Introduzione ai numeri complessi volume 1 (per ingegneria)
I numeri complessi sono di importanza fondamentale per le scienze applicate, nonostante essi traggano la loro origine da problemi e tecniche teoriche.
In questa dispensa introduciamo l’argomento in maniera essenziale, concentrandoci sugli aspetti fondamentali e tralasciando le questioni teoriche più articolate. Ciò garantisce un approccio diretto e veloce per chi desidera entrare in contatto con questo mondo nella maniera più diretta, rimandando al Introduzione ai numeri complessi – Volume 1 (per un corso di matematica o fisica) per una trattazione più dettagliata. Il testo risulta quindi particolarmente indicato per studenti della Scuola secondaria e dei corsi di Laurea in Ingegneria. I temi trattati sono i seguenti:
- Definizione dei numeri complessi e operazioni tra di essi;
- Forma cartesiana, polare ed esponenziale dei numeri complessi e loro relazioni;
- Formule per il calcolo di prodotto, potenze e radici dei numeri complessi in coordinate polari;
- Esponenziale complesso e sue proprietà;
- Teorema fondamentale dell’algebra e sue applicazioni.
Immergiti dunque nella lettura di questa dispensa semplice ma completa sui numeri complessi e scopri le intuizioni soggiacenti e le applicazioni che ne derivano!
Autori e revisori
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Revisori: Valerio Brunetti, Nicola Fusco, Matteo Talluri, Davide La Manna.
Sommario
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Successivamente, nella seconda sezione, ampliamo il nostro studio alla funzione esponenziale applicata ai numeri complessi. Approfondiamo alcune delle sue proprietà fondamentali, che ci permettono di comprendere la rappresentazione esponenziale (o polare) dei numeri complessi.
Nella terza parte vediamo delle applicazioni della teoria sviluppata, in particolare il Teorema Fondamentale dell’Algebra (la cui dimostrazione si trova in appendice) e la formula di Cardano.
Numeri complessi
Introduzione.
Osservazione 1. Grazie a questa definizione di , possiamo riscrivere l’equazione come . È interessante notare che la scelta di come unità immaginaria, anziché , è arbitraria, dato che entrambe rappresentano le radici del polinomio .
Con questi fondamenti, possiamo ora definire i numeri complessi. Nella prossima sezione, dimostreremo, come specificato nella proposizione 3, che questi numeri costituiscono un campo.
Diciamo inoltre che ed sono, rispettivamente, la parte reale e la parte immaginaria del numero complesso .
Prima di tutto, è importante capire che finora non abbiamo introdotto alcuna operazione specifica tra gli elementi del set dei numeri complessi, . Un numero complesso è generalmente rappresentato come
dove e sono numeri reali, e è l’unità immaginaria. È cruciale notare che il simbolo in questa espressione non rappresenta la normale addizione dei numeri reali, poiché non è un numero reale.
Ora, vogliamo definire operazioni di somma e prodotto in . Ad esempio, si possono definire a partire dalle operazioni tra numeri reali riferendosi a parte reale e immaginaria:
(1)
dove le somme e i prodotti tra e sono validi perché sono tutti numeri reali. Successivamente, mostriamo che con queste operazioni, soddisfa le proprietà di un campo matematico.
Dimostrazione. Cominciamo osservando che, insiemisticamente, possiamo identificare come un sottoinsieme di tramite la mappatura
Per dimostrare che è un campo con le operazioni in (1), consideriamo le seguenti proprietà, lasciandone la verifica al lettore:
- Associatività di somma e prodotto:
per ogni .
- Commutatività di somma e prodotto:
per ogni .
- Esistenza dell’elemento neutro per somma e prodotto:
con e , per ogni .
- Esistenza dell’inverso additivo:
per ogni .
- Esistenza dell’inverso moltiplicativo:
per ogni .
- Distributività del prodotto rispetto all’addizione:
per ogni .
La parte più delicata è dimostrare l’esistenza di un inverso moltiplicativo per . Il claim è il seguente: l’inverso moltiplicativo di è
Per dimostrarlo, è sufficiente verificare che il prodotto fa uno:
Per verificare che è un’estensione di campi, basta mostrare che le operazioni di somma e prodotto sui reali sono le restrizioni di \eqref{eq.spc}. Infatti,
e analogamente per il prodotto,
per ogni , completando così la dimostrazione.
In particolare, in si riscontrano le stesse proprietà algebriche di , ma emerge una differenza cruciale riguardo l’ordinamento. Mentre per qualsiasi vale che
in non esiste un ordinamento che sia compatibile con quello di . Per esempio, considerando l’unità immaginaria , se si ipotizzasse
si arriverebbe a un controsenso elevando al quadrato entrambe le disuguaglianze:
Prima di esplorare la rappresentazione cartesiana dei numeri complessi, è utile fare una considerazione sui polinomi a coefficienti reali di secondo grado.
Osservazione 4. Consideriamo il polinomio . Applicando la formula risolutiva delle equazioni di secondo grado, otteniamo
Notiamo che questi valori sono sempre definiti in . Infatti, se il discriminante è negativo, possiamo introdurre l’unità immaginaria per scrivere
Questo mostra come ogni equazione di secondo grado abbia soluzioni nel campo dei numeri complessi.
Questo implica che in , tutte le equazioni di secondo grado sono risolvibili. Tuttavia, per le equazioni di grado superiore, come
non possiamo trarre conclusioni immediate. Nel contesto delle applicazioni, si osserva che in ogni polinomio a coefficienti complessi ha almeno una radice, come dimostrato nel Teorema 25.
Rappresentazione cartesiana.
L’assegnazione di un numero complesso equivale all’assegnazione di una coppia ordinata di numeri reali . Questo stabilisce una corrispondenza biunivoca naturale tra il campo dei numeri complessi e il piano cartesiano :
Di conseguenza, i numeri complessi possono essere rappresentati graficamente su un piano cartesiano, noto come piano complesso o piano di Argand-Gauss. In questo piano, l’asse orizzontale è chiamato asse reale e l’asse verticale asse immaginario.
Tale rappresentazione grafica ci fornisce un modo intuitivo per visualizzare l’operazione di somma tra due numeri complessi. La somma può essere interpretata come la costruzione di un parallelogramma nel piano complesso, in cui i vettori rappresentano i numeri complessi da sommare.
Al contrario, la rappresentazione grafica del prodotto di numeri complessi non trova un corrispettivo diretto nel piano cartesiano se utilizziamo le coordinate cartesiane . Tuttavia, adottando la forma trigonometrica dei numeri complessi, che sarà introdotta in seguito, possiamo visualizzare il prodotto in un sistema di coordinate diverse, ovvero quelle polari.
Nella rappresentazione cartesiana, il coniugato di un numero complesso corrisponde al punto simmetrico di rispetto all’asse reale. Possiamo esprimere le parti reale e immaginaria di con le seguenti relazioni:
(2)
Da queste si deduce che un numero complesso appartiene a se e solo se . Ora esploriamo alcune proprietà dell’operazione di coniugazione dei numeri complessi.
(a) il coniugio è involutivo, ovvero ;
(b) ;
(c) ;
(d) .
Dimostrazione. Sia . Allora, il coniugato di è
e si può facilmente mostrare che
dimostrando così la proprietà (a).
Per un altro numero complesso , consideriamo la somma e il prodotto di e :
dando luogo alle proprietà (b) e (c).
Infine, per il rapporto, utilizzando la proprietà (c) e la tecnica di razionalizzazione, otteniamo
e di conseguenza
completando così la dimostrazione.
Benché, come precedentemente sottolineato, non esista un sistema di ordinamento in che sia coerente con le operazioni algebriche, è possibile determinare la “grandezza” di un numero complesso. Questo si fa misurando la sua distanza dall’origine nel piano cartesiano :
Dalla definizione del modulo di un numero complesso, possiamo osservare che il valore assoluto di , denotato con , pone dei limiti alle sue parti reale e immaginaria. Precisamente, si ha che
e una relazione analoga vale per la parte immaginaria di . Inoltre, il modulo di un numero complesso possiede le seguenti proprietà importanti:
;
e se e solo se ;
;
;
vale la disuguaglianza triangolare, ovvero
(4)
;
se , allora .
Dimostrazione. Le proprietà – derivano direttamente dalla definizione del modulo (3). Per dimostrare la disuguaglianza triangolare, consideriamo prima che
quindi, sviluppando il quadrato di , otteniamo
da cui segue la disuguaglianza triangolare.
Per la proprietà , scriviamo e come
e applicando la disuguaglianza triangolare otteniamo
Portando e al lato sinistro delle disuguaglianze si ha
Infine, per un , è facile verificare che
quindi, scriviamo
e applichiamo la proprietà per concludere la dimostrazione della proprietà .
Rappresentazione trigonometrica.
Ogni punto nel piano cartesiano , escluso l’origine , può essere univocamente descritto tramite il suo modulo e l’angolo che forma con l’asse delle ascisse.
Per determinare questo angolo, possiamo applicare il Teorema di Pitagora, ottenendo le seguenti relazioni:
Dalla relazione del coseno, possiamo calcolare . Tuttavia, è importante considerare la periodicità del coseno, che ha periodo . Pertanto, l’angolo può essere espresso come:
(5)
Questa caratterizzazione si estende anche ai numeri complessi, grazie alla corrispondenza biunivoca tra e . In questo contesto, è utile introdurre il concetto di argomento principale.
Osservazione 10. La scelta di definire come l’unica soluzione dell’equazione che appartiene all’intervallo è completamente arbitraria e può essere sostituita con un qualsiasi intervallo di ampiezza .
Osservazione 11. È possibile definire una funzione che associa ad ogni l’insieme delle (infinitamente molte) soluzioni dell’equazione, come segue:
Per ulteriori dettagli sulle funzioni a valori multipli, l’argomento e il logaritmo complesso, si può fare riferimento all’Appendice (che è comunque opzionale per il resto del documento e per gli esercizi).
(6)
dove è il modulo e l’angolo con l’asse delle ascisse.
È possibile effettuare agevolmente la transizione tra la rappresentazione cartesiana e la rappresentazione trigonometrica (6) utilizzando le seguenti trasformazioni:
con la convenzione .
Inoltre, dati due numeri complessi e in , si può osservare che:
quindi, graficamente, il prodotto di due numeri complessi ha una lunghezza uguale al prodotto dei loro moduli e un angolo uguale alla somma degli angoli di e :
(7)
Osservazione 13. Quanto enunciato precedentemente richiede una piccola precisazione, poiché potrebbe non appartenere all’intervallo . In tal caso, è possibile apportare una semplice traslazione come segue:
per rientrare nell’intervallo . A titolo illustrativo, consideriamo:
applicando (7), otteniamo:
Tuttavia, non rientra nell’intervallo , pertanto applichiamo una traslazione di :
che è sufficiente per concludere l’esempio.
Dimostrazione. Iniziamo considerando il caso ed applichiamo il principio di induzione:
- Caso Base: Utilizziamo la formula (7) con :
- Passo Induttivo: Supponiamo che (8) sia valida per e dimostriamola per . Applicando (7) con , otteniamo:
che conclude la dimostrazione per il principio di induzione.
Il caso è una conseguenza diretta della seguente catena di uguaglianze:
dove abbiamo utilizzato il fatto che il coseno è pari e il seno è dispari. Questo dimostra l’identità:
che conclude la dimostrazione.
Osservazione 15. In generale, se e è un numero complesso arbitrario, allora l’insieme di possibili valori è:
D’altra parte, la formula di de Moivre ci da
che corrisponde ad un solo valore di questo insieme, ovvero quello ottenuto per . Notiamo che nel caso in cui l’esponente non sia un intero, è una funzione a più valori (si veda l’Appendice per maggiori dettagli).
Questo accade anche nel caso di un esponente razionale. Ad esempio, se la formula generalizzata ci dice che vale l’uguaglianza
Tuttavia, è importante ricordarsi che un numero complesso diverso da zero ha due radici, perciò il termine a destra va inteso come
La dimostrazione, almeno nel caso razionale, si può ottenere come diretta conseguenza di De Moivre. Infatti, supponiamo ed osserviamo che
segue immediatamente applicando (8) a elevato alla . A questo punto, se introduciamo il numero complesso
la dimostrazione sarà completa una volta trovate le radici -esime di .
Questo passaggio finale viene spiegato in dettaglio nella sezione successiva, in cui sarà chiarita anche la natura di funzione a più valori” quando l’esponente non è intero (ad esempio, valori se ).
Radici n-esime dei numeri complessi.
Dato , trovare le sue radici -esime equivale a determinare tutte le soluzioni dell’equazione complessa
Se , l’unica soluzione è con molteplicità . Supponiamo dunque e, per semplicità, passiamo alla forma trigonometrica:
con . Possiamo calcolare utilizzando la Formula di De Moivre (8), ottenendo l’identità
A questo punto, l’equazione si può riscrivere come
e questa è del tutto equivalente al sistema di equazioni reali
La prima ha soluzione (radice -esima positiva), mentre la seconda ha esattamente soluzioni distinte nell’intervallo date da
(9)
dove sono scelti in modo tale che e valgono
In particolare, il valore di ed dipende da e assicura che tutti i valori di rimangano nell’intervallo dell’argomento principale, ovvero .
Osservazione 16. L’intervallo per l’argomento principale è scelto in maniera arbitraria, e quindi, quando risolviamo un’equazione, può essere più comodo considerare
per ottenere tutte le soluzioni. Queste soluzioni potrebbero non essere tutte comprese in , ma sono necessariamente contenute in un intervallo di ampiezza .
Tornando alla discussione precedente, abbiamo dimostrato che ci sono esattamente radici -esime distinte di . Queste radici sono date da:
Dove giacciono tutti sulla circonferenza di raggio e ciascuno forma un angolo di con il precedente. Quindi, questi punti rappresentano i vertici di un poligono regolare a lati inscritto nella circonferenza di cui sopra.
Esempio 1. Vogliamo trovare le radici seste dell’unità, cioè risolvere l’equazione complessa:
Per farlo, convertiamo l’equazione nella forma trigonometrica, notando che l’unità ha modulo e argomento zero. Otteniamo:
Di conseguenza, il sistema di equazioni reali equivalente è dato da:
La prima equazione ha una sola soluzione, . La seconda equazione ha esattamente soluzioni nell’intervallo , ovvero:
Queste soluzioni rappresentano i vertici di un esagono inscritto nella circonferenza di raggio unitario, come mostrato in figura:
Esponenziale complesso
Introduzione.
Identità di Eulero e proprietà.
La funzione esponenziale complessa è definita tramite la corrispondente serie di potenze. Per ogni , poniamo
(10)
Questa serie di potenze è centrata in zero e converge assolutamente per ogni , poiché per ogni . Di conseguenza, abbiamo
dove l’ultima uguaglianza segue dal fatto che la serie di potenze reale dell’esponenziale converge assolutamente.
Osservazione 17. Per ulteriori dettagli sulle serie complesse, le serie di potenze e le relative nozioni di convergenza, si rimanda alla Sezione “Esponenziale complesso e identità di Eulero” di Introduzione ai numeri complessi – Volume 1 (per un corso di matematica o fisica).
Dal momento che l’esponenziale è definito tramite serie di potenze, per interpretare correttamente introduciamo una nozione fondamentale:
è la serie , dove
Osservazione 19. Se entrambe le serie convergono assolutamente, allora lo stesso vale anche per la serie definita dal prodotto di Cauchy.
Dimostrazione. Il termine a sinistra è dato da
perciò possiamo sfruttare lo sviluppo binomiale
per riscriverlo come segue:
Per quanto riguarda il termine a destra, invece, abbiamo
perciò per concludere ci basta far vedere che
Tuttavia questo è banale ricordando che il binomiale è definito come
Osservazione 22. La dimostrazione di questo risultato richiede la conoscenza di alcuni risultati sulle serie di Taylor, in particolare che
sono funzioni analitiche su tutto . Si può consultare, ad esempio, Espanzione di Taylor: teoria, esempi ed applicazioni pratiche (Capitolo “Serie di Taylor e funzioni analitiche”) per maggiori dettagli e per la dimostrazione del fatto che seno e coseno sono analitiche e si scrivono come
Per quanto riguarda la dimostrazione della formula (11), si può consultare la Sezione “Esponenziale complesso e identità di Eulero” di Introduzione ai numeri complessi – Volume 1 (per un corso di matematica o fisica).
Per il resto del documento prenderemo la (11) come definizione di esponenziale di un numero puramente immaginario in modo tale che
sia verificata per ogni .
Rappresentazione polare.
Ora siamo pronti a dimostrare che qualsiasi numero complesso non nullo può essere espresso in forma esponenziale.
In particolare, dato diverso da zero abbiamo
Quest’ultima è nota come forma esponenziale di un numero complesso ed è, ovviamente, equivalente a quella trigonometrica.
In virtù dell’identità di Eulero (11), se , con e reali, possiamo riscrivere l’esponenziale come
Questa formula ci consente di verificare facilmente che conserva alcune proprietà già valide per i numeri reali, come ad esempio
Inoltre, se è un numero intero, è semplice osservare che
Tuttavia, se non è un numero intero, il risultato rappresenta una funzione potenza a più valori, che esamineremo dettagliatamente in seguito.
Esempio 2. Dimostriamo per induzione che per ogni vale l’identità
Iniziamo con il caso base . Il termine a destra si esprime facilmente tramite la serie di potenze (10), ovvero
Per il termine a sinistra, abbiamo
dove il prodotto tra serie è inteso in senso di Cauchy. In particolare, i coefficienti della serie sono dati da
come si può verificare facilmente per induzione su . Pertanto,
e questo conclude la dimostrazione del caso base.
Supponiamo ora che l’identità sia verificata per , cioè
Dimostriamola per . Iniziamo osservando che
come conseguenza dell’ipotesi induttiva. Pertanto, è sufficiente verificare che
Usando la serie di potenze (10), il termine a destra è dato da
mentre il termine a sinistra, come nel caso , è dato dal prodotto di Cauchy
Ancora una volta, si può dimostrare per induzione che
e questo conclude la dimostrazione della proprietà per il passo induttivo.
Applicazioni
Introduzione.
Teorema fondamentale dell'algebra.
Un’importante conseguenza della teoria che abbiamo finora esaminato è il teorema fondamentale dell’algebra. Questo teorema afferma che ogni polinomio non costante, definito come:
con coefficienti complessi (), ha almeno una radice nei numeri complessi. In altre parole, esiste un numero complesso tale che:
Osservazione 24. Se il polinomio ha una radice , possiamo applicare il Teorema di Ruffini1 per dividerlo come segue:
dove è un polinomio a coefficienti complessi di grado . Successivamente, possiamo continuare ad applicare iterativamente questo teorema per ottenere:
dove sono le radici di e sono le rispettive molteplicità algebriche che soddisfano la relazione:
In particolare, ogni polinomio a coefficienti complessi ammette esattamente radici (non necessariamente distinte) su e, quindi, ogni polinomio a coefficienti reali ammette al più radici (non necessariamente distinte) su .
La dimostrazione di questo risultato è non immediata e richiede un considerevole sforzo; pertanto, la ometteremo qui e indirizzeremo il lettore interessato all’Appendice, che è completamente opzionale ma offre un’approfondita trattazione dell’argomento.
Un’immediata conseguenza di questo teorema è che ogni polinomio a coefficienti reali di grado dispari deve ammettere almeno una radice reale.
ammette almeno una radice .
Osservazione 27. Sia un polinomio di grado con coefficienti reali. Consideriamo un qualsiasi numero complesso . Effettuando un semplice calcolo, otteniamo:
dal momento che, come precedentemente menzionato, i coefficienti sono reali (e quindi coincidono con ). Di conseguenza, otteniamo:
e ciò implica che se ha una radice complessa , allora il suo coniugato è anch’esso una radice dello stesso polinomio .
Ora siamo pronti per dimostrare il Corollario 26, utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Dimostrazione. Secondo quanto osservato nell’Osservazione 27, le radici di che appartengono a sono in numero pari. Dato che sappiamo che
possiamo dedurre che possono esserci al massimo coppie , che potrebbero non essere tutte distinte. Pertanto, in base al Teorema 25, deve esistere almeno una radice reale.
La formula di Cardano.
La formula di Cardano permette di trovare tutte le soluzioni sul campo dei numeri complessi di equazioni cubiche della forma
(12)
Questa permette di dedurre una formula risolutiva per cubiche qualsiasi dal momento che a partire dall’equazione
(13)
possiamo sempre ridurci ad una della forma (12). In effetti, applicando la trasformazione , otteniamo
perciò non è riduttivo limitarsi a equazioni della forma (12). Poniamo ora
ed andiamo a sostituire in (12), ottenendo
dove abbiamo usato più volte la relazione . Moltiplicando per si arriva da un’equazione di sesto grado:
Dato che l’equazione è quadratica nella variabile , possiamo introdurre ed utilizzare la formula risolutiva per equazioni di secondo grado:
Se , allora è facile verificare che
ed analogamente da si trova ; in particolare, si ottengono le stesse radici e, dunque, senza perdere di generalità consideriamo il caso
Siano ora e le rispettive radici cubiche, ovvero
Dalla teoria dei numeri complessi sviluppata nei paragrafi precedenti, le soluzioni di e sono date da
dove è una radice terza primitiva2 dell’unità, ad esempio
Tuttavia il vincolo che abbiamo scelto all’inizio sul prodotto ci dice che solo tre sono ammissibili, ovvero
Queste si possono facilmente riportare al caso dell’equazione generale (13) sfruttando la trasformazione al contrario, ottenendo
Appendice
Introduzione.
Alcuni cenni su argomento e logaritmo complesso.
Prima di esplorare in dettaglio gli argomenti e i logaritmi complessi, concediamoci una breve digressione sul concetto di funzioni a più valori.
Per maggiori dettagli su si può far riferimento alla Definizione 32.
Osservazione 29. Se sono funzioni a più valori, allora
corrisponde a dire che e coincidono come sottoinsiemi di .
Esempio 3. La radice quadrata definita sui reali non negativi, ovvero
è una funzione a più valori. Infatti, dato positivo e diverso da zero, esiste un reale positivo tale che
In particolare, la radice associa ad ogni reale due valori (uno positivo ed uno negativo) ed associa a zero un unico valore (zero). Le due restrizioni
sono funzioni in senso classico e possono essere prese entrambe (in maniera del tutto arbitraria) come “valore principale” della radice.
Esempio 4. Un esempio di funzione a più valori che abbiamo già incontrato è quello della radice -esima in . In effetti, abbiamo visto che
ammette soluzioni distinte per .
Esempio 5. L’argomento di un numero complesso non nullo è una funzione multivalore. Per comprendere questo concetto, consideriamo l’equazione reale:
Questa equazione ammette infinite soluzioni, rappresentate da:
A differenza della radice -esima, che associa un numero finito di valori al suo codominio, l’argomento di un numero complesso associa infiniti valori al suo codominio. In altre parole:
Dalla molteplicità di valori associati a una funzione complessa a più valori, è possibile selezionare uno di questi valori multipli come “principale” per definire una funzione in senso classico.
Esempio 6. L’argomento principale, che abbiamo precedentemente introdotto, è una funzione in senso classico definita come la soluzione dell’equazione:
Questa definizione corrisponde a scegliere, tra i molti valori possibili di , quello che rientra nell’intervallo . Tuttavia, va notato che questa scelta è arbitraria. Ad esempio, se definiamo
otteniamo una funzione con le stesse proprietà di .
A questo punto possiamo tornare a parlare dell’argomento di un numero complesso e delle proprietà che soddisfa. Dato che
(14)
si può invertire questa formula per ottenere il valore principale come
dove la funzione associa ad ogni numero reale il più grande intero minore o uguale, ovvero è l’unico intero tale che
Studiamo adesso alcune proprietà dell’argomento principale. Abbiamo già osservato in precedenza che la seguente identità non è verificata
dal momento che la somma a destra potrebbe non appartenere a . Per rimediare, si può introdurre il fattore correttivo
(15)
A questo punto, un semplice calcolo mostra che per prodotto e rapporto si ha:
(16)
Esempio 7. Se prendiamo e si vede immediatamente che per ogni il valore principale dell’argomento dell’inverso è dato da
Un’altra proprietà interessante riguarda le potenze. Dato diverso da zero, possiamo verificare per induzione che:
(17)
dove è definito come:
Per quanto riguarda la funzione a più valori , invece, dato che non ci sono vincoli, si comporta come ci si aspetta per prodotto e rapporto:
e queste sono tutte da intendersi come uguaglianze tra insiemi trattandosi di funzioni a più valori. Ne dimostriamo una per fare pratica:
Esempio 8. Dati , vogliamo dimostrare che vale la seguente uguaglianza tra insiemi:
Il termine di destra è immediato da scrivere, infatti si ha:
(18)
mentre per il termine a sinistra utilizziamo la relazione (14) con la formula (16) per ottenere la seguente identità tra insiemi:
È facile vedere che il termine è una traslazione e, dato che varia in tutto , possiamo riscrivere l’insieme sopra come:
(19)
ponendo . Per concludere che gli insiemi (18) e (19) sono uguali, basta osservare che per ogni scelta di possiamo prendere per ottenere l’uguaglianza tra gli elementi degli insiemi.
Quando si ha a che fare con insiemi bisogna fare attenzione perché identità apparentemente banali sono false, ad esempio
(20)
e, più in generale, si può dimostrare che per ogni si ha
(21)
Per fare ulteriormente pratica con la nozione di funzioni a più valori, facciamo vedere (20) e deduciamo poi (21).
Dimostrazione. Iniziamo dimostrando che per ogni diverso da zero. Utilizziamo la definizione per scrivere
e semplifichiamo i termini comuni ottenendo
L’insieme ottenuto non è uguale a perché ogni scelta produce un elemento diverso da zero. In particolare, concludiamo che
e l’inclusione è stretta per ogni .
Per dimostrare (21), iniziamo con il caso base, ovvero . Vogliamo mostrare che per ogni diverso da zero si ha
Il termine a sinistra si scrive come
mentre il termine a destra è dato da
Per verificare che questi due insiemi sono diversi, ci basta trovare un elemento che appartiene a uno ma non all’altro. Ad esempio, si ha
scegliendo ed , ma non appartiene a dato che non c’è nessuna scelta possibile di . In particolare, si può verificare l’inclusione stretta
per ogni diverso da zero. Il caso generico si dimostra esattamente allo stesso modo; il termine a sinistra è dato da
mentre quello a destra da
A questo punto, basta prendere e per avere
ma questo non può appartenere all’insieme dato che non c’è alcun valore di possibile. In particolare, si ha l’inclusione stretta
e questo conclude la dimostrazione.
Logaritmo complesso
Il logaritmo reale è spesso definito come la funzione inversa dell’esponenziale; ovvero, dato , si denota l’unica soluzione dell’equazione
(22)
Se vogliamo fare un discorso analogo in , prendiamo diverso da zero e cerchiamo di risolvere l’equazione complessa
E’ tuttavia immediato verificare che questa equazione ha infinite soluzioni dato che per ogni ed ogni si ha
Se e , allora l’equazione si riscrive come
e questa è equivalente al seguente sistema di equazioni reali:
La prima equazione è esattamente nella forma (22), quindi ha come unica soluzione il logaritmo reale .
Questa è una funzione a più valori (infiniti, per essere precisi) poiché coinvolge l’argomento di . Come valore principale del logaritmo, definiamo
estendendo così il concetto di logaritmo al piano complesso, escludendo l’origine su cui il logaritmo risulta singolare. Inoltre, osserviamo che
mentre se è un numero reale e positivo, allora e la formula sopra si riduce al logaritmo reale dei numeri reali positivi.
Perciò, in termini di , si ha l’identità
Iniziamo notando che per definizione abbiamo , mentre è legittimo domandarsi se la relazione inversa
(24)
sia verificata almeno per qualche valore . Sfruttando le proprietà dell’argomento e scrivendo in forma algebrica come , otteniamo
(25)
e quindi (24) vale se e solo se .
Per quanto riguarda il logaritmo principale di prodotti, rapporti e potenze, dobbiamo introdurre un fattore correttivo. Più precisamente, otteniamo che
dove ed sono definiti come in (15). Queste relazioni dipendono dall’argomento principale.
Esempio 9. In particolare, prendendo e nella seconda identità, otteniamo immediatamente il logaritmo dell’inverso:
Dimostrazione del Teorema Fondamentale dell'Algebra.
Questa sezione ha lo scopo di fornire una dimostrazione di tipo analitico del Teorema 25. Per farlo, cominciamo introducendo alcune nozioni di topologia che si rivelano fondamentali per la comprensione della dimostrazione.
In altre parole, in ci sono tutti i sottoinsiemi formati dagli elementi di .
- l’insieme vuoto e appartengono a ;
- se , allora ;
- se , allora .
Gli elementi di sono chiamati insiemi aperti della topologia mentre, i corrispondenti complementari, insiemi chiusi.
Definire una topologia su un insieme dato può essere complesso, poiché richiede di specificare l’insieme completo degli aperti. Per semplificare questo processo, introduciamo il concetto di “base,” che rende il lavoro significativamente più agevole.
- l’unione di tutti gli elementi di è uguale ad ;
- se , allora per ogni esiste tale che
In questo caso, la topologia generata dalla base è data esattamente dalle unioni degli elementi. In altre parole, è facile verificare che
è una topologia su .
Esempio 10. Consideriamo munito della topologia euclidea standard. Una base per questa topologia è data dall’insieme
Si osserva facilmente che
dimostrando così la proprietà (a). Per quanto concerne la proprietà (b), l’intersezione di due intervalli risulta essere o vuota o un intervallo del tipo . Ciò è sufficiente per affermare che costituisce una base. Inoltre, dato che
segue immediatamente che la topologia generata da coincide con quella euclidea.
- e se e solo se ;
- per ogni ;
- per ogni .
Osservazione 36. Sia un insieme dotato di una distanza . A partire da questa distanza, è possibile costruire una base definita come
dove rappresenta la palla aperta centrata in con raggio , cioè
La topologia generata da è denotata con e viene chiamata topologia indotta dalla distanza .
Esempio 11. La topologia euclidea su , come vista in precedenza, è in realtà la topologia indotta dalla distanza euclidea, definita come
dove denota il valore assoluto. Utilizzando le notazioni dell’esempio precedente, possiamo osservare che si verifica l’uguaglianza
dove è la palla aperta centrata in con raggio e rappresenta l’intervallo aperto tra e .
Siamo ora in possesso di tutti gli strumenti necessari per dimostrare il Teorema 25. Il primo passo consiste nel definire una topologia su . Successivamente, sulla base di questa topologia, introdurremo la nozione di limite nel contesto dei numeri complessi.
Osservazione 37. La funzione definita come il modulo,
costituisce una distanza su , e di conseguenza induce una topologia .
Identificando con , otteniamo che la topologia indotta è la topologia euclidea. In questo contesto, un insieme si definisce aperto se, per ogni , esiste tale che il disco aperto di centro e raggio ,
è contenuto in . Per una funzione a valori complessi e per un punto , definiamo
se, per ogni , esiste tale che
Analogamente al caso reale, definiamo
se, per ogni , esiste tale che
Nel caso in cui non sia limitato (ad esempio, ), consideriamo anche il limite per che tende all’infinito. Scriviamo
se, per ogni , esiste tale che
La definizione di limite uguale ad infinito si estende in modo analogo, ovvero
se, per ogni , esiste tale che implica .
Dimostrazione Teorema 25. Consideriamo un polinomio generico di grado a valori complessi, definito come
Analizziamo il comportamento di per . Raccogliendo il termine di grado massimo, otteniamo
Per la definizione di limite, esiste tale che
(26)
Consideriamo il disco chiuso , che è compatto nella topologia introdotta precedentemente. La restrizione di a ,
è continua. Per il teorema di Weierstrass, esiste , punto di minimo di . Quindi,
Poiché , si ha . Grazie a (26), è un minimo globale. Se , la dimostrazione è completa. Supponiamo e consideriamo lo sviluppo in Taylor di in ,
dove con e . In particolare,
dove il resto è un -piccolo di , soddisfacendo
Per la definizione di limite, esiste tale che
(27)
Scegliendo sufficientemente piccolo e che soddisfi , e tendente a per , abbiamo
e quindi
Questa conclusione è in contraddizione con il fatto che è un punto di minimo globale per , completando così la dimostrazione.
Riferimenti bibliografici
[1] C. Mantegazza, Problemi di Analisi I dal Corso del I Anno alla Scuola Normale Superiore di Pisa, MCM, 2016.
[2] P. Samuel, Algebraic Theory of Numbers, Hermann, 1970.
[3] M.J. Ablowitz, F.S. Athanassios S, Complex Variables: Introduction and Applications, Cambridge University Press, 2003.
[4] W. Rudin, Real and Complex Analysis (3rd edition), McGraw-Hill, 1987.
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