Esercizi svolti sul lavoro elettrico e potenziale elettrostatico
I seguenti esercizi svolti sul lavoro elettrico sono tratti dal libro ‘Elementi di Fisica. Elettromagnetismo e Onde di P. Mazzoldi, M. Nigro e C. Voci. L’obiettivo di questo lavoro è fornire soluzioni al capitolo 2, cercando di essere il più chiari e dettagliati possibile.
Questi esercizi coprono vari aspetti del potenziale elettrico, un concetto fondamentale in Fisica 2. Il potenziale elettrico è una grandezza scalare che descrive l’energia potenziale per unità di carica in un campo elettrico. Comprendere questo concetto è cruciale per risolvere problemi complessi che coinvolgono campi elettrici, lavoro elettrico e distribuzioni di carica.
Di seguito, troverete 18 esercizi svolti passo per passo, con spiegazioni dettagliate e annotazioni utili. Gli esercizi spaziano da problemi semplici, ideali per chi sta iniziando a familiarizzare con il potenziale elettrico, a problemi più complessi che richiedono una comprensione approfondita delle leggi dell’elettromagnetismo.
Speriamo che queste soluzioni possano servire come guida e strumento di apprendimento, aiutando gli studenti a migliorare le proprie competenze e a prepararsi efficacemente per gli esami. Buono studio!
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Ottieni il documento contenente 18 esercizi risolti, contenuti in 29 pagine ricche di dettagli, per migliorare la tua comprensione del lavoro elettrico e del potenziale elettrostatico.
Autori e revisori degli esercizi su lavoro elettrico e potenziale elettrostatico.
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Revisore: Silvia Lombardi.
Testi esercizi su lavoro elettrico e potenziale elettrostatico
Esercizio 1 . Due cariche e sono poste sull’asse a distanza .
Calcolare i punti dell’asse in cui:
- il campo elettrostatico è nullo;
- il potenziale è nullo.
Figura 1: schema esercizio 1.
Svolgimento punto 1.
(1)
invece la carica , essendo negativa, genera un campo elettrostatico entrante nella particella la cui equazione è data da:
(2)
Nello spazio il campo elettrico totale dato dalla somma di ed è sempre diretto nel verso positivo delle , ne segue che tra le due cariche il campo elettrostatico non è mai nullo.
Indaghiamo per : in questa regione dà un contributo negativo (ovvero il campo è diretto nel verso negativo delle ) al campo elettrostatico totale, mentre dà un contributo positivo (ovvero diretto nel verso positivo delle ). Il campo elettrostatico totale si annulla quando la somma dei singoli campi si annulla
(3)
dove abbiamo semplificato il fattore comune . Questo ci porta alla seguente equazione di secondo grado
(4)
Ricordiamo che l’equazione vale per quindi non possiamo accettare nessuna soluzione.
Indaghiamo per : in questa regione genera un campo elettrostatico positivo mentre dà un contributo negativo. Il campo elettrostatico si annulla quando
(5)
Si nota che questa equazione è la stessa di (3) e pertanto possiamo accettare solamente , essendo . Concludiamo il primo punto dell’esercizio con la seguente soluzione
Svolgimento punto 2.
(6)
Tre casi distinti sono rappresentati nella figura 2, di seguito rappresentata.
Figura 2: studio della distanza da al variare di .
\textbf{Caso } Il potenziale totale è
(7)
Il risultato non è accettabile in quanto non è minore di zero.
Caso : il potenziale totale è
(8)
Il risultato è accettabile in quanto oltre che ad essere positivo è anche compreso tra ed .
Caso : il potenziale totale è
(9)
Il risultato è accettabile in quanto oltre che ad essere positivo è anche maggiore di .
Si conclude che
Figura 3: schema esercizio 2.
Svolgimento.
(10)
L’energia potenziale elettrostatica di un sistema di cariche discreto è data dalla somma delle energie potenziali associate a ciascuna coppia di cariche, nello stato iniziale abbiamo quindi la seguente energia potenziale:
(11)
Il segno dell’energia potenziale elettrostatica è dato dal prodotto della coppia di cariche, si avrà quindi un’energia positiva per cariche di segno concorde mentre sarà negativa per cariche di segno discorde. A denominatore va inserita la distanza (quindi una quantità positiva) tra le due cariche. Nello stato finale troviamo la seguente energia potenziale elettrostatica:
(12)
Ne segue che il lavoro svolto dalle forze elettrostatiche è:
(13)
Concludiamo con la seguente soluzione:
Figura 4: dettaglio schema esercizio 3.
Svolgimento.
(14)
mentre quella del sistema finale è data da
(15)
ne segue che il lavoro svolto dalle forze elettrostatiche sulla carica è
(16)
Concludiamo con la seguente soluzione:
Osservazione 1. In questo esercizio e come nel precedente si è visto che alcuni termini rimangono gli stessi durante il calcolo dell’energia potenziale elettrostatica del sistema iniziale e finale. Infatti nella variazione: si eliminano i termini corrispondenti all’energia potenziale elettrostatica di coppie di cariche che rimangono fisse durante la transizione. Questo è un risultato generale che può essere applicato nei successivi esercizi per svolgere meno conti. Quando abbiamo una carica, o anche un sistema di cariche, che viene spostata all’interno di un sistema discreto di cariche, è sufficiente calcolare la variazione di energia potenziale elettrostatica che questa carica, o sistema, ha con il sistema discreto di cariche. Questa energia è anche detta energia potenziale d’interazione elettrostatica.
Figura 5: dettaglio schema esercizio 4.
Svolgimento.
(17)
L’energia potenziale potenziale d’interazione elettrostatica finale è invece:
(18)
L’opposto della variazione di energia potenziale è il lavoro svolto dalla forze elettrostatiche per spostare la carica
(19)
Concludiamo con la seguente soluzione:
- l’energia potenziale elettrostatica del sistema;
- il lavoro necessario per spostare una delle cariche dalla posizione iniziale al punto indicato in figura 6 e situato nel centro del lato.
Figura 6: dettaglio schema esercizio 5.
Svolgimento punto 1.
(20)
Concludiamo quindi con la seguente soluzione:
Svolgimento punto 2.
(21)
Dopo lo spostamento della carica da a lungo una qualsiasi traiettoria, otteniamo il sistema descritto dalla figura 7:
Figura 7: sistema dopo lo spostamento della carica da a .
L’energia potenziale d’interazione elettrostatica finale tra la carica e le restanti cariche è data da:
(22)
Il lavoro svolto dalle forze esterne per portare la carica da a è pari all’opposto della variazione di energia potenziale elettrostatica tra i due sistemi, otteniamo quindi:
(23)
Concludiamo quindi con la seguente soluzione:
Figura 8: dettaglio schema esercizio 6. In arancione abbiamo il protone, mentre in azzurro l’elettrone.
Premessa.
Svolgimento 1.
(24)
dove: è la carica elementare ed è la massa dell’elettrone. Otteniamo quindi una formula per l’accelerazione dell’elettrone che dipende dalla sua distanza dal protone. Per integrare l’accelerazione e ottenere informazioni sulla velocità dobbiamo utilizzare un trucco algebrico:
(25)
da cui
(26)
In questo modo, possiamo integrare l’accelerazione sulla variabile spaziale invece che su quella temporale, tra posizione iniziale e finale , ottenendo:
(27)
dove nell’integrare l’accelerazione è stato inserito un segno meno, questo perché per il nostro sistema di riferimento l’accelerazione è diretta verso il protone, ovvero ha verso e quindi segno negativo e abbiamo tenuto conto del fatto che .
Si conclude che:
Svolgimento 2.
(28)
Anche in questo caso è stato inserito un segno meno sulla forza, poiché essa è diretta verso il protone e ha dunque un segno negativo nel nostro sistema di riferimento. Tuttavia, anche senza il segno meno sulla forza, il lavoro deve essere positivo poiché la forza è nella stessa direzione dello spostamento; quindi, considereremmo in ogni caso il modulo dell’integrale. Utilizziamo ora il teorema dell’energia cinetica, indicata con (per non confonderla con il campo elettrico ). Abbiamo dunque:
(29)
dove e sono rispettivamente la velocità finale e iniziale. A questo punto possiamo impostare e ricavare la distanza che cercavamo:
(30)
come ottenuto in precedenza.
Svolgimento 3.
(31)
Il lavoro svolto dalle forze elettriche sull’elettrone è quindi:
(32)
A questo punto si applica il teorema dell’energia cinetica come in (29) e si ottiene la medesima soluzione (30).
- lo spostamento rispetto alla direzione iniziale dopo l’attraversamento della regione;
- l’energia cinetica acquistata (in V) nel percorso.
Figura 9: dettaglio schema esercizio 7.
Soluzione del punto 1.
(33)
dove è la posizione dell’elettrone sull’asse al tempo . L’accelerazione è dalla forza elettrica e si ricava dalla seconda legge della dinamica
(34)
dove nell’ultima uguaglianza abbiamo utilizzato la definizione di campo elettrico. Nel nostro sistema di riferimento l’accelerazione è diretta verso il basso, quindi è necessario aggiungere un segno meno. Riscriviamo le equazioni del moto
(35)
Chiamiamo il tempo necessario affinché l’elettrone esca dalla regione di lunghezza , dovrà dunque essere valida la seguente uguaglianza . Osserviamo dal grafico che la differenza è proprio lo spostamento che dobbiamo calcolare. Riscriviamo la legge oraria aggiungendo queste informazioni
(36)
Dalla seconda equazione del sistema ricaviamo che inserita nella prima ci permette di calcolare lo spostamento
Sostituendo i valori numerici si ha
Soluzione del punto 2.
(37)
Posto troviamo
(38)
che è la velocità all’uscita della regione. La velocità finale dell’elettrone in forma vettoriale è
(39)
Nel calcolo dell’energia cinetica ci interessa sapere il modulo al quadrato del vettore velocità, questo lo si calcola come il prodotto scalare di con se stesso
(40)
L’energia cinetica finale presenta due contributi, il primo dovuto ad una componente della velocità lungo ed un secondo dovuto dalla componente lungo , quest’ultimo è pari inoltre all’energia cinetica iniziale. Per ottenere un energia in elettronvolt è sufficiente dividere un energia espressa in Joule per la carica elementare . Concludiamo l’esercizio con la seguente variazione di energia cinetica
dove . Sostituendo i valori numerici troviamo
- l’energia cinetica e la velocità con cui l’elettrone arriva sul piano se lasciato libero.
- ripetere l’esercizio se il piano ha densità di carica e la particella è un protone.
Figura 10: dettaglio schema esercizio 8.
Svolgimento punto 1.
(41)
questo risultato si può ottenere calcolando il campo elettrico di un disco sul proprio asse di simmetria e facendo tendere il raggio ad infinito. L’energia cinetica con cui l’elettrone arriva sul piano si calcola applicando il teorema dell’energia cinetica. Dato che la forza elettrica è costante e diretta lungo la direzione del moto, il lavoro da essa compiuto è positivo ed è semplicemente il prodotto della forza per lo spostamento
(42)
L’elettrone è inizialmente fermo, per cui la sua energia cinetica iniziale è nulla. Applichiamo il teorema dell’energia cinetica
(43)
da cui
(44)
dove è la velocità finale cercata. Concludiamo dunque sostituendo i valori numerici e ottenendo:
Svolgimento punto 2.
Figura 11: dettaglio schema esercizio 8 punto 2.
Figura 12: dettaglio schema esercizio 9.
Svolgimento.
(45)
Per risolvere questo esercizio vogliamo seguire il seguente approccio, calcoliamo il campo elettrico totale somma dei due singoli campi, poi calcoliamo il lavoro compiuto dalla forza elettrica risultante sul protone e concludiamo applicando il teorema dell’energia cinetica. Il campo elettrico risultante nella prima regione, chiamata regione , sarà attenuato in quanto i campi ed hanno verso opposto, calcoliamolo
(46)
risulta essere diretto verso l’asse negativo delle , ne segue che nella prima regione la forza elettrica agente sul protone è anch’essa diretta verso sinistra, quindi il lavoro da essa compiuto è negativo
(47)
Nella seconda regione, chiamata regione , il campo elettrico totale è invece accentuato e diretto verso destra, in quanto i campi ed sono entrambi diretti verso l’asse positivo delle
(48)
anche la forza elettrica che agisce sul protone è diretta verso l’asse positivo delle ovvero lungo la direzione del moto, otteniamo quindi un lavoro positivo nella regione
(49)
Il lavoro totale svolto dalle forze elettriche sul protone per portarlo a raggiungere il secondo piano è la somma dei lavori calcolati precedentemente
(50)
Questo lavoro è in Joule mentre l’energia cinetica data dal problema è in elettronvolt, risulta utile scrivere il lavoro totale in elettronvolt e per farlo basta dividerlo per la carica elementare . Applichiamo il teorema dell’energia cinetica
(51)
dove è in elettronvolt. Sostituendo i valori numerici, concludiamo che:
Premessa.
Svolgimento 1.
(52)
Figura 13: dettaglio schema esercizio 10.
Geometricamente osserviamo dalla figura che le componenti ortogonali all’asse dei campi elettrici prodotti dalle due cariche hanno stesso modulo ma verso opposto sul punto , infatti se sommiamo questi due campi elettrici ne otteniamo uno parallelo all’asse
(53)
Questa uguaglianza non è altro che la proiezione di sull’asse presa due volte. Nell’ultima uguaglianza abbiamo introdotto la densità lineare di carica dell’anello dove è un elemento di arco infinitesimo. Non resta altro che sommare i contributi di tutte le cariche , ovvero integrare su metà anello. In modulo otteniamo il seguente campo sull’asse a distanza dal centro dell’anello.
(54)
Questo può essere riscritto notando che (dalla definizione di densità di carica lineare), e che
(55)
Ora che conosciamo il campo elettrico generato dall’anello carico lungo l’asse possiamo calcolare il lavoro che esercita sul protone per portarlo a distanza . La forza elettrica che agisce sul protone è parallela al moto ma dipende dalla posizione in cui si trova il protone, dobbiamo svolgere un integrale sul cammino che va da a .
(56)
A questo punto possiamo utilizzare il teorema dell’energia cinetica, il protone parte da fermo, ha quindi energia cinetica iniziale nulla. La sua energia cinetica finale è invece
(57)
Sostituendo i valori numerici otteniamo:
Svolgimento 2.
Figura 14: dettaglio schema esercizio 10 per il calcolo del potenziale.
Allora il potenziale elettrico da essa prodotto è
(58)
Integriamo sull’intero anello per ottenere il potenziale elettrico totale
(59)
dove nell’ultima uguaglianza abbiamo evidenziato la dipendenza funzionale del potenziale elettrico dalla distanza sull’asse . A questo punto, sapendo che l’energia potenziale d’interazione elettrica tra il protone e l’anello è , possiamo utilizzare il teorema dell’energia cinetica
(60)
Concludiamo con la stessa soluzione ottenuta con la soluzione precedente:
Figura 15: dettaglio schema esercizio 11.
Svolgimento.
(61)
Per calcolare il potenziale elettrico totale generato dal disco dobbiamo sommare tutti i contributi infinitesimi degli infiniti anelli in cui si può scomporre il disco nel punto . Introduciamo la densità di carica superficiale in modo tale da poter riscrivere la carica . Infatti, è l’area dell’anello di raggio sul quale è distribuita la carica e spessore infinitesimo . Abbiamo dunque:
(62)
dove in abbiamo utilizzato la definizione di densità di carica superficiale applicata al disco . Utilizziamo ora il teorema dell’energia cinetica, l’elettrone parte da fermo, quindi la sua energia cinetica iniziale è nulla. L’energia potenziale d’interazione elettrostatica tra l’elettrone e il disco è , quindi abbiamo:
(63)
Concludiamo l’esercizio con la seguente soluzione:
Figura 16: dettaglio schema esercizio 12.
Premessa.
Svolgimento 1.
(64)
dove è la densità lineare di carica. Integriamo lungo l’intera bacchetta per ottenere il potenziale elettrico totale sul generico punto generato dalla bacchetta
(65)
utilizzando la definizione di densità lineare di carica nel caso particolare che la carica sia distribuita in modo uniforme otteniamo:
(66)
A questo punto possiamo utilizzare il fatto che l’energia potenziale d’interazione tra la carica , posta ad una generica distanza , e la bacchetta è pari a , quindi il lavoro necessario per portarla da a è:
(67)
Sostituendo i valori numerici otteniamo:
Svolgimento 2.
Figura 17: dettaglio schema esercizio 12 con diverso sistema di riferimento.
In questo sistema avremo e . Calcoliamo il potenziale elettrico generato dalla bacchetta in un punto generico a distanza . L’elemento infinitesimo è sempre
(68)
Per svolgere l’integrale con lo scopo di ottenere il potenziale totale dobbiamo utilizzare come dominio d’integrazione . Notiamo non ci sono problemi nell’equazione (68) nel definire la distanza nella parte negativa del dominio d’integrazione, infatti calcolato per è una quantità positiva. Abbiamo dunque
(69)
otteniamo il seguente potenziale elettrico:
(70)
Questa identità differisce da quella ottenuta con il procedimento precedente, in quanto due sistemi di riferimento diversi portano diverse definizioni di . Chiaramente dovremmo ottenere comunque lo stesso risultato per il lavoro in quanto la fisica è indipendente dal sistema di riferimento scelto
(71)
che è esattamente quello che ci aspettavamo.
Esercizi da 13 a 18
Figura 18: dettaglio schema esercizio 13.
Svolgimento.
(72)
Il potenziale dipende solo dalla variabile (vedere figura 18) quindi Il potenziale è rappresentato da una funzione definita a tratti che è data dall’unione di varie rette con coefficienti angolari diversi, significa che il campo elettrico sarà rappresentato da linee orizzontali la cui posizione sull’asse dipenderà dalla pendenza della retta che descrive il potenziale. Abbiamo dunque:
(73)
da cui
(74)
Concludiamo l’esercizio riportando nel grafico in blu la funzione che descrive il campo elettrico.
Figura 19: dettaglio schema esercizio 13 con l’aggiunta del campo elettrico in blu.
- Il campo elettrostatico ;
- L’angolo che forma con l’asse in un punto del primo quadrante.
Svolgimento punto 1.
(75)
Calcoliamo le singole componenti
(76)
e
(77)
Concludiamo che:
Dalla figure 20 e 21 si vede chiaramente come il campo elettrico sia diretto lungo zone decrescenti di potenziale e che sia direttamente proporzionale alla rapidità di variazione di quest’ultimo. Si osserva inoltre una singolarità nell’origine, ovvero dove si annulla il denominatore del campo elettrico, in questo punto il campo non è definito.
Svolgimento punto 2.
Figura 22: dettaglio esercizio 14 svolgimento punto 2.
Applicando i noti teoremi dei triangoli rettangoli si ha:
(78)
Concludiamo che:
Svolgimento.
(79)
dove: . La particella è sottoposta ad una forza elettrica che per la seconda legge della dinamica è uguale a:
(80)
Ricordiamo che la condizione necessaria e sufficiente affinché un moto sia armonico è data dall’equazione
(81)
dove è la pulsazione del moto armonico. Confrontando (80) con (81) si osserva che abbiamo due moti armonici, rispetto alla variabile e , da cui:
(82)
(83)
Sia per il moto lungo la componente che per il moto lungo la componente otteniamo la stessa pulsazione
(84)
la quale ci permette di calcolare il periodo del moto armonico che sarà lo stesso sia per il moto proiettato lungo che per quello lungo
(85)
L’ampiezza e la fase iniziale dipendo invece dalle condizioni iniziali del moto, ovvero dalla posizione iniziale e dalla velocità iniziale . Ad esempio, consideriamo un punto inizialmente sulla bisettrice del primo quadrante, le condizioni iniziale saranno con e
(86)
Dal secondo sistema otteniamo una soluzione per le ampiezze
(87)
che sostituite nel primo sistema ci permettono di calcolare le fasi
(88)
Prendiamo la soluzione generale (83) e poniamo , da cui
(89)
Il sistema risulta verificato se e solo se , quindi considerando l’identità (88) la particella passa per l’origine solamente se , ovvero se la sua velocità iniziale è diretta lungo la bisettrice. Questa soluzione vale anche nel caso in cui la velocità iniziale della particella è nulla, perché in questo caso si può sempre porre una fase nulla per entrambi i moti. Concludiamo l’esercizio con la seguente soluzione:
Figura 25: dettaglio schema esercizio 16.
Premessa.
Svolgimento 1.
(90)
dove è il momento di dipolo e è la posizione del dipolo sul nostro sistema di riferimento, ovvero e è il campo elettrico totale generato dalle due cariche. Calcoliamo il campo elettrico generato dalle due cariche tra . La carica genera il seguente campo elettrostatico verso l’asse positivo delle
(91)
La carica genera invece un campo diretto verso l’asse negativo delle
(92)
Il campo elettrico totale è dato dalla somma tra e , ricordiamo inoltre che un dato del problema è , quindi
(93)
Prendiamo ora il prodotto scalare tra il campo elettrico generato dalle cariche e con il momento di dipolo elettrico, abbiamo ,da cui, otteniamo:
(94)
A questo punto possiamo calcolare il gradiente, ovvero la derivata spaziale lungo nel caso monodimensionale, per ottenere la forza
(95)
La forza che agisce sul dipolo deve essere calcolata nella posizione del dipolo, ovvero
(96)
Sostituendo i valori numerici otteniamo:
Svolgimento 2.
Figura 26: dettaglio esercizio 16 usando il principio di azione e reazione.
Dalla teoria sappiamo che il campo elettrico del dipolo lungo il proprio asse è parallelo al momento di dipolo, infatti
(97)
dove è la distanza dal dipolo al punto in cui abbiamo valutato il campo elettrico. Siccome le cariche e sono uguali e alla stessa distanza dal centro del dipolo, sono soggette alla stessa forza. Questo significa che le forze e sono uguali. Poiché , si ha:
(98)
A questo punto possiamo utilizzare il principio di azione e reazione. Chiamiamo la reazione sul dipolo della forza , essa avrà stesso modulo e verso opposto, analogamente troviamo . La forza totale che agisce sul dipolo è
(99)
che è lo stesso risultato trovato in precedenza.
- L’energia elettrostatica del sistema;
- La forza con cui interagiscono.
Figura 27: dettaglio esercizio 17.
Svolgimento punto 1.
(100)
Prendiamo il campo elettrico radiale generato dal dipolo a sinistra su un generico punto sull’asse posto ad una generica distanza
(101)
Il campo elettrico che il dipolo applica sul dipolo è pari a , quindi l’energia d’interazione tra i dipoli è
(102)
Concludiamo il punto 1 dell’esercizio con la seguente soluzione
Svolgimento punto 2.
(103)
che ponendo si ottiene il modulo della forza richiesta
Figura 28: dettaglio esercizio 17.
Figura 29: dettaglio esercizio 18.
Svolgimento.
(104)
dove ad esempio è il campo elettrico generato dal secondo dipolo sul primo dipolo e il campo elettrico generato dal primo sul secondo. Ricaviamoci il campo elettrico a partire dal potenziale elettrostatico generato da un dipolo, utilizzando le coordinate polari descritte in figura 29 abbiamo
(105)
Il campo elettrico è l’opposto del gradiente del potenziale che deve essere anch’esso riscritto utilizzando le coordinate polari
(106)
A questo punto possiamo calcolare il campo elettrico generato da un dipolo
(107)
Prendiamo in considerazione il dipolo all’origine, l’altro dipolo si trova nella direzione perpendicolare a quella assiale di , ovvero a . Il campo elettrico è quindi
(108)
Secondo il sistema di coordinate polari utilizzato questo vettore è parallelo e opposto all’asse , tornando quindi alle coordinate cartesiane il campo elettrico generato da sul dipolo che si trova a distanza dal primo è
(109)
Calcoliamo ora l’energia potenziale d’interazione tra i due dipoli
(110)
L’energia d’interazione ottenuta è pari a , confrontiamo con l’energia termica a temperatura ambiente (ovvero a )
(111)
Il rapporto tra i valori assoluti tra l’energia potenziale d’interazione elettrostatica e quella termica è
(112)
Concludiamo l’esercizio con la seguente soluzione per l’energia potenziale d’interazione elettrostatica tra i dipoli
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