Problemi risolti su endomorfismi e diagonalizzazione
In questo articolo troverete una raccolta di 16 esercizi sugli endomorfismi e la diagonalizzazione, dettagliatamente svolti e corredati di tutti i passaggi necessari. Gli esercizi sono pensati per un corso di algebra lineare, ideali per studenti di ingegneria, fisica e matematica, con l’obiettivo di affinare competenze e consolidare la comprensione di questi argomenti fondamentali.
Oltre agli esercizi, il documento include una sezione teorica che esplora definizioni, proprietà e teoremi essenziali sugli endomorfismi e la diagonalizzazione. Sono presenti anche le notazioni adottate e una bibliografia per ulteriori approfondimenti. Segnaliamo inoltre la raccolta di Esercizi sulle applicazioni lineari per esercizi di base sul tema. Ci auguriamo che questa risorsa sia utile per il vostro apprendimento. Buona lettura!
Autori e revisori
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Revisori: Luigi De Masi, Matteo Talluri, Sara Sottile, Valerio Brunetti.
Notazioni
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campo dei numeri reali | |
campo dei numeri complessi | |
insieme numeri naturali (incluso lo zero) | |
generico campo | |
generico spazio vettoriale | |
dimensione dello spazio vettoriale | |
vettore nullo in | |
vettore nullo dello spazio vettoriale in esame | |
spazio vettoriale delle matrici a coefficienti reali | |
spazio vettoriale delle matrici quadrate a coefficienti reali | |
matrice identità di dimensione deducibile dal contesto | |
rango della matrice quadrata | |
determinante della matrice quadrata | |
spazio vettoriale dei polinomi a coefficienti reali nella variabile aventi grado al più | |
molteplicità algebrica dell’autovalore | |
molteplicità geometrica dell’autovalore | |
sottospazio vettoriale di generato dai vettori | |
autospazio relativo all’autovalore |
Richiami di teoria su endomorfismi e diagonalizzazione
In questa sezione richiameremo brevemente i concetti di teoria necessari alla comprensione e allo svolgimento degli esercizi proposti, i quali saranno incentrati sulla diagonalizzazione di endomorfismi di spazi vettoriali finito dimensionali. Tutti i risultati riportati possono essere trovati in un qualsiasi testo di base di algebra lineare e geometria: per il lettore interessato, ne sono consigliati tre in bibliografia.
Generalità sugli omomorfismi di spazi vettoriali.
è detta applicazione lineare o omomorfismo se soddisfa le seguenti condizioni:
- Additività: per ogni .
- Omogeneità: per ogni e per ogni .
Osservazione 1.2 Si noti che le due condizioni di addività e omogeneità possono essere sintetizzate in una sola proprietà, detta linearità :
per ogni e .
Si definisce immagine del sottoinsieme del dominio il sottoinsieme del codominio :
Si definisce preimmagine del sottoinsieme del codominio il sottoinsieme del dominio :
Si definisce invece nucleo dell’applicazione il sottoinsieme del dominio :
Osservazione 1.4 Si prova agevolmente che i due insiemi e sono sottospazi vettoriali rispettivamente del dominio e del codominio.
Ricordiamo adesso che a livello insiemistico una funzione è detta:
- iniettiva se ;
- suriettiva se ogni è tale che per qualche o, equivalentemente, se ;
- biettiva se è sia iniettiva che suriettiva.
In particolare le funzioni biettive sono dette invertibili, poiché si può provare che la biettività è equivalente all’esistenza di un inverso unico. Per approfondire, vedere la proposizione 2.27 della dispensa sulle funzioni elementari [4].
Un’applicazione lineare è detta
- isomorfismo se è biettiva;
- endomorfismo se dominio e codominio coincidono, i.e ;
- automorfismo se è un endomorfismo biettivo.
Assumiamo che i due spazi vettoriali e abbiano dimensione finita e fissiamo e . Ricordiamo che scelte la base di e la base di , all’applicazione può essere associata un’unica matrice di entrate . Per ogni vettore infatti si ha
Al primo passaggio si è usata la possibilità di decomporre in modo unico in una combinazione lineare di vettori della base di con coefficienti , al secondo passaggio la linearità di ed al terzo la possibilità di decomporre, le immagini dei vettori in modo unico in combinazioni lineari dei vettori della base di con coefficienti .
Notiamo che se è un endomorfismo la matrice associata è quadrata.
Sintetizziamo nella seguente proposizione tutte le principali proprietà degli omomorfismi che verranno utilizzate negli esercizi proposti.
- Il nucleo di è il sottospazio vettoriale di generato da vettori aventi per componenti nella base un insieme massimale di uple linearmente indipendenti che siano soluzioni del sistema lineare omogeneo
con .
- L’immagine di è il sottospazio vettoriale di generato dai vettori aventi per componenti nella base le uple date dalle colonne di .
- Il rango di è uguale al numero di colonne linearmente indipendenti di , dunque è uguale a .
- è iniettivo se e solo se
- Vale la relazione:
(1)
- Nel caso in cui ed è quindi un endomorfismo, la relazione precedente implica che esso è iniettivo se e solo se è suriettivo. Il verificarsi di una delle due condizioni garantisce dunque che è un automorfismo. Ciò avviene se e solo se la matrice associata A è non singolare, ossia se e solo se .
Inoltre, nello studio degli endomorfismi e delle matrici ad essi associati, sceglieremo sempre, a meno che non sia specificato, la stessa base per dominio e codominio.
Enunciamo adesso, nel caso specifico di un endomorfismo, come sono legate le matrici associate ad esso rispetto a basi diverse.
(2)
dove è la matrice di passaggio da a .
Due matrici quadrate generiche che soddisfano la relazione in proposizione 2 sono dette simili. Notiamo in particolare che, da una banale applicazione del teorema di Binet, segue che matrici simili hanno lo stesso determinante, quindi tutte le matrici associate alla stesso endomorfismo hanno lo stesso determinante.
Diagonalizzazione di endomorfismi.
In tal caso, è detto autovettore di relativo all’autovalore .
Autovettori relativi ad autovalori distinti sono necessariamente linearmente indipendenti, ma ad uno stesso autovettore possono essere associati più autovettori linearmente indipendenti.
Chiameremo lo spazio vettoriale generato da un insieme massimale di autovettori linearmente indipendenti di relativi all’autovalore , detto l’autospazio di relativo all’autovalore .
Da adesso in poi sarà sempre preso in considerazione il caso in cui è uno spazio vettoriale di dimensione finita .
- Si calcola il polinomio caratteristico
- I valori di che lo annullano sono gli autovalori di : .
- L’autospazio relativo al generico autovalore è:
Dunque le componenti di un generico autovettore relativo a , nella base , si ricaveranno risolvendo il sistema lineare omogeneo:
Il polinomio caratteristico gode inoltre delle proprietà riassunte nella seguente proposizione.
- Il suo grado è pari alla dimensione dello spazio su cui è definito l’endomorfismo.
- Non dipende dalla base scelta, ma caratterizza l’endomorfismo. Matrici simili, essendo associate allo stesso endomorfismo, hanno lo stesso polinomio caratteristico. In altre parole: condizione necessaria affinché due matrici siano simili e rappresentino lo stesso endomorfismo è che abbiano lo stesso polinomio caratteristico.
- Il termine di grado coincide con il determinante della matrice associata .
- Il termine di grado coincide con .
Lo studio degli autovettori e degli autovalori si rivela cruciale nella ricerca, quando possibile, di una base nella quale la matrice associata all’applicazione abbia la forma più semplice possibile: quella diagonale.
In particolare enunciamo il seguente cruciale risultato:
Si ha inoltre
dove è la matrice associata ad in una base e è la matrice di passaggio da a , avente per colonne le componenti degli autovettori di rispetto ai vettori della base ed è detta matrice diagonalizzante.
Definiamo adesso molteplicità algebrica di un autovalore , che indichiamo con , la molteplicità di come radice del polinomio caratteristico, ovvero, più formalmente, il massimo numero naturale per cui divide il polinomio caratteristico.
Definiamo molteplicità geometrica di un autovalore , che indichiamo con , la dimensione dell’autospazio ad esso relativo:
(3)
Sappiamo che per ogni autovalore vale sempre la disuguaglianza
(4)
A questo punto siamo pronti per enunciare il più noto ed importante criterio di diagonalizzabilità, che utilizzeremo continuamente nella prossima sezione.
Testi degli esercizi su endomorfismi e diagonalizzazione
- Verificare che è lineare.
- Stabilire se è un automorfismo.
- Determinare la matrice associata ad rispetto alla base canonica di e rispetto alla base
- Dato il vettore , calcolare l’immagine del sottospazio e la controimmagine di sotto sotto l’azione di .
- Determinare tutti gli autovettori di e stabilire se è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
- Dati due vettori arbitrari , , si ha:
- Dati uno scalare ed un vettore arbitrari
Svolgimento punto 2.
ove la matrice , dalla definizione 1.5, è la matrice associata ad rispetto alla base canonica richiesta al punto successivo.
Dato che , è un endomorfismo di rango massimo e dunque un automorfismo, come segue dalla proposizione 1.6, punto 6.
Svolgimento punto 3.
Per definizione segue che .
Svolgimento punto 4.
La controimmagine del singoletto , , è data da tutti i vettori tali che , dunque
Svolgimento punto 5.
Tale polinomio si annulla se e solo se , che è dunque l’unico autovalore di con molteplicità algebrica . Per stabilire se l’applicazione sia diagonalizzabile andiamo a studiarne la molteplicità geometrica:
Dalla disuguaglianza (4) deduciamo che , il teorema 1.13 implica quindi che l’applicazione non è diagonalizzabile.
- Stabilire se è un automorfismo.
- Determinare tutti gli autovettori di e stabilire se è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
Ciò può essere dedotto, ad esempio, notando che la matrice
associata alla base canonica ha righe identiche, quindi determinante nullo: deduciamo quindi dal punto 6 della proposizione 1.6 che l’applicazione non è invertibile. Alternativamente, si verifica banalmente che
Svolgimento punto 2.
Determiniamo adesso il polinomio caratteristico e l’altra sua radice .
Dato che ammette due autovalori distinti, è diagonalizzabile. Questo perché la molteplicità geometrica dei due autovettori associati ai due autovalori è, come segue da (4), necessariamente . Dal criterio 1.13 segue la diagonalizzabilità dell’applicazione. Abbiamo quindi due vettori linearmente indipendenti che costituiscono una base di fatta da autovettori di . Determiniamo il secondo autospazio.
Dunque
- Stabilire se è un automorfismo.
- Determinare una base del nucleo e dell’immagine di .
- Determinare autovalori ed autospazi di .
- Stabilire se è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
Svolgimento punto 2.
Notiamo che e sono linearmente indipendenti, dunque dalla proposizione 1.6 punto 2 segue che e una sua base è data dalle immagini di tali vettori linearmente indipendenti
Ancora dalla proposizione 1.6 punto 5 segue che:
Dato che due dei vettori di base hanno la stessa immagine, si osserva che l’immagine della loro differenza, per linearità, non può che essere nulla:
Se ne deduce che
Svolgimento punto 3.
Cerchiamo se ci sono altri autovettori corrispondenti a tale autovalore, dati tre scalari :
Tale identità è valida se e solo se e . Scegliendo quindi , e si determina un secondo generatore dell’autospazio in esame, quindi
Svolgimento punto 4.
- Determinare e .
- Dato il vettore , calcolare l’immagine del sottospazio e la controimmagine del singoletto sotto l’azione di .
- Stabilire se è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
Notando che deduciamo che essa è inoltre invertibile, da cui segue:
Svolgimento punto 2.
Determiniamo adesso la controimmagine dell’insieme :
Risolvendo il sistema lineare si ottiene l’unica soluzione e quindi
Svolgimento punto 3.
Sono presenti due autovalori di molteplicità algebrica e quindi molteplicità geometrica (come segue dalla disuguaglianza (4)) e con molteplicità algebrica . Per completare l’analisi studiamo la molteplicità geometrica di quest’ultimo. Abbiamo che
Dall’equazione (3) segue che la molteplicità geometrica di è quindi . Ne segue che il criterio di diagonalizzabilità (teorema 1.13) è violato e l’applicazione risulta non diagonalizzabile.
dove è un parametro reale.
- Determinare al variare di una base di e .
- Stabilire per quali valori di l’endomorfismo è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
Essa non ha mai rango massimo, avendo due colonne coincidenti, ma ha rango se . Infatti un minore non nullo di ordine due è ad esempio il determinante
Se , invece, vi è una sola colonna non nulla e quindi il rango è pari ad .
- Per abbiamo:
Il suo nucleo è dato quindi da tutti i vettori tali che:
Dunque
e quindi .
Quindi una base dell’immagine, che sarà unidimensionale, può essere determinata calcolando l’immagine di un qualsiasi vettore che sia linearmente indipendente dai due che generano il nucleo, oppure, equivalentemente, ricordando da 1.6 punto 2 che l’immagine è generata dalle colonne della matrice associata all’endomorfismo. Deduciamo quindi:
- Per lo studio del sistema omogeneo associato a restituisce facilmente che
e quindi
L’immagine è, ancora una volta, generata dalle colonne della matrice associata all’applicazione, quindi
Svolgimento punto 2.
Dallo studio del discriminante deduciamo che
- Se , ovvero , il polinomio caratteristico ha la sola radice reale , il criterio dato dal teorema 1.13 non è verificato e la matrice non è diagonalizzabile.
- Se , ovvero , e il polinomio caratteristico ha tre radici distinte e abbiamo quindi tre autovalori distinti. Dalla disuguaglianza (4) si deduce che la molteplicità geometrica di essi è necessariamente . In tal caso il criterio dato dal teorema 1.13 è verificato e l’applicazione è necessariamente diagonalizzabile.
- Se rimane come radice singola e come radice doppia. In tal caso bisogna studiare la molteplicità geometrica di .
Abbiamo che
Quindi abbiamo da (3) che ed, essendo violato il criterio dato dal teorema 1.13, l’applicazione non è diagonalizzabile.
- Se le radici sono comunque tre, ma è una radice doppia: al punto precedente abbiamo già ricavato che in tal caso . Si ricava dalla disuguaglianza (4) che la rimanente radice, avendo molteplicità algebrica , avrà anche molteplicità geometrica . Dal teorema 1.13 segue che l’applicazione è diagonalizzabile.
- Stabilire se è invertibile.
- Determinare nucleo ed immagine di .
- Determinare gli autovalori di .
- Stabilire se è diagonalizzabile.
-
Dimostrare che non esiste nessuna base di rispetto a cui la matrice associata ad sia
Svolgimento punto 1.
L’applicazione, per il punto 5 della proposizione 1.6, è dunque invertibile.
Svolgimento punto 2.
Svolgimento punto 3.
L’applicazione ammette i due autovalori e con .
Svolgimento punto 4.
dove la matrice è stata ridotta a scalini usando il metodo di Gauss. Quindi deduciamo dall’equazione (3) che e che, essendo violato il criterio dato dal teorema 1.13, l’endomorfismo non è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 5.
Si può ad esempio notare che i loro polinomi caratteristici sono distinti e che quindi la condizione necessaria 2 in 1.10 è violata :
Si potrebbe alternativamente provare che le due matrici non hanno gli stessi autovalori. Si osservi che la proprietà di avere gli stessi autovalori è meno forte di quella di avere lo stesso polinomio caratteristico.
Stabilire per quali valori di è diagonalizzabile.
Svolgimento.
costituisce una base di .
Vogliamo ricavare la matrice associata ad rispetto alla base canonica: a tal scopo notiamo innanzitutto che il primo ed il quarto vettore di sono già vettori della base canonica, mentre
Quindi la matrice associata ad rispetto alla base canonica è:
Determiniamone il polinomio caratteristico:
Gli autovalori sono quindi , e .
Studiamone le molteplicità algebriche e geometriche:
- Se e abbiamo che per definizione stessa di , gli altri due autovalori risultano distinti e con e dalla solita disuguaglianza (4) segue che anche la loro molteplicità geometrica è . Il criterio dato dal teorema 1.13 è verificato e l’applicazione è quindi diagonalizzabile.
- Se , e quindi . Osservando che
deduciamo dalla formula (3) che e quindi l’endomorfismo non è diagonalizzabile.
- Se abbiamo che con , il nucleo in tal caso ha per costruzione dimensione , siamo quindi certi che . L’autovalore ha quindi molteplicità algebrica e, dalla disuguaglianza (4), molteplicità geometrica . Dal teorema 1.13 segue che l’endomorfismo è diagonalizzabile.
- Dimostrare che è un endomorfismo di .
- Stabilire se è iniettivo.
- Stabilire se è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
- Per ogni abbiamo:
- Per ogni e abbiamo:
Dunque è un endomorfismo.
Svolgimento punto 2.
che prova l’iniettività dell’endomorfismo.
Svolgimento punto 3.
e quindi la matrice avente per colonne le coordinate nella base canonica di delle immagini dei vettori della base stessa, in accordo con la definizione 1.5, risulta essere
La matrice è triangolare a blocchi, ovvero è nella forma
dove e è la matrice nulla. Profittiamo di tale esempio per ricordare che per una matrice siffatta vale la relazione:
Per la dimostrazione di tale fatto ed ulteriori approfondimenti, il lettore interessato può consultare ad esempio la breve nota [5] e la bibliografia ivi presente.
Dunque è possibile determinare il suo polinomio caratteristico alla seguente maniera:
Lo stesso risultato può comunque essere agevolmente ottenuto sviluppando il determinante con la regola di Laplace secondo la quarta riga.
Abbiamo quindi due autovalori e entrambi di molteplicità algebrica .
- Studiamo la molteplicità geometrica di :
come può dedursi ad occhio notando che solo la prima e la seconda riga sono linearmente indipendenti, essendo la terza e la quarta l’opposto della prima. Quindi da (3) segue che
- Studiamo la molteplicità geometrica di :
dato che la quarta riga è la differenza fra la prima e la seconda. Quindi da (3) segue che
è quindi diagonalizzabile, in quanto le molteplicità algebriche degli autovettori corrispondono a quelle geometriche come richiesto dal teorema 1.13.
- Stabilire se esiste una base di costituita da autovettori di .
- Stabilire se è un automorfismo.
-
Determinare esplicitamente l’insieme:
Svolgimento punto 1.
Calcoliamo il polinomio caratteristico e i suoi zeri:
Dunque gli autovalori sono e , entrambi con molteplicità algebrica . Studiamone la molteplicità geometrica:
quindi dalla formula (3) abbiamo che .
quindi dalla formula (3) abbiamo che . Per il teorema 1.13 è quindi digonalizzabile, fatto che equivale all’esistenza di una base di fatta da autovettori di .
Svolgimento punto 2.
Svolgimento punto 3.
Determinare una tale base nel caso in cui .
Svolgimento.
- Se l’unico autovalore reale di è con . Se esistesse una base di di autovettori relativa a tale autovalore avremmo , che è impossibile poiché in contraddizione con (4).
- Se , abbiamo oltre a , un secondo autovalore anch’esso con . In tal caso, non resta che studiare le molteplicità geometriche dei due autovalori.
come si può dedurre notando che prima, seconda e terza riga sono linearmente indipendenti. Dalla formula (3) segue Essendo violato il criterio 1.13, la matrice non è diagonalizzabile e da ciò segue che non esiste alcuna base di composta da autovettori di .
- Se e , abbiamo tre autovalori distinti , e .
Osserviamo che e hanno molteplicità algebrica pari a e quindi per la solita disuguaglianza (4) tale è anche la loro molteplicità geometrica.
A questo punto non resta che studiare la molteplicità geometrica di :
quindi dall’equazione (3) abbiamo che ed il criterio dato dal teorema 1.13 è soddisfatto. è quindi per tali valori del parametro diagonalizzabile e la base di autovettori di richiesta esiste.
- Se , abbiamo due autovalori e , di molteplicità algebriche rispettivamente pari a e .
L’autovalore avrà, per la disuguaglianza (4), necessariamente molteplicità geometrica . Studiamo quindi la molteplicità geometrica di .
in quanto seconda e terza riga sono identiche e pari all’opposto della prima. Dunque, dato che da (3) segue che , la matrice è diagonalizzabile e la base di fatta da autovettori di esiste.
Determiniamo autovettori di linearmente indipendenti studiando gli autospazi e .
Si ha per l’autospazio :
Come ricordato in (1.6) punto 1, una base di tale autospazio è quindi data dallo spazio delle soluzioni del sistema omogeneo
Avendo la matrice rango , la risoluzione del sistema è immediata:
con parametri reali.
Una base di si ottiene quindi ponendo volta per volta uno a scelta dei parametri uguale ad e gli altri uguali a :
Si ha invece per l’autospazio :
Una base di tale autospazio è quindi data dallo spazio delle soluzioni del sistema omogeneo
La quarta equazione implica immediatamente che , dalla seconda (o dalla prima) equazione si ha di conseguenza che e a questo punto dalla terza equazione si conclude che . Una base di può essere ottenuta ponendo ed è quindi:
con parametro reale. Sia l’applicazione che ha come matrice associata rispetto alla base canonica.
- Discutere al variare di la suriettività di .
- Determinare la dimensione di al variare di .
- In corrispondenza dei valori di per cui , scrivere esplicitamente l’espressione di e stabilire se essa è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 1.
Svolgimento punto 2.
che ha rango , essendo la terza riga pari alla somma delle prime due, che sono invece linearmente indipendenti. Alternativamente si può norare che l’unico minore di ordine significativo è dato dal determinante
Si individuano facilmente vari minori non nulli di ordine due. Dunque .
Svolgimento punto 3.
Per studiarne la diagonalizzabilità calcoliamo, di consueto, il polinomio caratteristico:
Abbiamo quindi due autovalori e entrambi di molteplicità algebrica . Sappiamo già che il nucleo ha dimensione e quindi . Non resta che studiare la molteplicità geometrica di :
ove il rango può essere dedotto individuando il seguente minore di ordine non nullo:
Dunque dalla formula (3) segue che e, essendo violato il criterio 1.13, l’applicazione non è diagonalizzabile.
Si sa che è autovalore di e che .
- Stabilire se è iniettivo.
- Stabilire se è suriettivo.
- Determinare una base di ed una di .
- Calcolare esplicitamente per ogni .
Svolgimento punto 1.
Svolgimento punto 2.
Svolgimento punto 3.
Dall’indipendenza lineare dei due vettori consegue che e , quindi .
Essendo base diagonalizzante essa è composta da autovettori di , dunque deve necessariamente essere relativo all’autovalore .
Da ciò deduciamo che
Svolgimento punto 4.
Troviamo:
Si ricava immediatamente:
per ogni .
Alternativamente si sarebbe potuto sfruttare che la richiesta dell’esercizio equivale a ricavare la matrice associata ad rispetto alla base canonica. Sappiamo dal teorema 1.12 che
con matrice diagonale associata ad rispetto alla base di autovettori e matrice diagonalizzante avente per colonne le componenti degli autovettori stessi nella base canonica. , viceversa, ha per colonne le componenti dei vettori della base canonica nella base di autovettori, calcolate nel punto precedente. Si ricava quindi
dove è un parametro reale. Stabilire per quali valori di è diagonalizzabile.
Svolgimento.
Determiniamone il polinomio caratteristico al variare di :
Esso ammette per ogni valore di la radice doppia e le due radici se .
- Se il polinomio caratteristico non ammette solo radici reali e quindi l’applicazione non può essere diagonalizzabile essendo violato il criterio del teorema 1.13.
- Se abbiamo l’autovalore con e l’autovalore con . Ma
ove il rango, non massimo per costruzione, è calcolato individuando il seguente minore di ordine non nullo
Dalla formula (3) troviamo che . Dunque il criterio del teorema 1.13 è violato e l’applicazione non è diagonalizzabile.
- Se abbiamo con e con .
Ma
In questo caso il rango, non massimo per costruzione, può essere individuato notando che solo le prime due colonne della matrice sono linearmente indipendenti.
Quindi la formula (3) restituisce che e l’applicazione anche in questo caso non è diagonalizzabile.
- Se abbiamo l’autovalore con e i due autovalori e precedentemente calcolati entrambi con molteplicità algebrica (e quindi geometrica) pari ad .
La molteplicità geometrica di si ricava studiando
che risulta pari a due, per via di considerazioni analoghe a quelle discusse nel punto precedente: solo le prime due colonne sono linearmente indipendenti. Quindi : in tal caso il criterio dato dal teorema 1.13 è soddisfatto e l’applicazione è diagonalizzabile.
Svolgimento.
Ricaviamone, come di consueto, il polinomio caratteristico:
Gli autovalori di sono quindi , e , che hanno tutti molteplicità algebrica pari ad . La molteplicità geometrica di tali autovalori, dalla disuguaglianza (4), risulta essere uguale ad . La matrice è quindi diagonalizzabile e l’unica (a meno di permutazione delle righe) matrice diagonale associata ad è quindi:
Per ispezione diretta, si verifica che essa può essere uguale ad se e solo se .
- Verificare che .
- Provare che il solo autovalore di è e dedurne che non è diagonalizzabile.
- Fornire un esempio di endomorfismo avente le proprietà di .
- Se fosse invece uno spazio vettoriale complesso, con , potremmo ancora dedurre che non è diagonalizzabile?
Svolgimento punto 1.
(5)
dove la seconda uguaglianza segue da e l’ultima da . Ciò mostra che .
Mostriamo ora che in generale tale condizione implica , che insieme a quanto provato al punto precedente dimostra che . Per conseguire tale risultato, proponiamo due diverse soluzioni.
Ogni vettore può essere scritto come
Chiamiamo e . Notiamo che
quindi , mentre e quindi .
Dunque .
Come volevasi dimostrare:
Alternativamente la dimostrazione del fatto che può essere svolta osservando che
(6)
dove le prime due uguaglianze seguono da due note relazioni: l’uguaglianza riportata nella proposizione 1.6 punto 5 e l’uguaglianza secondo la quale dati sue sottospazi , di uno spazio vettoriale finito dimensionale si ha che
Nell’ultima uguaglianza in (6) si è usato inoltre . Tale considerazione riguardo le dimensioni prova che la somma dei due sottospazi coincide con e quindi che
Il secondo metodo proposto è decisamente più semplice e, dato che non utilizza mai , più generale, ma si basa su identità riguardanti la dimensione di e dei sottospazi in esame: dunque funziona soltanto se lo spazio ha dimensione finita. Il primo è forse più complesso, ma funziona anche in dimensione infinita e dipende strettamente dalla condizione che definisce l’endomorfismo.
Svolgimento punto 2.
Segue quindi
che implica che l’unico autovalore reale è .
Allora se fosse diagonalizzabile dovrebbe ammettere solo l’autovalore e sarebbe quindi l’endomorfismo nullo, ma ciò contraddice l’ipotesi . Dunque , se esiste, non è diagonalizzabile.
Svolgimento punto 3.
Ricordando che la matrice associata ad una composizione di applicazioni è il prodotto delle matrici associate, verifichiamo che soddisfa la condizione :
Svolgimento punto 4.
potrebbe essere, in quanto già diagonale, un buon candidato per confutare la tesi che non sia mai diagonalizzabile.
Ricordando che la matrice associata ad una composizione di applicazioni è il prodotto delle matrici associate, verifichiamo che soddifa la condizione :
Introduzione.
Svolgimento punto 1.
Gli autovalori sono quindi con e con .
Abbiamo pertanto che la matrice è diagonalizzabile e i vettori indivituati costituiscono una base di autovettori:
Svolgimento punto 2.
Gli autovalori sono quindi con e con .
Abbiamo pertanto che la matrice è diagonalizzabile e i vettori indivituati costituiscono una base di autovettori:
Svolgimento punto 3.
Gli autovalori sono quindi , e tutti con molteplicità algebrica pari ad .
Abbiamo pertanto che la matrice è diagonalizzabile e i vettori indivituati costituiscono una base di autovettori:
Svolgimento punto 4.
Gli autovalori sono quindi con e con .
Abbiamo pertanto che la matrice è diagonalizzabile e i vettori indivituati costituiscono una base di autovettori:
Riferimenti bibliografici
[1] S. Lang, Linear Algebra, Third edition, Springer (1987).
[2] M. Bramanti, C. D. Pagani, S. Salsa, Matematica – Calcolo infinitesimale e algebra lineare, seconda edizione, Zanichelli (2004).
[3] F. Bottacin, Algebra lineare e geometria, seconda edizione, Esculapio (2016).
[4] QUI SI RISOLVE, Teoria sulle funzioni.
[5] J. R. Silvester, Determinants of Block Matrices, Math. Gaz. 84 (501): 460–467 (2000) PDF.
Ulteriori esercizi di geometria
In questa sezione vengono raccolti molti altri esercizi che coprono tutti gli argomenti di geometria proposti all’interno del sito con lo scopo di offrire al lettore la possibilità di approfondire e rinforzare le proprie competenze inerenti a tali argomenti.
Algebra lineare.
Geometria analitica.
Geometria differenziale.