Benvenuti nella nostra guida al calcolo dei limiti in due variabili!
Il calcolo dei limiti di funzioni di due o più variabili può inizialmente risultare ostico in quanto lo spazio in cui si opera è molto più “ampio” della retta reale. Infatti, mentre se essenzialmente ci si può “avvicinare” a
solo “da sinistra” o “da destra”, se invece
, è possibile immaginare numerosi “percorsi” su cui
possa avvicinarsi a tale punto. Ciò sicuramente pone maggiori difficoltà nel calcolo dei limiti.
In questo articolo offriamo al lettore alcune tecniche risolutive per superare questa difficoltà iniziale: vedremo che, se vogliamo dimostrare che un determinato limite non esiste, è sufficiente determinare due curve passanti per lungo cui i limiti assunti dalla funzione in esame siano diversi. Invece, se desideriamo dimostrare che un limite esiste, occorre far leva su tecniche più “globali”, come disuguaglianze, sviluppi di Taylor, o le coordinate polari.
Ciascuna di queste tecniche è spiegata in generale e illustrata da numerosi esempi pratici, che mettono in luce i pregi e le debolezze di ciascuna di esse, così che il lettore possa formarsi un giudizio critico e la necessaria esperienza per capire quale strategia sia più conveniente utilizzare.
Oltre alla raccolta di Esercizi sui limiti in più variabili, segnaliamo il materiale di teoria sulle funzioni in più variabili e le seguenti raccolte di esercizi su argomenti correlati:
- Esercizi su punti stazionari con determinante hessiano nullo;
- Guida ai massimi e minimi per funzioni in più variabili;
- Esercizi su massimi e minimi liberi per funzioni in più variabili.
Buona lettura!
Sommario
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Autori e revisori
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Brevi richiami di teoria
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con a. Allora diremo che
cioè che il limite di per
che tende a
è
, se
-
è la palla di raggio
e centro
. ↩
In altri termini, diciamo che il limite di per
che tende a
è
se, fissato un intorno di
, riusciamo a trovare un intorno di
tale che tutti i punti di questo intorno abbiano immagine nell’intorno di
. Detto ancora più informalmente, se possiamo sempre trovare punti vicini a
che hanno immagine arbitrariamente vicina a
.
Esattamente come nel caso di funzioni di una variabile, la definizione di limite spesso non è sufficiente per risolvere agevolmente gli esercizi, per questo introduciamo alcune tecniche standard.
Se dobbiamo dimostrare che non esiste
ci appoggiamo al teorema di unicità del limite su ogni restrizione del dominio, il quale afferma che se il limite esistesse, questo non dovrebbe dipendere dal modo in cui mi avvicino al punto , ma deve essere lo stesso per ogni restrizione del dominio della funzione.
Calcolo dei limiti in due variabili
Come dimostrare che un limite non esiste.
allora per ogni (il punto
è di accumulazione anche per
) si deve avere
dove per si intende la restrizione di
su
.
Per dimostrare che il limite non esiste, è quindi sufficiente trovare due restrizioni del dominio su cui i limiti risultano diversi.
Svolgimento. Sia tale che
Cerchiamo due restrizioni del dominio per cui otteniamo due limiti diversi. La prima restrizione è la retta
. Osserviamo che
, e quindi il limite tende a zero.
Similmente, anche per la restrizione
restituisce lo stesso risultato.
Restringiamo
sulla retta di equazione
(
), ottenendo
da cui
Si osservi che quanto ottenuto ci porta solo a dedurre che il limite potrebbe tendere a zero. Spesso è utile provare tramite un’opportuna restrizione a rendere il grado del numeratore e del denominatore della funzione uguali. A tal proposito proviamo la restrizione
, ottenendo
da cui si conclude che il limite non esiste perché non risulta verificato il teorema di unicità del limite.
Svolgimento. Sia tale che
Proviamo le ovvie restrizioni ,
o la generica retta
e osserviamo che (1) converge a
. Proviamo ad uguagliare i gradi di
e
al denominatore con la sostituzione
o detto in altri termini
per
da cui ricaviamo
.
Sostituendo in abbiamo
e l’ultima quantità tende a quando
, contraddicendo l’unicità del limite al variare delle restrizioni del dominio e dunque dimostrando che il limite non può esistere.
Svolgimento. Sia tale che
Proviamo la restrizione con
, ottenendo
per cui (2) diventa
Come seconda restrizione scegliamo una curva di equazione , ottenendo
Per il limite (2) diventa
Osserviamo ora che con due restrizioni differenti, il limite ci dà due risultati diversi e questa è una violazione del teorema di unicità del limite, pertanto concludiamo che (2) non esiste.
Disuguaglianze notevoli.
Un’altra disuguaglianza fondamentale è la disuguaglianza triangolare
e disuguaglianza triangolare inversa:
Di seguito mostriamo un’altra disuguaglianza elementare di fondamentale importanza per la risoluzione degli esercizi:
in altri termini dato che sommare al denominatore fa diventare
, togliere
al denominatore fa diventare la frazione più grande.
Un’altra disuguaglianza trigonometrica particolare, che si può verificare con gli strumenti di Analisi-1 (derivata per la ricerca dei massimi e minimi) è la seguente:
Vediamo come essa possa anche essere dimostrata per via puramente algebrica. Per qualunque possiamo porre
avendo
. Per il Teorema di Pitagora si ha allora
ed è sufficiente provare
che è ovvia per completamento del quadrato, in quanto equivalente a .
Per lo stesso principio, per qualunque e qualunque
si ha
Calcolo di un limite in due variabili.
1) Eseguire un cambio di variabile che trasforma il limite in due variabili in un limite di una variabile e risolvere quest’ultimo.
Svolgimento. Operiamo il cambio di coordinate , ottenendo
da cui
Spesso può tornare utile usare gli sviluppi di Taylor, come ad esempio negli esempi 5 e 6.
Svolgimento. Sia tale che
Si osserva che
dunque (3) diventa
Si conclude che
Svolgimento. Sia tale che
Si osserva che
dunque (4) diventa
Si conclude che
2) Usare disuguaglianze notevoli; le più comuni sono la disuguaglianza di Young, la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz e la disuguaglianza tra media aritmetica e media geometrica. Posto che siano numeri reali non negativi e
siano numeri reali maggiori di
per cui risulta
, si ha
In particolare prendendo si ha
Questo metodo è estremamente utile per dimostrare che il limite sia . Infatti più formalmente abbiamo:
Osservazione. Il modulo di una funzione tende a zero se e soltanto se la funzione stessa tende a zero. Proponiamo un’applicazione del teorema 2.
Svolgimento. Sia tale che
Osserviamo che
(5)
Passando al limite per , (5) diventa
Si conclude per il teorema 2 che
Svolgimento. Sia tale che
Proviamo le ovvie restrizioni ,
o la generica retta
e osserviamo che (6) converge a
. Proviamo ad utilizzare la disuguaglianza di Young, con
e
. Abbiamo dunque
e applicando la diseguaglianza triangolare si ha
Per concludere osserviamo che
da cui
Utilizzando il Teorema dei Carabinieri abbiamo quindi dimostrato che
Dunque concludiamo che
Svolgimento. Sia tale che
Proviamo la restrizione ottenendo
per cui (7) diventa
L’esperienza ci insegna che molto probabilmente (7) converge a zero, dunque proviamo a dimostrarlo.
Prima di tutto si vuole far osservare che
perchè .
Inoltre, notiamo che
perché .
Quindi
da cui
Pertanto concludiamo che
Calcolo dei limiti applicando le coordinate polari.
e calcolo del limite (di una sola variabile) per . Se questo ultimo limite esiste e non dipende da
( si dice che il limite è uniforme in
) si può concludere.
In genere si usa questo metodo quando al denominatore abbiamo
che dopo il cambio di coordinate si semplifica e diventa
(poiché
). Di seguito quanto appena detto scritto in modo formale.
Se
e
allora si ha
Altresì se
e
allora si ha
Proponiamo un’applicazione del teorema 3.
Svolgimento. Sia tale che
Posto
la funzione diventa
Osserviamo che:
inoltre per disuguaglianza triangolare e per il fatto che coseno e seno in modulo sono minori o uguali di abbiamo:
dove
Si conclude per il teorema 3 che
Svolgimento. Sia tale che
Proviamo la semplice restrizione ottenendo
da cui
Ora proviamo la restrizione ottenendo
da cui
Abbiamo ottenuto, con entrambe le restrizioni, il risultato è zero e questo ci fa pensare che effettivamente (8) possa convergere a zero. Proviamo a dimostrare quanto detto.
Possiamo notare che ha discriminante negativo ed assume valori positivi per ogni
. Poiché
abbiamo
Effettuando il passaggio in coordinate polari ne deduciamo
e ciò comporta che il limite cercato è .
Dunque concludiamo che
Svolgimento. Sia tale che
Provando le restrizioni ,
o la generica retta
, si nota che (9) converge a
. Proviamo a dimostrare che (9) converge a
passando in coordinate polari1; la funzione
diventa
Ricordandoci che e
in modulo sono minori di uno (e dunque anche le loro potenze), abbiamo
e mettendo a fattor comune al numeratore e
al denominatore, abbiamo
(10)
Sia tale che
, vogliamo calcolare il minimo di
per poter trovare una minorazione.
Deriviamo
Si osserva che ha periodo
e che è negativa ad esempio nell’intervallo\
, e dunque
(11)
dove la prima disuguaglianza viene dalle considerazioni precedenti, mentre la seconda disuguaglianza viene dal fatto che
Per il numeratore banalmente vale quanto segue
(12)
essendo .
Tornando a (10) e tenendo conto di (11) e (12) si ha
dove
Concludiamo che
-
Coordinate polari
Alcuni esercizi risolti
Svolgimento.
Osserviamo che
dove
quindi
Si conclude che
Svolgimento.
Svolgimento.
Proviamo la restrizione con
ottenendo
e (15) diventa
Proviamo la restrizione con
ottenendo
da cui (15) diventa
Come si può notare il valore di (15) varia al variare delle restrizioni considerate e violando così il teorema di unicità del limite. Pertanto si conclude che il limite non esiste.
Svolgimento.
Svolgimento.
Proviamo la restrizione su
, ottenendo
per cui (17) diventa
Ora proviamo la restrizione avendo cos\'{i}
e (17) diventa
Proviamo a dimostrare che (17) converge a zero passando in coordinate polari4.
Dunque si ha
Osserviamo che
e che5
quindi
Dal momento che
allora anche (17) converge a zero per il teorema del Confronto, cioè
Svolgimento.
Svolgimento.
Si osserva che
e dunque (19) diventa
(20)
Sia tale che
Proviamo la restrizione ottenendo
da cui risulta che (20) converge a .
Proviamo ora la restrizione ottenendo
da cui risulta (20) converge a .
Questo ci fa sospettare che (20) converga a , quindi proviamo a dimostrarlo applicando le coordinate polari6, cioè
Sapendo che , si ha
inoltre, sapendo che , abbiamo
da cui
Pertanto possiamo affermare che, per il Teorema del Confronto, (20) converge a .
Quindi concludiamo che
-
Coordinate polari.
Svolgimento.
Svolgimento.
tale che
Posto (24) diventa
(25)
Osserviamo che
per cui (25) diventa
(26)
Sia tale che
Proviamo la restrizione su
per cui (26) diventa
(27)
dove
e
Pertanto, dal momento che i risultati dei limiti sono diversi, si viola il teorema di unicità e quindi ne possiamo dedurre che il limite non esiste, di conseguenza (24) non ha limite.
Svolgimento.
tale che
Per il dominio di osserviamo che possiamo riscrivere
come segue
Ci mettiamo nel semipiano e scegliamo la restrizione
con
su
pertanto (28) diventa
Come si può osservare, (28) varia il proprio valore al variare della restrizione scelta e questo viola il teorema di unicità del limite, facendoci concludere che (28) non esiste.
Svolgimento.
Svolgimento.
Proviamo la restrizione , ottenendo
dunque (30) converge a .
Proviamo ora la restrizione e otteniamo
con cui deduciamo che (30) converge ad .
Pertanto, concludiamo che (30) non esiste in quanto per due restrizioni otteniamo due valori differenti violando così il teorema di unicità del limite.
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