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Esercizi sulla forza di Lorentz e campo magnetico

Campo magnetico-Forza magnetica

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Esercizi sulla forza di Lorentz e campo magnetico

I seguenti esercizi svolti sulla forza di Lorentz sono tratti dal libro “Elementi di Fisica. Elettromagnetismo e Onde” di P. Mazzoldi, M. Nigro e C. Voci. Lo scopo di questo lavoro è fornire soluzioni del capitolo 6 cercando di essere il più chiari e dettagliati possibile.

Questa raccolta di 28 esercizi è stata pensata specificamente per studenti di Fisica 2 nei corsi di Ingegneria, Fisica e Matematica. Attraverso questi esercizi, ci proponiamo di consolidare la comprensione della Forza di Lorentz e del Campo Magnetico, argomenti fondamentali in elettromagnetismo.

Ogni esercizio è stato scelto con cura per coprire una vasta gamma di situazioni e applicazioni pratiche, in modo da preparare gli studenti ad affrontare problemi complessi e reali. Le soluzioni sono presentate passo dopo passo, con spiegazioni dettagliate e commenti approfonditi per garantire una piena comprensione dei concetti sottostanti.

Accedendo a questo articolo, avrete l’opportunità di esplorare e risolvere problemi che spaziano dai fondamenti teorici alle applicazioni pratiche più avanzate. Siamo certi che questo materiale didattico sarà un prezioso alleato nel vostro percorso di studi, aiutandovi a padroneggiare i concetti chiave dell’elettromagnetismo.
 

Scarica gli esercizi svolti

Ottieni il documento contenente 28 esercizi risolti, contenuti in 56 pagine ricche di dettagli, per migliorare la tua comprensione della forza di Lorentz e del campo magnetico.

 

Autori e revisori sugli esercizi sulla forza di Lorentz

Mostra autori e revisori.

Autore: Valerio Brunetti  

Revisore: Patrizio Di Lorenzo.  


 

Testi degli esercizi sulla forza di Lorentz e campo magnetico

 

Esercizio 1  (\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Un protone con energia cinetica E_k=6 \,\text{MeV} entra in una regione di spazio in cui esiste un campo magnetico B = 1 \ T ortogonale al piano della traiettoria, formando con l’asse y l’angolo \theta=30^{\circ}.
Calcolare:
 

  1. l’angolo \theta' della direzione di uscita con l’asse y;
  2. la distanza lungo y tra il punto di uscita e il punto di ingresso.

 

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Figura 1: schema del problema.

Svolgimento punto 1.

Si osserva che al protone è applicato un campo magnetico costante perpendicolare alla velocità; la particella sarà dunque sottoposta a una forza di Lorentz pari a:

(1)   \begin{equation*} \vec{F}=q\, \vec{v}\wedge \vec{B}, \end{equation*}

dove nel nostro caso q=e. Com’è noto dalla teoria, in questa situazione (quando \vec{v} e \vec{B} sono ortogonali, il punto materiale si muove di moto circolare uniforme; altrimenti, si muoverebbe di moto elicoidale), tale forza è sempre diretta istante per istante verso lo stesso punto lungo l’intero cammino e pertanto agisce come forza centripeta. Di conseguenza, il protone si muove di moto circolare uniforme lungo una circonferenza di raggio r. Il protone percorre dunque un arco di circonferenza, come rappresentato in figura 2.    

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Figura 2: dettaglio situazione iniziale e finale.

   

Dalla figura 2 deduciamo che

(2)   \begin{equation*} \theta+60^\circ=\theta^\prime+60^\circ=90^\circ \quad \Leftrightarrow\quad \theta=\theta^\prime, \end{equation*}

dove abbiamo sfruttato il fatto che l’angolo tra il vettore velocità e il raggio della traiettoria è retto. Concludiamo dunque che l’angolo \theta^\prime è:

    \[\boxcolorato{fisica}{\theta^\prime=\theta=30^\circ.}\]


Svolgimento punto 2.

Per quanto riguarda il punto 2 del problema, conoscendo l’energia cinetica E_k, si può ricavare la velocità finale della particella, dove m_p è la massa del protone:

(3)   \begin{equation*} E_k=\dfrac{1}{2}m_pv_f^2\quad \Leftrightarrow\quad v_f=\sqrt{\dfrac{2E_k}{m_p}}, \end{equation*}

Dalla seconda legge della dinamica si ha

(4)   \begin{equation*} m_pa_c=ev_fB, \end{equation*}

dove a_c=\dfrac{v^2_f}{r} è l’accelerazione centripeta e r il raggio della circonferenza.

Abbiamo dunque:

(5)   \begin{equation*} m_p\dfrac{v_f^2}{r}=e\,v_f\,B\quad \Leftrightarrow\quad m_p\frac{v_f}{r}=eB\quad \Leftrightarrow\quad r=\frac{mv_f}{eB}=\frac{m}{eB}\sqrt{\dfrac{2E_k}{m_p}}. \end{equation*}

Consideriamo ora la figura 3.

 

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Dalla figura 3 deduciamo che il triangolo ABC è isoscele, quindi

(6)   \begin{equation*} \dfrac{d}{2}=r\cos\left(60^\circ\right)=\dfrac{r}{2}\quad \Leftrightarrow\quad d=r, \end{equation*}

che sostituendo i valori numerici ci da

    \[\boxcolorato{fisica}{d\approx\text{0,355 m}.}\]


 

Esercizio 2  (\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Un protone di energia cinetica E_k=50 \,\text{MeV} si muove lungo l’asse x ed entra in un campo magnetico B=\text{0,5 T}, ortogonale al piano xy, che si estende da x=0\,\text{m} a x=L=1 \, \text{m}.
Calcolare all’uscita dal magnete nel punto P:
 

  1. l’angolo \alpha che la velocità del protone forma con l’asse x;
  2. la coordinata y del punto P.

 

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Figura 4: dettaglio schema esercizio 2.

Svolgimento punto 1.

Dalla teoria si sa che la particella è soggetta alla forza di Lorentz, la quale è sempre perpendicolare al piano individuato da \vec v e \vec B. Pertanto, come nel caso del problema 1, anche qui si deduce che il protone si muove di moto circolare uniforme e che percorre un arco di circonferenza; con un procedimento del tutto analogo si può trovare il modulo della velocità del protone e il raggio della traiettoria circolare a partire dall’equazione dell’energia cinetica. Si trova quindi:

(7)   \begin{equation*} E_k=\frac{1}{2}m_pv^2 \quad \Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2E_k}{m_p}}\approx\text{9,8}\cdot10^7 \,{\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}, \end{equation*}

dove v è la velocità iniziale che poi rimarrà in modulo la stessa durante tutto l’arco di circonferenza perché il moto è circolare uniforme. Ricordando che l’accelerazione in questo caso è centripeta, si ricava:

(8)   \begin{equation*} m_p\frac{v^2}{r}=evB \quad \Leftrightarrow\quad r=\frac{m_pv^2}{evB}=\frac{m_pv}{eB}\approx\text{2,046} \, \text{m}. \end{equation*}

A questo punto si osserva che, dal momento che la forza di Lorentz è sempre ortogonale alla velocità del protone, essa sarà sempre diretta verso il centro della circonferenza che descrive il moto. In particolare, se si osserva ciò che accade nell’origine degli assi è facile accorgersi con la regola della mano destra che la forza è orientata lungo l’asse y e che pertanto il centro del moto debba anch’esso appartenere all’asse delle ordinate (in particolare dovrà stare sul semiasse negativo). Sia esso indicato con C, si riporta in figura 5 una rappresentazione schematica del problema.

   

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Figura 5: rappresentazione della geometria del problema.

   

Si può così ricavare il valore dell’angolo \theta da semplici considerazioni trigonometriche:

(9)   \begin{equation*} \cos\theta=\frac{L}{r}\quad \Leftrightarrow\quad \theta=\text{arcos}\left(\frac{L}{r}\right)\approx 60^{\circ}. \end{equation*}

Dal momento che in un moto circolare uniforme la velocità è tangente alla traiettoria, essa formerà un angolo retto con il prolungamento del raggio r e quindi, sfruttando le proprietà degli angoli opposti al vertice, è possibile ricavare \alpha:

    \[\boxcolorato{fisica}{\alpha=90^{\circ}-\theta\approx30^{\circ}.}\]


Svolgimento punto 2.

Per la risoluzione di questo punto è bene notare che il modulo dell’ordinata del protone non è altro che la differenza tra la lunghezza del raggio e la proiezione di r stesso sull’asse y.

In questo modo si avrà:

    \[\boxcolorato{fisica}{y_p=-\lvert r-r\sin\theta\rvert\approx \text{-0,274}  \ \text{m}.}\]

Alternativamente, ricordando che il moto del protone avviene su una circonferenza, si può scrivere l’equazione del moto (equazione di una circonferenza di centro C e raggio r):

    \[(x-x_c)^2+(y-y_c)^2=r^2\quad \Leftrightarrow \quad x^2+(y+r)^2=r^2,\]

dove sono state usate le coordinate del centro C(0,-r).

Si ottiene quindi l’equazione del moto della particella e si può trovare y_p:

    \[\quad y=\sqrt{r^2-x^2}-r\quad \Leftrightarrow\quad y_p=y(L)=\sqrt{r^2-L^2}-r.\]


 

Esercizio 3  (\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Un fascio di protoni, accelerato da una d.d.p. V=7 \ \text{MV}, deve essere curvato di 90^{\circ}. Se la curvatura deve avvenire in un tratto di lunghezza \ell=\text{1,5} \, \text{m}, calcolare il valore del campo magnetico B necessario.

 
 

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Figura 6: dettaglio schema esercizio 3.

Svolgimento.

Innanzitutto, è bene notare che non si commette alcun errore se, anzichè considerare un fascio di protoni, si risolve il problema considerando un solo protone: infatti il campo magnetico è una proprietà della regione in cui esso manifesta e pertanto agirà su ogni particella allo stesso modo indipendentemente dal numero di protoni che lo attraversano. Dalla teoria sappiamo che

(10)   \begin{equation*} K_{\text{finale}}-K_{\text{iniziale}}=eV, \end{equation*}

dove K_{\text{finale}} e K_{\text{iniziale}} sono rispettivamente l’energia cinetica iniziale e finale dell’elettrone. La particella ha velocità iniziale nulla, quindi K_{\text{iniziale}}=0, e pertanto si ha

(11)   \begin{equation*} eV=\frac{1}{2}m_pv^2\quad\Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2eV}{m_p}}\approx\text{3,7}\cdot10^{7} \, {{\text{m}}\cdot {\text{s}}^{-1}}. \end{equation*}

Il fascio di particelle è soggetto alla forza di Lorentz la cui espressione è \vec{F}=q\, \vec{v}\wedge \vec{B}, dunque, essendo il campo magnetico e la velocità perpendicolari tra loro, per la regola della mano destra sappiamo che la forza \vec{F} sarà ortogonale istante per istante al piano individuato da \vec{v} e \vec{B} e pertanto agirà come una forza centripeta. Il risultato è che il protone si muoverà di moto circolare uniforme. Il testo del problema suggerisce che la curvatura del fascio deve avvenire in un tratto di lunghezza \ell, dunque poiché la traiettoria deve essere una circonferenza, il valore di \ell non può che coincidere con il raggio. Pertanto si avrà r=\ell. In figura 7 viene schematizzato il moto della particella, dove viene rappresentata la fisica del problema e viene mostrato come la circonferenza lungo cui si muove il protone abbia raggio l.

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Figura 7: moto degli elettroni.

 

Essendo la forza di Lorentz una forza centripeta, l’accelerazione che subisce il protone è uguale ad a=\dfrac{v^2}{\ell} .

Applicando il secondo principio della dinamica, si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{evB=m_p\frac{v^2}{\ell}\quad\Leftrightarrow\quad B=\frac{m_pv}{\ell e}\approx\text{0,25} \ \text{T}.}\]


 

Esercizio 4  (\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Gli elettroni di un tubo televisivo vengono accelerati da una d.d.p V=10 kV kV e quindi viaggiano per un tratto \ell=30 cm lungo il tubo. Nell’ipotesi che la componente verticale del campo magnetico terrestre sia B_t=40 \ \muT, calcolare la deviazione h subita dal fascio di elettroni alla fine del tratto \ell.

 
 

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Figura 8: sezione del tubo vista dall’alto.

Svolgimento.

Per la risoluzione di questo problema è utile schematizzare ciò che sta succedendo all’interno del tubo. Gli elettroni sono soggetti al campo magnetico terrestre e, dal momento che essi si muovono all’interno del tubo a una certa velocità, su di essi agisce la forza di Lorentz (\vec{F}=q\vec{v}\wedge\vec{B_t}). Si noti che il verso del vettore risultante da un prodotto vettoriale è dato dalla regola della mano destra; pertanto, il verso della forza risultante dipenderà dalla scelta del verso del campo magnetico. In particolare, se si sceglie \vec{B} uscente dal foglio, la forza spingerà la particella verso destra, mentre se lo si sceglie entrante, la deviazione sarà verso sinistra. Nella figura 8 si è scelto arbitrariamente di prendere il verso del campo magnetico uscente. Con un procedimento del tutto analogo a quello del problema 3 è possibile ricavare la velocità del fascio di elettroni sfruttando la legge della conservazione dell’energia. Si trova infatti:

(12)   \begin{equation*} eV=\frac{1}{2}m_ev^2\quad\Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2eV}{m_e}}\approx 6\cdot10^{7}\,{\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}. \end{equation*}

Il moto del corpo è circolare uniforme e quindi applicando il 2 principio della dinamica si ha

(13)   \begin{equation*} m_e\frac{v^2}{r}=evB_t\quad\Leftrightarrow\quad r=\frac{m_ev}{eB_t}, \end{equation*}

che è proprio il raggio di curvatura cercato e sostituendo a r il valore di v ottenuto nella (12), si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{r=\frac{m_e}{eB_t}\sqrt{\frac{2eV}{m_e}}=\sqrt{\frac{2Vm_e}{eB_t^2}}\approx\text{8,43} \ \text{m}.}\]

Una volta ottenuto il raggio, si può trovare la deviazione h richiesta mediante considerazioni di carattere geometrico.

   

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Figura 9: traiettoria dell’elettrone.

   

Si può notare dalla figura 9 come h sia in realtà la differenza tra il raggio di curvatura e la proiezione di r sull’asse verticale. Applicando semplicemente il teorema di Pitagora per trovare quest’ultima si può ricavare la deviazione h:

    \[\boxcolorato{fisica}{h=r-\sqrt{r^2-\ell^2}\approx\text{5,34}\cdot10^{-3} \ \text{m}.}\]

 

Esercizio 5 (\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Un protone avente energia cinetica E_p=1 \ \text{MeV} si muove lungo un’orbita circolare sotto l’azione di un campo magnetico B. Calcolare l’energia cinetica E_d che deve avere un deutone per percorrere la stessa traiettoria (m_d=2m_p, \ e=\text{1,6}\cdot10^{-19} C ).

 
 

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Figura 10: rappresentazione della fisica del problema.

Svolgimento.

Di fronte a problemi di questo tipo è spesso utile procedere partendo dall’analisi del moto di un protone. Nel caso del protone, si dispone di tutti i dati per trovare l’espressione per la velocità della particella sfruttando la definizione di energia cinetica; si noti che, dal momento che la sua traiettoria è un’orbita circolare (moto circolare uniforme, dove la velocità cambierà direzione a ogni istante, ma resterà sempre costante in modulo), il modulo della velocità resterà invariato lungo tutta la circonferenza. Si avrà dunque:

(14)   \begin{equation*} E_P=\frac{1}{2}m_pv^2\quad\Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2E_p}{m_p}}. \end{equation*}

Inoltre, come è già stato fatto in altri problemi con una situazione fisica simile, è possibile applicare il secondo principio della dinamica, ricordando che l’unica forza che agisce sul sistema è la forza di Lorentz e che pertanto (da notare che la funzione logica della parola “pertanto” in questo caso non è banale). Infatti, mentre in altri esempi di problemi simili a questo la conclusione che la forza di Lorentz sia una forza centripeta scaturiva da considerazioni di carattere geometrico, in questo caso basta il vincolo di moto circolare posto dal testo per affermare ciò. Infatti, se la forza di Lorentz è l’unica ad agire sul sistema ed esso si muove di moto circolare, allora necessariamente essa deve essere la forza centripeta che causa il moto) essa sarà una forza centripeta. Si avrà dunque:

(15)   \begin{equation*} m_p\frac{v^2}{r}=evB \quad \Leftrightarrow\quad  r=\frac{m_pv^2}{evB}=\frac{m_pv}{eB}\approx\text{2,046} \, \text{m}. \end{equation*}

A questo punto il problema ci dice che il protone e il deutone devono compiere la stessa orbita, quindi scaturisce che r=r', dove con r' si indica il raggio del moto del deutone. Si può sfruttare questo risultato facendo uso dell’espressione (??). Sia v' la velocità del deutone, si avrà:

(16)   \begin{equation*} \dfrac{m_pv}{eB}=\dfrac{m_dv^\prime}{eB}\quad\Leftrightarrow\quad\dfrac{m_pv}{eB}=\dfrac{2m_pv^\prime}{eB}\quad\Leftrightarrow\quad v=2v', \end{equation*}

dove, come suggerisce il testo, è stata usata la relazione m_d=2m_p. Da qui, utilizzando la (14), si trova

(17)   \begin{equation*} v=2v'=\sqrt{\frac{2E_p}{m_p}}\quad\Leftrightarrow\quad v'=\frac{1}{2}\sqrt{\frac{2E_p}{m_p}}. \end{equation*}

Una volta trovato v' si può dunque trovare l’energia cinetica E_d del deutone utilizzando la definizione come era stato fatto all’inizio per il protone. Si avrà dunque:

(18)   \begin{equation*} E_d=\frac{1}{2}m_d(v')^2=\frac{1}{2}\left(2m_p\right)\left(\frac{1}{4}\right)\left(\frac{2E_p}{m_p}\right)=\frac{E_p}{2}, \end{equation*}

cioè

    \[\boxcolorato{fisica}{E_d=\frac{E_p}{2}=5\cdot10^{5} \ \text{eV}.}\]

 

Esercizio 6 (\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). In un tubo a raggi catodici gli elettroni vengono accelerati da una d.d.p V=10^{4} V e immessi in una regione in cui agisce un campo elettrico E=2\cdot10^{4} \,{\text{V}}\cdot{\text{m}}^{-1}, ortogonale alla velocità di entrata, che li deflette. Calcolare il valore del campo magnetico B, che occorre applicare perpendicolarmente ad E, per eliminare la deflessione.

 
 

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Figura 11: sezione del tubo catodico.

Svolgimento.

Per prima cosa determiniamo la velocità con il quale gli elettroni entrano nel tubo. Dal teorema dell’energia lavoro si ha

(19)   \begin{equation*} \frac{1}{2}m_ev^2=eV\quad\Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2eV}{m_e}}. \end{equation*}

Il testo del problema suggerisce che il campo elettrico e il campo magnetico siano perpendicolari, tuttavia non dice nulla riguardo all’orientamento di B. Ragioniamo dunque sulle forze in gioco in questo problema: quando gli elettroni vengono immessi nella regione considerata, essi sono sottoposti a una forza elettrostatica dovuta alla presenza del campo elettrico che li deflette (facendo riferimento alla figura 12, li spinge verso il basso). Dal momento che il problema richiede che la deflessione venga eliminata, il campo elettrico dovrà agire in maniera tale da produrre una forza che si opponga a tale deflessione. Di seguito in figura 12 si riporta uno schema che rappresenta chiaramente la situazione.

   

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Figura 12: diagramma delle forze.

 

La forza \vec{F}_L rappresentata in figura è la forza di Lorentz, la quale ha equazione:

(20)   \begin{equation*} \vec{F}=-e\,\vec{v}\wedge\vec{B}. \end{equation*}

Si verifica facilmente con la regola della mano destra che il campo magnetico deve avere verso entrante (vedere figura 11) per esercitare sulla particella una forza come quella in figura 12. Chiaramente questo è un risultato dettato dalla scelta del verso di \vec{v}; se l’elettrone si fosse mosso nel verso contrario, allora il campo magnetico sarebbe dovuto essere orientato nel verso opposto (uscente dal foglio).

La condizione affinché gli elettroni non vengano deflessi è che la forza di Lorentz e la forza elettrostatica si bilancino; si imposta quindi l’equazione vettoriale

(21)   \begin{equation*} \vec{F_L}+\vec{F_E}=\vec{0}\quad\Leftrightarrow\quad\vec{F}_L=-\vec{F}_E. \end{equation*}

Dunque, ricordando che la forza elettrostatica ha equazione \vec{F_E}=-e\vec{E}, si avrà

(22)   \begin{equation*} -e\vec{v}\wedge\vec{B}=e\vec{E}. \end{equation*}

Passando ai moduli, si ottiene

(23)   \begin{equation*} eE=evB\quad\Leftrightarrow\quad B=\frac{E}{v}, \end{equation*}

da cui sostituendo i valori numerici, si hai

    \[\boxcolorato{fisica}{B=E\sqrt{\frac{m_e}{2Ve}}\approx\text{3,37}\cdot10^{-4} \ \text{T}.}\]

 

Esercizio 7 (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Un elettrone, in un certo istante, ha una velocità \vec{v}=-v\,\hat{x} con v=5\cdot10^{7} \ \frac{\text{m}}{\text{s}} ed è sottoposto all’azione di un campo elettrico \vec{E}=E_x\,\hat{x}+E_y\,\hat{y} con E_x=E_y=10^{6} \ \dfrac{\text{V}}{\text{m}} e di un campo magnetico \vec{B}=B_x\,\hat{x}+B_z\,\hat{z}, con B_x=-B_z=\text{0,04} \ \texorpdfstring{T}{PDFstring}. Calcolare:
 

  1. la potenza meccanica P_{\text{mecc}} impressa all’elettrone;
  2. la forza \vec{F} che agisce sullo stesso.

 

Svolgimento punto 1.

Per risolvere il problema risulta utile schematizzare la situazione fisica proposta. Dal testo si nota che il campo elettrico ha solo componenti lungo l’asse x e lungo l’asse y, pertanto il vettore \vec{E} giace nel piano xy. Inoltre, si nota che le due componenti del campo sono positive e uguali in modulo, il che suggerisce che il vettore formi un angolo di 45^\circ con l’asse x (basta notare che il rapporto \frac{E_y}{E_x}=1, che per ragioni trigonometriche è uguale alla tangente dell’angolo \alpha che \vec{E} forma con l’asse x. Di conseguenza, \alpha=\arctan\left(\frac{E_y}{E_x}\right)=45^\circ. Analogamente, valgono le stesse considerazioni per il campo \vec{B}, il quale però giace sul piano xz.    

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Figura 13: rappresentazione del campo elettrico e del campo magnetico nel sistema xyz.

   

Per capire meglio la geometria del problema si riporta in figura 14 una rappresentazione che permette di analizzare i due campi separatamente.

   

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Figura 14: rappresentazione dei vettori campo elettrico e campo magnetico.

   

La particella risente sia della forza elettrostatica che della forza di Lorentz dovuta al campo magnetico. Iniziamo dal calcolo di quest’ultima servendoci della legge di Lorentz:

(24)   \begin{equation*}         \vec{F_L}=q\,\vec{v}\wedge\vec{B}.     \end{equation*}

Procediamo dunque costruendo la matrice (si noti che il termine matrice non è esatto dal punto di vista matematico in quanto gli elementi di una matrice sono degli scalari, non dei versori, come avverrà in questo caso. A ogni modo, per fare il prodotto vettoriale si scrivono i versori sulla prima riga, le componenti del primo vettore sulla seconda riga e quelle del terzo sulla terza, dopodiché si calcola il determinante con le regole del calcolo matriciale) per il prodotto vettoriale e calcolandone il determinante.

(25)   \begin{equation*} \vec{v}\wedge\vec{B}= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ -v & 0 & 0\\ B_x & 0 & B_z \end{vmatrix}.     \end{equation*}

Il calcolo viene svolto mediante lo sviluppo di Laplace lungo la prima riga:

(26)   \begin{equation*}    \vec{v}\wedge\vec{B}=     \hat{x}\begin{vmatrix} 0 & 0\\ 0 & B_z \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} -v & 0\\ B_x & B_z \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} -v & 0\\ B_x & 0 \end{vmatrix}, \end{equation*}

da cui

(27)   \begin{equation*}     \vec{v}\wedge\vec{B}=\left(0\cdot B_z-0\right)\hat{x}-\left(-vB_z-0\cdot B_x\right)\hat{y}+\left(-v\cdot0-0B_z\right)\hat{z}=vB_z\,\hat{y}. \end{equation*}

A questo punto si può utilizzare l’equazione 24 ricordando che nel caso dell’elettrone si ha q=-e (dove e viene preso positivo ed è uguale a \text{1,6}\cdot10^{-19} \ \text{C}). La forza dovuta al campo magnetico sarà pertanto:

    \[\vec{F_L}=-evB_z\,\hat{y}.\]

Per quanto riguarda la forza elettrostatica è possibile sfruttare la definizione di campo elettrico per risalire alla forza che esso esercita sulla particella. Si ha infatti:

    \[\vec{E}=\frac{\vec{F_E}}{q}\quad\Leftrightarrow\quad\vec{F_E}=q\vec{E},\]

da cui, conoscendo le componenti di \vec{E}, si può scrivere:

    \[\vec{F_E}=qE_x\hat{x}+qE_y\hat{y}=-eE_x\hat{x}-eE_y\hat{y}.\]

Conoscendo ora l’espressione di entrambe le forze agenti sull’elettrone è possibile trovare la forza risultante, che sarà semplicemente uguale alla somma vettoriale delle due. Si indichi tale forza con \vec{F}, si scrive:

(28)   \begin{equation*} \vec{F}=\vec{F_L}+\vec{F_E}, \end{equation*}

ossia

(29)   \begin{equation*} \vec{F}=F_x\hat{x}+F_y\hat{y}=-eE_x\hat{x}+(-evB_z-eE_y)\hat{y}, \end{equation*}

da cui

    \[\boxcolorato{fisica}{F_x=-\text{1,6}\cdot10^{-13}  \ \text{N}\quad\text{e}\quad F_y=\text{1,6}\cdot10^{-13}  \ \text{N}.}\]

Nella figura sottostante rappresentiamo la forza \vec{F}.    

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Figura 15: rappresentazione forza F.

   

Svolgimento punto 2.

Per risolvere il quesito sulla potenza meccanica, è necessario ricordare la definizione di lavoro elementare. Infatti, la forza \vec{F}, nell’accelerare la particella lungo un tratto d\vec{\ell}, svolge un lavoro dL pari a dL=\vec{F}\cdot d\vec{\ell}. La potenza, definita come la quantità di lavoro per unità di tempo, sarà dunque uguale a:

(30)   \begin{equation*}  P_{\text{mecc}}=\frac{dL}{dt}=\frac{d(\vec{F}\cdot\vec{\ell})}{dt}.  \end{equation*}

Applicando la formula per la derivata del prodotto si ottiene

(31)   \begin{equation*} P_{\text{mecc}}=\frac{d\vec{F}}{dt}\cdot\vec{\ell}+\vec{F}\cdot\frac{d\vec{\ell}}{dt}. \end{equation*}

Essendo la forza costante nel tempo, il primo termine della somma sarà nullo. Per quanto riguarda invece il secondo addendo si nota che il termine \dfrac{d\vec{\ell}}{dt} altro non è che la velocità con cui si muove la particella. Si avrà dunque:

(32)   \begin{equation*} P_{\text{mecc}}=\vec{F}\cdot\vec{v}=\left(-eE_x\hat{x}+(-evB_z-eE_y)\hat{y}\right)\cdot\left(-v\,\hat{x}\right)=eE_xv. \end{equation*}

Risulta quindi

    \[\boxcolorato{fisica}{P_{\text{mecc}}=eE_xv=8\cdot 10^{-6} \ \text{W}.}\]

 

Esercizio 8 (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). In uno spettrometro di Dempster, gli ioni, ionizzati con carica e, dei due isotopi del potassio A_1=39 e A_2=41, vengono accelerati da una d.d.p V=10^3 \ \text{V} e fatti circolare in una camera a vuoto in cui agisce perpendicolarmente un campo magnetico B=\text{0,1} \ \text{T}. Calcolare:
 

  1. l’energia cinetica E_i dei due isotopi;
  2. la velocità v_i degli stessi;
  3. la differenza \Delta d del punto di impatto sulla lastra fotografica che li rivela.

 
 

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Figura 16: schema problema 8.

 
 

Svolgimento punto 1.

Per la soluzione di questo punto è necessario notare che particelle cariche accelerate da una differenza di potenziale V hanno come variazione di energia potenziale

(33)   \begin{equation*}      \Delta U=q  V,     \end{equation*}

dove nel nostro caso q=e.

Dal momento che i due isotopi hanno la stessa carica e vengono accelerati dalla stessa d.d.p, si deduce dalla (33) che \Delta U_1=\Delta U_2. A questo punto, per la il teorema dell’energia lavoro, si avrà che tutta l’energia potenziale posseduta dagli ioni verrà trasformata in energia cinetica. Ci si aspetta che, essendo uguali le due energie potenziali, saranno uguali anche le energie cinetiche dei due isotopi. Si ottiene pertanto:

    \[\boxcolorato{fisica}{\Delta K_{1,2}=\Delta U_{1,2}=qV=\text{1,6}\cdot10^{-16} \ \text{J}.}\]


Svolgimento punto 2.

Ai fini della risoluzione di questo punto, occorre ricordare che l’unità di massa atomica, che verrà indicata con il simbolo \mu, vale \text{1,66}\cdot10^{-27} \ \text{kg}.

Dal punto precedente si è visto come l’energia potenziale si trasformi completamente in energia cinetica. Risulta utile dunque sfruttare quest’uguaglianza ricordando che l’energia cinetica K è definita come K=\frac{1}{2}mv^2, dove m è la massa della particella e v è la sua velocità. Si ottiene quindi

(34)   \begin{equation*} 	    \frac{1}{2}mv^2=eV. 	\end{equation*}

Per ricavare la massa di ciascun isotopo, si può ragionare sul significato fisico della quantità \mu: essa corrisponde alla massa contenuta in un’unità atomica, dunque per ottenere la massa totale dell’isotopo che si sta considerando si deve moltiplicare \mu per il numero di unità, ossia A. Si ottiene per cui:

(35)   \begin{equation*} 	m=\mu A. 	\end{equation*}

Si può dunque sostituire questo risultato nella (34) e ottenere così:

(36)   \begin{equation*} 	\frac{1}{2}\mu Av^2=eV\quad\Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2eV}{\mu A}}. 	\end{equation*}

Si trova quindi:

(37)   \begin{equation*} v_1=\sqrt{\frac{2eV}{\mu A_1}}\quad\text{e}\quad v_2=\sqrt{\frac{2eV}{\mu A_2}}. 	\end{equation*}

Sostituendo i dati con i valori numerici si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{v_1\approx \text{7,1}\cdot 10^{4} \ {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}\quad\text{e}\quad v_2\approx \text{6,98}\cdot 10^{4} \, {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 3.

La presenza del campo magnetico fa sì che particelle cariche che lo attraversano risentano della forza di Lorentz, definita come \vec{F}=q\vec{v}\wedge\vec{B}. Dalla regola della mano destra per il prodotto vettoriale, si nota che, essendo la velocità e il campo magnetico ortogonali tra loro, la direzione della forza di Lorentz sarà perpendicolare al piano formato dai primi due. In particolare, essa sarà perpendicolare istante per istante alla velocità della particella, e dunque agirà come una forza centripeta. Gli ioni si muoveranno dunque di moto circolare uniforme.

   

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Figura 17: in figura viene mostrata l’azione della forza di Lorentz su uno ione lungo la sua traiettoria.

   

Il fatto che la forza di Lorentz sia centripeta implica che l’accelerazione che imprime allo ione sia anch’essa centripeta, pertanto è \frac{v^2}{R}, dove con R si indica il raggio della circonferenza lungo la quale avviene il moto. Ragionando sulla situazione rappresentata in figura 17 è naturale accorgersi che \Delta d debba essere maggiore di zero; infatti, poiché si è visto dalla risoluzione del punto 2 che le velocità dei due isotopi sono diverse, essi percorreranno diverse traiettorie, a cui corrisponderanno diversi raggi. La \Delta d cercata sarà la differenza tra i diametri delle due circonferenze.

Si procede sfruttando il secondo principio della dinamica per entrambi gli ioni:

(38)   \begin{equation*}     \begin{cases}       m_1\dfrac{v_1^2}{R_1}=ev_1B\\\\       m_2\dfrac{v_2^2}{R_2}=ev_2B     \end{cases}\,\Leftrightarrow\, \begin{cases}       \mu A_1\dfrac{v_1^2}{R_1}=ev_1B\\\\       \mu m_2\dfrac{v_2^2}{R_2}=ev_2B     \end{cases}\,\Leftrightarrow\, \begin{cases}       \mu A_1\dfrac{v_1}{R_1}=eB\\\\       \mu A_2\dfrac{v_2^2}{R_2}=eB     \end{cases}\,\Leftrightarrow\,     \begin{cases}       R_1=\dfrac{\mu A_1v_1}{eB}\\\\        R_2=\dfrac{\mu A_2v_2}{eB}.     \end{cases} \end{equation*}

Una volta trovati i raggi delle semicirconferenze sarà dunque possibile calcolare la \Delta d come la differenza tra i due diametri. Si avrà quindi:

    \[\boxcolorato{fisica}{\Delta d=2\lvert R_2-R_1\rvert=\frac{2\mu}{eB}\lvert A_2v_2-A_1v_1\rvert\approx\text{4,6}\cdot10^{-4} \ \text{m}.}\]

 

Esercizio 9  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Un fascetto di elettroni, dopo essere stato accelerato da una d.d.p V=10^{3} \text{V}, entra in una regione in cui esiste un campo magnetico B=\text{0.2}\, \text{T} orientato come in figura 18. La direzione degli elettroni forma un angolo \alpha=20^{\circ} con \vec{B} Calcolare:

 

  1. il raggio r della circonferenza della traiettoria elicoidale compiuta dagli elettroni;
  2. di quanto avanzano gli elettroni, lungo l’elica, in ciascun giro (passo dell’elica p).

 
 

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Figura 18: schema problema 9.

Svolgimento punto 1.

Prima di entrare nella regione dove è presente campo magnetico gli elettroni vengono sottoposti ad una differenza di potenziale costante e pertanto applicando il teorema dell’energia cinetica si ottiene

(39)   \begin{equation*} \frac{1}{2}m_ev^2=eV\quad\Leftrightarrow\quad v=\sqrt{\frac{2eV}{m_e}}\approx\text{1,9}\cdot10^{7} \ {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}, \end{equation*}

che è la velocità prima di entrare nella regione dov’è presente il campo magnetico.

Scegliamo un sistema di riferimento fisso Oxy orientato come in figura 19.

   

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Figura 19 : Proiezione del vettore velocità sugli assi.

   

In questo problema il vettore velocità e il vettore campo magnetico sono perpendicolari tra loro quindi il moto degli elettroni è elicoidale ovvero la composizione di un moto circolare uniforme giacente nel piano perpendicolare al vettore \vec{v}\wedge\vec{B} e rettilineo uniforme in direnzione dell’asse delle x. Calcoliamo il prodotto vettoriale tra campo magnetico \vec{B}=(B,0,0) e velocità \vec{v}=(v\cos\alpha,v\sin\alpha,0).

Abbiamo dunque

(40)   \begin{equation*} \begin{aligned} &\vec{v}\wedge\vec{B}= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ v\cos\alpha & v\sin\alpha & 0\\ B & 0 & 0 \end{vmatrix}=    \hat{x}\begin{vmatrix} vsin\alpha & 0\\ 0 & 0 \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} vcos\alpha & 0\\ B & 0 \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} vcos\alpha & vsin\alpha\\ B & 0 \end{vmatrix}=\\ &=(0\cdot v\sin\alpha-0)\hat{x}-(0\cdot v\cos\alpha-0\cdot B)\hat{y}+(0\cdot v\cos\alpha-v\cdot B\,\sin\alpha)\hat{z}=-vB\sin\alpha \, \hat{z}. \end{aligned} \end{equation*}

Da questo risultato è possibile trovare l’espressione della forza di Lorentz, ossia

(41)   \begin{equation*}    \vec{F}=eBv\sin\alpha \ \hat{z}.  \end{equation*}

L’unica forza presente applicata agli elettroni è la forza di Lorentz, la quale, essendo ortogonale istante per istante alla componente verticale della velocità, ne cambierà la direzione in ogni punto. La particella si muoverà dunque di moto circolare uniforme con velocità tangenziale v_y e siccome non sono presenti forze lungo l’asse delle x il moto della particella sarà rettilineo uniforme con velocità \vec{v}_x. In figura 21 rappresentiamo il moto degli elettroni che si muovono di moto elicoidale.

   

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Figura 20: Moto elicoidale dell’elettrone. Il tragitto orizzontale percorso in un periodo si dice passo.

   

Ricordando che la forza di Lorentz in questo caso è una forza centripeta e quindi sfruttando il secondo principio della dinamica si ottiene

(42)   \begin{equation*} m\frac{(v\sin\alpha)^2}{r}=eBv\sin\alpha \quad \Leftrightarrow \quad  m\frac{v\sin\alpha}{r}=eB\quad \Leftrightarrow\quad r=\frac{mv(\sin\alpha)}{eB}, \end{equation*}

dove r è il raggio della circonferenza del moto circolare.

Concludiamo dunque

    \[\boxcolorato{fisica}{r=\frac{mv(\sin\alpha)}{eB}\approx\text{1,84}\cdot10^{-4} \ \text{m}.}\]


Svolgimento punto 2.

Il passo dell’elica è la distanza che l’elettrone percorre orizzontalmente in un periodo T per fare un moto circolare uniforme completo. Per capire meglio, si guardi la figura 20: il passo p non è altro che lo spostamento lungo l’asse x dell’elettrone in un periodo T.

Nel caso che stiamo analizzando, il modulo della velocità del moto circolare è v_y = v \sin \alpha e pertanto (ricordiamo che un punto materiale che si muove di moto circolare uniforme ha periodo

(43)   \begin{equation*} 	T=\frac{2\pi}{\omega}=\frac{2\pi r}{\omega r}\overset{\clubsuit}{=}\dfrac{2\pi r}{v}, 	\end{equation*}

dove in \clubsuit è stata effettuata la sostituzione v=\omega r.

(44)   \begin{equation*} T=\frac{2\pi r}{v\sin\alpha}. \end{equation*}

Sappiamo che lungo l’asse delle x abbiamo un moto rettilineo uniforme con legge oraria

(45)   \begin{equation*} x(t)=\left(v\cos \alpha\right) t, \end{equation*}

e imponendo t=T si trova la distanza percorsa in un periodo, ossia il passo dell’elica p è:

    \[\boxcolorato{fisica}{p=x(T)=(v\cos\alpha)T=(v\cos\alpha)\left(\frac{2\pi r}{v(\sin\alpha)}\right)=\frac{2\pi r}{\tan{\alpha}}\approx\text{3,2}\cdot10^{-3} \ \text{m}.}\]


Osservazione.

Osserviamo che l’equazione (41) compare proprio il modulo di \vec{v}_y. In questo caso particolare l’equazione di Lorentz si può a tutti gli effetti scrivere come

(46)   \begin{equation*} \vec{F}=-e\vec{v}_y\wedge\vec{B}=eBv_y \ \hat{z}=eBv\sin\alpha \ \hat{z}. \end{equation*}

Il calcolo del prodotto vettoriale viene riportato di seguito:

(47)   \begin{equation*} \vec{v}_y\wedge\vec{B}= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ 0 & v\sin\alpha & 0\\ B & 0 & 0 \end{vmatrix}=\hat{x}\begin{vmatrix} v\sin\alpha & 0\\ 0 & 0 \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} 0 & 0\\ B & 0 \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} 0 & v\sin\alpha\\ B & 0 \end{vmatrix}, \end{equation*}

da cui risulta

(48)   \begin{equation*} \vec{v}_y\wedge\vec{B}=(0\cdot v\sin\alpha-0)\hat{x}-(0-0\cdot B)\hat{y}+(-vB\sin\alpha)\hat{z}=-Bv\sin\alpha \ \hat{z}. \end{equation*}

 

Esercizio 10  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Da un selettore di velocità, che opera in un campo elettrico E_v=10^{5} \ \,{\text{V}}\cdot{\text{m}}^{-1} e in un campo magnetico B_v=\text{0,5}\ \text{T}, esce un fascetto collimato di ioni di ^7 \text{Li}^{+}. Nel punto O il fascetto entra in una regione in cui esiste un campo magnetico uniforme \vec{B}, parallelo al piano del disegno e formante un angolo \theta con l’asse x. Dopo un tempo t=\text{6,28}\cdot10^{-6} \ \text{s} lo ione si allontana da O di una distanza d=\text{62,8}\ \text{cm} percorrendo 10 giri attorno a \vec{B}.
Calcolare:
 

  1. la velocità v degli ioni;
  2. il valore di \theta;
  3. il raggio r della traiettoria elicoidale;
  4. il valore di B.

 
 

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Figura 21: schema del problema 10.

Svolgimento punto 1.

lo ione percorre una traiettoria rettilinea nella regione di spazio in cui è presente sia il campo elettrico che il campo magnetico. Affinchè ciò avvenga è necessario che le forze che agiscono su di esso non siano in grado di cambiarne la direzione. La presenza del campo \vec{E_v} suggerisce che il corpo sia soggetto a una forza elettrostatica \vec{F_E} che abbia la stessa direzione e lo stesso verso del campo elettrico; la presenza del campo magnetico \vec{B_v} ortogonale al vettore velocità suggerisce invece che sulla particella agisca la forza di Lorentz, descritta dall’equazione \vec{F_L}=e\vec{v}\wedge\vec{B_v}. Si noti che, sebbene il testo non lo dica esplicitamente, la regola della mano destra (si provi a svolgere lo stesso problema ipotizzando che il campo magnetico sia uscente: si troverà che la forza di Lorentz si sommerà vettorialmente alla forza elettrostatica dando contributo positivo. In questo modo lo ione devierebbe dalla sua traiettoria rettilinea) impone che il campo magnetico sia entrante affinché la forza di Lorentz possa bilanciare la forza elettrostatica in modo da preservare la direzione del vettore velocità. Dal momento che le forze appena descritte sono le sole agenti sullo ione, dovrà essere:

(49)   \begin{equation*} \vec{F}_L = -\vec{F}_E, \end{equation*}

ossia, passando alle componenti (in quest’ultimo passaggio eguagliare le componenti equivale ad eguagliare i moduli delle due forze in quanto entrambe agiscono esclusivamente lungo la stessa direzione orizzontale nel sistema di riferimento mostrato in figura 22):

(50)   \begin{equation*} F_E = F_L. \end{equation*}

Per capire meglio quello che sta succedendo è utile rappresentare il diagramma delle forze agenti sulla particella in un sistema di riferimento opportunamente scelto come in figura 22.

   

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Figura 22: diagramma delle forze agenti sullo ione.

   


Osservazione.

Un’osservazione interessante riguarda il moto dello ione. Abbiamo già visto come affinchè la particella percorra la traiettoria richiesta dal problema sia necessario che \vec{F_E} e \vec{F_L} si bilancino; questo implica che la somma delle forze agenti sulla carica sia zero, e dunque per il secondo principio della dinamica possiamo affermare che lo ione si muove di moto rettilineo uniforme perché l’accelerazione \vec{a}=0\,\,\dfrac{\text{m}}{\text{s}^2}. Questo risultato non è affatto banale: le condizioni imposte dal problema infatti non escludono che la particella possa risentire di una forza parallela a \vec{v}, tuttavia i ragionamenti precedenti ci hanno permesso di affermare che la velocità dello ione sia costante. A questo punto, ricordando che l’espressione per trovare la forza elettrostatica è \vec{F_E}=e\vec{E}, si può usare la (50).

Abbiamo dunque

    \[\boxcolorato{fisica}{eE_v=evB_v\quad\Leftrightarrow\quad v=\frac{E_v}{B_v}=2\cdot10^{5}\,{\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 2.

Una volta che lo ione si trova nel punto O, esso sarà soggetto al campo magnetico \vec{B}, il quale non è più ortogonale al vettore velocità. Ai fini della risoluzione del problema è utile mettersi in un nuovo sistema di riferimento, come quello in figura 23.

   

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Figura 23: rappresentazione di \vec{B} e \vec{v} nel nuovo sistema di riferimento x'y'.

   

Mediante un procedimento del tutto analogo a quello del problema 9, si deduce che in questo nuovo sistema di riferimento la componente verticale della velocità è responsabile per la presenza della forza di Lorentz (con verso entrante), la quale dà origine a un moto circolare uniforme agendo da forza centripeta. Lungo la direzione orizzontale invece la particella si muoverà di moto rettilineo uniforme con velocità \vec{v_{y'}}. La composizione dei due moti dà origine a un moto elicoidale descritto dalle seguenti equazioni:

(51)   \begin{equation*}     \begin{cases}       y'(t)=(v\cos\theta) t\\\\       m_{(+)}\frac{(v\sin\theta)^2}{r}=eBv\sin\theta     \end{cases}\,\Leftrightarrow\, \begin{cases}       y'(t)=(v\cos\theta) t\\\\       m_{(+)}\dfrac{v\sin\theta}{r}=eB,     \end{cases} \end{equation*}

dove m_{(+)} è la massa dello ione.

In particolare, il testo del problema richiede che al tempo t^{*}=\text{6,28}\cdot10^{-6} \ \text{s} lo ione abbia percorso una distanza d lungo l’asse y', dunque sfruttando (51) si può scrivere:

    \[\boxcolorato{fisica}{y'(t^{*})=d=v(\cos\theta)t^{*}\quad\Leftrightarrow\quad\theta=\arccos\left({\frac{d}{vt^{*}}}\right)=60^{\circ}.}\]


Svolgimento punto 3.

A questo punto, si può procedere a trovare il raggio della traiettoria dello ione. Abbiamo visto, dalla risoluzione del punto precedente, che la velocità v_{x^\prime}=v\sin\theta è la velocità tangenziale del moto circolare uniforme della carica. Le equazioni del moto circolare uniforme mettono in relazione lo spazio s percorso dal corpo che gira con la sua velocità tangenziale mediante l’equazione:

(52)   \begin{equation*} v=\frac{s}{t}, \end{equation*}

dove S è lo spazio percorso sulla circonferenza, t è il tempo impiegato per fare tale percorso e v è il modulo della velocità tangenziale.

Sappiamo dal testo del problema che la particella si muove per un certo tempo t^{*} compiendo un numero di giri n=10. Lo spazio da essa percorsa sarà dunque pari a n circonferenze di raggio r; è dunque possibile scrivere

    \[\boxcolorato{fisica}{v(\sin\theta)=\frac{2\pi r}{t^{*}}n\quad\Leftrightarrow\quad r=\frac{v(\sin\theta)t^{*}}{2\pi n}\approx\text{0,0173} \ \text{m}.}\]


Svolgimento punto 4.

Infine, per trovare il valore del campo magnetico B, basterà usare l’informazione contenuta nella seconda equazione di (51). Si deve tuttavia fare attenzione al fatto che l’equazione fa riferimento al moto di un solo ione di massa m_+; il testo del problema richiede che la sostanza presa in esame abbia numero di massa A=7. Pertanto, la massa m del fascetto sarà:

    \[m=Am_+,\]

che sostituito in (51) ci da il valore del campo magnetico:

    \[\boxcolorato{fisica}{Am_+\frac{v\sin\theta}{r}=eB\quad\Leftrightarrow\quad B=Am_+\frac{v\sin\theta}{er}\approx\text{0,73} \ \text{T}.}\]

 

Esercizio 11  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Due griglie G_1 e G_2 metalliche parallele molto estese distanti d=4 \ \text{cm}, tra le quali è applicata una d.d.p V, separano due regioni in cui esiste un campo magnetico B=\text{0,8} \ \text{T} uniforme, ortogonale al disegno. Nel punto A_1 viene iniettato un protone che con velocità v_1 all’istante t_0=0 attraversa la griglia G_1 perpendicolarmente. Dopo un tempo t=\text{1,22}\cdot10^{-7} \ \text{s} il protone riattraversa G_1 con velocità v_1 nello stesso verso iniziale in un punto A_2, distante h=\text{5,2} \ \text{cm} da A_1.
Calcolare:

 

  1. la velocità v_1 e v_2 del protone nella regione in cui c’è il campo magnetico;
  2. la d.d.p. V applicata tra le griglie.

 
 


 

Figura 24: schema del problema 11.

Svolgimento punto 1.

Il punto di partenza per risolvere questo problema consiste nel comprendere quali siano le diverse fasi del moto del protone. Al tempo t_0 si ha che la particella esce dalla griglia G_1 con velocità \vec{v}_1 normale rispetto alla superficie della griglia; in questa regione non è più presente alcun campo magnetico, tuttavia si ha una d.d.p che accelera il protone fino alla griglia G_2. Poichè il problema dice che le due griglie sono tra loro parallele, si ha che la particella entrerà nella seconda griglia con una velocità \vec{v}_2 anch’essa perpendicolare alla superficie di G_2. All’interno della seconda griglia è nuovamente presente un campo magnetico \vec{B} uscente: applicando la regola della mano destra si trova che il protone risentirà della forza di Lorentz \vec{F_L}, inizialmente diretta verso il basso, che agirà da forza centripeta innescando un moto circolare uniforme. La situazione proposta dal problema viene mostrata in figura 25.

   

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Figura 25: schema esplicativo della situazione proposta dal problema.

   

Dalle leggi della cinematica è noto che in un moto circolare uniforme la velocità tangenziale rimane costante in modulo durante tutto il moto; ciò implica che nell’istante in cui il protone esce da G_2 la sua velocità sia in modulo pari a v_2. Inoltre la simmetria del moto consente di affermare che il vettore velocità di uscita dovrà avere la stessa direzione del vettore di entrata: segue quindi che la velocità \vec{v_2} con la quale la particella lascia la griglia G_2 sarà perpendicolare alla sua superficie. A questo punto il protone verrà nuovamente accelerato dalla differenza di potenziale e attraverserà nuovamente la superficie G_1. In questa regione di spazio, a causa della presenza del campo magnetico, la carica si muoverà di nuovo di moto circolare uniforme con velocità \vec{v_1} per gli stessi motivi del caso precedente. In entrambi i casi la particella avrà una velocità pari al prodotto tra la velocità angolare \omega del moto e il raggio della circonferenza percorsa. Ricordando che in generale \omega=\frac{2\pi}{T}, dove con T si intende il periodo, si può scrivere:

(53)   \begin{equation*}     \begin{cases}       v_1=\dfrac{2\pi}{T_1}r_1\\\\       v_2=\dfrac{2\pi}{T_2}r_2.     \end{cases} \end{equation*}

Come abbiamo già visto, la forza di Lorentz che agisce sui due corpi è una forza centripeta (ciò implica che, sia m la massa del corpo in moto, tale forza sarà del tipo F_c = m \frac{v^2}{r}), dunque, ricordando che \vec{F}_L è descritta dall’equazione \vec{F}_L = q\,\vec{v} \wedge \vec{B}, è possibile scrivere:

(54)   \begin{equation*}     \begin{cases}       \dfrac{v_1^2m_p}{r_1}=ev_1B\\\\     \dfrac{v_2^2m_p}{r_2}=ev_2B     \end{cases}\Leftrightarrow\quad \begin{cases}       r_1=\dfrac{v_1m_p}{eB}\\\\       r_2=\dfrac{v_2m_p}{eB},     \end{cases} \end{equation*}

dove trattandosi di un protone abbiamo usato q=e. Siamo dunque in grado di trovare i raggi delle due circonferenze percorse dal protone nelle due griglie. Possiamo procedere a sostituire questo risultato nella (53). Troviamo:

(55)   \begin{equation*}     \begin{cases}       v_1=\dfrac{2\pi}{T_1}\left(\dfrac{v_1m_p}{eB}\right)\\\\     v_2=\dfrac{2\pi}{T_2}\left(\dfrac{v_2m_p}{eB}\right)     \end{cases}\,\Leftrightarrow\quad  \begin{cases}       T_1=\dfrac{2\pi m_p}{eB}\\\\       T_2=\dfrac{2\pi m_p}{eB}.     \end{cases} \end{equation*}

Si noti, dunque, dalla (55) che T_1=T_2. Per comodità possiamo indicare il valore comune ai due periodi con T; possiamo dunque calcolare quanto tempo viene trascorso dal protone all’interno delle griglie metalliche. Infatti, se il moto è caratterizzato dal periodo T, il tempo impiegato a percorrere metà della circonferenza sara pari a \frac{T}{2} per ciascuna griglia. I dati del problema forniscono la durata totale dell’osservazione t_{TOT}, dunque, se chiamiamo t^{*} il tempo impiegato per percorrere la zona dove è presente il potenziale, possiamo scrivere:

(56)   \begin{equation*} t_{TOT}=t^{*}+t^{*}+\frac{T}{2}+\frac{T}{2}\quad\Leftrightarrow\quad t_{TOT}=2t^{*}+T. \end{equation*}

Può essere utile specificare che il tempo t^{*} è lo stesso sia al viaggio di andata che a quello di ritorno in quanto la differenza di potenziale tra le due griglie è costante durante tutto il moto; questo implica che l’accelerazione e la decelerazione che subisce il protone sarà la stessa in entrambe le direzioni. Per convincersi di questo fatto, basta pensare che la particella rientra nella griglia G_1 con la stessa velocità v_1 con cui era partita. A questo punto possiamo ottenere un’espressione che fornisca il valore di t^{*} sfruttando la relazione trovata nella (55). Si trova infatti:

(57)   \begin{equation*} t^{*}=\left(\frac{t_{TOT}-T}{2}\right)=\left(\frac{t_{TOT}}{2}\right)-\left(\frac{\pi m_p}{eB}\right)\approx2\cdot10^{-8} \ \text{s}. \end{equation*}

A questo punto, dal momento che abbiamo trovato quanto vale il tempo t^{*} e dato che conosciamo lo spazio d percorso dalla particella durante il tragitto rettilineo, viene spontaneo utilizzare la legge oraria del moto per ricavare informazioni sulla velocità. Poichè la differenza di potenziale accelera il protone, tale moto risulterà rettilineo uniformemente accelerato. In generale l’equazione che lo descrive sarà del tipo:

(58)   \begin{equation*} s(t)=\frac{1}{2}at^2+v_0t+s_0, \end{equation*}

dove a=\frac{\Delta v}{\Delta t} è il modulo dell’accelerazione, v_0 è la velocità iniziale del corpo ed s_0 è la posizione iniziale rispetto all’origine del sistema di riferimento considerato. Nel nostro caso, ci mettiamo in un riferimento con l’origine in A_1 in modo da annullare il termine s_0. La velocità iniziale sarà invece v_1 mentre l’accelerazione del protone sarà scritta come:

(59)   \begin{equation*} a=\frac{v_2-v_1}{\Delta t}, \end{equation*}

dunque la legge oraria diventa:

(60)   \begin{equation*} s(t)=\frac{1}{2}\left(\dfrac{v_2-v_1}{\Delta t}\right)t^2+v_1t. \end{equation*}

Poichè il protone impiega un tempo t^{*} a percorrere una distanza d, si avrà:

(61)   \begin{equation*}     d=s(t^{*})=\dfrac{1}{2}\left(\dfrac{v_2-v_1}{t^{*}}\right)t^{*2}+v_1t^{*}\quad\Leftrightarrow\quad d=\frac{1}{2}(v_2+v_1)t^{*}\quad\Leftrightarrow\quad v_1+v_2=\frac{2d}{t^{*}}. \end{equation*}

Si nota ora che la distanza h tra A_1 ed A_2 corrisponde alla differenza tra i diametri delle semicirconferenze percorse nei due casi. A tal proposito è utile ragionare sulla geometria del problema: il fatto che tale h esista e sia positivo implica che r_1<r_2 e dunque segue dalla (54) che v_1<v_2; una considerazione di questo tipo può far comodo ai fini della risoluzione del problema in quanto ci dà un’indicazione sui valori delle velocità da trovare. Abbiamo dunque ottenuto:

    \[h=2r_2-2r_1\quad\Leftrightarrow\quad h=2(r_2-r_1).\]

Sostituendo i raggi con le espressioni fornite dalla (54):

(62)   \begin{equation*}     h=2\left(\frac{v_2m_p}{eB}-\frac{v_1m_p}{eB}\right)\quad\Leftrightarrow\quad h=\frac{2m_p}{eB}(v_2-v_1)\quad\Leftrightarrow\quad v_2-v_1=\frac{eBh}{2m_p}. \end{equation*}

   

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Figura 26: rappresentazione del moto della particella.

    Sommando membro a membro della (61) con la (62) si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{2v_2=\frac{2d}{t^{*}}+\frac{eBh}{2m_p}\quad\Leftrightarrow\quad v_2=\frac{1}{2}\frac{2d}{t^{*}}+\frac{eBh}{4m_p}\approx3\cdot10^6 \, {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]

Si può a questo punto facilmente trovare la velocità v_1 sfruttando una relazione a piacere da scegliersi tra la (62) e la (61). Per comodità di calcolo si sceglie di usare quest’ultima; si avrà:

    \[\boxcolorato{fisica}{v_1=\frac{2d}{t^{*}}-v_2\approx10^6 \,{\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 2.

Abbiamo già visto in diversi problemi come una particella carica che viene accelerata da una d.d.p V sia soggetta a una variazione di energia potenziale esprimibile come:

    \[\Delta U=qV.\]

Il teorema dell’energia-lavoro ci permette di dire che tale variazione di energia potenziale sarà uguale alla variazione di energia cinetica \Delta K (si ricorda l’equazione che descrive l’energia cinetica di un corpo K = \frac{1}{2}mv^2) che subisce il protone nel tratto considerato. Pertanto si può scrivere:

    \[\frac{1}{2}m_pv_2^2-\frac{1}{2}m_pv_1^2=eV\quad\Leftrightarrow\quad V=\frac{m_p}{2e}\left(v_2^2-v_1^2\right).\]

Usando i dati relativi alle velocità trovati nel punto precedente si trova quindi:

    \[\boxcolorato{fisica}{V=\text{4,2}\cdot10^4 \ \text{V}.}\]

 

Esercizio 12  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Un ciclotrone ha un raggio R=\text{0,5}\ \text{m} con una radiofrequenza accelerante di frequenza \nu_{RF}=12 \ \text{MHz}.
Calcolare:
 

  1. il valore del campo magnetico B per accelerare deutoni (m_d=2m_p, \ e=\text{1,6}\cdot10^{-19} \ C);
  2. l’energia cinetica massima E_{k, \max} dei deutoni.

Svolgimento punto 1.

Per prima cosa ricordiamo come funziona un ciclotrone.

   

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Figura 27: ciclotrone.

   

 

Figura 28: traiettoria deutone.

   

Una particella viene inizialmente posta tra due elettrodi (la loro forma viene tipicamente chiamata mezzaluna o forma di D) carichi, uno positivamente e uno negativamente, all’interno dei quali è presente un campo magnetico \vec{B} da immaginare ortogonale al piano del foglio. Il nostro problema tratta il caso del deutone, una particella con la stessa carica di un protone e il doppio della sua massa; essa verrà dunque attratta dal catodo (ossia l’elettrodo carico negativamente). Una volta che la particella entra in questa regione di spazio, risentirà del campo magnetico presente al suo interno: sarà presente la forza di Lorentz, descritta dall’equazione \vec{F}_L = q\,\vec{v} \wedge \vec{B}. Essa sarà ortogonale alla velocità per la regola della mano destra (dalla regola della mano destra si può dedurre che il moto della figura 27 è causato da un campo magnetico \vec{B} con verso entrante) in ogni punto della traiettoria del deutone e dunque agirà come una forza centripeta. La carica si muove all’interno del primo elettrodo di moto circolare uniforme su una semicirconferenza il cui raggio dipende dalla velocità di entrata. Una volta che la particella ha completato la semicirconferenza, vengono scambiate le polarità dei due elettrodi; come risultato il deutone verrà accelerato dalla forza elettrostatica della mezzaluna opposta e pertanto vi entrerà con una velocità maggiore.

   

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Figura 29: schema esplicativo del primo ciclo di un ciclotrone.

   

A questo punto la carica subisce nuovamente l’effetto del campo magnetico e, per gli stessi motivi del caso precedente, si muoverà di moto circolare uniforme. Tuttavia, facendo riferimento alla figura 29, poiché v' > v, si avrà che la nuova semicirconferenza di raggio r' sarà (si ricorda che il raggio è pari a \dfrac{mV}{qB}, quindi è ovvio che r' = \dfrac{mv'}{qB} > \dfrac{mv}{qB} = r) tale che r' > r (quanto detto segue dalle leggi della cinematica; in un moto circolare uniforme raggio e velocità sono direttamente proporzionali secondo l’equazione r = \frac{2\pi v}{T}, dove con T si è indicato il periodo). Questo processo può essere iterato un numero molto grande di volte, così che il deutone compia traiettorie semicircolari con velocità e raggio crescenti ad ogni scambio di polarità; la traiettoria finale della particella sarà quindi come in figura 28. Abbiamo dunque visto che il ciclotrone altro non è che un dispositivo che si serve del campo elettrico presente tra i due elettrodi con cariche opposte per accelerare le particelle elementari. Tale campo elettrico cambia verso ogni volta che le particelle passano da una regione all’altra, dunque esso avrà una frequenza propria, chiamata radiofrequenza accelerante, da cui si può trovare il periodo:

(63)   \begin{equation*}         T_{RF}=\frac{1}{\nu_{RF}}.     \end{equation*}

Si intuisce facilmente che il periodo di radiofrequenza è il tempo necessario al deutone per compiere un giro completo all’interno del ciclotrone; il periodo \tau di ogni semicirconferenza sarà dunque la metà del periodo di radiofrequenza. Si ottiene:

(64)   \begin{equation*}         \tau=\frac{T_{RF}}{2},     \end{equation*}

da cui, usando la (63), si ha:

(65)   \begin{equation*}         \tau=\frac{1}{2\nu_{RF}}\quad\Leftrightarrow\quad\frac{1}{\tau}=2\nu_{RF}.     \end{equation*}

A questo punto è bene concentrarsi sull’equazione del moto. Ci concentriamo dunque su quello che succede quando il deutone si trova nella regione di spazio dove è presente il campo magnetico. Come discusso in precedenza, la forza di Lorentz che è presente in questo tratto di moto agisce come una forza centripeta, ossia della forma F_C=m_d\dfrac{v^2}{r}. Si avrà quindi:

(66)   \begin{equation*}         \frac{m_dv^2}{r}=eBv\quad\Leftrightarrow\quad \frac{m_dv}{r}=eB.     \end{equation*}

Ci ricordiamo che in un moto circolare uniforme la velocità è esprimibile secondo la relazione v=\dfrac{2\pi r}{T} dove nel nostro caso il periodo abbiamo visto essere proprio T_{RF}. Sostituendo questa nella (66) otteniamo:

(67)   \begin{equation*}       \frac{m_d}{r}\left(\frac{2\pi}{T_{RF}}r\right)=eB\quad\Leftrightarrow\quad\frac{4m_p\pi}{T_{RF}}=eB,     \end{equation*}

dove è stata sfruttata la relazione m_d=2m_p.

A questo punto, ricordando che il periodo di radiofrequenza può essere espresso in funzione della frequenza secondo la (63), è possibile calcolare il valore di B:

    \[\boxcolorato{fisica}{B=\frac{4\pi m_p\nu_{RF}}{e}\approx\text{1,5} \ \text{T}.}\]


Svolgimento punto 2.

Si definisce l’energia cinetica E_k di una particella di massa m come:

(68)   \begin{equation*} 	  E_k=\frac{1}{2}mv^2  . 	\end{equation*}

Dunque l’energia cinetica è direttamente proporzionale al quadrato della velocità. Poichè in un moto circolare uniforme abbiamo visto come la velocità sia a sua volta proporzionale al raggio secondo le leggi della cinematica, possiamo esprimere l’energia cinetica come funzione di esso. In particolare si avrà:

(69)   \begin{equation*} 	  E_k=\frac{1}{2}m_d\left(\frac{2\pi}{T_{RF}}r\right)^2  . 	\end{equation*}

Dalla (69) è facile accorgersi che la funzione E_k(r) sia monotona crescente, quindi il massimo dell’energia cinetica si trova in corrispondenza del raggio massimo raggiungibile, ossia R. Di conseguenza, ricordando che m_d=2m_p, possiamo scrivere:

    \[\boxcolorato{fisica}{E_{k, \ max}=m_p\left(\frac{2\pi}{T_{RF}}R\right)^2=4\pi^2m_pR^2\nu_{RF}^2\approx\text{2,4}\cdot10^{-12} \ \text{J}.}\]

 

Esercizio 13  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Con i dati del problema 12, nell’ipotesi che tra le due D del ciclotrone venga applicata una d.d.p. V=V_0\cos(\omega_{RF}t) con V_0=\text{1,4}\cdot10^4 \ \text{V} e \omega_{RF}=\text{7,53}\cdot10^7 \ \text{s}^{-1}, calcolare:
 

  1. il numero N di giri compiuto dai deutoni nel ciclotrone durante un ciclo di accelerazione;
  2. la durata t del ciclo stesso.

Svolgimento punto 1.

Per risolvere questo problema bisogna ragionare sulle proprietà del potenziale descritto nel testo. La pulsazione, per definizione, può essere scritta nel seguente modo:

(70)   \begin{equation*}         \omega_{RF}=\frac{2\pi}{T_{RF}},     \end{equation*}

da cui deriva l’espressione del potenziale:

(71)   \begin{equation*}         V(t)=V_0\cos\left(\frac{2\pi}{T_{RF}}t\right).     \end{equation*}

Ai fini del problema, ci interessa soltanto la differenza di potenziale nei punti in cui la particella attraversa la regione di spazio tra le due D. Si ha che per t=0\,\text{s}, sostituendo (per t=0\,\text{s} il coseno sarà uguale a 1) nella (71), la d.d.p. vale V_0. Dopo aver percorso la semicirconferenza della prima D il deutone si troverà nuovamente nella regione di spazio che ci interessa; nel problema 12 abbiamo visto come per percorrere questo tratto la particella impieghi un tempo t=\dfrac{T_{RF}}{2}. Sostituendo (questa volta il coseno varrà -1) di nuovo nella (71) si trova che V\left(\dfrac{T_{RF}}{2}\right)=-V_0. Iterando il procedimento, si trova che al termine di ogni periodo il potenziale sarà V_0 mentre per ogni semiperiodo sarà pari a -V_0. Questo vuol dire che per ogni giro il deutone è come se fosse soggetto ad una differenza di potenziale pari a (il risultato è stato ottenuto semplicemente facendo il modulo della differenza tra i potenziali nei due punti interessati. Infatti si ha V(T_{RF})-V\left(\frac{T_{RF}}{2}\right)=V_0-(-V_0)=2V_0) 2V_0. Quello che sta succedendo dal punto di vista energetico è che per ogni ciclo viene fornita, per mezzo di V, energia potenziale alla particella. Dalla teoria sappiamo che questo acquisto di energia \Delta U è pari al prodotto tra la carica e la differenza di potenziale tra i due punti considerati. Nel nostro caso si avrà quindi:

(72)   \begin{equation*}         \Delta U=2eV_0   . \end{equation*}

Viene naturale che, dopo un certo numero n di giri, l’energia totale acquistata sarà:

(73)   \begin{equation*}         \Delta U_n=2neV_0,     \end{equation*}

con n numero intero. L’energia acquistata al n-esimo giro viene trasformata in energia cinetica, che si ricorda essere definita come E_k=\frac{1}{2}mv^2, durante il passaggio della particella da una D all’altra; conseguentemente aumenterà la sua velocità. Dalla conservazione dell’energia avremo inoltre che:

(74)   \begin{equation*}         \frac{1}{2}m_dv_n^2=2neV_0,     \end{equation*}

dove con v_n si indica la velocità della particella al giro n-esimo.

Nel problema 6.12 abbiamo visto che l’energia cinetica è massima quando il raggio è massimo e mettendoci nella condizione di studiare l’n-esimo giro ovvero quando v=v_{max} e r=R dalla seconda legge della dinamica si ha:

(75)   \begin{equation*}       \text{Forza di Lorentz}=\text{Forza Centripeta}\quad \Leftrightarrow \quad    m_d\frac{v^2_{max}}{R}=v_{max}eB\quad\Leftrightarrow\quad v_{max}=\frac{eRB}{2m_p},     \end{equation*}

dove è stato nuovamente utilizzato il dato m_d=2m_p.

Si può sostituire questa espressione per la velocità nella (73), ottenendo:

(76)   \begin{equation*}       \frac{1}{2}\left(2m_p\cdot \frac{e^2R^2B^2}{4m_p^2}\right)= 2neV_0\quad\Leftrightarrow\quad\frac{e^2R^2B^2}{4m_p}=2neV_0\quad\Leftrightarrow\quad \frac{eR^2B^2}{8m_pV_0}=n,     \end{equation*}

cioè

    \[\boxcolorato{fisica}{n=\frac{eR^2B^2}{8m_pV_0}\approx527\,\text{giri}.}\]


Svolgimento punto 2.

Dalla (70) si ricava:

(77)   \begin{equation*} 	    T_{RF}=\frac{2\pi}{\omega_{RF}}. 	\end{equation*}

Conoscendo il numero N di giri dal punto precedente, si può ricavare il tempo totale t^{*} per completare il ciclo: esso sarà uguale al numero di volte che è stato compiuto un periodo, ossia:

    \[\boxcolorato{fisica}{t^{*}=nT_{RF}=\frac{2\pi}{\omega_{RF}}N\approx\text{4,4}\cdot10^{-5} \ \text{s}.}\]

 

Esercizio 14  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Quando un nastro conduttore di spessore h=15 \ \text{mm} e attraversato da una corrente i=12 \ \text{A} viene portato in un campo magnetico B=\text{1,8} \ \text{T} si rivela una tensione di Hall \mathcal{E}_H=\text{0,122} \ \mu\text{V}. Calcolare il numero di portatori di carica per unità di volume n_e.

 
 

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Figura 30: schema del problema 14.

Svolgimento.

L’effetto Hall è un fenomeno per cui in un conduttore percorso da corrente si genera una differenza di potenziale in senso trasversale rispetto alla direzione della corrente quando il tratto di conduttore interessato viene attraversato da un campo magnetico. Analizziamo la fisica che c’è dietro a questo fenomeno: la corrente i che scorre nel nastro altro non è che un flusso di particelle, le quali attraversano una certa superficie S per unità di tempo. Essi si muoveranno a una certa velocità, chiamata velocità di deriva, che di seguito indicheremo con il simbolo \vec{v}_d. Nel momento in cui tali portatori entrano nella regione di spazio in cui è presente il campo magnetico, risentiranno della forza di Lorentz:

(78)   \begin{equation*}         \vec{F}_L=q\,\vec{v}_d\wedge\vec{B},     \end{equation*}

dove q=-e.

Applicando la regola della mano destra deduciamo che la forza \vec{F}_L giace sullo stesso piano su cui scorre la corrente e sarà orientata perpendicolarmente rispetto ad essa. Nel caso della figura 30 si può verificare che la forza di Lorentz sia orientata verso destra (ricordiamo che per motivi storici la convenzione vuole che la corrente sia orientata in senso opposto rispetto al verso in cui scorrono gli elettroni, pertanto la loro velocità di deriva avrà verso opposto a i. Ricordando che gli elettroni hanno carica negativa, si trova il risultato descritto nel testo) ciò vuol dire che i portatori di carica vengono deviati e di conseguenza ci sarà un accumulo di cariche negative in una regione del nastro. Si viene così a creare una differenza di potenziale che viene chiamata tensione di Hall.

   

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Figura 31: sezione di nastro vista dall’alto.

   

L’effetto Hall è un fenomeno che descrive uno dei numerosi casi nell’elettromagnetismo in cui il campo magnetico induce un campo elettrico. Sulle pareti opposte del nastro si accumulano cariche di segno opposto: una volta raggiunto l’equilibrio il campo elettrico che scorre tra una lamina e l’altra sarà costante e può essere descritto dalla stessa equazione che si usa per il caso di un condensatore piano (deviando le particelle stiamo a tutti gli effetti caricando le lastre laterali del nastro. Nell’approssimazione in cui h<<a si possono considerare tali lastre infinite). Avremo dunque:

(79)   \begin{equation*}         E=\frac{\mathscr{E}_H}{a}.     \end{equation*}

Abbiamo già visto come sui portatori di carica agisca la forza di Lorentz; la presenza di un campo elettrico implica che agisca un’ulteriore forza di natura elettrostatica, descritta dall’equazione \vec{F}_E=q\vec{E}. All’equilibrio le due forze dovranno bilanciarsi, dunque si avrà l’uguaglianza:

(80)   \begin{equation*}         eE=ev_dB\quad\Leftrightarrow\quad E=v_dB.     \end{equation*}

Dalla (79) si ricava che \mathscr{E}_H=aE, da cui sostituendo il campo elettrico con quanto trovato nella (80) si ottiene:

(81)   \begin{equation*}        \mathscr{E}_H=aBv_d.     \end{equation*}

Il problema fornisce inoltre il dato sulla corrente elettrica che scorre nel nastro. Dalla teoria sappiamo che se la sezione S che attraversa la corrente i è costante vale che

(82)   \begin{equation*}     i=jS,     \end{equation*}

dove j=n_eev_d (densità di corrente) e S=ah (sezione del nastro). Abbiamo dunque

(83)   \begin{equation*} v_d=\dfrac{i}{n_eeah},     \end{equation*}

che sostituita in (81) ci da

(84)   \begin{equation*}      \mathscr{E}_H=aB\left(\dfrac{i}{neah}\right)=\dfrac{B}{neh},     \end{equation*}

cioè

    \[\boxcolorato{fisica}{n_e=\frac{iB}{\mathscr{E}_Heh}\approx\text{7,4}\cdot10^{22} \ \text{m}^{-3}.}\]


Approfondimento.

La corrente elettrica rappresenta la quantità di carica che attraversa una superficie nell’unità di tempo

(85)   \begin{equation*} i=\dfrac{dQ}{dt}. \end{equation*}

Immaginiamo di avere un conduttore sottoposto ad una certa differenza di potenziale, in modo tale che gli elettroni al suo interno siano sottoposti ad una forza che li fa spostare con una velocità media chiamata velocità di deriva \vec{v}_d; pertanto considerando che la corrente è prodotta dal movimento di cariche elettriche in numero n per unità di volume e con velocità di deriva \vec{v}_d considerando la figura 32.

   

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Figura 32: rappresentazione del tubo di flusso.

   

possiamo dedurre quanto segue

(86)   \begin{equation*} dQ=q\,n\,v\,dt\,S\cos\theta , \end{equation*}

cioè

(87)   \begin{equation*} i=\dfrac{dq}{dt}=q\,n\,v\,S\cos\theta . \end{equation*}

In accordo con la definizione di prodotto scalare si ha

(88)   \begin{equation*} i=q\,n\,\vec{v}\cdot \vec{S}. \end{equation*}

Abbiamo visto come in generale il flusso di cariche che passano attraverso il conduttore dipenda dalla superficie. Segue che nel calcolo della corrente elettrica bisognerà tenere conto dell’inclinazione della superficie considerata all’interno del tubo di flusso. Prendiamo ad esempio le due superfici S ed S' in figura 32: in questo caso è chiaro che S'>S. Dall’esempio risulta chiaro che è conveniente pensare la superficie non come una grandezza scalare ma come un vettore orientato, ossia:

(89)   \begin{equation*} 	    d\vec{S}=dS\,\hat{n}. 	\end{equation*}

Di conseguenza, se la superficie ha un’inclinazione \theta rispetto al riferimento considerato (nel caso in figura, l’asse x) si avrà:

(90)   \begin{equation*} 	 \vec{S}^{\,\prime}=S'\cos\theta\,\hat{x}. \end{equation*}

In particolare nel nostro caso

(91)   \begin{equation*} v_d=\frac{i}{en_eS}=\frac{i}{en_eah}. \end{equation*}

Si può a questo punto sostituire l’espressione appena trovata nella (81) e si ottiene:

(92)   \begin{equation*} \mathscr{E}_H=\frac{iBa}{en_eah}=\frac{iB}{en_eh} . \end{equation*}

Troviamo così il numero di portatori di carica:

    \[\boxcolorato{fisica}{n_e=\frac{iB}{\mathscr{E}_Heh}\approx\text{7,4}\cdot10^{22} \ \text{m}^{-3}.}\]

Nel problema 14, così come in molti i problemi che seguiranno, il versore normale \hat{n} è parallelo alla direzione del moto delle particelle, dunque si avrà \theta=0^\circ e di conseguenza il coseno sarà uguale a 1.

 

Esercizio 15  (\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Una lamina metallica di rame con le dimensioni riportate in figura 33 è percorsa da una corrente i=10 \ \text{A} ed è sottoposta all’azione di un campo magnetico B=\text{1,5} \ \text{T}. Calcolare:
 

  1. la velocità di deriva v_d degli elettroni;
  2. la f.e.m di Hall \mathscr{E}_H.

La densità di elettroni liberi nel rame è n_e=\text{8,48}\cdot10^{28} \ \text{m}^{-3}.

 
 

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Figura 33: rappresentazione del problema 15.

Svolgimento punto 1.

Dalla teoria sappiamo che nel caso in cui la sezione del conduttore è costante si ha

(93)   \begin{equation*}     i=jS,     \end{equation*}

dove S=ah e j=n_eev_d, da cui

    \[\boxcolorato{fisica}{v_d=\frac{i}{a\cdot h}\cdot\frac{1}{n_ee}\approx\text{3,7}\cdot10^{-6} \ {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]


Approfondimento 1.

Utilizzando un procedimento simile a quello del problema 14, chiamiamo S=a\cdot h la sezione del nastro; avremo che la quantità di carica dQ che attraversa tale sezione per un tratto d\ell sarà uguale alla carica del singolo portatore moltiplicata per il numero di portatori in un volume infinitesimo d\tau=S\,d\ell. Si ottiene così:

(94)   \begin{equation*} dQ=en_eSd\ell. \end{equation*}

Poichè la singola carica percorre il tratto d\ell a una velocità pari a v_d, si può scrivere d\ell=v_ddt. Si ottiene così lo stesso risultato del problema precedente, ossia:

(95)   \begin{equation*} dQ=en_eSv_ddt\quad\Leftrightarrow\quad\frac{dQ}{dt}=en_eSv_d\quad\Leftrightarrow\quad i=en_eSv_d. \end{equation*}

Invertendo la (95), si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{v_d=\frac{i}{a\cdot h}\frac{1}{n_ee}\approx\text{3,7}\cdot10^{-6} \, {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 2.

Per questo punto basta sfruttare (81):

    \[\boxcolorato{fisica}{\mathscr{E}_H=v_dBa\approx\text{1,11}\cdot10^{-6} \ \text{V}.}\]


Approfondimento 2.

Nella lamina scorrono elettroni alla velocità di deriva v_d. Queste particelle risentono della forza di Lorentz causata dal campo magnetico \vec{B} quando passano nella regione in cui esso è presente. Le cariche negative scorrono in verso contrario rispetto alla corrente, dunque il verso del vettore \vec{v}_d sarà opposto rispetto al verso in cui scorre i. Per la regola della mano destra la forza di Lorentz tenderà a far deviare le particelle. Ricordiamo di seguito l’equazione della forza di Lorentz:

(96)   \begin{equation*} 	\vec{F}_L=q\,\vec{v}_d\wedge\vec{B}, 	\end{equation*}

dove q=-e.

A causa di questa deviazione si forma un accumulo di cariche negative su una parete della lamina; viene dunque indotto un campo elettrico \vec{E} tale che:

(97)   \begin{equation*} 	E=\frac{\mathscr{E}_H}{a}\quad\Leftrightarrow\quad\mathscr{E}_H=E a. 	\end{equation*}

Il campo elettrico descritto sarà responsabile di una forza elettrostatica \vec{F}_E=-e\vec{E}. All’equilibrio questa forza bilancerà la forza di Lorentz. Si avrà dunque:

(98)   \begin{equation*} 	F_L=F_E\quad\Leftrightarrow\quad-eE=-ev_dB\quad\Leftrightarrow\quad E=v_dB. 	\end{equation*}

Sostituendo l’espressione appena trovata del campo elettrico nella (97) otteniamo:

    \[\boxcolorato{fisica}{\mathscr{E}_H=v_dBa\approx\text{1,11}\cdot10^{-6} \ \text{V}.}\]

 

Esercizio 16  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Una lamina di rame (n_e=8.48\cdot10^{28}  \text{numero di portatori +e}/\text{m}^{-3}) ha le dimensioni riportate in figura 34 ed è percorsa da una corrente i=20 \ \text{A}. Essa viene utilizzata come sonda per la misura di campi magnetici. Calcolare i valori di B per i valori misurati della f.e.m. di Hall: \mathscr{E}_1=1 \ \mu\text{V}, \mathscr{E}_2=2 \ \mu\text{V} e \mathscr{E}_3=\text{2,5} \ \mu\text{V}.

 
 

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Figura 34: rappresentazione del problema 16.

Svolgimento.

Applicando (92) si ottiene subito il risultato

    \[\boxcolorato{fisica}{B_1\approx\text{0,06784} \ \text{T},\quad B_2\approx\text{0,13565} \ \text{T},\quad B_3\approx\text{0,1696} \ \text{T}.}\]


Approfondimento.

All’interno del nastro scorrono elettroni alla velocità di deriva v_d orientata negativamente rispetto al verso della corrente i. Queste particelle, a causa dell’azione del campo magnetico \vec{B}, risentono della forza di Lorentz quando passano nella regione in cui esso è presente. Per la regola della mano destra la forza di Lorentz tenderà a far deviare le particelle. Ricordiamo di seguito l’equazione della forza di Lorentz:

(99)   \begin{equation*} \vec{F}_L=q\,\vec{v}_d\wedge\vec{B}, \end{equation*}

dove q=-e.

La deviazione fa sì che si formi un accumulo di cariche negative su una parete del nastro; viene dunque indotto un campo elettrico \vec{E}. Chiamiamo S la sezione costante del nastro. Si avrà S=a\cdot h dove a è la distanza tra le due pareti cariche della porzione di nastro considerata nel problema e h è lo spessore del nastro. Tra le due pareti sarà presente un potenziale di Hall descritto dalla seguente relazione:

(100)   \begin{equation*} E=\frac{\mathscr{E}_H}{a}\quad\Leftrightarrow\quad\mathscr{E}_H=E a. \end{equation*}

Il campo elettrico sarà responsabile di una forza elettrostatica \vec{F}_E=-e\vec{E}. All’equilibrio questa forza bilancerà la forza di Lorentz. Si avrà dunque:

(101)   \begin{equation*} F_L=F_E\quad\Leftrightarrow\quad-eE=-ev_dB\quad\Leftrightarrow\quad E=v_dB. \end{equation*}

Sostituendo l’espressione appena trovata del campo elettrico nella (100) otteniamo:

(102)   \begin{equation*} \mathscr{E}_H=v_dBa. \end{equation*}

La quantità di carica dQ che passa attraverso la sezione S del nastro e percorre un tratto infinitesimo d\ell sarà uguale alla carica del singolo portatore moltiplicata per il numero di portatori in un volume infinitesimo \tau=Sd\ell. Si avrà:

(103)   \begin{equation*} dQ=en_eSd\ell. \end{equation*}

Poichè la singola carica percorre il tratto d\ell a una velocità pari a v_d, si può scrivere d\ell=v_ddt. Si ottiene così:

(104)   \begin{equation*} dQ=en_eSv_ddt\quad\Leftrightarrow\quad\frac{dQ}{dt}=en_eSv_d\quad\Leftrightarrow\quad i=en_eSv_d, \end{equation*}

da cui si ottiene l’espressione della velocità di deriva:

(105)   \begin{equation*} v_d=\frac{i}{en_eS}. \end{equation*}

L’espressione appena trovata può essere usata per riscrivere la (100). Si avrà allora:

(106)   \begin{equation*} \mathscr{E}_H=\frac{i}{en_eS}Ba\quad\Leftrightarrow\quad B=\frac{\mathscr{E}_Hen_eS}{ia}. \end{equation*}

Ricordando che S=a\cdot h possiamo infine concludere:

(107)   \begin{equation*} B=\frac{\mathscr{E}_Hen_eS}{ia}=\frac{\mathscr{E}_Hen_eah}{ia}=\frac{\mathscr{E}_Hen_eh}{i}, \end{equation*}

da cui è possibile ricavare i valori richiesti dal problema:

    \[\boxcolorato{fisica}{B_1\approx\text{0,06784} \ \text{T},\quad B_2\approx\text{0,13565} \ \text{T},\quad B_3\approx \text{0,1696} \ \text{T}.}\]

 

Esercizio 17  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Facendo passare una corrente i=20 \ \text{A} in un conduttore a sezione quadrata di area \Sigma=4\cdot10^{-2} \ \text{cm}^2 immerso in un campo magnetico B=0.8 \ \text{T} si crea una tensione di Hall \mathscr{E}_H=\text{0,85}  \ \mu\text{V}.

Calcolare:
 

  1. la densità di portatori di carica n_e;
  2. la velocità di deriva v_d degli elettroni;
  3. il campo elettrico E che mantiene in moto gli elettroni, se la conduttività del materiale è \sigma=\text{6,14}\cdot10^{7} \ \Omega^{-1}\text{m}^{-1};
  4. il rapporto \dfrac{E}{E_H}.

Svolgimento punto 1.

Per risolvere il problema può tornare utile rappresentare la situazione fisica descritta dal testo.

   

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Figura 35: rappresentazione problema 17.

    L’effetto Hall è così definito:

(108)   \begin{equation*}       \mathscr{E}_H=E_H\ell,     \end{equation*}

dove dal momento che il conduttore è di sezione quadrata, il valore di \ell si ricava facilmente a partire dalla superficie della sezione applicando la formula \ell=\sqrt{\Sigma}. Abbiamo dunque trovato che oltre al campo magnetico sarà presente anche un campo elettrico che si trova sulla stessa retta su cui giace il vettore forza di Lorentz; ad essa si opporrà dunque una forza (per la regola della mano destra si trova che la forza di Lorentz sarà diretta verso la parete destra in riferimento alla figura 35. Le linee di campo elettrico avranno lo stesso orientamento della forza di Lorentz, dunque poiché le cariche sono negative la forza \vec{F}_E si opporrà a \vec{F}_L) di origine elettrostatica. \vec{F}_E=-e\vec{E}_h. All’equilibrio si avrà che le due forze si eguagliano, e dunque:

(109)   \begin{equation*} 	    F_L=F_E\quad\Leftrightarrow\quad-eE_H=-ev_dB\quad\Leftrightarrow\quad E_H=v_dB. 	\end{equation*}

Sostituendo l’espressione del campo elettrico nella (108) troviamo:

(110)   \begin{equation*} 	    \mathscr{E}_H=Bv_d\ell\quad\Leftrightarrow\quad v_d=\frac{\mathscr{E}_H}{B\ell}. 	\end{equation*}

Inoltre si può studiare la quantità di carica infinitesima che passa attraverso la sezione del conduttore; con lo stesso procedimento usato per la risoluzione di altri problemi di questo tipo si trova:

(111)   \begin{equation*} 	    v_dn_ee=\frac{i}{\Sigma}\quad\Leftrightarrow\quad n_e=\frac{i}{v_de\Sigma}. 	\end{equation*}

Sostituendo l’espressione della velocità trovata nella (110) si conclude:

    \[\boxcolorato{fisica}{n_e=\dfrac{iB\ell}{\Sigma \mathscr{E}_H e}=\dfrac{iB\sqrt{\Sigma}}{\Sigma\mathscr{E}_H e}\approx5,9\cdot 10^{28}\,\dfrac{\text{e}}{\text{m}^3}.}\]


Svolgimento punto 2.

Sostituendo n_e nella (110) si trova che:

    \[\boxcolorato{fisica}{v_d=\frac{\mathscr{E}_H}{B\ell}\approx\text{5,3}\cdot10^{-4} \ {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{1}.}\]


Svolgimento punto 3.

Consideriamo il vettore densità di corrente elettrica \vec{J}. Esso è definito come la quantità di corrente che scorre per unità di superficie. Dato che la superficie del nastro è costante vale che:

(112)   \begin{equation*} 	    j=\frac{i}{\Sigma}, 	\end{equation*}

Vi è inoltre la nota legge di Ohm della conduttiva elettrica che lega il vettore \vec{J} con il vettore campo elettrico.

(113)   \begin{equation*} 	    \vec{J}=\sigma\vec{E}, 	\end{equation*}

dove \sigma è detta conduttività elettrica.

Mettendo a sistema (112) e (113) si ha

(114)   \begin{equation*} 	    \frac{i}{\Sigma}=\sigma E\quad\Leftrightarrow\quad E=\frac{i}{\sigma\Sigma}, 	\end{equation*}

da cui

    \[\boxcolorato{fisica}{E\approx\text{0,0814} \ {\text{N}}\cdot{\text{C}}^{-1}.}\]


Osservazione.

Si noti che il campo elettrico trovato non è lo stesso campo che è stato trattato nei punti a) e b) del problema. Per convincersi di questo, basta studiarne l’orientamento: dalla (113) si può vedere come il campo elettrico \vec{E} abbia lo stesso verso della densità di corrente \vec{J}. Quest’ultima è orientata nello stesso verso della corrente elettrica. Nei punti precedenti del problema si aveva invece un campo elettrico ortogonale rispetto alla corrente, con le linee di forza orientate lungo la congiungente tra le due pareti laterali del conduttore. Ci siamo dunque convinti che i due campi elettrici trattati non siano uguali; ci interroghiamo ora sulla loro natura. Il campo calcolato nel punto 3) è responsabile del moto degli elettroni all’interno del conduttore: esso dunque sarà quello che in fisica di definisce un campo elettromotore, il quale accelera le particelle. Al contrario il campo trattato nei punti precedenti è una conseguenza dell’effetto Hall: poichè le pareti del conduttore vengono caricate, si verrà a formare un campo elettrico che da ora in avanti chiameremo \vec{E}_H il quale genera una forza che si oppone alla forza di Lorentz. Il campo \vec{E}_H dunque si manifesta solo in presenza di un campo magnetico, mentre il campo \vec{E} esiste a prescindere da esso.


Svolgimento punto 4.

Nel punto 3) è stato trovato il valore del campo \vec{E} applicando la (114). Il campo \vec{E}_H può invece essere trovato a partire mediante l’equazione (109). Allora si avrà:

(115)   \begin{equation*} 	  \frac{E}{E_h}=\frac{\left(\dfrac{i}{\sigma\Sigma}\right)}{Bv_d}. 	\end{equation*}

Sostituendo a v_d il valore di (110) trovato nel punto 1), si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{\dfrac{E}{E_H}=\frac{\left(\dfrac{i}{\sigma\Sigma}\right)}{\left(\dfrac{\mathscr{E}_H}{B\ell}\right)}=\frac{i}{\mathscr{E}_H\ell\sigma}\approx\text{191,6}\,.}\]


 

Esercizio 18  (\bigstar\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar). Un nastro di rame, lungo d=2 \ \text{cm} e con i lati a=\text{0,1} \ \text{cm} e b=\text{1,5} \ \text{cm}, è percorso da una corrente i=5 \ \text{A} ed è immerso in un campo magnetico B=\text{1,5} \ \text{T}, ortogonale al nastro. Calcolare:
 

  1. il campo elettrico di Hall E_H;
  2. la tensione di Hall \mathscr{E}_h tra i punti P e Q;
  3. la corrente i_h che circola tra gli stessi se vengono collegati a un resistore con R=10^{-4} \ \Omega;
  4. il rapporto \alpha tra i_H e B.

Si assuma per il rame n_e=\text{8,48}\cdot10^{28} \ \text{m}^{-3} e \rho=\text{1,67}\cdot10^{-8} \, \Omega\cdot\text{m}.

 
 

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Figura 36: rappresentazione problema 18.

Svolgimento punto 1.

Gli elettroni scorrono con velocità v_d all’interno del conduttore e, poichè è presente un campo magnetico, essi saranno sottoposti alla forza di Lorentz \vec{F}_L=-e\vec{v}_d\wedge\vec{B}. A causa di questa forza ci sarà un accumulo di cariche sulle pareti del conduttore: analizzando la geometria proposta dalla figura 36 ci si accorge tramite la regola della mano destra che in particolare le cariche si accumuleranno sulla parete superiore e inferiore del conduttore. Esse sono poste a distanza b l’una dall’altra. Tra di esse si verrà dunque a formare un potenziale di Hall descritto dall’equazione:

(116)   \begin{equation*}         \mathscr{E}_h=E_Hb.     \end{equation*}

Abbiamo dunque trovato che oltre al campo magnetico sarà presente anche un campo elettrico (di Hall) dovuto alla polarizzazione del conduttore in seguito all’azione della forza di Lorentz; il fatto che sia presente un campo elettrico implica che sulle particelle agirà dunque anche una forza di natura elettrostatica del tipo \vec{F}_H=-e\vec{E}_H. Si noti che, come negli esempi dei problemi precedenti, questa forza si oppone alla forza di Lorentz \vec{F}_L.

Il sistema raggiunge l’equilibrio quando la somma delle forze che agiscono sulle cariche sarà nulla; questo accade quando la forza \vec{F}_H bilancia la forza di Lorentz. In questa situazione si avrà dunque:

(117)   \begin{equation*} 	    \vec{F}_L=-\vec{F}_H\quad\Leftrightarrow\quad F_L=F_H\quad\Leftrightarrow\quad-eE_H=-ev_dB\quad\Leftrightarrow\quad E_H=v_dB. 	\end{equation*}

Per trovare il campo elettrico di Hall è necessario dunque calcolare la velocità di deriva dei portatori di carica.

Procedendo come gli esercizi precedenti e com’è noto dalla teoria si trova che

(118)   \begin{equation*} 	v_d=\frac{i}{en_eab}. 	\end{equation*}

Sostituendo v_d nella (117) otteniamo:

    \[\boxcolorato{fisica}{E_H=\frac{iB}{en_eab}\approx\text{3,67}\cdot10^{-5} \,{\text{N}}\cdot{\text{C}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 2.

Usando il valore del campo elettrico E_H trovato nel punto prima, si applica la formula (116). Si ottiene:    

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Figura 37: visione alternativa conduzione corrente.

    Sostituendo v_d nella (117) otteniamo:

    \[\boxcolorato{fisica}{E_H=\frac{iB}{en_eab}\approx\text{3,67}\cdot10^{-5} \,{\text{N}}\cdot{\text{C}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 3.

In seguito al collegamento tra il punto P e il punto Q, le particelle inizieranno a scorrere nel circuito resistivo perché accelerate dal potenziale di Hall. Facendo riferimento alla figura 36, è facile accorgersi che le cariche negative si accumulano sulla parete superiore del conduttore mentre le cariche positive su quella inferiore (tramite la regola della mano destra, orientando il pollice in direzione opposta rispetto alla corrente e l’indice in verso entrante, ci si accorge che il dito medio punta verso il basso. Ricordiamoci di cambiare verso a quest’ultimo risultato: la carica degli elettroni è negativa, dunque essi si accumuleranno sulla parete superiore). Riferendoci sempre alla figura 36, si può dire che gli elettroni inizieranno a scorrere in senso orario; di conseguenza, poiché la corrente scorre convenzionalmente in senso opposto rispetto agli elettroni, avremo che i_H scorre in senso antiorario. Si ottiene a tutti gli effetti un circuito resistivo schematizzato in figura 38

   

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Figura 38: circuito problema 18.

   

Si nota che nel circuito è presente non solo la resistenza R, ma anche un’altra resistenza r dovuta al tratto di conduttore. Infatti, per la seconda legge di Ohm si ha che la resistenza di un filo conduttore è direttamente proporzionale alla sua lunghezza e inversamente proporzionale alla sua sezione a meno della costante \rho, ossia il coefficiente di resistività del materiale (nel nostro caso il rame). Si può dunque scrivere:

(119)   \begin{equation*} 	   r=\frac{\rho d}{ab} , 	\end{equation*}

dove è stata scritta la sezione S come prodotto del lato a per il lato b.

Ora che si conoscono entrambe le resistenze, ci chiediamo quale sia la relazione tra di esse: si nota che R ed r sono in serie, pertanto il circuito in figura 38 è equivalente a un circuito in cui è presente una sola resistenza R_{\text{eq}} pari alla somma delle due. Si avrà dunque:

(120)   \begin{equation*} 	    R_{\text{eq}}=R+r=R+\frac{\rho d}{ab}. 	\end{equation*}

A questo punto possiamo applicare l legge di Ohm per i conduttori metallici, la quale afferma che la corrente che scorre in un circuito resistivo è pari al rapporto tra la differenza di potenziale e la resistenza che essa incontra. Ricordando che tra i due capi P e Q si ha una differenza di potenziale \mathscr{E}_H, possiamo scrivere:

    \[\boxcolorato{fisica}{i_H=\dfrac{\mathscr{E}_H}{R_{\text{eq}}}=\frac{\mathscr{E}_H}{\left(R+\dfrac{\rho d}{ab}\right)}\approx\text{4,9}\cdot10^{-3} \ \text{A}.}\]


Svolgimento punto 4.

Per risolvere questo punto basta dividere il risultato appena trovato per il campo magnetico B. Avremo dunque:

    \[\boxcolorato{fisica}{\alpha=\frac{i_H}{B}\approx\text{3,27}\cdot10^{-3} {\text{A}}\cdot{\text{T}}^{-1}.}\]


 

Esercizio 19  (\bigstar\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar). Un filo metallico rigido di forma qualunque ha i due estremi C e D che possono scorrere senza attrito su due rotaie orizzontali distanti d=20 \ \text{cm}. Le rotaie sono posate in un campo magnetico B=\text{0,5} \ \text{T} uniforme e verticale. Il circuito è percorso da una corrente i=2 \ \text{A} costante, fornita dal generatore. Se la massa del filo è m=2 \ \text{g}, calcolare:
 

  1. il modulo della velocità \vec{v} del filo all’istante di tempo t=\text{0,1} \ \text{s} nell’ipotesi he all’istante t=0\,\text{s } il filo sia fermo;
  2. lo spazio x percorso dopo un tempo t=\text{0,1}\ \text{s}, nell’ipotesi che all’istante t=0\,\text{s } il filo stia fermo.

 
 

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Figura 39: rappresentazione problema 19.

Svolgimento punto 1.

Ricordiamo la seconda legge elementare di Laplace

(121)   \begin{equation*}         \vec{F}=i\int_\gamma  d\vec{\ell}\wedge\vec{B} .     \end{equation*}

La forza su un filo percorso da corrente che giace in un piano in cui agisce un campo magnetico \vec{B} non dipende dalla forma del filo, ma solo dalla lunghezza che unisce i suoi estremi, pertanto la (121) diventa

(122)   \begin{equation*}  \vec{F}=i\,\vec{\ell}\wedge \vec{B}. \end{equation*}

   

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Figura 40: rappresentazione del sistema visto dall’alto.

   

Ricordiamo che poiché l’angolo tra \vec{\ell} e \vec{B} è un angolo retto , il prodotto vettoriale sarà \left \vert\vec{\ell}\wedge\vec{B}\right \vert =Bd\ell\sin(90^{\circ}). Dal momento che \sin(90^{\circ}) è 1, il risultato del prodotto vettoriale sarà proprio Bd\ell.}. Quindi si avrà che \left \vert \vec{\ell}\wedge\vec{B}\right \vert =B\ell dove nel caso specifico \ell=d. In definitiva dunque la forza trovata dalla seconda legge elementare di Laplace è:

(123)   \begin{equation*}        F=iBd.     \end{equation*}

Abbiamo dunque scritto un’espressione della forza che agisce sul filo; per la seconda legge della dinamica, questa forza sarà del tipo \vec{F}=m\vec{a}, dove m è la massa del filo e \vec{a} la sua accelerazione. Passando ai moduli, possiamo quindi scrivere:

(124)   \begin{equation*}         iBd=ma\quad\Leftrightarrow\quad a=\frac{iBd}{m}.     \end{equation*}

Il filo, libero di scorrere lungo i binari, si muoverà dunque di moto uniformemente accelerato con accelerazione \vec{a}. Dalla cinematica sappiamo che la sua velocità è:

(125)   \begin{equation*}         v(t)=a\cdot t,     \end{equation*}

in cui possiamo sostituire l’accelerazione con l’espressione trovata nella (124). Inoltre, sia t=t^{*}=\text{0,1} \ \text{s}, avremo:

    \[\boxcolorato{fisica}{v(t^{*})=at^{*}=\frac{iBd\,t^{*}}{m}=10 \ {\text{m}}\cdot{\text{s}}^{-1}.}\]


Svolgimento punto 2.

Per risolvere questo punto, basta applicare la legge oraria del moto uniformemente accelerato ricordando che l’accelerazione può essere espressa nella forma trovata dalla (124). Il testo suggerisce che x(0)=0 \ \text{m}, dunque:

    \[\boxcolorato{fisica}{x(t^{*})=\frac{1}{2}at^{*2}=\frac{1}{2}\frac{iBd}{m}t^{*2}=\text{0,5} \ \text{m}.}\]


Approfondimento.

All’interno del filo scorre una corrente elettrica, ossia un flusso ordinato di elettroni accelerato dal potenziale \mathscr{E} i quali si muovono alla velocità di deriva v_d, diretta in senso opposto rispetto al verso della corrente i. Il filo è immerso in un campo magnetico \vec{B}: sul singolo elettrone agirà quindi una forza di Lorentz del tipo:

(126)   \begin{equation*} \vec{F}_L=-e\vec{v}_d\wedge\vec{B}. \end{equation*}

Notiamo subito che, per la regola della mano destra, la forza di Lorentz è orientata nel verso positivo rispetto all’asse x in figura 39; questo ci porta a concludere che il filo, soggetto alla forza di Lorentz, si muoverà sui binari spostandosi verso destra. Consideriamo ora un tratto infinitesimo di filo d\ell con una generica sezione S; in esso sarà contenuto un numero N di elettroni pari:

(127)   \begin{equation*} N=n_eSd\ell, \end{equation*}

dove n_e è la densità di portatori di carica. Per il principio di sovrapposizione, la forza di Lorentz totale che agisce sugli elettroni nel tratto infinitesimo considerato sarà pari alla somma delle forze sulle singole particelle. Allora si avrà:

(128)   \begin{equation*} d\vec{F}_{TOT}=N\vec{F}_L\quad\Leftrightarrow\quad d\vec{F}_{TOT}=n_eSd\ell\vec{F}_L, \end{equation*}

ossia, usando la (126):

(129)   \begin{equation*} d\vec{F}_{TOT}=-en_eSd\ell\vec{v}_d\wedge\vec{B}. \end{equation*}

Notiamo che all’interno di questa equazione compare il vettore densità di corrente \vec{J}: infatti dalla teoria sappiamo che:

(130)   \begin{equation*} \vec{J}=-en_e\vec{v}_d, \end{equation*}

dunque possiamo riscrivere la forza nel tratto infinitesimo come:

(131)   \begin{equation*} d\vec{F}_{TOT}=Sd\ell\vec{J}\wedge\vec{B}. \end{equation*}

A questo punto si nota che il tratto di filo d\ell può essere orientato nello stesso verso del vettore \vec{J}; si possono dunque scambiare i due termini all’interno dell’equazione senza alterare il modulo e la direzione di d\vec{F}_{TOT}: per convincersi di ciò, basta notare che entrambi i termini formano con il vettore campo magnetico un angolo retto, pertanto si avrà:

(132)   \begin{equation*} \begin{aligned} &\left \vert d \vec{F}_{TOT}\right \vert=Sd\ell\left \vert \vec{J}\wedge\vec{B}\right \vert =Sd\ell JB\sin(90^{\circ})=Sd\ell JB\\\nonumber\\ &\nonumber\text{e}\\\nonumber\\ &\left \vert d \vec{F}_{TOT}\right \vert=SJ\left \vert d\vec{\ell}\wedge\vec{B}\right \vert=SJ d\ell B\sin(90^{\circ})=Sd\ell JB. \end{aligned} \end{equation*}

   

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Figura 41: rappresentazione del tratto infinitesimo di filo.

   

Si sceglie dunque di procedere utilizzando la scrittura d\vec{F}_{TOT}=SJ\vec{d\ell}\wedge\vec{B}. Ci ricordiamo che la densità di corrente J è definita come il rapporto tra la quantità di corrente che scorre per unità di superficie. Questo implica che:

(133)   \begin{equation*} i=JS \end{equation*}

e dunque la forza che agisce sul tratto infinitesimo di filo si può esprimere come:

(134)   \begin{equation*} d\vec{F}_{TOT}=id\vec{\ell}\wedge\vec{B}. \end{equation*}

A questo punto per trovare l’espressione della forza agente sul filo possiamo integrare su entrambi i membri, ottenendo:

(135)   \begin{equation*} \vec{F}_{TOT}=i\int_\gamma d\vec{\ell}\wedge\vec{B}=i\int_{a}^{b}\left(\dfrac{d\vec{r}\left(t\right)}{dt}\wedge \vec{B}\left(\vec{r}\left(t\right)\right)\right)dt, \end{equation*}

dove \vec{r}\left(t\right) è la parametrizzazione del sostegno del filo.

La corrente è stata portata fuori perchè assunta stazionaria. Supponiamo che \vec{B} sia costante in modulo direzione e verso allora parametrizzato il filo nel piano con la seguente parametrizzazione \vec{r}\left(t\right)=\left(x(t),y(t),0\right)\quad \text{con}\,\,t\in\left[a,b\right] tale che \vec{r}\left(a\right)=A e \vec{r}\left(a\right)=B (vedere figura 42) si ha

(136)   \begin{equation*} \begin{aligned} \vec{F}_{TOT}&=i\int_\gamma d\vec{\ell}\wedge\vec{B}=-i\vec{B}\wedge \int_{\gamma}d\vec{\ell}=-i\vec{B}\wedge\int_{a}^{b}\left(x^\prime\left(t\right),y^\prime\left(t\right)\right)\,dt=-i\vec{B}\wedge\left(x\left(t\right),\,y\left(t\right)\right)\bigg \vert^b_a=\\[10pt]  &=-i\vec{B}\wedge \left(x\left(b\right)-x\left(a\right),\,y\left(b\right)-y\left(a\right)\right)=-i\vec{B}\wedge \vec{AB}=\\[10pt]  &=-i\vec{B}\wedge\left[\left(x\left(b\right)-x\left(a\right)\right)\,\hat{x}+\left(y\left(b\right)-y\left(a\right)\right)\,\hat{y}\right]=-i\vec{B}\wedge \vec{AB}=i\vec{AB}\wedge\vec{B}.  \end{aligned} \end{equation*}

   

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Figura 42: rappresentazione filo definito generico nel piano.

   


Lemma.

Concludiamo dunque con il seguente Lemma.

La forza su un filo che giace in un piano ed è immerso in un campo magnetico uniforme non dipende dalla forma del filo, ma solo dai punti iniziale e finale:

(137)   \begin{equation*} 			\boxed{	\vec{F}_{TOT}=i\vec{AB}\wedge\vec{B}.} 		\end{equation*}


 

Esercizio 20  (\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar\largewhitestar). Un tratto di filo, avente la forma di figura 43 con \ell=R=10 \ \text{cm}, è percorso da una corrente i=\text{0,5}\ \text{A} ed è sottoposto all’azione di un campo magnetico B=\text{0,4} \ \text{T} perpendicolare, uscente dal piano contenente il filo. Calcolare la forza F che agisce sul filo.

 
 

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Figura 43: rappresentazione del problema 20.

Svolgimento metodo 1.

Risolviamo il problema applicando la (137). Infatti notiamo che il campo \vec{B} è uniforme e quindi la forza dipende solamente dal punto di inizio e di fine del percorso della corrente; notando che il raggio della semicirconfenrenza è 2\ell e i rispettivi fili \ell, si ha che:

(138)   \begin{equation*}     \vec{F}_{TOT}=4Bi\ell\left(\hat{x}\wedge\hat{z}\right)=4Bi\,\hat{y},     \end{equation*}

da cui

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{F}_{TOT}=-\text{0,08} \ \text{N}\,\hat{y}.}\]

dove è stato scelto un sistema di riferimento 0xy come in figura 44.

   

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Figura 44: sistema di riferimento xy. Si ricorda che il testo del problema dice che \ell=R.

   


Svolgimento metodo 2.

Un metodo alternativo ma leggermente più elaborato è applicare direttamente la (121). Parametrizziamo i tre tratti della curva \gamma=\gamma_1\cup\gamma_2\cup\gamma_3 (sostegno del filo). In particolare, per le curve \gamma_1 e \gamma_3 si avrà una parametrizzazione lineare mentre per la curva \gamma_2 verranno usate le coordinate polari. Si avrà così:

(139)   \begin{equation*} 	    \gamma_1 : \begin{cases} x=t \\ y=0 & t\in [-2\ell,-\ell]\\ z=0 \end{cases}\quad\quad\gamma_2 : \begin{cases} x=-R\cos\theta \\ y=R\sin\theta & \theta\in [0,\pi]\\ z=0 \end{cases}\quad\quad\gamma_3 : \begin{cases} x=t \\ y=0 & t\in [\ell,2\ell]\\ z=0. \end{cases} 	\end{equation*}

Si noti che compare un segno negativo davanti al coseno in quanto, a causa della scelta del sistema di riferimento in figura 44, l’angolo \theta è crescente in senso orario. A questo punto, poiché la curva \gamma è data dalla somma dei contributi nei tre tratti, possiamo scrivere:

(140)   \begin{equation*}         \vec{F}_{TOT}=i\int_{\gamma} {d\vec{\ell}\wedge\vec{B}}\,=i\int_{\gamma_1} {d\vec{\ell_1}\wedge\vec{B}}+i\int_{\gamma_2} {d\vec{\ell_2}\wedge\vec{B}}+i\int_{\gamma_3} {d\vec{\ell_3}\wedge\vec{B}}.     \end{equation*}

Per quanto riguarda i tratti di filo rettilinei, risulta facile notare che il prodotto vettoriale dia come risultato d\vec{\ell}\wedge\vec{B}=-(Bdt)\hat{y}. D’altronde basta ricordare che la forza di Lorentz spingerà il filo verso il basso. Nel tratto descritto da \gamma_2 il calcolo è invece più elaborato, dunque ricaviamo il determinante della matrice del prodotto vettoriale. Per fare ciò,deriviamo i parametri che parametrizzano la curva, ricordando che il raggio R è fissato e dunque non cambia lungo la curva \gamma_2. Si avrà perciò:

(141)   \begin{equation*}     	   \begin{cases} \dfrac{dx}{d\theta}=R\sin\theta,\\\\ \dfrac{dy}{d\theta}=R\cos\theta, \\\\ \dfrac{dz}{d\theta}=0 .\end{cases}      	\end{equation*}

A questo punto si può trovare il vettore risultante dal prodotto vettoriale:

(142)   \begin{equation*} \begin{aligned} \dfrac{d\vec{r}\left(t\right)}{dt}\wedge \vec{B}\left(\vec{r}\left(t\right)\right)&= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\[10pt] R\sin\theta & R\cos\theta & 0\\[10pt] 0 & 0 & B \end{vmatrix}=    \hat{x}\begin{vmatrix} R\cos\theta & 0\\[10pt] 0 & B \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} R\sin\theta & 0\\[10pt] 0 & B \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} R\sin\theta & R\cos\theta\\[10pt] 0 & 0 \end{vmatrix}=\\[10pt] &=(BR\cos\theta-0)\hat{x}-(BR\sin\theta-0)\hat{y}+(R\sin\theta\cdot0-R\cos\theta\cdot0)\hat{z}=\\[10pt] &=BR\cos\theta\,\hat{x}-BR\sin\theta\,\hat{y}. \end{aligned} \end{equation*}

Si può dunque calcolare la forza \vec{F}_{TOT} integrando separatamente sulle tre curve, come suggerito dalla (140). Avremo:

(143)   \begin{equation*}      \vec{F}_{TOT}=i\int_{-2\ell}^{-\ell}{-B\,dt\,\hat{y}}+i\int_{\ell}^{2\ell}{-B\,dt\,\hat{y}}+i\int_{0}^{\pi}{(BR\cos\theta\,\hat{x}-BR\sin\theta\,\hat{y})d\theta}.     	\end{equation*}

Di seguito viene svolto il calcolo dell’integrale:

(144)   \begin{equation*}     	    \vec{F}_{TOT}=i(-B)\ell \ \hat{y}+i(-B)\ell \ \hat{y}+iBR\left(\sin\theta \ \hat{x}+\cos\theta \ \hat{y}\right)_{0}^{\pi}     	    =-2iB\ell \ \hat{y}+iBR(-1-1) \ \hat{y}.     	\end{equation*}

Ricordando che \ell=R, si può dunque scrivere:

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{F}_{TOT}=-4iB\ell \ \hat{y}=-\text{0,08} \ \text{N}\ \hat{y},}\]

che è esattametne quello che ci aspettavamo.


 

Esercizio 21  (\bigstar\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar). Una spira circolare di raggio r, con centro sull’asse z, è posta in un piano xy ortogonale all’asse z ed è percorsa da una corrente i. Essa è sottoposta all’azione di un campo magnetico \vec{B} a simmetria assiale rispetto all’asse z; le linee \vec{B} formano un angolo \theta con l’asse z nei punti in cui è posta la spira. Calcolare la forza \vec{F} che agisce sulla spira.

 
 

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Figura 45: rappresentazione problema 21.

Svolgimento.

La prima cosa che notiamo dal testo del problema è che non vi è alcun parametro che descriva la circonferenza della spira, lungo la quale scorre la corrente i. Allora possiamo provare a introdurre il parametro \phi, ossia l’angolo al centro della circonferenza di raggio r. La figura 46 mostra il sistema visto dall’alto.    

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Figura 46: vista dall’alto della spira.

   

L’angolo \phi ci permette di parametrizzare la curva \gamma lungo la quale scorre la corrente. Possiamo infatti scrivere:

(145)   \begin{equation*}     \vec{\gamma}(\phi) =\left(r\cos\phi,\,r\sin\phi ,\,o\right)     \quad \text{con}\,\,\phi\in\left[0,2\pi\right].     	\end{equation*}

Analogamente, proiettando il campo \vec{B} sugli assi del sistema di riferimento, restringiamo \vec{B} su \vec{\gamma}(\phi) come segue:

(146)   \begin{equation*}     	    \vec{B}(\gamma(\phi))=(B_y\cos\phi,B_y\sin\phi,B_z).     	\end{equation*}

A questo punto calcoliamo la forza agente sulla spira. Come visto in altri problemi di questo tipo, sul filo agirà una forza di Lorentz \vec{F}_{TOT} pari alla somma delle forze di Lorentz agenti sui singoli elettroni in movimento all’interno del filo. Per calcolare la forza ricorriamo alla (134). Come si può notare dalla figura 46, il vettore d\vec{s} è lo spostamento elementare lungo un tratto di circonferenza, ossia il vettore infinitesimo tangente ad essa. Si avrà dunque:

(147)   \begin{equation*}     	    d\vec{s}=\left(\frac{d\gamma_x(\phi)}{d\phi},\frac{d\gamma_y(\phi)}{d\phi},\frac{d\gamma_z(\phi)}{d\phi}\right)dt=\left(-r\sin\phi,\,r\cos\phi,\,0\right)dt,     	\end{equation*}

da cui

(148)   \begin{equation*} \begin{aligned} &\vec{\gamma{'}}(\phi)\wedge\vec{B}= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ -r\sin\phi & r\cos\phi & 0\\ B_y\cos\phi & B_y\sin\phi & B_z \end{vmatrix}=  \\[10pt] &=\hat{x}\begin{vmatrix} r\cos\phi & 0\\ B_y\sin\phi & B_z \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} -r\sin\phi & 0\\ B_y\cos\phi & B_z \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} -r\sin\phi & r\cos\phi\\ B_y\cos\phi & B_y\sin\phi \end{vmatrix}=\\[10pt] &=(B_zr\cos\phi-0\cdot B_y\sin\phi)\hat{x}-(-B_zr\sin\phi-0\cdot B_y\cos\phi)\hat{y}+\\[10pt] &+(-r\sin\phi\cdot B_y\sin\phi-r\cos\phi\cdot B_y\cos\phi)\hat{z}=\\[10pt] &=B_zr\cos\phi \ \hat{x}+B_zr\sin\phi \ \hat{y}-B_yr(\cos^2\phi+\sin^2\phi) \ \hat{z}=\\[10pt] &=B_zr\cos\phi \ \hat{x}+B_zr\sin\phi \ \hat{y}-B_yr \ \hat{z}.\\ \end{aligned} \end{equation*}

Abbiamo dalla (135) il seguente integrale

(149)   \begin{equation*}       \vec{F}_{TOT}=\oint_{\gamma}{d\vec{s}\wedge\vec{B}}=i\int_{0}^{2\pi}{\vec{\gamma^{\,\prime}}(\phi)\wedge\vec{B}}=i\int_{0}^{2\pi}{\left(B_zr\cos\phi \ \hat{x}+B_zr\sin\phi \ \hat{y}-B_yr \ \hat{z}\right)}d\phi.   \end{equation*}

Risolvendo, si ottiene:

(150)   \begin{equation*}       \vec{F}_{TOT}=-2riB_y\pi \ \hat{z}=-2riB\sin\theta\pi\,\hat{z},   \end{equation*}

dove B_y è la proiezione della linea di campo magnetico \vec{B} sull’asse delle y. Guardando la figura 45 si può intuire che B_y=B\sin\theta. Concludiamo dunque

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{F}_{TOT}=-2\pi riB\sin\theta \ \hat{z}.}\]


 

Esercizio 22  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Con riferimento al problema 21, nell’ipotesi che il raggio r della spira sia piccolo rispetto alla distanza z dal polo magnetico (r<<z) e che B=\dfrac{k}{z^2}, con k costante, calcolare la forza \vec{F}.

Nota. Supporre r,\,i,\,\theta dati noti.

 
 

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Figura 47: schema problema 22.

Svolgimento.

Ai fini della risoluzione del problema, così come è stato fatto per l’esercizio 21, conviene introdurre l’angolo \phi al centro della circonferenza della spira in modo da poter parametrizzare la curva. Introduciamo dunque un sistema di riferimento fisso Oxyz e parametrizziamo il sostegno rappresentato dalla spira.

   

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Figura 48: sistema di riferimento problema 22.

   

Si può ora quindi parametrizzare la circonferenza \gamma della spira adottando delle coordinate polari come di seguito:

(151)   \begin{equation*}     \vec{\gamma}(\phi) =\left(\gamma_x\left(\phi\right),\,\gamma_y\left(\phi\right),\,\gamma_z\left(\phi\right)\right)=\left(r\cos\phi,\,r\sin\phi ,\,0\right)     \quad \text{con}\,\,\phi\in\left[0,2\pi\right].     	\end{equation*}

Notiamo inoltre dalla figura 48 che il vettore campo mqagnetico può essere scritto come combinazione lineare delle sue componenti nel seguente modo:

(152)   \begin{equation*}     	    \vec{B}=B_y\cos\phi \ \hat{x}+B_y\sin\phi \ \hat{y}+B_z \ \hat{z},     	\end{equation*}

dove B_y e B_z possono essere ottenuti proiettando \vec{B} sugli assi. Si avrà dunque B_y=B\sin\theta e B_z=B\cos\theta.

Si può ora dunque procedere in maniera analoga al problema 21 applicando la (135). Si avrà dunque:

(153)   \begin{equation*}     	     \vec{\gamma^{\,\prime}}(\phi)=\left(\frac{d\gamma_x(\phi)}{d\phi},\frac{d\gamma_y(\phi)}{d\phi},\frac{d\gamma_z(\phi)}{d\phi}\right)dt=\left(-r\sin\phi,\,r\cos\phi,\,0\right).     	\end{equation*}

A questo punto possiamo risolvere il prodotto vettoriale presente dentro al segno di integrale. Avremo:

(154)   \begin{equation*} \begin{aligned} &d\vec{s}\wedge\vec{B}=\vec{\gamma}^{\,\prime}(\phi)\wedge\vec{B}\,dt= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ -r\sin\phi & r\cos\phi & 0\\ B_y\cos\phi & B_y\sin\phi & B_z \end{vmatrix}= \\ &=   \hat{x}\begin{vmatrix} r\cos\phi & 0\\ B_y\sin\phi & B_z \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} -r\sin\phi & 0\\ B_y\cos\phi & B_z \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} -r\sin\phi & r\cos\phi\\ B_y\cos\phi & B_y\sin\phi \end{vmatrix}dt=\\\nonumber\\ &=(B_zr\cos\phi-0\cdot B_y\sin\phi)\hat{x}-(-B_zr\sin\phi-0\cdot B_y\cos\phi)\hat{y}+\\ &+(-r\sin\phi\cdot B_y\sin\phi-r\cos\phi\cdot B_y\cos\phi)\hat{z}=\\\nonumber\\ &=B_zr\cos\phi \ \hat{x}+B_zr\sin\phi \ \hat{y}-B_yr(\cos^2\phi+\sin^2\phi) \ \hat{z}=B_zr\cos\phi \ \hat{x}+B_zr\sin\phi \ \hat{y}-B_yr \ \hat{z}, \end{aligned} \end{equation*}

da cui

(155)   \begin{equation*}       \vec{F}=\oint_{\gamma}{d\vec{s}\wedge\vec{B}}=i\int_{0}^{2\pi}{\vec{\gamma{'}}(\phi)\wedge\vec{B}(\phi)\,d\phi}=i\int_{0}^{2\pi}{\left(B_zr\cos\phi \ \hat{x}+B_zr\sin\phi \ \hat{y}-B_yr \ \hat{z}\right)d\phi},   \end{equation*}

cioè

(156)   \begin{equation*}       \vec{F}=-2\pi riB_y \ \hat{z}.   \end{equation*}

Ricordando che B_y=B\sin\theta, si può riscrivere la (156) sostituendo al posto di B_y l’espressione suggerita dal testo. L’espressione finale della forza che agisce sulla spira sarà dunque:

(157)   \begin{equation*}       \vec{F}=-\frac{2\pi rik\sin\theta}{z^2} \ \hat{z}.   \end{equation*}

Si può tuttavia fare un’ulteriore considerazione. Infatti il testo suggerisce che z sia molto maggiore di r; questo comporta che l’angolo \theta tra il vettore \vec{B} e l’asse z sia infinitesimo.

   

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Figura 49: angolo infinitesimo \theta.

   

Dalla trigonometria sappiamo che \tan\theta=\dfrac{r}{z}. Tuttavia il fatto che \theta sia infinitesimo ci permette di poter prendere in considerazione lo sviluppo di Taylor della tangente al primo ordine. Allora avremo che:

(158)   \begin{equation*}       \tan\theta\approx\theta=\dfrac{r}{z}.   \end{equation*}

Lo sviluppo al primo ordine della funzione tangente è uguale a quello della funzione seno. Si può dunque riscrivere la forza \vec{F} nella seguente forma:

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{F}=-\frac{2\pi rik\sin\theta}{z^2} \ \hat{z}\approx-\frac{2\pi r^2ik}{z^3}\ \hat{z}.}\]


 

Esercizio 23  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Una spira quadrata di lato a=20 \ \text{cm} è posta nel piano xy ed è percorsa dalla corrente i=5 \ \text{A} nel verso indicato in figura. Essa risente di un campo magnetico \vec{B}\left(x\right)=\alpha x \ \hat{z}, con \alpha= \ \text{0,2 T/m}. Calcolare la forza \vec{F} che agisce sulla spira.

 
 

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Figura 50: schema problema 23.

Svolgimento.

In questo problema notiamo la presenza di un campo magnetico che varia a seconda della posizione; ciò vuol dire che \vec{B} non avrà sempre la stessa intensità lungo il profilo della spira. Può dunque essere utile sfruttare una parametrizzazione vantaggiosa del quadrato in figura 51 e analizzare quello che succede su ogni lato. Si divide dunque il quadrato in quattro curve \gamma_i con i=1,2,3,4.

   

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Figura 51: schema problema 23.

   

(159)   \begin{equation*} \begin{aligned} &	    \gamma_1 : \begin{cases} x=t \\ y=0 & t\in [0, a]\\ z=0 \end{cases}\\[10pt] &	\gamma_2 : \begin{cases} x=a \\ y=t & t\in [0,a]\\ z=0 \end{cases}\\[10pt] &	    \gamma_3 : \begin{cases} x=-t \\ y=a & t\in [-a,0]\\ z=0 \end{cases}\\[10pt] &	\gamma_4 : \begin{cases} x=0 \\ y=-t & t\in [-a,0]\\ z=0 \end{cases} \end{aligned} 	\end{equation*}

Per risolvere questo esercizio applichiamo la seconda legge elementare di Laplace ovvero la (135). Notiamo che su ogni tratto i vettori d\vec{s} e \vec{B} sono tra loro perpendicolari: ciò vuol dire che il modulo del loro prodotto vettoriale sarà uguale al prodotto dei moduli dei due. Inoltre il verso del vettore risultante può essere trovato con la regola della mano destra lungo ciscun segmento della spira. Questa considerazione può farci risparmiare calcoli lunghi e laboriosi. Si può dunque applicare la (135):

(160)   \begin{equation*} 	    \vec{F}=i\left(\int_{0}^{a}{-B\left(a\right) \ \hat{y}\,dt}+\int_{0}^{a}{B\left(a\right) \ \hat{x}\,dt}+\int_{-a}^{0}{B\left(a\right) \ \hat{y}\,dt}+\int_{-a}^{0}{-B\left(a\right) \ \hat{x}\,dt}\right). 	\end{equation*}

Prima di procedere con l’integrazione è bene ricordare che il campo magnetico ha coordinate \vec{B}(0,0,\alpha x), dunque il suo modulo sarà B\left(a\right)=\alpha x. Analizziamo come esso varia in ogni tratto della spira: lungo la curva \gamma_1 il campo crescerà linearmente in funzione di t, come suggerito dalla parametrizzazione effettuata nella (159); lungo la curva \gamma_2 notiamo che la componente x non cambia, di conseguenza il modulo del campo magnetico sarà costante e il suo valore sarà B=\alpha\, a; lungo la curva \gamma_3 la situazione è analoga a quella del primo tratto con l’unica differenza che il campo è decrescente; infine, lungo la curva \gamma_4 il campo elettrico sarà identicamente nullo in quanto la parametrizzazione scelta suggerisce che componente x sia pari a zero. Possiamo allora scrivere:

(161)   \begin{equation*} 	   \vec{F}=i\left(\int_{0}^{a}{-at \ \hat{y}\,dt}+\int_{0}^{a}{a\,\alpha \ \hat{x}\,dt}+\int_{-a}^{0}{-\alpha t \ \hat{y}\,dt}+\int_{-a}^{0}{0 \ \hat{x}\,dt}\right), 	\end{equation*}

cioè

(162)   \begin{equation*} 	    \vec{F}=i\left(-\alpha\frac{a^2}{2} \ \hat{y}+a^2\alpha \ \hat{x}+\alpha\frac{a^2}{2} \ \hat{y}\right). 	\end{equation*}

Si trova così l’espressione della forza agente sulla spira:

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{F}=ia^2\alpha \ \hat{x}\approx 0,04\,\hat{x}.}\]


 

Esercizio 24  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Una spira quadrata di lato a=5 \ \text{cm} è percorsa da una corrente i. Il momento magnetico della spira è \vec{m}=m_x \ \hat{x}+m_y \ \hat{y}, con m_x=\text{0,6}\cdot10^{-3} \ \text{Am}^2 e m_y=-\text{0,8}\cdot10^{-3} \ \text{Am}^2. La spira è immersa in un campo magnetico \vec{B}=B_x \ \hat{x}+B_z \ \hat{z}, con B_x=\text{0,25} \ \text{T} e B_z=\text{0,30} \ \text{T}. Calcolare:
 

  1. il valore della corrente i che percorre la spira;
  2. il modulo del momento meccanico \vec{M};
  3. l’angolo \alpha tra \vec{m} e \vec{B};
  4. l’energia potenziale magnetica U_m.

 
 

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Figura 52: schema problema 24.

Svolgimento punto 1.

Dal testo si deduce che il momento magnetico \vec{m} della spira ha componenti lungo l’asse x e l’asse y del sistema di riferimento adottato in figura 52; il campo magnetico invece avrà componenti lungo l’asse x e l’asse z. Il momento magnetico di una spira è definito come:

(163)   \begin{equation*}         \vec{m}=i\Sigma \ \hat{n},     \end{equation*}

dove \Sigma è l’area che racchiude la spira, che nel caso sia un quadrato come quella proposta dal problema sarà pari al quadrato del lato, si avrà dunque \vec{m}=ia^2 \ \hat{n} e \hat{n} versore normale alla superficie della spira.

Si può dunque concludere che il prodotto i\Sigma sia il modulo del vettore momento magnetico. Date le componenti di un vettore possiamo sempre facilmente trovare il su o modulo tramite la definizione di modulo. Si avrà:

(164)   \begin{equation*}         m=\sqrt{m_x^2+m_y^2},     \end{equation*}

e eguagliando la (164) all’espressione del modulo ricavata dalla definizione di momento magnetico, si trova la corrente i come richiesto dal problema:

    \[\boxcolorato{fisica}{\sqrt{m_x^2+m_y^2}=ia^2\quad\Leftrightarrow\quad i=\frac{\sqrt{m_x^2+m_y^2}}{a^2}=\text{0,4} \ \text{A}.}\]


Svolgimento punto 2.

Dalla teoria, sappiamo che il momento meccanico \vec{M} è definito come:

(165)   \begin{equation*} 	    \vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}. 	\end{equation*}

Dal momento che conosciamo tutte le componenti sia del vettore momento magnetico che del vettore campo magnetico, non ci resta che svolgere il prodotto vettoriale. Si avrà:

(166)   \begin{equation*} \begin{aligned} \vec{m}\wedge\vec{B}&= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\[10pt] m_x & m_y & 0\\[10pt] B_x & 0 & B_z \end{vmatrix}=\hat{x}\begin{vmatrix} m_y & 0\\[10pt] 0 & B_z \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} m_x & 0\\[10pt] B_x & B_z \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} m_x & m_y\\[10pt] B_x & 0 \end{vmatrix}=\\[10pt] &= 	\vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}=(m_y\cdot B_z-0)\hat{x}-(m_x\cdot B_z-0)\hat{y}+(0-m_y\cdot B_x)\hat{z}=\\[10pt] &=m_y\cdot B_z \ \hat{x}-m_x\cdot B_z \ \hat{y}-m_y\cdot B_x \ \hat{z}, \end{aligned} \end{equation*}

da cui

(167)   \begin{equation*}     \lvert\vec{M}\rvert=\sqrt{m_y^2B_z^2+m_x^2B_z^2+m_y^2B_x^2}. \end{equation*}

Si trova così:

    \[\boxcolorato{fisica}{M\approx\text{3,6}\cdot10^{-4} \ \text{N}\cdot\text{m}.}\]


Svolgimento punto 3.

Per trovare l’angolo \alpha tra i due vettori, possiamo sfruttare le proprietà del prodotto scalare. Dati due generici vettori, sappiamo che il loro prodotto scalare sarà uguale al prodotto dei loro moduli moltiplicato per il coseno dell’angolo tra essi compreso.

   

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Figura 53: in figura viene mostrato l’angolo \alpha il cui valore è richiesto dal problema.

   

Possiamo dunque scrivere:

(168)   \begin{equation*} 	    \vec{m}\cdot\vec{B}=\lvert\vec{m}\rvert\cdot\lvert\vec{B}\rvert\cos\alpha. 	\end{equation*}

Inoltre, sappiamo che il prodotto scalare tra due vettori è dato dalla somma dei prodotti tra le componenti omologhe dei due vettori. Nel nostro caso avremo:

(169)   \begin{equation*} 	    \vec{m}\cdot\vec{B}=m_xB_x+m_yB_y+m_zB_z, 	\end{equation*}

dove nell’esercizio suggerito dal problema abbiamo che \vec{m}=(m_x,m_y,0) e \vec{B}=(B_x,0,B_z). Il prodotto scalare si ridurrà dunque a:

(170)   \begin{equation*} 	    \vec{m}\cdot\vec{B}=m_xB_x. 	\end{equation*}

Sostituendo questa relazione nella (168) otteniamo:

(171)   \begin{equation*} 	    m_xB_x=\lvert\vec{m}\rvert\cdot\lvert\vec{B}\rvert\cos\alpha\quad\Leftrightarrow\quad\cos\alpha=\frac{m_xB_x}{\lvert\vec{m}\rvert\cdot\lvert\vec{B}\rvert}\quad\Leftrightarrow\quad\alpha=\arccos\left(\frac{m_xB_x}{\lvert\vec{m}\rvert\cdot\lvert\vec{B}\rvert}\right), 	\end{equation*}

da cui deduciamo che non dobbiamo dunque far altro che calcolare il modulo dei vettori \vec{m} e \vec{B}:

(172)   \begin{equation*}  \begin{cases} \lvert\vec{B}\rvert=\sqrt{B_x^2+B_z^2} \\\\ \lvert\vec{m}\rvert=\sqrt{m_x^2+m_y^2}. \end{cases} 	\end{equation*}

A questo punto possiamo trovare il valore di \alpha sostituendo i due moduli appena trovati all’interno della (171). Si avrà dunque:

    \[\boxcolorato{fisica}{\alpha=\arccos\left(\frac{m_xB_x}{(\sqrt{m_x^2+m_y^2})\cdot(\sqrt{B_x^2+B_z^2})}\right)\approx67^{\circ}.}\]


Svolgimento punto 4.

Semplicemente, dalla teoria sappiamo che a partire dalla seconda equazione di Laplace, si può trovare l’energia meccanica elementare. Essa può essere espressa come:

(173)   \begin{equation*} 	    dU_m=-iB \ \hat{n}\,d\Sigma, 	\end{equation*}

con \hat{n} versore superficie esterno.

Integrando sulla superficie \Sigma si ottiene:

(174)   \begin{equation*} 	    U_m=-iB \ \hat{n}\Sigma. 	\end{equation*}

Riconosciamo, all’interno della formula appena trovata, il vettore momento magnetico \vec{m}=i\Sigma \ \hat{n}, dunque in definitiva si avrà:

(175)   \begin{equation*} 	    U_m=-\vec{m}\cdot\vec{B}. 	\end{equation*}

Il prodotto scalare è lo stesso che è stato svolto nel punto 3. Scriveremo allora:

    \[\boxcolorato{fisica}{U_m=-\vec{m}\cdot\vec{B}=m_xB_x=-\text{1,5}\cdot10^{-4} \ \text{J}.}\]


 

Esercizio 25  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Una bobina composta da N=100 spire di raggio R=10 \ \text{cm}, giace nel piano xy ed è percorsa dalla corrente i=8 \ \text{A}, in senso antiorario. Essa è sottoposta all’azione di un campo magnetico \vec{B}=\text{0,6} \ \hat{x}-\text{0,4} \ \hat{y}+\text{0,2} \ \hat{z} \ \text{T}. Calcolare:
 

  1. il momento magnetico \vec{m} della bobina;
  2. il momento meccanico \vec{M} che agisce sulla spira;
  3. l’energia potenziale magnetica U_m.

 
 

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Figura 54: schema problema 25. Il vettore \vec{B}_p indica il vettore proiezione del campo magnetico sul piano xy.

Svolgimento punto 1.

La base della bobina giace nel piano xy, dunque il suo asse sarà parallelo all’asse z del sistema di riferimento adottato; senza perdere di generalità possiamo in realtà far coincidere l’asse della bobina con l’asse z. Si ha che la corrente scorre lungo le spire in senso antiorario; da questa informazione possiamo ricavare la direzione e il verso del vettore \vec{m} usando la regola della vite. Per fare ciò è necessario immaginare di avvolgere la bobina con le dita della mano destra orientandole nel verso di scorrimento della corrente; il verso in cui punta il pollice indicherà il verso del vettore momento magnetico. Si trova così che \vec{m} è orientato lungo l’asse z. A questo punto si può procedere a trovare il modulo di tale vettore; per sua definizione, avremo che per una spira esso sarà:

(176)   \begin{equation*} m=i\Sigma, \end{equation*}

dove \Sigma è l’area della spira considerata. Tuttavia in una bobina dovremo considerare i contributi di tutte le N spire presenti nell’avvolgimento. Otteniamo dunque come risultato:

    \[\boxcolorato{fisica}{m=Ni\pi R^2\approx\text{25,1} \ \text{Am}^2\quad\Rightarrow\quad\vec{m}\approx\text{25,1}\ \hat{z} \ \text{Am}^2.}\]


Svolgimento punto 2.

Dalla teoria, sappiamo che il momento meccanico \vec{M} può essere descritto dall’equazione:

(177)   \begin{equation*} 	    \vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}. 	\end{equation*}

Il testo ci fornisce il valore di tutte le componenti del vettore campo magnetico, e inoltre sappiamo che il momento magnetico ha solamente la componente z di cui conosciamo il valore. Andiamo dunque a svolgere il prodotto vettoriale inserendo tutti questi valori noti all’interno della matrice. Si avrà:

(178)   \begin{equation*} \begin{aligned} \vec{m}\wedge\vec{B}&= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ 0 & 0 & \text{25,1} \ \text{Am}^2\\ \text{0,6} \ \text{T} & -\text{0,4} \ \text{T} & \text{0,2} \ \text{T} \end{vmatrix}=\\[10pt] &=\hat{x}\begin{vmatrix} 0 & \text{25,1} \ \text{Am}^2\\ -\text{0,4} \ \text{T} & \text{0,2} \ \text{T} \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} 0 & \text{25,1}\ \text{Am}^2\\ \text{0,6} \ \text{T} & \text{0,2} \ \text{T} \end{vmatrix}+\\[10pt] &+\hat{z} \begin{vmatrix} 0 & 0\\ \text{0,6} \ \text{T} & \text{0,2} \ \text{T} \end{vmatrix}, \end{aligned} \end{equation*}

da cui

(179)   \begin{equation*} 	\vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}=(0+\text{0,4} \ \text{T}\cdot\text{25,1} \ \text{Am}^2)\hat{x}-(0-\text{0,6} \ \text{T}\cdot\text{25,1} \ \text{Am}^2)\hat{y}+0\ \hat{z}, \end{equation*}

cioè

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{M}=\text{10,04} \  \text{N}\cdot\text{m} \ \hat{x}+\text{15,06} \  \text{N}\cdot\text{m} \ \hat{y}.}\]


Svolgimento punto 3.

Sappiamo dalla teoria che l’energia magnetica di una spira (nel caso della bobina la formula non cambia, si deve semplicemente fare attenzione a utilizzare il momento magnetico di tutto l’avvolgimento. Questa accortezza è stata presa nel punto 1) quando si è trovato \vec{m} per N spire) percorsa da corrente si può esprimere come il prodotto scalare tra il momento magnetico e il campo magnetico \vec{B} a cui essa è sottoposta. Si avrà dunque:

(180)   \begin{equation*} 	    U_m=-\vec{m}\cdot\vec{B}. 	\end{equation*}

Poichè il vettore \vec{m} ha non nulla solamente la componente z, il calcolo si riduce a:

    \[\boxcolorato{fisica}{U_m=m_zB_z=-\text{5,02} \ \text{J}.}\]


 

Esercizio 26  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). La bobina di un galvanometro ha N=200 spire rettangolari di lati a=2 \ \text{cm} e b=1 \ \text{cm} e può ruotare attorno al suo asse di sospensione verticale, sottoposta all’azione di un campo magnetico B=\text{0,2}\ \text{T}. Quando la corrente che lo percorre è i=100 \ \mu\text{A}, l’equilibrio viene raggiunto, per l’azione delle molle antagoniste che hanno costante di torsione k, per una deflessione \theta=20^{\circ}. Calcolare la costante k di torsione delle molle.

 
 

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Figura 55: schema del problema 26.

Svolgimento.

Per poter analizzare il problema, è bene prima capire il funzionamento di un galvanometro. Un galvanometro è essenzialmente uno strumento che viene utilizzato per misurare le correnti. Come mostra la figura 55, esso consiste in una bobina posta tra due poli di un magnete, la quale (come vedremo di seguito) subisce una rotazione quando lungo le sue spire scorre una corrente.

   

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Figura 56: viene mostrata la bobina vista dall’alto. La molla rappresentata in figura blocca la rotazione della bobina.

   

Quando la bobina viene percorsa dalla corrente i vediamo che su una singola spira agirà un momento magnetico \vec{m} che per definizione sarà descritto dall’equazione:

(181)   \begin{equation*} 	    \vec{m}=i\Sigma \ \hat{n}, 	\end{equation*}

dove \Sigma è la superficie della spira considerata di lati a e b. Mediante la regola della vite possiamo ricavare in che verso è orientato il versore \hat{n}. Facendo riferimento alla figura 55, immaginiamo di avvolgere le dita lungo il profilo delle spire orientandole nel verso in cui scorre la corrente. Otterremo che il pollice punta verso di noi, ossia abbiamo trovato che \hat{n}=\hat{y}. A questo punto possiamo scrivere l’espressione finale del momento magnetico, che sarà uguale a quella trovata per una spira moltiplicata per il numero N di spire presenti nel galvanometro:

(182)   \begin{equation*} 	    \vec{m}=Ni\Sigma \ \hat{y}=Niab \ \hat{y}. 	\end{equation*}

A questo punto possiamo trovare il momento meccanico del sistema: dalla teoria sappiamo infatti che:

(183)   \begin{equation*} 	    \vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}. 	\end{equation*}

Si noti che questo momento è proprio la grandezza responsabile della rotazione della bobina. Dalla regola della mano destra, sfruttando il risultato trovato precedentemente per il momento magnetico e notando che il campo magnetico \vec{B} ha non nulla solo la sua coordinata lungo l’asse x,troviamo che il momento \vec{M} della bobina sarà rivolto verso l’alto, ossia sarà:

(184)   \begin{equation*} 	    \vec{M}= iBNab \ \hat{z}. 	\end{equation*}

Sappiamo tuttavia che la presenza della molla fa sì che per un certo angolo \theta il sistema raggiunga l’equilibrio. Abbiamo dunque che al momento meccanico di rotazione si opporrà un momento torcente della molla \vec{M}_t di verso opposto a \vec{M} che fermerà la rotazione. Affinchè ciò avvenga è necessario che i moduli dei due momenti siano uguali. Infatti possiamo applicare la seconda equazione cardinale della dinamica, che dice che che la somma dei momenti agenti sul sistema è legata al vettore accelerazione angolare \alpha secondo la seguente equazione:

(185)   \begin{equation*} 	\sum_{i=1}^{2}\vec{M}_i=I\vec{\alpha}, 	\end{equation*}

dove I è il momento di inerzia del corpo e \alpha l’accelerazione angolare del corpo rigido. Ma poichè il sistema all’equilibrio è fermo, avremo che \vec{\alpha} sarà nullo, e dunque:

(186)   \begin{equation*} 	    \vec{M}+\vec{M}_t=\vec{0}, 	\end{equation*}

ossia, come anticipato in precedenza, M=M_t. Sappiamo inoltre che il modulo del vettore torcente è proporzionale all’angolo di deflessione a meno di una costante k, che è proprio la costante di torsione della molla. Avremo dunque:

(187)   \begin{equation*} 	    M=M_t=iBNab=k\theta. 	\end{equation*}

Invertendo, si ricava:

    \[\boxcolorato{fisica}{k=\frac{iBNab}{\theta}\approx\text{2,3}\cdot10^{-6} \ \frac{\text{Nm}}{\text{rad}}.}\]


 

Esercizio 27  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). Una spira rigida, di lati PQ=RS=a=20 \ \text{cm} e QR=SP=b=10 \ \text{cm}, ha una massa per unità di lughezza \delta= 5 \ \text{g/m} ed è percorsa dalla corrente i. Essa può ruotare senza attrito intorno all’asse PQ che è parallelo all’asse x. Quando sulla spira agisce un campo magnetico \vec{B}=B \ \hat{z}, con B=\text{0,02} \ \text{T} , essa ruota di un angolo \theta=30^{\circ}. Calcolare:
 

  1. il valore della corrente i;
  2. il lavoro W svolto dalle forze magnetiche durante la rotazione.

 
 

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Figura 57: schema problema 27.

Svolgimento punto 1.

Notiamo subito che sul sistema agiscono sia le forze magnetiche dovute alla presenza di una corrente in una spira immersa in un campo magnetico sia la forza peso dovuta al fatto che la spira ha massa non trascurabile. Possiamo intuire da subito tuttavia che tali forze di natura diversa saranno difficili da confrontare in quanto le forze magnetiche, a causa della rotazione, cambieranno direzione e verso in ogni istante. Ha senso allora confrontare tra loro i momenti delle diverse forze agenti sul sistema. Dapprima troviamo il valore della forza peso; il testo ci fornisce la \delta che è una densità lineare di massa. Allora per la massa della spira basterà moltiplicare \delta per il suo perimetro, dunque si avrà:

(188)   \begin{equation*}         m=2\delta(a+b),     \end{equation*}

da cui è possibile ricavare la forza peso. Si noti che la spira è sottoposta all’accelerazione di gravità \vec{g} rivolta verso il basso rispetto al riferimento in figura 57, dunque si avrà \vec{g}=-g \ \hat{z} Mediante la seconda legge di Newton si trova:

(189)   \begin{equation*}         \vec{F}_p=-mg \ \hat{z}.     \end{equation*}

A questo punto passiamo al calcolo del momento della forza peso appena trovata. In generale, il momento di una forza rispetto a un polo è dato dal prodotto vettoriale tra il raggio vettore che congiunge il polo al punto di applicazione della forza e la forza stessa. Dallo studio dei sistemi di corpi rigidi, sappiamo che il vettore forza peso va applicato al centro di massa del sistema solo se la massa è distribuita in modo omogeneo; nel nostro caso, dal momento che la densità lineare di massa \delta è costante e la spira è simmetrica rispetto al centro, è facile convincersi che il suo centro di massa sia proprio il centro della spira stessa in ogni istante. Rappresentiamo di seguito una sezione della spira.

   

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Figura 58: sezione laterale della spira.

   

Dalla figura 58 si nota che il raggio vettore \vec{r} che congiunge il vettore forza peso con l’asse lungo il quale ruota la spira può essere scritto come:

(190)   \begin{equation*}         \vec{r}=\frac{b}{2}\sin\theta \ \hat{y}.     \end{equation*}

Risulta quindi possibile ricavare il momento meccanico \vec{M}_{F_p} della forza peso. Si avrà:

(191)   \begin{equation*} \vec{M}_{F_p}=\vec{r}\wedge\vec{F}_p= -\frac{mg}{2}b\sin\theta \ \hat{x}. \end{equation*}

Una volta trovato il momento della forza peso, ci occupiamo del momento delle forze magnetiche \vec{M}_M. In particolare, come è noto dalla teoria, esso sarà uguale al prodotto vettoriale tra il momento magnetico \vec{m} e il campo magnetico \vec{B}. Ricordando che l’espressione per il momento magnetico è \vec{m}=i\Sigma \ \hat{n}, possiamo scrivere:

(192)   \begin{equation*}     \vec{M}_M=i\Sigma \ \hat{n}\wedge\vec{B}. \end{equation*}

Per avere un’idea più chiara, guardiamo il disegno in figura 59. Si nota che il versore \hat{n} cambia a seconda dell’angolo \theta; questo è il motivo per cui in principio non abbiamo scelto di analizzare il problema dal punto di vista delle forze ma abbiamo deciso di ragionare sui loro momenti meccanici.

   

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Figura 59: sezione laterale della spira per diversi valori di \theta.

    La figura 59 ci dà tuttavia un’ulteriore informazione: si nota infatti che alcune considerazioni geometriche ci portano a concludere che proiettando il versore \hat{n} sugli assi x e z esso possa essere scomposto nelle sue componenti come:

(193)   \begin{equation*}     \hat{n}=\cos\theta \ \hat{y}+\sin\theta \ \hat{z}. \end{equation*}

Andiamo dunque a svolgere il prodotto vettoriale presente nella (192). Avremo:

(194)   \begin{equation*} \begin{aligned} \hat{n}\wedge\vec{B}&= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ 0 & \cos\theta & \sin\theta\\ 0 & 0 & B \end{vmatrix}=\\[10pt] &=\hat{x}\begin{vmatrix} \cos\theta & \sin\theta\\ 0 & B \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} 0 & \sin\theta\\ 0 & B \end{vmatrix}+\\[10pt] &+\hat{z} \begin{vmatrix} 0 & \cos\theta\\ 0 & 0 \end{vmatrix}, \end{aligned} \end{equation*}

da cui risulta:

(195)   \begin{equation*} 	\hat{n}\wedge\vec{B}=B\cos\theta \ \hat{x}. \end{equation*}

Ricordiamo che nello svolgere il prodotto vettoriale abbiamo tenuto conto del fatto che l’unica componente non nulla di \vec{B} è quella lungo l’asse z. A questo punto possiamo scrivere l’espressione del momento delle forze magnetiche inserendo il risultato appena trovato all’interno della (192). Si avrà:

(196)   \begin{equation*}     \vec{M}_M=iB\Sigma\cos\theta \ \hat{x}. \end{equation*}

A questo punto, avendo trovato i momenti di tutte le forze agenti sulla spira, possiamo usare le formule che descrivono i corpi rigidi; in particolare, una conseguenza della seconda equazione cardinale è:

(197)   \begin{equation*}     \sum_{i=1}^{2} \vec{M}_i = I\vec{\alpha}, \end{equation*}

dove I è il momento d’inerzia del corpo rigido e \alpha l’accelerazione angolare.. Nel nostro caso si avrà dunque:

(198)   \begin{equation*}     \vec{M}_{F_p}+\vec{M}_M = I\vec{\alpha}. \end{equation*}

Notiamo ora che una volta che il corpo ha raggiunto l’equilibrio nella configurazione con \theta=30^{\circ}, il vettore \vec{\alpha} sarà nullo. Ricaviamo dunque:

(199)   \begin{equation*} 	    \vec{M}_{F_p}+\vec{M}_M = \vec{0}\,\,\text{Nm}, \end{equation*}

e ricordando che la superficie della spira rettangolare è \Sigma=ab si ha:

(200)   \begin{equation*}    i abB\cos\theta-\frac{mg}{2}b\sin\theta= 0\,\,\text{Nm}\quad \Leftrightarrow \quad i=\dfrac{mg\sin\theta}{2aB\cos\theta},     \end{equation*}

da cui ricordando che m=2\delta(a+b) abbiamo che:

    \[\boxcolorato{fisica}{i=\frac{\delta g(a+b)}{aB}\tan\theta=\text{2,12 A},}\]

dove nell’ultimo passaggio abbiamo sostituito \theta=30^\circ.


Svolgimento punto 2.

Dalla teoria sappiamo che il lavoro compiuto da una forza esterna per fare ruotare un corpo di un angolo \Delta \theta=\theta_2-\theta_1 è pari a

(201)   \begin{equation*} 	W=\int_{\theta_1}^{\theta_2}M^{\text{ext}}\,d\theta, 	\end{equation*}

dove M^{\text{ext}} è il momento della forza esterna.

Applicando la (201) nel nostro caso e tenendo conto che M^{\text{ext}}=iabB\cos\theta,\,\theta_1=0\,\text{rad} e \theta_2=30^\circ si ha:

    \[\boxcolorato{fisica}{$W=\int_{0}^{30^\circ}{iab\cos\theta^\prime d\theta^\prime}=iabB\sin30^\circ=\text{4,24}\cdot 10^{-	4}\,\text{J}.}\]


 

Esercizio 28  (\bigstar\bigstar\bigstar\largewhitestar\largewhitestar). In figura è mostrato un circuito ABCDEFA percorso dalla corrente i=2 \ \text{A}, di dimensioni AB=30 \ \text{cm}, BC=40 \ \text{cm} e CD=20 \ \text{cm}. Calcolare:
 

  1. il momento magnetico \vec{m} del circuito;
  2. il momento meccanico \vec{M} quando su di esso agisce un campo magnetico \vec{B}=B_x \ \hat{x}+B_y \ \hat{y} con B_x=\text{0,02} \ \text{T} e B_y=\text{0,04} \ \text{T}.

 
 

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Figura 60: schema del problema 28.

Svolgimento punto 1.

Per brevità, nello svolgimento di questo problema si utilizzerà la notazione AB=CF=a, BC=AF=b, CD=EF=c. Notiamo subito che il circuito delimita due superfici: la prima è contenuta all’interno del rettangolo ABCF e la chiameremo \Sigma_1; la seconda è contenuta nel rettangolo CDEF e verrà chiamata \Sigma_2. L’area del circuito sarà semplicemente la somma delle due. Ragioniamo ora su come è definito il momento magnetico. Sappiamo che il modulo del vettore momento magnetico di un circuito è uguale al prodotto tra la corrente che scorre in esso e la sua superficie. Per quando appena visto possiamo scrivere:

(202)   \begin{equation*}         \vec{m}=i\Sigma_1 \ \hat{n}_1+i\Sigma_2 \ \hat{n}_2,     \end{equation*}

dove \hat{n}_1 è il versore normale a \Sigma_1 e \hat{n}_2 è il versore normale a \Sigma_2 entrambi orientati seguendo la regola della vite.\\ Per trovare il verso dei due versori dobbiamo utilizzare il metodo della vite; Immaginiamo di avvolgere la mano destra intorno al profilo ABCF orientando le dita nello stesso senso in cui scorre la corrente. Ci accorgiamo che in questa posizione il nostro pollice punta verso l’alto e dunque abbiamo trovato che \hat{n}_1=\hat{z}. Ripetendo lo stesso procedimento per il profilo CDEF ci troviamo invece che \hat{n}_2=-\hat{y}. A questo punto siamo pronti a scrivere l’espressione del momento magnetico; ricordando che l’area dei rettangoli considerati nel problema si trovano moltiplicando tra loro i lati che la delimitano, avremo:

(203)   \begin{equation*}     \vec{m}=i\left(ab \ \hat{z}-ac \ \hat{y}\right)=ia(0,-c,b).     \end{equation*}

e sostituendo i valori numerici, otteniamo:

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{m}=(0,-\text{0.12},\text{0.24}) \ \text{Am}^2.}\]


Svolgimento punto 2.

Per la risoluzione di questo punto, procediamo come abbiamo già fatto per altri problemi come questo, ossia calcoliamo il momento meccanico \vec{M} facendo il prodotto vettoriale tra momento magnetico e campo magnetico. Le componenti del primo sono state trovate nel punto 1), mentre le componenti di \vec{B} vengono fornite dal testo. Si avrà:

(204)   \begin{equation*} \vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}= \begin{vmatrix} \hat{x} & \hat{y} & \hat{z}\\ 0 & -iac & iab\\ B_x & B_y & 0 \end{vmatrix}=\hat{x}\begin{vmatrix} -iac & iab\\ B_y & 0 \end{vmatrix}- \hat{y}\begin{vmatrix} 0 & iab\\ B_x & 0 \end{vmatrix}+\hat{z} \begin{vmatrix} 0 & -iac\\ B_x & B_y \end{vmatrix}, \end{equation*}

da cui risulta:

(205)   \begin{equation*} 	\vec{M}=\vec{m}\wedge\vec{B}=-iB_yab \ \hat{x}+iB_xab \ \hat{y}+iB_xac \ \hat{z}. \end{equation*}

Sostituendo i valori numerici si ottiene:

    \[\boxcolorato{fisica}{\vec{M}=-\text{9,6}\cdot10^{-3} \ \text{N}\cdot\text{m} \ \hat{x}+\text{4,9}\cdot10^{-3} \ \text{N}\cdot\text{m} \ \hat{y}+\text{2,4}\cdot10^{-3} \ \text{N}\cdot\text{m} \ \hat{z}.}\]


 
 

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