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Esercizio 3 . Un corpo puntiforme si muove lungo un’asse orizzontale. All’istante [s] esso passa nell’origine con velocità diretta verso le positive. Per [s] il corpo è sottoposto a un’accelerazione .
Calcolare:
a) dove si ferma.
Se durante il moto nella posizione [m], il corpo ne urta uno eguale e fermo e vi rimane attaccato, calcolare:
b) la velocità del sistema subito dopo l’urto.
Figura 2: traiettoria di un corpo puntiforme soggetto ad accelerazione variabile e urto in m.
Svolgimento.
(1)
dove si è usato il fatto che la velocità è una funzione composta, in quanto ha una dipendenza dallo spazio che a sua volta dipende dal tempo, e si è pertanto adoperata la regola di derivazione della funzione composta; nella seconda uguaglianza, si è semplicemente usata la definizione . Siamo in presenza, in definitiva, di una equazione differenziale del primo ordine a variabili separabili, che possiamo anche scrivere come
(2)
Inserendo la legge di presente nel testo ed integrando l’equazione precedente determineremo pertanto
(3)
in cui abbiamo integrato tra il punto di partenza (l’origine ) e il punto di arresto in cui, come già discusso precedentemente, è possibile porre la velocità finale . Calcolando gli integrali a primo e secondo membro avremo [1].
(4)
e sostituendo [m] troveremo facilmente un’equazione di secondo grado completa in :
(5)
le cui due soluzioni possono essere trovate calcolando il delta ed applicando la formula risolutiva
(6)
Otterremo [m] e [m], determinate considerando rispettivamente il segno e il segno nell’equazione precedente; naturalmente, poiché è noto nel problema in esame che il corpo prosegue il suo moto verso le positive, possiamo scartare la soluzione . In definitiva, dunque, il corpo termina il suo moto nel punto
che rappresenta la soluzione al punto a del problema}.
Supponiamo adesso che prima di arrestare il suo moto, ed in particolare nel punto [m], il corpo in esame urti un altro corpo uguale ad esso rimanendovi attaccato, dunque considerando un urto completamente anelastico [2]. In questo caso, non essendoci vincoli di alcun tipo, la quantità di moto del sistema si conserva. Possiamo pertanto considerare l’equazione
(7)
dove e rappresentano le quantità di moto dei due corpi, mentre indica la quantità di moto del sistema dopo l’urto; etichettiamo per convenienza con le grandezze fisiche riferite al corpo in movimento e con quelle associate al corpo fermo localizzato in [m]. Per quest’ultimo, in particolare, conosciamo dai dati del problema che , in quanto i due corpi sono uguali, e che , in quanto il corpo è fermo. Possiamo dunque riscrivere l’equazione (7) come segue
(8)
e dunque
(9)
al raddoppiare della massa, dunque, segue un dimezzamento della velocità del sistema. Per ricavare la velocità è ancora possibile adoperare l’equazione 3, che in questo contesto avrà come soluzione [1].
(10)
in cui abbiamo etichettato [m], per maggiore chiarezza, mentre l’estremo superiore dell’integrale a secondo membro dell’equazione (3) diventa , variabile per la quale vogliamo risolvere l’ equazione (10). Otteniamo, isolando
(11)
Effettuando i calcoli nell’equazione precedente, si ricava facilmente , e cioè . Dato che è la metà di , si ottiene immediatamente
che rappresenta la soluzione al punto b del problema.
1. E’ interessante osservare che i termini presenti in entrambi i membri dell’equazione avranno le dimensioni di una velocità al quadrato e dunque, come unità di misura, . E’ possibile rendersi conto di questo fatto analizzando l’equazione (2), il cui primo membro ha le dimensioni di un’accelerazione per uno spazio, e dunque , mentre il secondo membro è di fatto un prodotto tra velocità, con unità di misura . ↩
2. Ricordiamo che un urto di tipo completamente anelastico è un urto anelastico, ossia un urto in cui si conserva solo la quantità di moto del sistema ma non l’energia cinetica, in cui, in particolare, i due corpi in gioco rimangono attaccati dopo l’urto. ↩
3. E’ importante osservare che, ancora una volta, tutti i termini presenti in questa equazione hanno le unità di misura del quadrato di una velocità; si rimanda alla spiegazione data come commento all’equazione (4). ↩
Fonte Esercizio.
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