In questa sezione troverete 10 esercizi dettagliatamente svolti sulle forme bilineari, organizzati in ordine di difficoltà crescente. Gli argomenti chiave di questa raccolta sono la diagonalizzazione delle forme bilineari e i concetti di vettori e sottospazi ortogonali e isotropi. Questa dispensa, particolarmente indicata per i corsi di algebra rivolti agli studenti di ingegneria, fisica e matematica, si basa sulle conoscenze sulle applicazioni lineari che il lettore può testare in Esercizi sulle applicazioni lineari – 1 e in Esercizi su endomorfismi e diagonalizzazione. Auguriamo una buona lettura!
Autori e revisori
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Revisori: Valerio Brunetti, Luigi De Masi, Sara Sottile, Matteo Talluri
Notazioni sulle forme bilineari
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,
campo dei numeri complessi
insieme numeri naturali (incluso lo zero)
generico campo
generico spazio vettoriale
dimensione dello spazio vettoriale
sottospazio ortogonale al sottospazio
vettore nullo in
spazio vettoriale delle matrici quadrate a coefficienti reali
spazio vettoriale delle matrici quadrate a coefficienti reali
matrice identità di dimensione deducibile dal contesto
rango della matrice
determinante della matrice quadrata
traccia della matrice quadrata
nucleo della forma bilineare simmetrica o antisimmetrica
trasposta della matrice
spazio vettoriale dei polinomi a coefficienti reali aventi grado al più
molteplicità rispettivamente algebrica e geometrica dell’autovalore
sottospazio vettoriale di generato dai vettori
autospazio relativo all’autovalore
Richiami di teoria sulle forme bilineari
Leggi...
è detta forma bilineare se soddisfa le seguenti condizioni:
- linearità nella prima variabile:
è un’applicazione lineare per ogni
;
- linearità nella seconda variabile:
è un’applicazione lineare per ogni
.
Ricordiamo che la definizione di applicazione lineare è stata affrontata nella specifica dispensa sulla diagonalizzazione di endomorfismi, [4]. In termini generali, si utilizza il termine “forme” quando si tratta di applicazioni definite su spazi vettoriali il cui codominio è il campo di scalari associato allo spazio in questione.
Consideriamo ora due spazi vettoriali e
su un campo
, rispettivamente di dimensione
ed
e quindi finita. Sia
una forma bilineare e siano
,
basi rispettivamente di
e
. Come nel caso delle applicazioni lineari, è possibile associare a
una matrice che la rappresenti rispetto alle basi
e
. Infatti, dati due vettori
e
, sappiamo che essi si decompongono in maniera unica nelle rispettive basi:
Segue quindi dalla linearità in entrambe le variabili che
dove abbiamo posto .
Chiamando
il vettore colonna delle componenti di
e
il vettore colonna delle componenti di
, possiamo riscrivere la precedente relazione come un prodotto matriciale:
dove è la matrice avente per componenti gli scalari
sopra definiti.
Definiamo inoltre il rango della forma bilineare come il rango della matrice ad essa associata rispetto a due basi qualsiasi per
e
.
È fondamentale comprendere come la matrice associata a una forma bilineare si modifichi al variare delle basi degli spazi e
. In particolare, per garantire che la definizione di rango fornita in precedenza sia ben posta, è essenziale che questa non dipenda dalla scelta delle basi.
dove e
sono rispettivamente la matrice di passaggio dalla base
alla base
e la matrice di passaggio dalla base
alla base
.
Una dimostrazione di tale proposizione e ulteriori approfondimenti possono essere reperiti in [3, sezione 5.4.1] nel caso in cui , oppure in [5, capitolo 7, Teorema 5] nel caso generale.
Poiché la matrice di cambio di base è invertibile e, allo stesso modo, la sua trasposta è invertibile, considerando che moltiplicare
per matrici di rango massimo ne mantiene invariato il rango, possiamo concludere che la definizione di rango di una forma bilineare sia ben posta. In questa trattazione ci concentreremo esclusivamente su forme bilineari del tipo
, dove
è uno spazio vettoriale reale di dimensione finita. Ogni volta che rappresenteremo la forma associandole una matrice rispetto a una base
, assumiamo che la stessa base sia scelta per entrambi gli argomenti. La matrice associata in questo contesto sarà naturalmente una matrice quadrata.
è altresì detta antisimmetrica se
Se è simmetrica o antisimmetrica, il suo nucleo è il sottospazio di
definito da
Riportiamo un risultato evidente riguardante il legame tra la simmetria e l’antisimmetria di una forma bilineare e quella della sua matrice associata.
La matrice associata ad una forma bilineare antisimmetrica rispetto ad una qualsiasi base
è una matrice antisimmetrica:
.
Per una forma bilineare simmetrica, hanno rilevanza i concetti di vettori e sottospazi ortogonali e isotropi.
Un vettore è detto isotropo se e solo se
Due sottospazi sono detti ortogonali se e solo se per ogni
e
si ha che
Un sottospazio è detto isotropo se e solo se è costituito da soli vettori isotropi.
Per diagonalizzare le forme bilineari simmetriche reali, seguiremo la stessa procedura illustrata in [4] per gli endomorfismi. In breve, determineremo il polinomio caratteristico della matrice associata alla forma bilineare e successivamente identificheremo i suoi autovalori. La diagonalizzabilità è garantita a priori dal teorema spettrale. Per una comprensione più approfondita di tale procedura, il lettore può fare riferimento a [5, capitolo 9, sezione 2].
Il termine segnatura di una forma quadratica denota una terna di numeri naturali. Ognuno di essi rappresenta il numero di autovalori positivi, negativi e nulli, considerati con la loro molteplicità algebrica.
Testi degli esercizi
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
, dove con
si intende la derivata prima del polinomio
rispetto alla variabile
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
, dove
.
Svolgimento punto 1.
La linearità nella seconda variabile si prova in maniera analoga.
Determiniamo la matrice associata calcolando le immagini di tutte le possibili coppie di vettori della base canonica:
La matrice associata è quindi data da
Svolgimento punto 2.
Notiamo innanzi tutto che ogni qualvolta si ha che
. Calcoliamo gli elementi in diagonale della matrice associata:
La matrice associata è quindi data da
Svolgimento punto 3.
Svolgimento punto 4.
Dunque basta provare la linearità in una sola delle due variabili per provare la bilinearità. Siano quindi e
. Si ha che
dove sono state usate banali proprietà della somma e del prodotto, insieme alla linearità della derivata. In alternativa si può notare, utilizzando la regola di Leibniz, che
A questo punto la simmetria discende dalla commutatività del prodotto fra numeri reali e la bilinearità si deduce dalla linearità della derivata.
Data la base canonica , ricaviamo la matrice associata, ricordando che, essendo l’applicazione simmetrica,
sarà una matrice simmetrica anch’essa.
La matrice associata è quindi data da
Svolgimento punto 5.
Sia la base canonica di
. Si calcola esplicitamente che per ogni coppia di indici
La matrice associata e è quindi una matrice
contenente
in tutte le componenti:
Svolgimento punto 6.
Valutiamo la forma su tutte le possibili combinazioni di vettori della base .
La matrice associata è quindi data da
Svolgimento punto 7.
La forma in questo caso è antisimmetrica, infatti
Quindi anche in questo caso basta provare la linearità nella prima variabile per dedurre la bilinearità. Dati e date
con componenti
abbiamo
Prendiamo adesso in considerazione la base canonica dello spazio in esame
Si ricavano quindi le uniche componenti non nulle della matrice antisimmetrica di componenti
associata calcolando le immagini dei vettori della base:
Svolgimento punto 8.
dove si sono usate unicamente la distributività del prodotto di matrici rispetto alla somma e la linearità della traccia. La prova della linearità nella seconda variabile è identica. Vogliamo adesso determinare la matrice associata rispetto alla base canonica
Per fare ciò notiamo prima di tutto che due generiche matrici possono essere scritte come
Possiamo quindi scrivere esplicitamente la forma come
La matrice associata alla forma rispetto alla base canonica può quindi essere letta dai coefficienti
della precedente espressione:
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
-
tale che
.
Svolgimento punto 1.
Svolgimento punto 2.
Svolgimento punto 3.
Svolgimento punto 4.
Svolgimento punto 5.
deduciamo la non bilinearità della forma.
Svolgimento punto 6.
deduciamo la non bilinearità della forma.
Svolgimento punto 7.
deduciamo la non bilinearità della forma.
Svolgimento punto 8.
la matrice associata rispetto alla base canonica di
e il rango di ciascuna delle seguenti forme bilineari su
. Dire poi se esse sono forme simmetriche o antisimmetriche.
-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
-
.
Svolgimento punto 1.
Dato che il rango della forma è
.
Svolgimento punto 2.
Dato che il rango della forma è
.
Svolgimento punto 3.
Dato che il rango della forma è
.
Svolgimento punto 4.
Dato che il rango della forma non può essre
. Notiamo che le due righe non nulle non sono proporzionali, il rango è quindi
.
Svolgimento punto 5.
Dato che il rango della forma è
.
Svolgimento punto 6.
Dato che la prima riga di è la differenza fra la seconda e la terza, che sono linearmente indipendenti, il rango della forma è
.
Svolgimento punto 7.
Dato che le righe della matrice sono tutte uguali il rango della forma è
.
Svolgimento punto 8.
Dato che ha solo una riga non nulla, il rango della forma è
.
-
,
.
-
,
.
-
,
.
-
,
.
-
,
.
-
,
.
-
,
.
-
,
.
Introduzione esercizio 4.
Svolgimento punto 1.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
La matrice diagonale associata alla forma è quindi:
Determiniamo la base diagonalizzante di autovettori.
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Come atteso le due righe sono proporzionali, come si può notare moltiplicando la seconda per .
Lo spazio delle soluzioni è quindi definito dall’equazione
cui per corrisponde l’autovettore
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Anche in questo caso le righe sono proporzionali, infatti la prima si ottiene dalla seconda moltiplicando per . Lo spazio delle soluzioni è quindi definito dall’equazione
cui per corrisponde l’autovettore
Svolgimento punto 2.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
La matrice diagonale associata alla forma è:
Determiniamo la base diagonalizzante di autovettori.
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Le due righe sono identiche e lo spazio delle soluzioni è quindi definito dall’equazione
cui per corrisponde l’autovettore
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
In questo caso le righe sono proporzionali con costante di proporzionalità . Lo spazio delle soluzioni è quindi definito dall’equazione
cui per corrisponde l’autovettore
Svolgimento punto 3.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
con molteplicità algebriche rispettivamente e
.
La matrice diagonale associata alla forma è:
Determiniamo la base diagonalizzante di autovettori.
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
La prima e la terza riga sono identiche e lo spazio delle soluzioni è quindi definito dall’equazione
con arbitrario. Per cui per
e
corrisponde l’autovettore
mentre per e
si ottiene l’autovettore
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
In questo caso la prima e la terza riga sono proporzionali con costante di proporzionalità . Lo spazio delle soluzioni è quindi definito dall’equazione
cui per corrisponde l’autovettore
Svolgimento punto 4.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
tutti di molteplicità algebrica e dunque geometrica pari ad uno. La matrice diagonale associata alla forma è quindi:
Ricaviamo il primo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
In questo caso la prima e la terza riga sono identiche. Lo spazio delle soluzioni è quindi definito dalla prima e dalla seconda equazione:
cui per corrisponde l’autovettore
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
In questo caso la prima e la terza riga implicano che lo spazio delle soluzioni è dato per ogni da
cui per corrisponde l’autovettore
Passiamo adesso al terzo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
In questo caso la prima e la terza riga sono proporzionali con costante di proporzionalità . Prima e seconda riga implicano quindi che lo spazio delle soluzioni è definito da
cui per corrisponde l’autovettore
Svolgimento punto 5.
Ricaviamo quindi il primo autospazio, ovvero il nucleo:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Lo spazio delle soluzioni è quindi generato da
cui per e
e poi per
e
corrispondono i due autovettori:
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Il rango è come ci si aspetta e per ricavare le soluzioni possiamo scegliere le ultime due equazioni, necessariamente indipendenti, e successivamente ridurre a scalini la matrice ottenendo
e le soluzioni si ottengono dal sistema
che per restituisce l’autovettore:
Svolgimento punto 6.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
La matrice diagonale associata alla forma è:
Ricaviamo quindi il primo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Il sistema si risolve immediatamente, infatti le prime due equazioni sono uguali e implicano
mentre dalla terza si deduce
L’autovettore cercato si ottiene quindi scegliendo ad esempio :
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
La soluzione di questo sistema si ricava agevolmente riscrivendo le equazioni nella forma
e una base dell’autospazio è quindi
Passiamo adesso al terzo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Anche in questo caso notiamo che le prime due righe sono l’una l’opposta dell’altra. La seconda e la terza equazione implicano quindi
Ponendo ricaviamo l’ultimo autovettore:
Svolgimento punto 7.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
con . La matrice diagonale associata alla forma è:
Ricaviamo quindi il primo autospazio, ovvero il nucleo:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
La prima e la terza equazione sono identiche, si ricava quindi agevolmente che il sistema è equivalente a:
Ponendo quindi e
e poi
e
si ottengono i due autovettori
Passiamo adesso al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Anche in questo caso la soluzione si ricava agevolmente riscrivendo la prima, la terza e la quarta equazione nella forma
L’autospazio è quindi generato da
Passiamo adesso al terzo ed ultimo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
La prima e la terza equazione sono equivalenti. Quest’ultima e le altre due implicano invece:
L’ultimo autovettore cercato si ottiene quindi ponendo :
Svolgimento punto 8.
Gli autovalori sono quindi le radici del polinomio:
La matrice diagonale associata alla forma è:
Ricaviamo quindi il primo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Dato che la matrice è certamente diagonalizzabile e l’autovalore ha molteplicità algebrica , il rango della matrice associata al sistema dovrà essere per forza
. Le prime tre equazioni sono quindi linearmente indipendenti. Azzeriamo quindi la quarta riga e, per risolvere il sistema, sottraiamo alla terza riga la prima moltiplicata per
A questo punto la prima e la terza equazione implicano
mentre dalla dalla seconda otteniamo
ed un generatore dell’autospazio in esame si ottiene ponendo :
Passiamo al secondo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
La prima e la terza equazione sono l’una l’opposto dell’altra. La quarta equazione e la seconda implicano
e dalla prima ricaviamo
L’autospazio in esame è quindi generato dal vettore che otteniamo ponendo :
Ricaviamo il terzo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
Per la stessa ragione discussa precedentemente, le prime tre equazioni sono linearmente indipendenti. Azzeriamo quindi la quarta riga e, per risolvere il sistema, sottraiamo alla terza riga la prima moltiplicata per
A questo punto la prima e la terza equazione implicano
mentre dalla dalla seconda otteniamo
ed un generatore dell’autospazio in esame si ottiene ponendo :
Ricaviamo adesso il quarto e ultimo autospazio:
Le coordinate dei vettori di tale nucleo si ricavano quindi risolvendo il sistema omogeneo
La terza equazione è identica alla prima e può essere eliminata. Sommando alla quarta equazione la seconda, la matrice associata al sistema viene ridotta a scalini ottenendo
Da cui la soluzione si ottiene immadiatamente riscrivendo il sistema nella forma:
Per si ricava il generatore dell’ultimo autospazio:
- Determinare il rango di
al variare di
;
- Diagonalizzare
al variare di
;
- Determinare al variare di
un sottospazio di dimensione massima possibile che non contiene vettori isotropi non banali.
Svolgimento punto 1.
Calcoliamone il determinante con la regola di Laplace rispetto alla seconda riga
da cui deduciamo che il rango è se e solo se
.
Se
notiamo che prima, terza e quarta colonna sono comunque linearmente indipendenti e quindi il rango è
.
Svolgimento punto 2.
Le sue radici, reali e distinte per ogni valore di , si ricavano agevolmente:
Una matrice diagonale, unica a meno di permutazione degli elementi diagonali, associata alla forma bilineare è quindi:
Svolgimento punto 3.
Infatti, chiamando i due autovettori relativi agli autovalori positivi e
il sottospazio da essi generato, se
si ha
quindi, in virtù dell’ortogonalità fra i due autospazi in esame e della positività degli autovalori abbiamo che:
Un fatto analogo si verifica per autovalori negativi.
Se l’autovalore
sia annulla e la forma ha segnatura
. Dunque uno spazio di dimensione
non contenente vettori isotropi non banali è generato dagli autovettori relativi ai due autovalori positivi.
Mostriamo adesso che, per ogni ,
è la dimensione massima di un sottospazio non contenente vettori insotropi non banali.
Notiamo prima di tutto che per ogni valore del parametro esistono sempre due autovalori distinti positivi : chiamiamo
la somma diretta degli autospazi ad essi relativi e
la somma diretta dei rimanenti autospazi relativi agli autovalori nulli o negativi. Tali spazi sono ortogonali, in quanto generati da autovettori relativi ad autovalori distinti.
Sia adesso un sottospazio di dimensione
. Dall’identità di Grassmann segue che
Adesso, dato che ha dimensione
ed è sottospazio di
,
può essere al più di dimensione
, qualora
. Da ciò segue quindi:
Analogamente si prova che
Dati adesso un vettore non nullo ed un vettore non nullo
, definiamo il vettore
la cui definizione è ben posta in quando, essendo si ha che
, come provato precedentemente.
Sfruttando la bilinearità della forma e l’ortogonalità di
e
, dei semplici calcoli mostrano che
è isotropo, concludendo la dimostrazione:
Svolgimento.
La condizione che sia isotropo è equivalente a
dove la prima uguaglianza segue dalla bilinearità, la seconda dalla simmetria della forma e la terza dalla relazione . Quindi tenendo conto delle precedente identità e della simmetria troviamo che
Applicando le stesse considerazioni ai vettori isotropi e
ricaviamo
La matrice associata a tale forma rispetto alla base canonica risulta essere
Per diagonalizzare la forma bilineare è sufficiente ricavarne gli autovalori, essendo la diagonalizzabilità garantita dalla simmetria.
Essendo la somma delle componenti di ogni riga uguale a deduciamo che la matrice ammette
come autovettore relativo a
, come può essere agevolmente ricavato dal lettore tramite un calcolo esplicito.
Ricordando inoltre che la traccia ed il determinante di una matrice sono rispettivamente somma e prodotto degli autovalori
e
, otteniamo
Abbiamo che , mentre
ove nel primo passaggio la prima riga è stata sostiuita dalla somma fra la prima e la seconda, mentre successivamente si è sfruttata la regola di Laplace sviluppando secondo la prima riga. Quindi
da cui segue facilmente .
In alternativa è possibile determinare tali autovalori dal solito studio delle radici del polinomio caratteristico.
Una possibile matrice diagonale associata alla forma bilineare in esame è quindi
per le seguenti scelte del sottospazio .
.
.
.
.
.
.
Svolgimento punto 1.
Il sottospazio risulta quindi descritto come soluzione del seguente sistema omogeneo di equazioni indipendenti
la cui soluzione si ricava immediatamente sostituendo la seconda equazione nella prima:
, essendo definito come sottosazio di
da due equazioni indipendenti, ha quindi dimensione
. Una base si ottiene, ad esempio, ponendo
e
per il primo vettore e, viceversa,
e
per il secondo:
Svolgimento punto 2.
La soluzione è quindi descritta dalla singola equazione
Una base di si ottiene, ad esempio, ponendo
e
per il primo vettore,
e
per il secondo vettore e, infine,
e
per il terzo:
Svolgimento punto 3.
La soluzione è quindi descritta dalla singola equazione
Una base di si ottiene, ad esempio, ponendo
e
per il primo vettore,
e
per il secondo vettore e, infine,
e
per il terzo:
Svolgimento punto 4.
questo poiché
Tale prodotto scalare è nullo per ogni scelta di se e solo se
Risolviamo quindi la coppia di equazioni indipendenti
Una base può essere determinata ponendo prima e
e poi
e
:
Svolgimento punto 5.
Svolgimento punto 6.
Si ricava immediatamente quindi che
sono ortogonali rispetto alla forma bilineare di definita da:
Svolgimento.
Individuiamo adesso una base per ciascuno dei due sottospazi di in esame. Essendo l’equazione che definisce lo spazio una sola, esso avra dimensione
. Ponendo
e
per il primo vettore e poi
e
per il secondo, se ne ricava una base:
Per il sottospazio vale invece
senza alcun vincolo sulla componente
, quindi la base di
si trova ponendo
e
in un caso e ponendo
e
nel caso successivo:
I due spazi sono ortogonali se e solo se i vettori delle rispettive basi sono a due a due ortogonali. Imponiamo quindi tale condizione
Il sistema specificato dalle quattro equazioni di sopra risulta compatibile e si ricava coerentemente dalla seconda e dalla quarta equazione che ; sostituendo tale valore nella terza equazione ricaviamo
ed infine, dalla prima equazione, che
.
- Calcolare le immagini delle seguenti coppie di vettori, dei quali formiamo le componenti nella base canonica di
:
,
.
- Calcolare
per due generici vettori di
aventi componenti nella base canonica date da
e
.
Svolgimento punto 1.
Invertendo con l’algoritmo preferito si ricava
Calcoliamone la matrice trasposta
La matrice associata alla forma rispetto alla base canonica è quindi
Si calcolano quindi agevolmente
e
Svolgimento punto 2.
al variare di . Determinare una base dei sottospazi
e
ortogonali rispettivamente a
Svolgimento punto 1.
Le componenti di un generico vettore in sono quindi soluzioni del sistema omogeneo
La matrice associata al sistema ha rango due per ogni valore di , come si può dedurre osservando che il minore corrispondente alla sottomatrice formata dalle prime due colonne è chiaramente non nullo. Da ciò consegue che
. Sottraendo alla seconda riga il doppio della prima otteniamo
Una base dello spazio delle soluzioni è quindi
Svolgimento punto 2.
Le componenti di un generico vettore in sono quindi soluzioni del sistema omogeneo
La matrice associata al sistema ha rango due per ogni valore di , come si può dedurre osservando che il minore corrispondente alla sottomatrice formata dalle prime due colonne è chiaramente non nullo. Da ciò consegue che
. La matrice associata è già a scalini e si ricava immediatamente che le soluzioni sono
Una base di tale sottospazio si ottiene quindi ponendo prima e
e poi
e
Riferimenti bibliografici degli esercizi sulle forme bilineari
[1] S. Lang. Linear Algebra. Third edition. Springer, 1987.
[2] M. Bramanti, C. D. Pagani, S. Salsa. Matematica – Calcolo infinitesimale e algebra lineare. Seconda edizione. Zanichelli, 2004.
[3] F. Bottacin. Algebra lineare e geometria. Seconda edizione. Esculapio, 2016.
[4] Qui Si Risolve. Problemi risolti su endomorfismi e diagonalizzazione.
[5] M. Stoka. Corso di Geometria. Terza edizione. CEDAM, 1995.
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