Limiti elementari
Sommario
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La dispensa è pensata per studenti provenienti da licei classici, linguistici o, più in generale, da scuole secondarie di secondo grado dove la matematica non è sempre trattata in modo approfondito. È anche adatta a coloro che non si confrontano con la matematica da tempo e che si accostano nuovamente alla materia. In questa raccolta, anche i passaggi più semplici sono esplicitati, consentendo a chi ha meno esperienza di seguire agevolmente i ragionamenti. La parte introduttiva fornisce un insieme di nozioni essenziali non con l’intento di esporre una teoria formale, ma piuttosto come una lista di concetti chiave da ricordare per affrontare gli esercizi.
La dispensa include 53 esercizi, selezionati per essere risolti principalmente attraverso la semplice sostituzione, permettendo di giungere al risultato con pochi passaggi. La scelta di proporre un numero così ampio di esercizi nasce dalla necessità di offrire un’ampia pratica a chi si avvicina o si riavvicina ai concetti “elementari” del problem solving. Al termine di questa dispensa, lo studente sarà in grado di riprendere con sicurezza i concetti di base, preparandosi così ad affrontare al meglio gli esercizi sulle forme indeterminate.
Per ogni esercizio è fornito un grafico della funzione considerata, accompagnato da un commento che aiuta lo studente a sviluppare un’intuizione visiva del concetto di limite e a comprendere meglio le funzioni e il loro comportamento.
Per una trattazione teorica più dettagliata, si rimanda alla dispensa teorica disponibile al seguente link: teoria sui limiti. Questa raccolta di esercizi è concepita come supporto didattico per i corsi di Analisi Matematica 1, destinati agli studenti dei corsi di laurea in ingegneria, fisica e matematica.
Autori e revisori
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Revisori: Sergio Fiorucci.
Introduzione
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La lettura di questa introduzione potrebbe far sorgere, in un lettore più esperto, dubbi riguardo alcune scelte didattiche adottate, poiché l’approccio potrebbe sembrare una semplice elencazione di nozioni da memorizzare. Tuttavia, questo non è l’intento della dispensa. Il nostro obiettivo principale è riassumere i concetti essenziali necessari per risolvere gli esercizi, basandoci sull’osservazione che, nonostante uno studio attento della teoria, molti studenti continuano a commettere errori fondamentali, come:
In questi casi, è privo di significato chiedersi il valore di tali limiti, poiché il logaritmo non è definito per o
. Un altro errore comune è non ricordarsi che i limiti di seno o coseno per
che tende a infinito non esistono. Inoltre, è frequente che alcuni studenti non ricordino risultati fondamentali come:
In aggiunta, si precisa che i teoremi applicati negli esercizi non verranno richiamati, poiché già trattati e dimostrati nelle dispense citate, in particolare in teoria sui limiti.
Prerequisiti
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- Intorni e punti di accumulazione nella retta reale estesa
- Intorni
- Punti di accumulazione
- Proprietà valide definitivamente
- Limiti
- Definizione e teorema di unicità del limite
- Primi esempi
- Limiti sinistri e destri
i quali possono essere consultati su teoria sui limiti sul sito Qui Si Risolve.
Qui di seguito sono elencati alcuni risultati essenziali che impiegheremo nel corso della dispensa.











(1)
In tal caso si scrive
(2)
Intuitivamente, ha limite
per
se, scegliendo
sufficientemente vicino a
, i valori assunti da
possono essere resi arbitrariamente vicini a
. Si noti che
può anche non appartenere al dominio
di
, e che il limite
non ha alcuna relazione con l’eventuale valore
. Infatti, (1) non pone alcuna condizione su
: essa cioè richiede solo che i valori
assunti nell’intorno
escludendo
appartengano all’intorno
di
. In generale quindi, anche se
, può aversi
, come illustrato nel grafico in alto a sinistra nella figura 1.
Figura 1: illustrazione di : fissato un intorno
(in rosso) di
, deve esistere
intorno di
(indicato in verde) tale che
per ogni
. Nella prima riga riportiamo il caso
, nella seconda riga
e nella terza riga il caso
; nella prima colonna riportiamo i casi
, mentre sulla seconda colonna riportiamo i casi
; non illustriamo i casi
, che però si ottengono riflettendo la colonna di destra rispetto all’asse
.
Caso | ![]() | ![]() | Definizione 1.1 |
---|---|---|---|
1 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
2 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
3 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
4 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
5 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]()
|
6 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
7 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
8 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
9 | ![]() | ![]() |
![]() ![]() ![]() ![]()
|
Tabella 1: versioni della definizione 1.1 distinguendo i vari casi tra e
.>




(3)
esistano e siano finiti. Allora
(4)
Se inoltre , allora si ha
(5)
Risultati analoghi a quelli del teorema 1.2 valgono anche nel caso di limiti infiniti, a volte sotto ipotesi ulteriori, altre volte in condizioni meno restrittive. Introduciamo preliminarmente una notazione con cui indichiamo che una funzione ha limite , ma assumendo definitivamente valori maggiori o minori di
.








(6)
Analogamente, si definisce la notazione .
Siamo ora pronti per trattare l’algebra dei limiti in . Alla destra di ogni risultato, lo scriviamo tra parentesi quadre in una forma sintetica che estende le naturali operazioni tra numeri reali.
Si intende affermare che espressioni come o
sono semplicemente notazioni sintetiche utilizzate per esprimere il risultato di un teorema, e non rappresentano operazioni effettive nel contesto dei numeri reali.




(7)
Sono valide le seguenti proprietà:
- se
e se
, allora
- se
e se
, allora
- se
e se
, allora
- se
e se
, allora
Valgono analoghe proprietà invertendo i segni.
Abbiamo finora studiato le relazioni tra l’operatore di limite e le classiche operazioni algebriche tra funzioni. Un’altra operazione di fondamentale importanza è la composizione tra funzioni. Risulta quindi naturale chiedersi come questa si comporti relativamente all’operatore di limite.
Domanda 1.5. Se e
, si può concludere che
?
La risposta alla precedente domanda è affermativa sotto alcune ipotesi, come illustrato dal prossimo risultato.







(8)
Se almeno una delle seguenti condizioni
-
per ogni
, dove
è un opportuno intorno di
,
-
e
,
è verificata,
allora la composizione ha limite
per
, ovvero si ha
(9)
Date due funzioni , osservando che si può scrivere
(10)
(qualora tali scritture abbiano senso), grazie al teorema sul cambio di variabili si possono studiare le relazioni tra limiti ed elevamento a potenza, come mostra il teorema seguente. In esso, ipotizziamo affinché la potenza
abbia senso, mentre supponiamo
in quanto il caso opposto si ottiene facilmente da
(11)
e dai teoremi sull’algebra dei limiti.




(12)
Osservazione 1.8. Le conclusioni del punto 2 del teorema 1.7 possono essere sintetizzate come delle operazioni in , ovvero con le scritture
Per motivi di praticità, le conclusioni di un teorema possono essere espresse in forma operativa; tuttavia, è cruciale riconoscere che tali espressioni non rappresentano operazioni rigorose nel campo dei numeri reali. Di conseguenza, queste notazioni dovrebbero essere impiegate esclusivamente come strumenti intuitivi e non dovrebbero essere utilizzate nelle soluzioni formali degli esercizi.
Si noti anche che il teorema non afferma nulla sulle “operazioni” nella retta reale estesa
(14)
Tali scritture sono chiamate forme indeterminate e esulano dagli scopi di questa dispensa.
La dimostrazione di tutti i seguenti teoremi e approfondimenti vari possono essere reperite su
- Teoremi sui limiti
- Limiti e limitatezza
- Teoremi di confronto e dei carabinieri
- Limiti e successioni: il teorema ponte
- Limiti di funzioni monotone
- Operazioni con i limiti
- Algebra dei limiti in
- Algebra dei limiti in
- Composizione e cambi di variabile
- Limiti di funzioni inverse
- Limiti e potenze
- Algebra dei limiti in
nell’articolo teoria sui limiti sul sito Qui Si Risolve.
Errori nei limiti e notazioni ambigue
Introduzione.
(15)
Per affrontare questo problema, possiamo applicare un cambio di variabile, ponendo . In questo modo, il limite si trasforma nel seguente:
(16)
Grazie al teorema sul cambio di variabili (vedi teorema 1.6), sappiamo che il limite è uguale a
. La dimostrazione dettagliata di questo fatto si trova nell’esempio 2.1.
Questo approccio esemplifica come dovrebbero essere affrontati i limiti per evitare ambiguità e abusi di notazione, garantendo un rigoroso rispetto delle regole matematiche.
Tuttavia, è interessante notare che, nella pratica, molti studenti e matematici utilizzano, almeno mentalmente, alcune scritture non del tutto rigorose per facilitare il calcolo di limiti simili. Queste notazioni, sebbene non formalmente corrette, aiutano a intuire il comportamento della funzione nelle vicinanze del punto critico. Ecco alcuni esempi di tali scritture:
(17)
e
(18)
Questi passaggi non sono rigorosi dal punto di vista formale, ma risultano utili per un calcolo mentale rapido. Pur consapevoli delle loro limitazioni, è difficile negare l’efficacia di tali notazioni nell’intuizione del comportamento limite di una funzione.
Nell’ambito dell’insegnamento liceale e universitario, capita spesso di vedere applicati passaggi simili a quelli illustrati nei limiti precedenti. Tuttavia, tali approcci possono introdurre errori formali e ambiguità nella notazione. È importante ricordare che i limiti possono essere calcolati direttamente tramite sostituzione solo se la funzione è continua nel punto considerato.
Ad esempio, la funzione non è definita per
. Pertanto, non è matematicamente corretto sostituire semplicemente
nel limite. Inoltre, l’introduzione di notazioni come
non risolve il problema concettuale di fondo, ovvero il fatto che stiamo tentando di calcolare il limite per sostituzione in un punto in cui la funzione non è continua.
Per chiarire ulteriormente questo concetto, riportiamo un estratto tratto dal libro del professore Renato Fiorenza [4]. Nella pagina 178, viene discusso un caso simile con i relativi calcoli e considerazioni.
Si ragiona (mentalmente) come segue:
Per risolvere il limite precedentemente discusso, sono stati applicati il teorema 1.6 e il teorema 1.7. Come evidenziato, l’insegnante ha utilizzato il termine “mentalmente”, sottolineando l’utilità di eseguire una serie di passaggi mentali in determinate circostanze per arrivare rapidamente al risultato, evitando di perdersi in eccessive formalità matematiche.
A tal proposito, riteniamo utile introdurre degli abusi di notazione, che permettono di rendere tali ragionamenti “mentali” più espliciti e trasparenti, in modo che siano accessibili a tutti. La notazione presentata nella osservazione 1.8
costituisce un primo esempio di abuso di notazione, come anche negli esempi (20) e (18).
È fondamentale comprendere che, quando si scrive:
(19)
non si sta eseguendo un vero calcolo di limite, bensì si fa uso di un abuso di notazione. Tale notazione viene impiegata per semplificare il ragionamento, evitando di dover applicare ogni volta la definizione formale di limite come indicato nella tabella 1 o di dover richiamare costantemente il teorema applicato. Si tratta, dunque, di un approccio informale e non rigoroso, che però non deve essere confuso con l’atto di calcolare un limite.
Ci si interroga, dunque, sul significato di questa serie di passaggi:
(20)
Il precedente abuso di notazione può essere interpretato come segue: avvicinandosi da destra verso il valore , cioè considerando un intorno destro sufficientemente piccolo di
, l’espressione
tende a diventare sempre più piccola positivamente. Di conseguenza, l’espressione
, tende a crescere indefinitamente, fino a “esplodere”. Con il termine “esplodere” si intende proprio che, man mano che ci avviciniamo da destra a
, il denominatore diventa sempre più piccolo, e quindi
diventa sempre più grande fino appunto ad “esplodere”, cioè a divergere a
. Questa è l’interpretazione sottesa all’espressione
: avvicinandosi da destra a
, la funzione
si comporta in maniera analoga alla funzione
in un intorno destro di zero, come confermato dai risultati in (15) e (16). Un ragionamento analogo può essere applicato al limite (20) utilizzando il teorema 1.6 e sviluppando una giustificazione simile a quella precedente.
Autori di spicco come Marco Bramanti, Carlo D. Pagani e Sandro Salsa adottano notazioni simili a quella discussa. Tali notazioni possono essere trovate, ad esempio, a pagina 99 di [3]. Per completezza, riportiamo qui di seguito alcuni estratti significativi:
Quando utilizziamo l’espressione , non stiamo suggerendo che si tratti di una divisione di un numero per zero, ma piuttosto di una divisione per una quantità che tende a zero. È cruciale considerare anche il segno di tale quantità. Per semplificare questa idea, si può introdurre la convenzione che
(con il segno
come indice in alto) rappresenti una quantità che tende a
rispettivamente da destra (
) o da sinistra (
). Questa notazione è particolarmente utile per rendere più agevole la scrittura durante i calcoli, soprattutto quando si tratta di limiti calcolati a mente.
Per esempio, quando ci riferiamo ad espressioni del tipo , non intendiamo il quoziente dei limiti di
e
separatamente, ma piuttosto il limite del quoziente della funzione
, valutata nel punto
che tende a zero da destra, ossia
. Formalmente, possiamo esprimere questo concetto come:
Questo sottolinea che stiamo considerando il comportamento della funzione mentre
si avvicina a zero da destra, e non stiamo calcolando separatamente i limiti di
e
. Tale distinzione è fondamentale per una corretta interpretazione e applicazione dei limiti.
È essenziale comprendere che questa notazione riflette la nostra intenzione di analizzare il comportamento della funzione mentre
si avvicina a zero, e non semplicemente calcolare separatamente i limiti di
e
. Questo concetto può sembrare implicito, ma diventa una parte naturale del nostro ragionamento una volta che si ha piena padronanza della teoria sui limiti.
Tutti gli abusi di notazione utilizzati e le loro interpretazioni verranno ulteriormente approfonditi nelle sezioni successive, dove esamineremo questi concetti in modo più accademico, presentando i risultati anche come formule matematiche dopo una spiegazione verbale dettagliata.
Tutti gli abusi di notazione usati e le loro interpretazioni verranno presentate nelle sezioni che seguono. Le precedenti notazioni prendono il nome di l’aritmetizzazione parziale del simbolo di infinito. Quindi, l’aritmetizzazione parziale dell’infinito permette di trattare l’infinito come un’entità su cui si possono fare alcune operazioni, ma con delle restrizioni per preservare la coerenza matematica.
Esempi.
Esempio 2.1. Verificare che
Dimostrazione. Dimostriamo che usando la definizione formale per
e
, seguendo il caso 3 della tabella 1. Si ha:
Consideriamo un . Dobbiamo trovare
tale che:
Sappiamo che è equivalente a:
Scegliamo quindi . Allora, se
, abbiamo:
Questo dimostra che:
Di seguito, presentiamo la proposizione 2.2 e l’esempio 2.3, che applica questa proposizione alla funzione , dimostrando che il limite in
non esiste poiché i limiti destro e sinistro sono diversi.




-
;
-
.
Esempio 2.3. La funzione definita da
(21)
non ha limite per . Infatti, come dimostrato precedentemente, sappiamo che
Il limite
si dimostra in modo analogo al precedente.
Poiché i limiti destro e sinistro in esistono ma sono diversi, per la proposizione 2.2 il limite di
in
non esiste.
Cosa sono i limiti elementari?
Introduzione.
Caratteristiche dei limiti elementari.
- Facilità di calcolo: i limiti elementari sono calcolabili direttamente applicando regole fondamentali di limiti, senza necessità di algebra avanzata o calcolo di forme indeterminate.
- Nessuna forma Indeterminata: non presentano forme indeterminate come
,
, ecc..
- Regole fondamentali: si basano su regole semplici come il limite di una funzione costante, la linearità dei limiti, e il limite di funzioni polinomiali e razionali in punti non problematici.
Dunque, è sufficiente passare al limite, eseguire il calcolo, e il gioco è fatto. Si tratta semplicemente di applicare le proprietà delle funzioni, come descritto nella teoria sulle funzioni, nelle funzioni trigonometriche e iperboliche, e nelle funzioni algebriche, esponenziali e logaritmiche.
Introduzione alle notazioni degli infiniti
Introduzione.
Consideriamo, ad esempio, espressioni come o
per
. Queste scritture possono sembrare controintuitive all’inizio, dato che l’infinito non è un numero nel senso tradizionale. Tuttavia, adottare queste notazioni permette agli studenti di affrontare e risolvere problemi di limiti in maniera più intuitiva e diretta, senza dover passare ogni volta attraverso formalismi complessi.
L’uso di queste notazioni è particolarmente utile quando si lavora con limiti che coinvolgono quantità infinitamente grandi o infinitamente piccole. Per esempio, è spesso conveniente trattare come una quantità che può essere manipolata algebricamente, pur sapendo che in un contesto rigoroso tali operazioni non sono ben definite senza un’adeguata teoria di supporto, come quella degli iperreali o la teoria delle distribuzioni.
- Somma di infiniti:
e
.
- Somma di infinito e costante:
e
per ogni numero finito
.
- Moltiplicazione di infinito per un numero positivo o negativo:
se
oppure
se
. Analogamente,
se
oppure
se
.
Questi abusi di notazioni permettono di semplificare notevolmente la risoluzione dei limiti, aiutando a concentrarsi sulla struttura fondamentale del problema piuttosto che perdersi in dettagli tecnici.
È importante sottolineare che non è un numero grande, ma piuttosto un concetto che rappresenta una crescita illimitata. In altre parole,
non è un valore numerico che si può manipolare come un numero ordinario; non è un punto fisso nella retta dei numeri reali, ma indica un’infinità che continua a crescere senza alcun limite. Questa distinzione è cruciale per evitare fraintendimenti, specialmente quando si utilizzano notazioni come
o
(per
).
Queste espressioni non implicano che sia un numero finito, ma riflettono piuttosto la proprietà che, quando una quantità cresce senza limiti, l’aggiunta o la moltiplicazione di una quantità finita non ne altera la crescita illimitata.
Funzione y=k/x.



Figura 2: grafico della funzione per diversi valori di
.
In termini di monotonia, la funzione si comporta diversamente a seconda del segno di .
Per
, la funzione è sempre strettamente decrescente sia per
sia per
.
Al contrario, per
, la funzione è sempre strettamente crescente sia per
sia per
.
Dal grafico rappresento in figura 2 si può osservare che
e
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Dimostrazione del limite.
Se , vogliamo dimostrare che
.
Sia . Dobbiamo trovare un
tale che per ogni
, si abbia
.
Quindi, possiamo scegliere . Per questa scelta di
, se
, allora
, come richiesto.
Pertanto, per ogni , esiste
tale che
per
. Questo dimostra che
per
.
Dimostrazione del limite.

Ora consideriamo il limite .
Sia . Dobbiamo dimostrare che per ogni
esiste un
tale che per
, si ha che
.
Quindi, possiamo scegliere . Per questa scelta di
, se
, allora
.
Pertanto, per ogni , esiste
tale che
per
. Questo dimostra che
indipendentemente dal segno di .
Per gli altri limiti si procede analogamente come i precedenti utilizzando le notazioni appropriate della tabella 1.
Funzione.



Figura 3: grafico della funzione per diversi valori di
.
In termini di monotonia, la funzione esponenziale si comporta diversamente a seconda del valore di
:
- per
, la funzione è strettamente crescente per ogni
;
- per
, la funzione è strettamente decrescente per ogni
.
Dal grafico rappresentato in figura 3 si può osservare che:
e
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Caso.

Vogliamo dimostrare che .
Sia . Dobbiamo trovare un
tale che per ogni
, si abbia
, ovvero:
Prendendo il logaritmo naturale di entrambi i membri, otteniamo:
Dividendo per , che è positivo dato che
, otteniamo:
Si noti che è un numero negativo che diventa sempre più grande (in valore assoluto) quanto più
è prossimo a
.
Quindi, possiamo scegliere . Per questa scelta di
, se
, allora
, come richiesto.
Pertanto, per ogni , esiste
tale che
per
. Questo dimostra che:
Caso
In questo caso, utilizziamo la definizione della tabella 1, caso 6.
Vogliamo dimostrare che .
Sia . Dobbiamo trovare un
tale che per ogni
, si abbia
.
Consideriamo che , con
. Quindi,
. Vogliamo dimostrare che
, ovvero:
Dividendo per , che è negativo, otteniamo:
Quindi, possiamo scegliere . Per questa scelta di
, se
, allora
, come richiesto.
Pertanto, per ogni , esiste
tale che
per
. Questo dimostra che:
Per gli altri limiti si procede analogamente come i precedenti utilizzando le notazioni appropriate della tabella 1.
Funzione
, con
e 
Introduzione.




Figura 4: grafico della funzione per diversi valori di
.
In termini di monotonia, la funzione logaritmica si comporta diversamente a seconda del valore di
:
- per
, la funzione è strettamente crescente per ogni
.
- per
, la funzione è strettamente decrescente per ogni
.
Dal grafico rappresentato in figura 4 si può osservare che:
e
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Si noti che calcolare il limite per e
non ha senso, poiché la funzione logaritmo non è definita per
.
Dimostrazione del limite.

In questo caso, utilizziamo la definizione della tabella 1, caso 2.
Vogliamo dimostrare che .
Sia . Dobbiamo trovare un
tale che per ogni
, si abbia
.
Riscrivendo questa disuguaglianza in termini esponenziali, otteniamo:
Si noti che per ,
è positivo e prossimo a 0.
Quindi, possiamo scegliere . Per questa scelta di
, se
, allora
.
Pertanto, per ogni , esiste
tale che
per
. Questo dimostra che:
Caso 2:
In questo caso, utilizziamo la definizione della tabella 1, caso 3.
Vogliamo dimostrare che .
Sia . Dobbiamo trovare un
tale che per ogni
, si abbia
.
Riscrivendo questa disuguaglianza in termini esponenziali, otteniamo:
Si noti che se , allora per
si ha che
è positivo e prossimo a 0.
Quindi, possiamo scegliere . Per questa scelta di
, se
, allora
.
Pertanto, per ogni , esiste
tale che
per
. Questo dimostra che:
Per gli altri limiti si procede analogamente ai precedenti, utilizzando le notazioni appropriate riportate nella tabella 1.
Osservazione 5.1. Spesso gli studenti sono portati a commettere i seguenti errori:
È importante sottolineare che tali espressioni non hanno senso, poiché il logaritmo naturale è definito solo per .
Funzione 
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Figura 5: grafico della funzione .
La funzione radice è definita solo per
quando
è un numero naturale. Pertanto, non ha senso considerare limiti per
o
, poiché la funzione non è definita per
.
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite, come nei precedenti esercizi.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
Dunque, dalla precedente notazione, si ha
Funzioni.
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Figura 6: grafico delle funzioni e
.
In termini di comportamento asintotico, i limiti delle funzioni seno e coseno per che tende a
e
non esistono.
Questi fatti possono essere dimostrati grazie al teorema Ponte.
I limiti delle funzioni seno e coseno per possono essere quindi riassunti come segue:
e
Funzione 
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Figura 7: grafico della funzione con asintoti verticali
.
In termini di comportamento asintotico, la funzione tangente presenta asintoti verticali nelle posizioni , con
.
Dal grafico rappresentato in figura 7 si può osservare che:
e
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Funzione 
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Figura 8: grafico della funzione con asintoti verticali in corrispondenza di
.
In termini di comportamento asintotico, la funzione cotangente presenta asintoti verticali nelle posizioni , con
.
Dal grafico rappresentato in figura 8 si può osservare che:
e
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Nella tabella 1 riepiloghiamo i limiti visti nei precedenti esempi, insieme ad altri limiti di alcune funzioni elementari di base, le cui dimostrazioni possono essere reperite in [].
Funzione 
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Figura 9: grafico della funzione con asintoti orizzontali
e
.
In termini di monotonia, la funzione arctangente è strettamente crescente su tutto
e ha come asintoti orizzontali le rette
e
.
Dal grafico rappresentato in figura 9 si può osservare che:
e
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Funzione 
Leggi...


Figura 10: grafico della funzione con asintoti orizzontali
e
.
In termini di monotonia, la funzione arcocotangente è strettamente decrescente su tutto
e ha come asintoti orizzontali le rette
e
.
Dal grafico rappresentato in figura 10 si può osservare che:
e
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Funzione 
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Funzione 
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La funzione inversa del coseno è definita solo sull’intervallo
. Pertanto, non ci sono punti da indagare al di fuori di questo intervallo, e non ha senso considerare limiti per
o
, in quanto la funzione non è definita per tali valori.
Funzione 
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Figura 11: grafico della funzione .
In termini di monotonia, la funzione seno iperbolico è strettamente crescente su tutto
e non ha asintoti di alcun genere.
Dal grafico rappresentato in figura 11 si può osservare che:
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Funzione 
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Figura 12: grafico della funzione .
In termini di monotonia, la funzione coseno iperbolico è strettamente crescente per
e strettamente decrescente per
. Il coseno iperbolico non ha asintoti di alcun genere, ma ha un minimo globale nel punto
, dove
.
Dal grafico rappresentato in figura 12 si può osservare che:
e
Il fatto che i due limiti sono uguali era deducibile anche dal fatto che la funzione è pari.
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale definire le seguenti notazioni:
e
Funzione 
Leggi...


Figura 13: grafico della funzione con gli asintoti
e
.
In termini di monotonia, la funzione tangente iperbolica è strettamente crescente su tutto
e ha come asintoti orizzontali le rette
e
.
Dal grafico rappresentato in figura 13 si può osservare che:
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale introdurre le seguenti notazioni:
e
Funzione 
Leggi...


Figura 14: grafico della funzione .
In termini di monotonia, la funzione inversa del seno iperbolico è strettamente crescente su tutto
, e non presenta asintoti di alcune genere.
Dal grafico rappresentato in figura 14 si può osservare che:
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale introdurre le seguenti notazioni:
e
Funzione 
Leggi...
Figura 15: grafico della funzione inversa del coseno iperbolico .
In termini di monotonia, la funzione inversa del coseno iperbolico è strettamente crescente per
, e non presenta asintoti di alcune genere.
Dal grafico rappresentato in figura 15 si può osservare che:
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale introdurre le seguenti notazioni:
Inoltre, si osservi che
Funzione 
Leggi...
Figura 16: grafico della funzione con gli asintoti
e
.
In termini di monotonia, la funzione inversa della tangente iperbolica è strettamente crescente su tutto l’intervallo
, e ha asintoti verticali alle rette
e
.
Dal grafico rappresentato in figura 16 si può osservare che:
e
I precedenti fatti possono essere dimostrati applicando la definizione di limite.
Procedendo come nell’osservazione 1.8, viene naturale introdurre le seguenti notazioni:
e
Tabelle dei limiti notevoli e delle notazioni utilizzate
Leggi...
Funzione | Estremo sinistro | Interno | Estremo destro |
---|---|---|---|
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![]() ![]() | Se ![]() ![]() | ![]() | |
![]() ![]() | Non esiste | ![]() | Non esiste |
![]() ![]() | Non esiste | ![]() | Non esiste |
![]() ![]() | ![]() | ![]() | ![]() |
se ![]() ![]() | ![]() | ![]() | ![]() |
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Tabella 2: limiti degli esempi precedenti e in [8].
Prima colonna | Seconda colonna | Terza colonna |
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