\]

Poiché il triangolo OHP è rettangolo in H e le lunghezze dei segmenti OH e PH sono pari rispettivamente a |\cos t| e |\sin t|, per il teorema di Pitagora si ottiene la relazione fondamentale:

    \[\big(\overline{OH}\big)^2 + \big(\overline{PH}\big)^2 = \big(\overline{OP}\big)^2 = 1\]

da cui

(1)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\cos^2 t + \sin^2 t = 1 \qquad \forall t \in \mathbb{R}.}\end{equation*}

Tale relazione è una scrittura dell’equazione della circonferenza di centro l’origine e raggio unitario.

Le funzioni reali \cos e \sin che a ogni arco t \in \mathbb{R} associano il suo coseno e il suo seno hanno come dominio l’insieme \mathbb{R} dei numeri reali:

    \[\boxcolorato{analisi}{\cos \colon \mathbb{R} \to \mathbb{R},}\]

    \[\boxcolorato{analisi}{\sin \colon \mathbb{R} \to \mathbb{R}.}\]

L’argomento t delle funzioni seno e coseno può essere dunque ogni numero reale; in altri termini risultano ben definiti coseno e seno di qualunque arco sulla circonferenza goniometrica.

Il punto P(t) appartiene alla circonferenza goniometrica, il che implica che le sue coordinate cartesiane appartengono all’intervallo [-1, 1]. Inoltre, per ogni valore x_0 nell’intervallo [-1, 1], esiste un corrispondente t \in \mathbb{R} tale che \cos t = x_0. Un tale t può essere ottenuto dall’intersezione tra circonferenza goniometrica con la retta di equazione x = x_0, come mostrato nella parte sinistra della figura 3. Pertanto, l’immagine della funzione coseno coincide con [-1,1]:

    \[\boxcolorato{analisi}{\operatorname{Im} \cos = [-1,1].}\]

In altre parole, la funzione coseno assume ogni valore tra -1 e 1.

   

funzioni goniometriche  

Figura 3: le immagini della funzione coseno (a sinistra) e della funzione seno (a destra) sono pari a [-1,1].

   

Analogamente, per ogni y_0 \in [-1,1], esiste t \in \mathbb{R} tale che \sin t=y_0, figura 3 a destra. Quindi

    \[\boxcolorato{analisi}{\operatorname{Im} \sin = [-1,1].}\]

Anche la funzione seno assume ogni valore compreso tra -1 e 1. In particolare, il seno e il coseno sono funzioni limitate.

Dato t \in \mathbb{R}, aggiungere multipli interi di 2\pi equivale a compiere giri completi sulla circonferenza goniometrica e tale processo non altera le coordinate del punto P(t). Conseguentemente

    \[\boxcolorato{analisi}{\cos(t + 2k\pi) = \cos t, \quad \sin(t + 2k\pi) = \sin t \qquad \forall t \in \mathbb{R},\,\,\forall k \in \mathbb{Z}.}\]

Le funzioni \cos e \sin sono dunque periodiche di periodo minimo T=2\pi, si veda [3, Definizione 2.53].

I loro grafici sono rappresentati in figura 4.

   

 

Figura 4: grafici delle funzioni \cos e \sin, in cui si nota la loro periodicità.

   

Dai grafici si vede che il coseno è una funzione pari, mentre il seno è una funzione dispari,1 cioè

    \[\boxcolorato{analisi}{\cos(-t) = \cos t \quad \sin(-t) = - \sin t \qquad \forall t \in \mathbb{R}.}\]

Inoltre vale

    \[\boxcolorato{analisi}{\sin(t) = \cos \left (t - \frac{\pi}{2} \right ), \quad \cos(t) = \sin \left (t + \frac{\pi}{2} \right ) \qquad \forall t \in \mathbb{R}.}\]

Come tutte le funzioni periodiche non costanti, si ha che i limiti

(2)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to +\infty} \cos t \quad \text{e} \quad \lim_{t \to +\infty} \sin t \qquad \text{non esistono.}}\end{equation*}

Ciò può essere mostrato rigorosamente mediante la definizione [1, Esercizio 10] oppure utilizzando il teorema ponte [2, Esempio 3.4], che lega limiti di funzioni e limiti di successioni.

   


    \[\]

  1. per approfondimenti sulle simmetrie delle funzioni, si veda [3, sezione 2.3]

Funzione tangente.

Consideriamo la retta di equazione x=1, tangente alla circonferenza goniometrica nel punto A=(1,0). Definiamo la tangente di un arco t l’ordinata dell’intersezione Q(t) tra la retta di equazione x=1 e la retta passante per i punti O e P(t), come illustrato in figura 5

    \[\boxcolorato{analisi}{\tan t \coloneqq Q_y(t).}\]

   

funzioni goniometriche  

Figura 5: funzione tangente di t, definita dall’ordinata del punto Q(t), ottenuto dall’intersezione tra la retta OP(t) e la retta di equazione x=1.

   

Se P(t)=(0,\pm 1), la retta OP(t) coincide con l’asse y, che è parallelo alla retta di equazione x=1, come illustrato in figura 6, e quindi queste due rette non si intersecano. Dunque la tangente non è definita per gli archi

(3)   \begin{equation*} \dots -\frac{5}{2}\pi, \,\, -\frac{3}{2} \pi, \,\, -\frac{\pi}{2}, \,\, \frac{\pi}{2}, \,\, \frac{3}{2}\pi, \,\, \frac{5}{2}\pi, \dots \end{equation*}

ovvero gli archi del tipo \frac{\pi}{2} +k\pi, dove k è un intero relativo.

   

funzioni goniometriche  

Figura 6: se P(t)=(0,\pm 1) le rette OP(t) e x=1 non si intersecano e la tangente non è definita. Ciò corrisponde agli archi \frac{\pi}{2} + k\pi con k intero relativo.

La funzione tangente è la funzione che, a ogni t \in \mathbb{R} \setminus \left \{\frac{\pi}{2} + k\pi \colon k \in \mathbb{Z} \right \}, associa la sua tangente:

    \[\boxcolorato{analisi}{\tan \colon \mathbb{R} \setminus \left \{\frac{\pi}{2} + k\pi \colon k \in \mathbb{Z} \right \} \to \mathbb{R}.}\]

I triangoli rettangoli OHP(t) e OAQ(t) hanno l’angolo in O in comune, dunque i loro 3 angoli sono congruenti e, per il primo criterio di similitudine, tali triangoli sono simili. Da ciò segue

    \[\dfrac{\overline{AQ(t)}}{\overline{OA}} = \dfrac{\overline{HP(t)}}{\overline{OH}}.\]

Quindi

(4)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\tan t = \dfrac{\sin t}{\cos t}.}\end{equation*}

Notiamo che questa espressione è definita solo se \cos t \neq 0: ciò è coerente col dominio della tangente ottenuto sopra e infatti (4) è utilizzabile come definizione della tangente.

Come illustrato in figura 7, ogni punto Q=(1,y_0) sulla retta x=1 può essere ottenuto come intersezione con una retta OP, quindi la tangente assume ogni valore y_0 reale:

    \[\boxcolorato{analisi}{\operatorname{Im} \tan = \mathbb{R}.}\]

   

 

Figura 7: immagine della funzione tangente; ogni y_0 \in \mathbb{R} è ordinata di un punto Q=(1,y_0) sulla retta x=1 e la retta OQ interseca la circonferenza goniometrica in un punto P corrispondente a un arco t.

   

Il grafico della tangente è rappresentato in figura 8.

   

 

Figura 8: grafico della funzione \tan.

   

In quanto rapporto di una funzione dispari e una pari, la tangente è una funzione dispari, cioè

    \[\boxcolorato{analisi}{\tan(-t) = \frac{\sin(-t)}{\cos(-t)} = \frac{- \sin t}{\cos t} = -\tan t.}\]

Come illustrato in figura 9, le rette OP(t) e OP(t+\pi) coincidono, la funzione tangente è periodica di periodo T=\pi:

(5)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{ \tan(t + \pi) = \tan t \qquad \forall t \in \mathbb{R} \setminus \left \{ \frac{\pi}{2} + k\pi \colon k \in \mathbb{Z} \right \}}\end{equation*}

   

 

Figura 9: la tangente è periodica di periodo \pi in quanto le rette OP(t) e OP(t+\pi) coincidono.

   

Come ogni funzione periodica non costante, essa non possiede limite all’infinito:

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to \pm \infty} \tan t \qquad \text{non esiste.}}\]

Dalla definizione e dal grafico è inoltre evidente che

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to \left (-\frac{\pi}{2}\right )^+} \tan t = -\infty,}\]

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to \left (\frac{\pi}{2}\right )^-} \tan t = +\infty.}\]

Come il lettore può facilmente verificare, tali limiti sono validi in ogni punto \frac{\pi}{2}+k\pi con k \in \mathbb{Z}.

Funzione cotangente.

La definizione della cotangente è simile a quella della tangente, ma si riferisce alle intersezioni con la retta orizzontale di equazione y=1. Definiamo la cotangente di un arco t come l’ascissa del punto di intersezione R(t) tra la retta orizzontale y=1 e la retta OP(t), come mostrato nella figura 10.

    \[\boxcolorato{analisi}{\cot t \coloneqq R_x(t)}\]

   

 

Figura 10: funzione cotangente di t, definita dall’ascissa del punto R(t).

   

Se P(t)=(\pm 1,0), allora la retta OP(t) corrisponde all’asse x ed è quindi parallela alla retta di equazione y=1; pertanto tali rette non si intersecano e la cotangente non è dunque definita. Ciò avviene per gli archi di circonferenza

(6)   \begin{equation*} \dots, -2\pi, - \pi, 0, \pi, 2\pi, \dots \end{equation*}

ovvero per gli archi del tipo k\pi con k \in \mathbb{Z}, come mostrato in figura 11.

   

 

Figura 11: se P(t)=(\pm 1,0) le rette OP(t) e y=1 non si intersecano e la cotangente non è definita. Ciò corrisponde agli archi k\pi con k intero relativo.

   

La funzione

    \[\boxcolorato{analisi}{\cot \colon \mathbb{R} \setminus \left \{ k\pi \colon k \in \mathbb{Z} \right \} \to \mathbb{R}}\]

che associa a ogni t \in \mathbb{R} \setminus \left \{  k\pi \colon k \in \mathbb{Z} \right \} la sua cotangente è detta funzione cotangente, il cui grafico è rappresentato in figura 12.

   

 

Figura 12: grafico della funzione \cot.

   

Dato che i triangoli rettangoli OKP(t) e OBR(t) nella figura 10 possiedono l’angolo in O in comune e sono pertanto simili per il primo criterio di similitudine, si ha

    \[\dfrac{\overline{BQ(t)}}{\overline{OB}} = \dfrac{\overline{KP(t)}}{\overline{OK}}.\]

Pertanto

(7)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\cot t = \dfrac{\cos t}{\sin t} = \frac{1}{\tan t}.}\end{equation*}

La relazione (7) implica in particolare che anche la funzione cotangente è dispari, infatti:

(8)   \begin{equation*} %\tcbhighmath[colback=tau, colframe=white]{ \cot(-t) = %} \frac{1}{\tan(-t)} = - \frac{1}{\tan t} = %\tcbhighmath[colback=tau, colframe=white]{ - \cot t %} \end{equation*}

Come illustrato in figura 13, per ogni x_0 \in \mathbb{R} il punto R=(x_0,1) è l’intersezione tra la retta y=1 e una retta OP, dunque anche l’immagine della cotangente è l’insieme \mathbb{R}:

    \[\boxcolorato{analisi}{\operatorname{Im} \cot = \mathbb{R}.}\]

   

 

Figura 13: dato che ogni punto R=(x_0,1) è intersezione della retta y=1 e di una retta OP corrispondente a un arco t, l’immagine della cotangente è \mathbb{R}.

   

Dal grafico della cotangente in figura 12 e dalla definizione, si ha

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to 0^+} \cot t = +\infty,}\]

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to \pi^-} \cot t = -\infty.}\]

I medesimi limiti sono validi per t\to (k\pi)^{\pm} con k \in \mathbb{Z}.

   

 

Figura 14: la cotangente è periodica di periodo \pi dato che le rette OP(t) e OP(t+\pi) coincidono.

   

Rimane valida l’osservazione, mostrata in figura 14, che le rette OP(t) e OP(t+\pi) coincidono, dunque la cotangente è periodica di periodo T=\pi:

    \[\boxcolorato{analisi}{\cot(t+\pi) = \cot(t) \qquad \forall t \in \mathbb{R} \setminus \{k\pi \colon k \in \mathbb{Z}\}.}\]

Essendo periodica e non costante, la funzione cotangente non possiede limite all’infinito:

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{t \to \pm \infty} \cot t \qquad \text{non esiste.}}\]

Si ha infine

    \[\boxcolorato{analisi}{\cot t = \dfrac{\cos t}{\sin t} {=} \dfrac{\sin\left (t+\frac{\pi}{2}\right )}{\cos\left (t-\frac{\pi}{2}\right )} \overset{}{=} \dfrac{-\sin\left (t-\frac{\pi}{2}\right )}{\cos\left (t-\frac{\pi}{2}\right )} = - \tan \left (t- \frac{\pi}{2}\right ),}\]

dove nella prima uguaglianza abbiamo usato (2) e nella terza uguaglianza abbiamo usato che \sin(\tau + \pi)=-\sin \tau.

 

Funzioni trigonometriche inverse

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Se ristrette ad opportuni intervalli, le funzioni goniometriche presentate sopra sono biunivoche, quindi possiedono delle inverse.

Funzione arcocoseno.

Come si vede dalla figura 4, la restrizione della funzione \cos all’intervallo [0,\pi ] è strettamente decrescente e quindi è iniettiva. L’immagine di tale restrizione è [-1,1] e quindi la funzione

(9)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} &f  \colon \left [0,\pi\right ] \to [-1,1] \\ & f(t) = \cos t \end{split} \qquad \text{è invertibile.}}\end{equation*}

Cioè, per ogni x_0 \in [-1,1], esiste un unico t \in \left [0,\pi\right ] tale che \cos t=x_0, come si evince dalla figura 15. Questo t è detto arcocoseno di x_0:

    \[\boxcolorato{analisi}{t = \arccos x_0 = \cos^{-1} x_0. }\]

   

 

Figura 15: l’arcocoseno di un numero reale x_0 \in [-1,1] è l’unico arco t \in \left [0,\pi \right ] tale che \cos t=x_0.

   

La funzione inversa di f, che a ogni x \in [-1,1] associa il suo arcocoseno, è detta appunto funzione arcocoseno:

(10)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} &f^{-1} \colon [-1,1] \to \left [0,\pi\right ] \\ & f^{-1}(x) = \arccos x. \end{split}}\end{equation*}

In altre parole:

l’arcocoseno è l’inversa della funzione f in (10), ossia della restrizione della funzione \cos all’intervallo \left [0,\pi\right ] e il cui codominio è ristretto a [-1,1].

 

Il grafico della funzione \arccos si ottiene invertendo gli assi nella porzione di grafico della funzione \cos nell’intervallo \left [0,\pi\right ], ed è rappresentato in figura 16.

   

 

Figura 16: grafico della funzione \arccos.

   

Rimarchiamo che, per definizione, l’argomento dell’arcocoseno deve essere compreso tra -1 e 1, dunque una scrittura del tipo \arccos 2 è priva di significato (il coseno di nessun arco è 2). Inoltre, l’arcocoseno assume valori compresi tra 0 e \pi; in particolare, la funzione è sempre positiva.

La funzione \arccos è decrescente in quanto inversa di una funzione decrescente; inoltre essa non è periodica, ad esempio perché il suo dominio non è \mathbb{R}, oppure dato che essa è invertibile poiché inversa di un’altra funzione, mentre le funzioni periodiche non sono iniettive.

Funzione arcoseno.

Dalla definizione, la restrizione della funzione \sin all’intervallo \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] è strettamente crescente e quindi è iniettiva. Allo stesso modo in cui si vede che \operatorname{Im}\sin=[-1,1], si mostra anche l’immagine di tale restrizione è [-1,1]. Quindi la funzione

(11)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} &f \colon \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] \to [-1,1] \\ & f(t) = \sin t %\colon t \in \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] \mapsto \sin t \in [-1,1] \end{split} \qquad \text{è invertibile.}}\end{equation*}

In altre parole, dato y_0 \in [-1,1], esiste un unico t \in \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] tale che \sin t=y_0, come mostrato in figura 17. Questo t è detto arcoseno di y_0:

    \[\boxcolorato{analisi}{t = \arcsin y_0 = \sin^{-1} y_0.}\]

   

 

Figura 17: l’arcoseno di un numero reale y_0 compreso tra -1 e 1 è l’unico arco t \in \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] tale che \sin t=y_0.

   

La funzione f^{-1}, che a ogni y \in [-1,1] associa il suo arcoseno, è detta appunto funzione arcoseno:

(12)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} & f^{-1} \colon [-1,1] \to \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] \\ & f^{-1}(y)= \arcsin y. \end{split} }\end{equation*}

In altre parole:

l’arcoseno è l’inversa della funzione f in (11), ossia della restrizione della funzione \sin all’intervallo \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ] e il cui codominio è ristretto a [-1,1].

 

Il suo grafico si ottiene invertendo gli assi nella porzione di grafico della funzione \sin nell’intervallo \left [-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ], ed è rappresentato in figura 18.

   

 

Figura 18: grafico della funzione \arcsin.

   

Anche in questo caso sottolineiamo che, dalla definizione, è chiaro che l’argomento dell’arcoseno deve essere compreso tra -1 e 1 e che i valori assunti dall’arcoseno sono compresi tra -\frac{\pi}{2} e \frac{\pi}{2}.

La funzione \arcsin è dispari, è crescente in quanto inversa di una funzione crescente e non è periodica per gli stessi motivi della funzione \arccos.

Funzione arcotangente.

Come si vede dalla figura 8, la restrizione della funzione \tan all’intervallo \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ) è strettamente crescente e quindi è iniettiva. Abbiamo già visto che l’immagine di tale restrizione è \mathbb{R} e quindi la funzione

(13)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} & f \colon \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ) \to \mathbb{R} \\ & f(t) = \tan t \end{split} \qquad \text{è invertibile.}}\end{equation*}

Cioè, per ogni y_0 \in \mathbb{R}, esiste un unico t \in \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ) tale che \tan t=y_0, come si evince dalla figura 19. Questo t è detto arcotangente di y_0:

    \[\boxcolorato{analisi}{t = \arctan y_0 = \tan^{-1} y_0.}\]

   

 

Figura 19: l’arcotangente di un numero reale y_0 \in \mathbb{R} è l’unico arco di circonferenza t \in \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ) tale che \tan t=y_0.

La funzione f^{-1}, che a ogni x \in \mathbb{R} associa la sua arcotangente, è detta appunto funzione arcotangente:

(14)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} &f^{-1} \colon \mathbb{R} \to \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ) \\ & f^{-1}(y) = \arctan y. \end{split}}\end{equation*}

Si può dire che

l’arcotangente è l’inversa della funzione f in (13), cioè della restrizione della funzione \tan all’intervallo \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ).

   

Il grafico della funzione \arctan si ottiene invertendo gli assi nella porzione di grafico della funzione \tan nell’intervallo \left (-\frac{\pi}{2},\frac{\pi}{2}\right ), ed è rappresentato in figura 20.

   

 

Figura 20: grafico della funzione \arctan.

   

Si può vedere, dai segni della funzione tangente, che

    \[\boxcolorato{analisi}{\arctan y \, \begin{cases} \geq 0		& \text{se } y \in [0,+\infty) \\[6pt] <0			& \text{se } y \in (-\infty,0). \end{cases}}\]

Ciò prova in particolare che la funzione \arctan non è periodica; tale conclusione si poteva ottenere anche in quanto essa è invertibile, poiché è a sua volta inversa di una funzione.

La funzione \arctan è dispari ed è strettamente crescente in quanto inversa di una funzione crescente; inoltre si vede che

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{y \to - \infty} \arctan y = -\frac{\pi}{2},}\]

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{y \to + \infty} \arctan y = \frac{\pi}{2}.}\]

Fissato x>0, i triangoli rettangoli OAQ e RBO in figura 21 sono simili; dunque

(15)   \begin{equation*} \dfrac{\overline{AQ}}{\overline{OA}} = \dfrac{\overline{OB}}{\overline{RB}} \quad \implies \quad \overline{AQ} = \frac{1}{x} \end{equation*}

e, dato che \arctan \left (\overline{AQ} \right ) + \arctan \left ( \overline{BR} \right ) = \frac{\pi}{2}, si ottiene la famosa identità

(16)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\arctan x + \arctan \frac{1}{x} = \frac{\pi}{2} \qquad \forall x >0.}\end{equation*}

   

 

Figura 21: fissato R=(x,1), invertendo gli assi x e y si vede che l’arco BP è l’arcotangente di x. D’altra parte il punto Q, ottenuto dall’intersezione della retta OR con la retta x=1, ha coordinate \left (1,\frac{1}{x} \right ). L’arco AP è dunque l’arcotangente di \frac{1}{x}.

   

In alternativa, (16) può anche essere dimostrata osservando un triangolo rettangolo i cui cateti misurano 1 e x, rappresentato in figura 22:

   

 

Figura 22: nel triangolo rettangolo OAB, \alpha + \beta = \frac{\pi}{2}; inoltre \alpha= \arctan \frac{1}{x} e \beta = \arctan x.

   

Come abbiamo visto in (4), vale

(17)   \begin{gather*} \tan \alpha = \frac{\overline{AB}}{\overline{OA}} = \frac{1}{x} \quad \implies \quad \alpha = \arctan \frac{1}{x}, \\[5pt] \tan \beta = \frac{\overline{OA}}{\overline{AB}} = x \quad \implies \quad \beta = \arctan x. \end{gather*}

Da \alpha + \beta = \frac{\pi}{2}, si giunge a (16). Analogamente si può provare che

    \[\boxcolorato{analisi}{\arctan x + \arctan \frac{1}{x} = -\frac{\pi}{2} \qquad \forall x <0.}\]

Funzione arcocotangente.

Dalla figura 12 è chiaro che la restrizione della funzione \cot all’intervallo \left (0,\pi\right ) è strettamente decrescente e quindi è iniettiva. L’immagine di tale restrizione è \mathbb{R} e quindi la funzione

(18)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} & f \colon  \left (0,\pi\right ) \to \mathbb{R} \\ & f(t) = \cot t \end{split} \qquad \text{è invertibile.}}\end{equation*}

Cioè, per ogni x_0 \in \mathbb{R}, esiste un unico t \in \left (0,\pi\right ) tale che \cot t=x_0, si veda la figura 23. Questo t è detto arcocotangente di x_0:

    \[\boxcolorato{analisi}{t = \operatorname{arccot} x_0 = \cot^{-1} x_0.}\]

   

 

Figura 23: l’arcocotangente di x_0 \in \mathbb{R} è l’unico arco di circonferenza t \in \left (0,\pi\right ) tale che \cot t=x_0.

   

La funzione f^{-1}, che a ogni x \in \mathbb{R} associa la sua arcocotangente è detta funzione arcocotangente:

(19)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\begin{split} & f^{-1} \colon \mathbb{R} \to (0,\pi) \\ & f^{-1}(x) = \operatorname{arccot} x. \end{split}}\end{equation*}

Vale quindi:

l’arcocotangente è l’inversa della funzione f in (18), cioè della restrizione della funzione \cot all’intervallo \left (0,\pi \right ).

 

Il grafico della funzione \operatorname{arccot} si ottiene, come le altre funzioni inverse, invertendo gli assi nella porzione di grafico della funzione \cot nell’intervallo \left (0,\pi\right ), ed è rappresentato in figura 24.

   

 

Figura 24: grafico della funzione \operatorname{arccot}.

   

La funzione \operatorname{arccot} non è periodica per gli stessi motivi della funzione \arctan. Dalla definizione e dal grafico segue

    \[\boxcolorato{analisi}{\operatorname{arccot} x \geq 0 \qquad \forall x \in \mathbb{R}}\]

e inoltre

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{x \to - \infty} \operatorname{arccot} x = \pi,}\]

    \[\boxcolorato{analisi}{\lim_{x \to + \infty} \operatorname{arccot} x = 0.}\]

Dalla figura 25 si ottiene la relazione

(20)   \begin{equation*}\boxcolorato{analisi}{\operatorname{arccot} x = \frac{\pi}{2} -\arctan x \qquad \forall x \in \mathbb{R}.}\end{equation*}

   

 

Figura 25: l’arco AP è l’arcocotangente di x; nella figura a destra, invece, invertendo gli assi x e y, si vede che l’arco BP è l’arcotangente di x. Dato che AB= \frac{\pi}{2}, si ottiene \arctan x + \operatorname{arccot} x = \frac{\pi}{2}.

   

Se x >0, si ha

(21)   \begin{equation*} \frac{1}{x} = \dfrac{1}{\cot \left ( \operatorname{arccot} x \right )} = \tan \left ( \operatorname{arccot} x \right ) \quad \overset{\operatorname{arccot} x \in \left (0, \frac{\pi}{2} \right )}{\implies} \quad \arctan \frac{1}{x} = \operatorname{arccot} x. \end{equation*}

Inserendo in (20), si ottiene un’altra dimostrazione di (16).

 

Riferimenti bibliografici

[1] Qui Si Risolve, Esercizi sulla verifica dei limiti.

[2] Qui Si Risolve, Funzioni continue.

[3] Qui Si Risolve, Funzioni continue.

 

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